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Autore: Pomegranate6277    29/01/2017    0 recensioni
“Cavolo. Sei bellissimo.” gli dissi, ammaliata.
“Meno male! Tutto questo monocromatismo non mi piace per niente!”, si lamentò mentre mi abbracciava, dandomi poi un bacio in guancia.
“Ma come siamo casti oggi!”
“Dai! Lo sai che mi piacciono i colori!” Ribattè lui.
“Lo so amore mio, ti capisco perfettamente!"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao, carissimi!! Con dieci giorni di ritardo (ma mi si perdonerà), sono tornata!
Buona lettura!


Aprii lentamente gli occhi e cercai di ricordarmi chi fossi, dove mi trovassi e in che secolo fossimo. Poi la mente cominciò piano piano a liberarsi dallo stato onirico e mi misi seduta. Oggi sarebbe venuta Vicki ed io ero ancora a letto, e per di più non sapevo neanche che ore fossero. Le tapparelle erano abbassate e non vedevo la luce. Allungai una mano verso la mia destra, per tastare il resto del materasso: vuoto. Jared doveva essere già sceso. Guardai l'ora sul cellulare: le 11:47. Cavolo. Mi alzai lentamente, onde evitare di finire per terra, alzai le tapparelle e una luce abbagliante illuminò tutto, era una bella giornata. Andai in bagno, mi lavai, indossai i miei amati jeans, le mie Nike bianche e un maglioncino a righe colorate. Alzai i capelli in una coda alta, mi fiondai sulle scale e raggiunsi la cucina. Volevo fare uno scherzo ai ragazzi, così mi appostai sull'uscio, in attesa del momento adatto per un'entrata teatrale. Vidi Jared entrare dalla grande finestra che dava sul giardino e, senza vedermi, mettersi davanti ad un pentolone, mescolando qualcosa al suo interno. E come già altre volte, come sempre, mi incantai a guardarlo. Aveva una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, un grembiule allacciato alla vita, anch'esso bianco, dei pantaloni grigi e un paio di scarpe nere con un piccolo tacco quadrato. Dio, com'era sexy! Stavo per avvicinarmi a lui di soppiatto, quando mi sentii sollevare dai fianchi e, per la paura, emisi un acuto degno di Celine Dion.
“Buongiorno sisthaaaaa!!”.
“Shannon!! Ti sembra il modo? Stava per venirmi un infarto!!”, lo rimproverai, guardandolo dall'alto in basso, mentre lui mi teneva ancora su per la vita.
Jared si voltò di soprassalto, mi sorrise e fece per venire verso di noi, ma ovviamente lo Shanimal corse via, con me ancora in braccio. Io scoppiai a ridere, guardando con nostalgia il mio ragazzo.
“Shan! Fammi salutare la mia ragazza! Torna qui!”, iniziò a dire Jared.
“Dai Shan, mettimi giù!”; dissi io, tra le risate.
Finalmente quello mi mise giù, corsi dal mio Jay, ma, non appena fummo l'uno davanti all'altra... DLIN DLON.
Dovevano essere Tomo e Vicki.
Jared mi prese, mi diede un veloce, tenero bacio, e andammo alla porta, insieme a Shannon, che aprì.
“Eccoliiiii!”, disse allegro il mio cognatino, salutando entrambi. “Piacere di conoscerti, Vicki! Io sono Shannon!”.
La ragazza era bassina, aveva un viso piccolo e simpatico, gli occhi di un grigio-azzurro, molto luminosi, e i capelli castani, di media lunghezza, legati in una piccola coda appena sopra la nuca. Indossava una maglia blu scuro, dei jeans neri e un paio di scarponcini viola, con il logo della Nike. Che bello, anche lei ama le scarpe della Nike, pensai.
“Ciao! Io sono Jared! Felice di averti qui!”, la salutò il mio ragazzo, stringendole la mano.
Poi toccò a me. Le strinsi anch'io la mano e le dissi: “ Benvenuta Vicki! Io sono Ross!”.
“Ciao! Ho sentito parlare di te!”, mi disse con un ampio sorriso. Sembrava più a suo agio adesso che aveva constatato la presenza di un'altra donna.
“Davvero? Spero che Tomo non ti abbia stressata troppo!”, le dissi sorridendo.
“Ehi! Io non stresso nessuno!”, intervenne il Santo.
“Nooo, nelle ultime ventiquattr'ore mi hai parlato praticamente solo di loro!”, gli disse Vicki, dandogli una pacca sul braccio.
Ci mettemmo tutti a ridere. Era una ragazza davvero simpatica.
Poi Shannon parlò: “Se i piccioncini vogliono accomodarsi fuori, abbiamo approfittato della giornata soleggiata per apparecchiare in giardino. Vi consiglio di rimanere lontani, molto lontani, dalla cucina, oggi, giacché questo disastro ambulante di mio fratello si è messo in testa di cucinare. Vi prego, non avvicinatevi ai fornelli, potrebbe essere l'ultima cosa che fate!”
Quelle parole causarono un'intensità di emozioni mai vista prima: Tomo si mise le mani nei capelli e corse in cucina, Vicki soffocò una risata con una mano davanti alla bocca, guardando Jared con gli occhi spalancati, io scoppiai a ridere, il mio ragazzo guardò con occhi assassini il fratello e quest'ultimo assunse l'aria di uno che l'aveva detta grossa e alzò le mani in segno di resa.
“Per fortuna non sta ancora bruciando nulla! Ma adesso ci penso io!”, disse Tomo, tornando dalla cucina con un grembiule in mano.
“No, ti prego! E' una ricetta di mamma, mi ha detto i passaggi da fare per telefono. Guarda, l'ultima chiamata è di dieci minuti fa!”, piagnucolò il mio ragazzo, puntando il suo BlackBerry davanti alla faccia del chitarrista-cuoco.
“Lo aiuterò io, Tomo, non ti preoccupare! Oggi tu e Vicki siete nostri ospiti!”, dissi io, difendendo il mio ragazzo che sembrava tenerci davvero tanto a 'cucinare'.
Tomo sembrò convincersi e andò in giardino insieme a Vicki. Jared, intanto, rispose al suo cellulare che aveva iniziato a squillare, doveva essere Constance. Io, invece, andai a chiudere la porta di casa che era rimasta aperta, e Shannon mi seguì.
“Vostra madre è proprio una brava donna, se si preoccupa così per voi.”, gli dissi.
“Già. Ma credo che, più che altro. sia perché non vuole che suo figlio salti in aria!”, disse quello, ridendo.
“Ma tu non riesci mai a stare serio?!”; gli chiesi tra le risate. Chiusi la porta, e un attimo prima di togliere la mano dalla maniglia, Shannon mise la sua sopra la mia. La cosa mi stranì parecchio.
“Stai bene?”, mi chiese, guardandomi serio.
“Shan, certo che sto bene! L'ultima volta che mi hai vista è stata ieri sera, cosa vuoi che mi sia successo nel sonno?”.
“Niente... scusa. E' che mi preoccupo per te”, mi rispose, avvicinandosi un po' troppo.
Eh? “Non dovresti... voglio dire, sto bene! Piuttosto, tu, ti senti bene? Sei strano...”, gli dissi, e per qualche motivo mi misi sulla difensiva, come se stessi iniziando ad avere paura di lui.
Lui guardò in basso, fece un sorriso sghembo e poi mi guardò, saldando ancora di più la sua presa sulla mia mano. La situazione stava diventando imbarazzante, oltre che pericolosa. Tuttavia, il suo sguardo era dolce, ed era come se volesse dirmi qualcosa. Sollevò la mano libera – la destra – e la mise sulla mia guancia, come per accarezzarmi. Stavo per togliergliela, per chiedergli che cavolo gli fosse preso, per allontanarmi, quando sbucò Jared, con il BlackBerry ancora in mano, la bocca mezza spalancata e lo sguardo confuso. Shannon si allontanò di un passo da me. Io stavo per parlare, ma, ancora una volta, dovetti inghiottire le mie parole mute.
“Ma che cosa state facendo? Shan?!!”.
“Jay, non è successo niente!”, iniziai a dire, spaventata di cosa avesse potuto pensare. Volevo calmarlo, fargli capire... che neanche io capivo cosa stava succedendo. O forse non volevo capirlo? Mi avvicinai a lui e gli presi un braccio. “Credimi, per favore...”.
“No, senti, ne ho abbastanza di voi due!”, disse di rimando lui, arrabbiato. “Shan, che cazzo! Non ti sembra di esagerare?!”
“Jay, per favore, calmati. Non è successo niente, stavamo solo parlando”, disse Shannon, con voce apparentemente calma.
“Certo, e devi parlarle a due millimetri di distanza? Devi toccarla continuamente? Non me la dai a bere, Shan!”. Poi guardò me: “E tu non dici niente?”
“Jay... te l'ho detto, non è successo niente, non...”, cominciai a dirgli.
“Scusami, bro. Cercherò di abbracciarla meno, va bene? Non succederà più! Non litighiamo, dai..”, disse il batterista, guardando il fratello con occhi di scusa. Era sinceramente dispiaciuto.
Jared gli puntò lo sguardo addosso, sembrava in conflitto con se stesso. Poi parlò, mettendomi un braccio intorno alle spalle: “Va bene, ma non fatemi più questi scherzi!”. Era più calmo, ma il suo animo non era tranquillo.
Shannon raggiunse Tomo e Vicki, mentre io e il mio ragazzo andammo in cucina.
“Allora, che cosa abbiamo qui? Cosa ti ha consigliato quella santa donna di tua madre?”, gli chiesi.
“Pasta e pomodori con asparagi!”, rispose fiero. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo, anche lui aveva pensato che, per ora, era meglio accantonare il discorso su quanto era successo.
“Mmh, buono! Sei a buon punto, vedo! Adesso devi aggiungere gli asparagi alla pasta e mettere tutto in padella!”, gli dissi, dato che aveva lasciato gli spaghetti con i pomodori a pezzetti dentro la pentola e una ciotola con gli asparagi a parte.
“Perché in padella?”, mi chiese, iniziando a spezzettare gli asparagi con un coltello.
“Per amalgamare il tutto e... riscaldare, dato che hai lasciato la pasta lì a freddarsi!”, gli risposi con un sorriso.
“Mh, ok! Sei tu la chef!”, mi disse, dandomi un bacio sulla fronte.
“Lo chef è Tomo! Io sono solo italiana!”, gli dissi, fingendo poca modestia per le mie origini.
“Già, è vero. Devo ancora imparare bene la pronuncia del tuo cognome... è difficilissimo!”
“Ripeti insieme a me: Pit-ta-rel-li!”. Quante volte glielo avevo fatto ripetere negli ultimi mesi?, pensai ridendo.
“Pit-tau-relli-elli!”, disse lui, guardandomi come si guarda la maestra dell'asilo.
Scoppiai a ridere, come ogni volta che lo pronunciava; però mi piaceva da matti, era incredibilmente tenero e sexy quando lo diceva.
“Ma lo sai che sei sexy quando lo dici?”, gli dissi, maliziosa.
“Non mi provocare, piccola!”, mi rispose, con lo sguardo da malandrino e il coltello in mano, aveva appena finito di tagliuzzare gli asparagi.
“E con questo completino, poi... mamma mia!”, continuai io.
Lui mi afferrò per i fianchi e si avvicinò al mio viso: “Sono alcuni dei vestiti di Vit, quelli che mette quando cucina!”
“Mh, se questi sono così sexy, non oso immaginare gli altri...!”, ribattei.
“E' tutto merito della persona che li indossa!”, disse lui, guardandomi avido.
Gli diedi un casto bacio sulle labbra e cercai di inibire i miei ormoni, c'era una causa – al momento – più importante. “Dai, metti tutto in padella adesso!”
Lui eseguì, io regolai la fiamma e gli diedi una dimostrazione di come mescolare il tutto. Gli consegnai il cucchiaio di legno e lui mi imitò.
“Per caso viene anche Matt, oggi?”, gli chiesi, poiché mi era venuto in mente che il quarto membro della band lo vedevamo piuttosto raramente.
“No, non verrà. Sta con la sua ragazza, Libby. Sai, stanno progettando il matrimonio!”, mi informò.
“Davvero? Oddio, non lo sapevo! Che bello!”, dissi, sinceramente contenta.
Rimasi a guardarlo mentre girava gli spaghetti in padella, e quando ritenni che erano pronti, gli dissi di spegnere la fiamma. Prese la padella e ci dirigemmo in giardino.
“Ragazzi, un applauso al cuoco del giorno! Siamo ancora vivi e, forse, mangeremo qualcosa di buono!”, dissi io ai ragazzi seduti al tavolo. Questi applaudirono rumorosamente, ridendo, oppure, come nel caso di Shannon-sono-sempre-serio, dicendo “Buuuuu!”. Jared posò la padella al centro della tavola, ci sedemmo, e cominciammo a servirci.
“Ma è buonissima! Jay, fai i complimenti a tua madre da parte mia!”, disse ad un certo punto Tomo.
“Ehi! Guarda che ho cucinato io!”, lo corresse Jared.
“E complimenti anche a te, Ross!”, disse di nuovo il nostro amico.
“Cosa?! Lei è stata solo a guardare...”, disse il mio amorevole ragazzo. Gli diedi un pugno sul braccio.
“Non ci credo neanche se lo vedo!”, continuò Tomo, “Dobbiamo ringraziare le tue due donne se quest'oggi abbiamo ancora tutti gli arti attaccati al corpo!”. Vicki e io sbuffammo a ridere, mentre Shannon si limitò a sghignazzare.
Jared fece il finto offeso, al suo solito, ma poi mi strinse a sé con un braccio, mi guardò con tenerezza e disse: “Già, le mie uniche donne, che mi salvano la vita ogni volta!”
Continuammo a mangiare e a chiacchierare del più e del meno, poi il mio Jay parlò di nuovo: “Ah, quasi dimenticavo... mia madre ci ha invitati tutti da lei per il pranzo di Natale!”
“Oh, che bello!! Io non l'ho ancora conosciuta!”, dissi entusiasta, rivolgendomi soprattutto a Vicki.
“Davvero? E' da poco che tu e Jared state insieme?”, mi chiese lei.
“Da tre mesi, più o meno!”, le risposi, ricordando quella calda giornata di fine agosto in cui il mio cuore si era come bloccato. O forse, era fermo prima, e aveva iniziato a battere.
“Sul serio?! Non si direbbe... voglio dire, sembra che vi conosciate da sempre!”, disse, con un'espressione meravigliata sul volto.
Io le sorrisi, e ancora una volta ringraziai la fortuna – o fato/caso/destino/provvidenza, chiamatelo come volete – per avermi fatto incontrare la mia anima gemella.



Eccoci alla fine di questo lungo capitolone di ben 2036 parole (sì, le ho contate con il mio LibreOffice)!

Aaaallora:
Finalmente conosciamo la nostra Vicki! Parla poco in questo capitolo, ma capitela (che gioco di parole meraviglioso!), è appena arrivata e deve ancora prendere confidenza. Datele tempo, e avrà molta più importanza nei capitoli che seguiranno.

Questione Shannon: non rimproveratemi, perché non ho la minima intenzione di farlo passare per il cattivo della storia! Assolutamente no! Il perché/come/quando/dove lo capirete #soon, non posso farvi spoiler!

Ross: come da lettura, è italiana. Il cognome non è, però, quello dell'autrice di questa storia (l'autrice sarei io, che vi rompo con le scritte in blu, LOL), così come il nome. Sono di mia invenzione (va beh, il cognome l'ho spulciato su Cognomix). Per cui, se doveste, per caso, trovare una qualche Rossmary Pittarelli nel mondo, sappiate che non è né l'autice, né la co-protagonista del racconto (che fa pure rima!).

Bon, ci vediamo alla prossima!
BACIONISSIMI! (SENZA KAFFE'E'E'E')!...

Stay tuned, be martian!

   
 
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