Ciao, carissimi!!
Con dieci giorni di ritardo (ma mi si perdonerà), sono
tornata!
Buona lettura!
Aprii lentamente
gli occhi e cercai di ricordarmi chi fossi, dove mi trovassi e in che
secolo fossimo. Poi la mente cominciò piano piano a
liberarsi dallo
stato onirico e mi misi seduta. Oggi sarebbe venuta Vicki ed io ero
ancora a letto, e per di più non sapevo neanche che ore
fossero. Le
tapparelle erano abbassate e non vedevo la luce. Allungai una mano
verso la mia destra, per tastare il resto del materasso: vuoto. Jared
doveva essere già sceso. Guardai l'ora sul cellulare: le
11:47.
Cavolo. Mi alzai lentamente, onde evitare di finire per terra, alzai
le tapparelle e una luce abbagliante illuminò tutto, era una
bella
giornata. Andai in bagno, mi lavai, indossai i miei amati jeans, le
mie Nike bianche e un maglioncino a righe colorate. Alzai i capelli
in una coda alta, mi fiondai sulle scale e raggiunsi la cucina.
Volevo fare uno scherzo ai ragazzi, così mi appostai
sull'uscio, in
attesa del momento adatto per un'entrata teatrale. Vidi Jared entrare
dalla grande finestra che dava sul giardino e, senza vedermi,
mettersi davanti ad un pentolone, mescolando qualcosa al suo interno.
E come già altre volte, come sempre, mi incantai a
guardarlo. Aveva
una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, un
grembiule allacciato alla vita, anch'esso bianco, dei pantaloni grigi
e un paio di scarpe nere con un piccolo tacco quadrato. Dio, com'era
sexy! Stavo per avvicinarmi a lui di soppiatto, quando mi sentii
sollevare dai fianchi e, per la paura, emisi un acuto degno di Celine
Dion.
“Buongiorno sisthaaaaa!!”.
“Shannon!! Ti sembra il
modo? Stava per venirmi un infarto!!”, lo rimproverai,
guardandolo
dall'alto in basso, mentre lui mi teneva ancora su per la vita.
Jared
si voltò di soprassalto, mi sorrise e fece per venire verso
di noi,
ma ovviamente lo Shanimal corse via, con me ancora in braccio. Io
scoppiai a ridere, guardando con nostalgia il mio ragazzo.
“Shan!
Fammi salutare la mia ragazza! Torna qui!”, iniziò
a dire
Jared.
“Dai Shan, mettimi giù!”; dissi io, tra
le
risate.
Finalmente quello mi mise giù, corsi dal mio Jay, ma, non
appena fummo l'uno davanti all'altra... DLIN DLON.
Dovevano
essere Tomo e Vicki.
Jared mi prese, mi diede un veloce, tenero
bacio, e andammo alla porta, insieme a Shannon, che
aprì.
“Eccoliiiii!”, disse allegro il mio cognatino,
salutando entrambi. “Piacere di conoscerti, Vicki! Io sono
Shannon!”.
La ragazza era bassina, aveva un viso piccolo e
simpatico, gli occhi di un grigio-azzurro, molto luminosi, e i
capelli castani, di media lunghezza, legati in una piccola coda
appena sopra la nuca. Indossava una maglia blu scuro, dei jeans neri
e un paio di scarponcini viola, con il logo della Nike. Che bello,
anche lei ama le scarpe della Nike, pensai.
“Ciao! Io sono
Jared! Felice di averti qui!”, la salutò il mio
ragazzo,
stringendole la mano.
Poi toccò a me. Le strinsi anch'io la mano
e le dissi: “ Benvenuta Vicki! Io sono Ross!”.
“Ciao! Ho
sentito parlare di te!”, mi disse con un ampio sorriso.
Sembrava
più a suo agio adesso che aveva constatato la presenza di
un'altra
donna.
“Davvero? Spero che Tomo non ti abbia stressata
troppo!”,
le dissi sorridendo.
“Ehi! Io non stresso nessuno!”,
intervenne il Santo.
“Nooo, nelle ultime ventiquattr'ore mi hai
parlato praticamente solo di loro!”, gli disse Vicki,
dandogli una
pacca sul braccio.
Ci mettemmo tutti a ridere. Era una ragazza
davvero simpatica.
Poi Shannon parlò: “Se i piccioncini
vogliono accomodarsi fuori, abbiamo approfittato della giornata
soleggiata per apparecchiare in giardino. Vi consiglio di rimanere
lontani, molto lontani, dalla cucina, oggi, giacché questo
disastro
ambulante di mio fratello si è messo in testa di cucinare.
Vi prego,
non avvicinatevi ai fornelli, potrebbe essere l'ultima cosa che
fate!”
Quelle parole causarono un'intensità di emozioni mai
vista prima: Tomo si mise le mani nei capelli e corse in cucina,
Vicki soffocò una risata con una mano davanti alla bocca,
guardando
Jared con gli occhi spalancati, io scoppiai a ridere, il mio ragazzo
guardò con occhi assassini il fratello e quest'ultimo
assunse l'aria
di uno che l'aveva detta grossa e alzò le mani in segno di
resa.
“Per fortuna non sta ancora bruciando nulla! Ma adesso ci
penso io!”, disse Tomo, tornando dalla cucina con un
grembiule in
mano.
“No, ti prego! E' una ricetta di mamma, mi ha detto i
passaggi da fare per telefono. Guarda, l'ultima chiamata è
di dieci
minuti fa!”, piagnucolò il mio ragazzo, puntando
il suo BlackBerry
davanti alla faccia del chitarrista-cuoco.
“Lo aiuterò io,
Tomo, non ti preoccupare! Oggi tu e Vicki siete nostri
ospiti!”,
dissi io, difendendo il mio ragazzo che sembrava tenerci davvero
tanto a 'cucinare'.
Tomo sembrò convincersi e andò in giardino
insieme a Vicki. Jared, intanto, rispose al suo cellulare che aveva
iniziato a squillare, doveva essere Constance. Io, invece, andai a
chiudere la porta di casa che era rimasta aperta, e Shannon mi
seguì.
“Vostra madre è proprio una brava donna, se si
preoccupa così per voi.”, gli dissi.
“Già. Ma credo che, più
che altro. sia perché non vuole che suo figlio salti in
aria!”,
disse quello, ridendo.
“Ma tu non riesci mai a stare serio?!”;
gli chiesi tra le risate. Chiusi la porta, e un attimo prima di
togliere la mano dalla maniglia, Shannon mise la sua sopra la mia. La
cosa mi stranì parecchio.
“Stai bene?”, mi chiese,
guardandomi serio.
“Shan, certo che sto bene! L'ultima volta che
mi hai vista è stata ieri sera, cosa vuoi che mi sia
successo nel
sonno?”.
“Niente... scusa. E' che mi preoccupo per te”, mi
rispose, avvicinandosi un po' troppo.
Eh? “Non dovresti...
voglio dire, sto bene! Piuttosto, tu, ti senti bene? Sei
strano...”,
gli dissi, e per qualche motivo mi misi sulla difensiva, come se
stessi iniziando ad avere paura di lui.
Lui guardò in basso, fece
un sorriso sghembo e poi mi guardò, saldando ancora di
più la sua
presa sulla mia mano. La situazione stava diventando imbarazzante,
oltre che pericolosa. Tuttavia, il suo sguardo era dolce, ed era come
se volesse dirmi qualcosa. Sollevò la mano libera
– la destra –
e la mise sulla mia guancia, come per accarezzarmi. Stavo per
togliergliela, per chiedergli che cavolo gli fosse preso, per
allontanarmi, quando sbucò Jared, con il BlackBerry ancora
in mano,
la bocca mezza spalancata e lo sguardo confuso. Shannon si
allontanò
di un passo da me. Io stavo per parlare, ma, ancora una volta,
dovetti inghiottire le mie parole mute.
“Ma che cosa state
facendo? Shan?!!”.
“Jay, non è
successo niente!”, iniziai a dire, spaventata di cosa avesse
potuto
pensare. Volevo calmarlo, fargli capire... che neanche io capivo cosa
stava succedendo. O forse non volevo capirlo? Mi avvicinai a lui e
gli presi un braccio. “Credimi, per favore...”.
“No, senti, ne
ho abbastanza di voi due!”, disse di rimando lui, arrabbiato.
“Shan, che cazzo! Non ti sembra di esagerare?!”
“Jay, per
favore, calmati. Non è successo niente, stavamo solo
parlando”,
disse Shannon, con voce apparentemente calma.
“Certo, e
devi
parlarle a due millimetri di distanza? Devi toccarla continuamente?
Non me la dai a bere, Shan!”. Poi guardò me:
“E tu non dici
niente?”
“Jay... te l'ho detto, non è successo niente,
non...”, cominciai a dirgli.
“Scusami, bro. Cercherò di
abbracciarla meno, va bene? Non succederà più!
Non litighiamo,
dai..”, disse il batterista, guardando il fratello con occhi
di
scusa. Era sinceramente dispiaciuto.
Jared gli puntò lo sguardo
addosso, sembrava in conflitto con se stesso. Poi parlò,
mettendomi
un braccio intorno alle spalle: “Va bene, ma non fatemi
più questi
scherzi!”. Era più calmo, ma il suo animo non era
tranquillo.
Shannon raggiunse Tomo e Vicki, mentre io e il mio
ragazzo andammo in cucina.
“Allora, che cosa abbiamo qui? Cosa
ti ha consigliato quella santa donna di tua madre?”, gli
chiesi.
“Pasta e pomodori con asparagi!”, rispose fiero.
Tirai
mentalmente un sospiro di sollievo, anche lui aveva pensato che, per
ora, era meglio accantonare il discorso su quanto era successo.
“Mmh,
buono! Sei a buon punto, vedo! Adesso devi aggiungere gli asparagi
alla pasta e mettere tutto in padella!”, gli dissi, dato che
aveva
lasciato gli spaghetti con i pomodori a pezzetti dentro la pentola e
una ciotola con gli asparagi a parte.
“Perché in padella?”,
mi chiese, iniziando a spezzettare gli asparagi con un coltello.
“Per
amalgamare il tutto e... riscaldare, dato che hai lasciato la pasta
lì a freddarsi!”, gli risposi con un sorriso.
“Mh, ok! Sei tu
la chef!”, mi disse, dandomi un bacio sulla fronte.
“Lo chef è
Tomo! Io sono solo italiana!”, gli dissi, fingendo poca
modestia
per le mie origini.
“Già, è vero. Devo ancora imparare bene
la
pronuncia del tuo cognome... è difficilissimo!”
“Ripeti
insieme a me: Pit-ta-rel-li!”. Quante volte glielo avevo
fatto
ripetere negli ultimi mesi?, pensai ridendo.
“Pit-tau-relli-elli!”,
disse lui, guardandomi come si guarda la maestra dell'asilo.
Scoppiai a ridere, come ogni volta che lo pronunciava; però
mi
piaceva da matti, era incredibilmente tenero e sexy quando lo
diceva.
“Ma lo sai che sei sexy quando lo dici?”, gli
dissi,
maliziosa.
“Non mi provocare, piccola!”, mi rispose, con lo
sguardo da malandrino e il coltello in mano, aveva appena finito di
tagliuzzare gli asparagi.
“E con questo completino, poi... mamma
mia!”, continuai io.
Lui mi afferrò per i fianchi e si
avvicinò al mio viso: “Sono alcuni dei vestiti di
Vit, quelli che
mette quando cucina!”
“Mh, se questi sono così sexy, non oso
immaginare gli altri...!”, ribattei.
“E' tutto
merito della persona che li indossa!”, disse lui, guardandomi
avido.
Gli diedi un casto bacio sulle labbra e cercai di inibire i
miei ormoni, c'era una causa – al momento –
più importante.
“Dai, metti tutto in padella adesso!”
Lui eseguì, io
regolai la fiamma e gli diedi una dimostrazione di come mescolare il
tutto. Gli consegnai il cucchiaio di legno e lui mi imitò.
“Per
caso viene anche Matt, oggi?”, gli chiesi, poiché
mi era venuto in
mente che il quarto membro della band lo vedevamo piuttosto
raramente.
“No, non verrà. Sta con la sua ragazza, Libby.
Sai,
stanno progettando il matrimonio!”, mi informò.
“Davvero?
Oddio, non lo sapevo! Che bello!”, dissi, sinceramente
contenta.
Rimasi a guardarlo mentre girava gli spaghetti in
padella, e quando ritenni che erano pronti, gli dissi di spegnere la
fiamma. Prese la padella e ci dirigemmo in giardino.
“Ragazzi,
un applauso al cuoco del giorno! Siamo ancora vivi e, forse,
mangeremo qualcosa di buono!”, dissi io ai ragazzi seduti al
tavolo. Questi applaudirono rumorosamente, ridendo, oppure, come nel
caso di Shannon-sono-sempre-serio, dicendo
“Buuuuu!”. Jared posò
la padella al centro della tavola, ci sedemmo, e cominciammo a
servirci.
“Ma è buonissima! Jay, fai i complimenti a tua
madre
da parte mia!”, disse ad un certo punto Tomo.
“Ehi! Guarda che
ho cucinato io!”, lo corresse Jared.
“E complimenti
anche a te, Ross!”, disse di nuovo il nostro amico.
“Cosa?!
Lei è stata solo a guardare...”, disse il mio
amorevole ragazzo.
Gli diedi un pugno sul braccio.
“Non ci credo
neanche se lo vedo!”, continuò Tomo,
“Dobbiamo ringraziare le
tue due donne se quest'oggi abbiamo ancora tutti gli arti attaccati
al corpo!”. Vicki e io sbuffammo a ridere, mentre Shannon si
limitò
a sghignazzare.
Jared fece il
finto offeso, al suo solito, ma poi mi strinse a sé con un
braccio,
mi guardò con tenerezza e disse: “Già,
le mie uniche donne, che
mi salvano la vita ogni volta!”
Continuammo a mangiare e a
chiacchierare del più e del meno, poi il mio Jay
parlò di nuovo:
“Ah, quasi dimenticavo... mia madre ci ha invitati tutti da
lei per
il pranzo di Natale!”
“Oh, che
bello!! Io non l'ho ancora conosciuta!”, dissi entusiasta,
rivolgendomi soprattutto a Vicki.
“Davvero? E' da poco che tu e
Jared state insieme?”, mi chiese lei.
“Da tre mesi, più o
meno!”, le risposi, ricordando quella calda giornata di fine
agosto
in cui il mio cuore si era come bloccato. O forse, era fermo prima, e
aveva iniziato a battere.
“Sul serio?!
Non si direbbe... voglio dire, sembra che vi conosciate da
sempre!”,
disse, con un'espressione meravigliata sul volto.
Io le sorrisi, e
ancora una volta ringraziai la fortuna – o
fato/caso/destino/provvidenza, chiamatelo come volete – per
avermi
fatto incontrare la mia anima gemella.
Eccoci alla fine
di questo lungo capitolone di ben 2036 parole (sì, le ho
contate con
il mio LibreOffice)!
Aaaallora:
Finalmente conosciamo la
nostra Vicki! Parla poco in questo capitolo, ma capitela (che gioco
di parole meraviglioso!), è appena arrivata e deve ancora
prendere
confidenza. Datele tempo, e avrà molta più
importanza nei capitoli
che seguiranno.
Questione Shannon: non rimproveratemi, perché non ho la minima intenzione di farlo passare per il cattivo della storia! Assolutamente no! Il perché/come/quando/dove lo capirete #soon, non posso farvi spoiler!
Ross: come da
lettura, è italiana. Il cognome non è,
però, quello dell'autrice
di questa storia (l'autrice sarei io, che vi rompo con le scritte in
blu, LOL), così come il nome. Sono di mia invenzione (va
beh, il
cognome l'ho spulciato su Cognomix). Per cui, se doveste, per caso,
trovare una qualche Rossmary Pittarelli nel mondo, sappiate che non
è
né l'autice, né la co-protagonista del racconto
(che fa pure
rima!).
Bon, ci vediamo alla prossima!
BACIONISSIMI!
(SENZA KAFFE'E'E'E')!...
Stay tuned, be martian!