Film > La Bella e la Bestia
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Autore: VeronicaDauntless    30/01/2017    0 recensioni
Nelle fiabe, a volte, i sogni si avverano. E se sognaste di cadere in un pozzo guardando il vostro riflesso? Fin da bambina la più grande paura di Belle è quella di addormentarsi, quella di sognare. Non immagina che di lì a breve, tentando di salvare suo fratello, si sarebbe ritrovata prigioniera di una bestia.
Dal prologo: "Avrebbe potuto dire di aver perso la sua umanità molti anni addietro, ma la verità era che non l’aveva mai avuta. [..]Questa non è la sua storia. Questa è la storia di come il suo cuore riprese a battere."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam, Belle, Gaston, Lumière, Quasi tutti | Coppie: Adam/Belle
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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L’aveva sentito andar via. Aveva trascorso il resto della notte immobile, gli occhi stretti nella speranza di riprendere sonno, ma la sua mente continuava a lavorare e l’udito le riportava i passi dell’uomo, sempre più distanti, lievi, finché era tornato il silenzio. Al mattino Adam non era ancora rientrato, al suo posto un uomo bizzarro si era presentato alla porta. Era anziano, i capelli bianchi spettinati lo rendevano ancora più sbarazzino di quanto non facessero i vestiti larghi che indossava o l’enorme sorriso, sprovvisto di un paio di denti, che aveva mostrato al suo ingresso. Aveva un fisico minuto, i polsi piccoli e le gambe magre, ma i capelli non erano per nulla radi e la pelle, per quanto ricoperta di rughe, era ancora rosea.
Maurice lo guardò per alcuni istanti, gli occhi sbarrati per cacciare il sonno e il corpo rilassato.
-Sì?- domandò e l’uomo non attese oltre, entrò in casa e poggiò la sua minuscola borsa a terra, accanto alla porta.
-Sono un amico di Adam-
-Oh- Maurice sembrò scrutarlo un momento, prima di stringere gli occhi.  –Lei è l’uomo di cui mi ha parlato- lo soppesò un istante ancora, prima di scuotere la testa e tornare sui suoi passi, brontolando.
-Una strega va bene, ma due.. guarda un po’ Maurice se non ti cacci sempre nei guai-
Belle fece un passo verso il vecchio, seguendo i suoi movimenti.
-Mi scusi.. cosa.. lei chi è?-
-Sono un mago naturalmente-
-Un.. ? Cos..?-
Senza aggiungere altro, iniziò a rovistare tra le poche stoviglie, la schiena curva. Di tanto in tanto sbuffava.
-E.. ehm, perché è venuto qui?-
-Ho visto che avevate bisogno di aiuto, cara- rispose pacato, come se fosse l’ ovvietà del giorno.
-Oh finalmente!- si sollevò, stringendo nella mano un pentolino non molto capiente e le sorrise.
-Un the?-
Aveva iniziato a fare caldo e lei avrebbe preferito di gran lunga un’aranciata, ma dubitava che sarebbe comparsa a breve in quel posto.
-Mmm.. d’accordo-
Maurice li aveva raggiunti in tempo per vedersi consegnare una tazza fumante.
-Sapevo che quel giovanotto avrebbe combinato un pasticcio,- esordì il vecchio, sedendosi senza troppe cerimonia  -ma bevete il the, su, rilassa le membra-
Ne aveva preso un sorso, iniziando a volgere la mente altrove, ma il mago aveva subito richiamato la sua attenzione.
-Belle, giusto?- le aveva porto la mano, stringendo la sua in una presa troppo salda per una persona della sua età e continuando a sorriderle allegro.
Aveva esitato, ritirando lentamente la mano e lanciando uno sguardo furtivo a Maurice.
-Sì-
Il vecchio l’aveva scrutata ancora per qualche istante, prima di volgere la sua attenzione ad un Maurice particolarmente eloquente, permettendole di rilassare i muscoli.
Il sole si alzava velocemente e lei approfittò di un momento di silenzio per rivolgersi all’amico.
-Dov’è Adam?-
Maurice si irrigidì, sospirando e abbassando le spalle, prima di voltarsi verso di lei.
-Se n’è andato stamattina, lui non.. non tornerà, Belle-
Lei annuì, alzandosi e posando la sua tazza, ora vuota.
Quando vide lo sguardo indagatore dell’altro, si sforzò di sorridere.
-Non mi interessa cosa gli succederà, davvero-
Già, non le interessava. Che scappasse via, che diventasse una bestia, non le importava.
-Attenta a ciò che dici, ragazzina, le bugie non le sai dire-
Il nuovo arrivato non la guardava, ma lei lo vide ruotare leggermente la propria tazza, scrutandone il fondo. 


-Qui è diverso dal posto da cui vieni, non è così?-
Si voltò verso l’uomo alla sua destra, che le sorrideva mesto, e tornò a guardare davanti a sé, scrutando l’oscurità della vegetazione in cerca di una risposta che la luce del giorno non riusciva a darle.
-Sì- gli rispose, sospirando. Era un tipo strano, quel mago.
Da giorni il silenzio dei suoi sogni la tormentava, frustrandola più degli insetti che le pungevano la pelle o del modo incondizionato in cui era costretta ad affidarsi a Maurice in quella terra che non ricordava. Le aveva raccontato tutto ciò che Adam aveva riferito a lui su quell’uomo e non aveva ancora digerito il fatto che Adam avesse spiattellato il segreto dei suoi sogni ad un estraneo. Inoltre, il silenzio non le permetteva di dormire, costringendola a rimuginare più di quanto avrebbe voluto.
Così aveva ipotizzato varie alternative.
Uno: l’avevano rapita, drogata, magari le avevano dato anche una botta in testa e ora stavano utilizzando l’amnesia a loro vantaggio, per farle chissà cosa.
Due: l’assurda storia della bestia, dell’ ex-moglie incazzata e di lei che tornava indietro per salvare il bestione antipatico era vera. Nella sua testa. In sintesi, era diventata pazza.
Tre: la storia della bestia, dell’ex-moglie incazzata e di lei che tornava indietro per salvare il bestione antipatico era vera. Per davvero. E lei era pazza comunque. Oh, andiamo, perché diavolo avrebbe voluto mettere a rischio la sua vita per salvare quell’uomo così scostante, che ora molto probabilmente correva tra i boschi, a quattro zampe, ricoperto di peli, ululando alla luna?
Era fantastico, no, davvero, chi poteva vantare nel proprio curriculum la voce ‘matta da legare’?
Beh, in effetti i sogni premonitori erano stati un primo enorme segnale. E ora non si facevano più vivi, bastardi. E lei brancolava nel buio, giorno o notte che fosse.
-Sì- ripetè. –Da dove vengo io è diverso-
-Cosa c’è qui che lì non c’era?-
Si voltò a guardarlo e incontrò i suoi occhi pacati.

Cosa c’è qui che lì non c’era?, sentì ripetere una vocina nella sua testa.
-Lì c’erano i miei sogni, qui.. –
-Qui no?-
-No, ci sono anche qui, almeno credo, ma prima era tutto chiaro, mentre ora mi sembra di essere su una strada senza luce e non so dove mettere i piedi e.. –
-E non trovi la strada di casa-
-Cosa? No, io..- si prese la testa tra le mani e inveì sottovoce. –Vorrei ricordare, ecco tutto- terminò, la voce più calma.
-Capisco. Non sai perché sei qui, né se gli uomini che hai incontrato siano davvero tuoi amici, né se tutta questa stramba storia che ti hanno raccontato sia vera. Non sai chi sei-
-Io.. perché non ricordo più nulla? Come posso fare se non ricordo nemmeno le mie stesse azioni?-
-Se non ricordi nemmeno i tuoi stessi pensieri?-
-Già- alzò nuovamente lo sguardo su di lui.  –Tu sei un mago, vero? Puoi aiutarmi?-
-Potrei, ma io posso restituirti solo le immagini, pallide, gelate scene di vita. I ricordi sono qualcosa di solo tuo e solo tu puoi toccarli, ripescarli. Io posso darti il passato, ma è davvero ciò che vuoi?-
Le sfiorò appena la spalla, senza aggiungere altro né aspettare che assimilasse le sue parole e si allontanò silenziosamente, tornando in casa.
Belle riportò lo sguardo sull’oscurità, ripensando alle parole del vecchio.
Quella notte, dopo quasi un mese di notti silenziose, fu proprio un sogno a svegliarla.


Destra, sinistra. Un piede dopo l’altro. Avanzava nel buio, rassicurata dalla candela che creava una bolla di luce attorno al suo corpo, ben salda nel suo piedistallo dorato. Strinse la presa nel minuscolo manico, continuando a camminare, le spalle dritte, il passo deciso e lo sguardo alto, senza chiedersi dove stesse andando o dove dovesse andare.
Un ramo spezzato la fece voltare di scatto, cercando nella sua sfera luminosa l’autore del rumore e trovò a fronteggiarla una figura di donna bellissima e sorridente, i cui occhi luccicavano alla luce della candela.
Ammirò i suoi lunghi capelli d’oro, il viso aggraziato e la pelle bianca.
-Chi sei?-
-Vendo rose-
-Ma io non ho come pagarle-
-Rose rosse scarlatte-
-Davvero? Devono essere bellissime-
-Erano bianche, ma io ho usato il sangue per tingerle di rosso-
Arretrò lentamente, inorridita, squadrando quella figura angelica, dallo sguardo luccicante.
-Chi sei?-
La donna le porse la mano, ma lei arretrò ancora.
-Chi sei?!- urlò, ma la donna, con il viso non più angelico, ma freddo, livido, fiore della morte, rimase in silenzio.
-Possiedi anche tu delle rose?- chiese in un fiato ghiacciato che le scivolò lungo la spina dorsale, facendola rabbrividire.
-No! Io non sono come te!-
Trasalì, scottata da una goccia di cera bollente, lasciò la presa, la candela cadde a terra, si frantumò con un suono sordo, la bolla di luce scoppiò, sentì un alito ghiacciato ad un soffio dal suo viso e scappò via.
Sotto i suoi passi terrorizzati, il terreno franò, la terra la inghiottì, facendola precipitare nell’acqua limpida e fresca che le chiuse i polmoni, infiammandoli. Lei scalciava, arrancava, colpiva l’acqua, cercava di farsi largo, di tornare a riva, di respirare, spinta 
sempre più giù. Lottava sommersa, l’acqua irruppe al posto dell’aria. Annegava.



-Cosa ti è successo alla faccia?-
Tenne gli occhi fermi sul boccale quasi vuoto, il quinto.
Dannato bambino. Faceva troppe domande.
-Sto parlando con te-
E non gli piaceva per niente.
-Lo so. Ti sto ignorando-
-Qualcuno ti ha picchiato? Chi ha vinto? Lo hai ucciso?-
-Non uccido gli uomini-  lo guardò. E sollevò un lato della bocca in un ghigno nascosto dall’ ombra soffusa della locanda.  –Ma tu potresti essere il primo-
Il bambino sostenne il suo sguardo, ma alla fine abbassò gli occhi.
-Tornatene da tua madre-
-Io ti ho visto con la strega. Non zoppicavi, prima-
-Neanche tu zoppichi, per ora-
-Ti sei ferito mentre cercavi di prendere lui?-
Sbuffò.  –Chi?-
-La bestia-
Strinse la presa sul boccale, digrignò i denti.
-Lo prenderò. Appenderò la sua testa sulla mia parete dei trofei. Presto. –

  
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