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Autore: _BlueLady_    30/01/2017    6 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 28 ~
 
- Sophie e Auler Windsworth sono… vostri fratelli?- biascicò Rein incredula, dopo aver ascoltato con estrema attenzione il racconto che Shade aveva deciso di rivelarle.
Il giovane annuì composto, stringendo delicatamente il prezioso manoscritto ancora tra le mani.
- All’età di diciannove anni, quando ormai sia io che mio fratello Auler cominciavamo ad interessarci degli affari della nostra famiglia per poterci finalmente inserire un giorno all’interno della società, mio padre si ammalò. Il medico ci disse che gli restava soltanto un mese di vita, prima che la morte se lo portasse via definitivamente. Fu un duro colpo per tutti, mia madre fu quella che più di tutti non riuscì a farsene una ragione: ancora oggi risente della perdita di mio padre, tant’è che la sua salute è seriamente compromessa. È fragile, instabile, delicata… potrebbe crollare da un momento all’altro. Era molto innamorata, del resto mio padre è sempre stato un uomo amabile, degno di rispetto da parte di tutti. Un vero e proprio modello da seguire -  affermò, con gli occhi lucidi di ammirazione – Conscio anche lui che ormai la sua vita stava volgendo al termine, mi chiamò da parte un giorno nella stanza in cui era costretto a letto da più di una settimana, in procinto di rivelarmi un annuncio importante –
Rein ascoltava in silenzio, proiettata nel passato di quel giovane tanto misterioso quanto affascinante, sconcertata e allo stesso tempo lusingata che lui le avesse concesso di farne parte.
- Mi disse che siccome non sarebbe più stato in grado di occuparsi dell’amministrazione della casa e di tutte le questioni economiche e gli affari in cui era coinvolto, da quel momento in poi avrei dovuto pensarci io. Mio padre stava affidando a me l’incarico di portare avanti il nome della famiglia: ero il suo erede, colui che era degno della sua fiducia. Da quel momento in avanti, sarei stato io a dovermi occupare non solo delle questioni burocratiche come avevo imparato a fare da pochissimo tempo, ma anche di mia madre, di mia sorella, della mia famiglia. Avrei preso il suo posto all’interno della casa.
Per quanto mi sentissi lusingato e onorato dell’incarico ricevuto, da una parte provai un’enorme angoscia ed un’estrema sensazione di non essere all’altezza del compito ricevuto: la responsabilità che mi aveva affidato era enorme, e per un ragazzino ancora giovane e inesperto come me rappresentava un notevole peso sulle spalle da portare avanti. Mentre per gli altri giovani della mia età l’unica preoccupazione che potesse tormentare le loro giornate riguardava quale giovane e piacente fanciulla avrebbero potuto sedurre nel corso del prossimo evento sociale, io mi preparavo a fare il mio ingresso ufficiale all’interno della società: non sarebbero più stati ammessi errori, avevo esaurito il tempo dell’abbandono a futili e frivoli piaceri prima del previsto, e dovevo imparare a diventare uomo da un giorno all’altro – sospirò, ma era un sospiro amaro, che riportava a galla vecchi rimpianti e paure appartenenti ad un passato ormai lontano.
- Gli chiesi il perché avesse scelto solo me per ricoprire il ruolo di capofamiglia: sebbene fossi suo figlio legittimo, nonché primogenito, anche Auler, come me, stava imparando ad inserirsi all’interno della società, e sapevo bene che per mio padre il fatto che Auler e Sophie non fossero realmente suoi figli influisse in misura minima sulla sua decisione di assegnare l’eredità. Ho sempre ritenuto che anche lui, come me, potesse essere degno di tale incarico, e bisognava tenere conto del fatto che anche Sophie ormai era abbastanza cresciuta da essere in grado di gestire parte del patrimonio con serietà e giudizio. Evidentemente mio padre aveva intuito prima di me il fatto che i miei fratelli fossero dotati di un carattere estremamente avido e volubile, benché amasse loro tanto quanto me.
Mi disse che da un po’ di tempo a quella parte aveva notato atteggiamenti piuttosto strani, specialmente in Sophie: l’avidità, l’ingordigia, la gelosia morbosa con cui si appropriava degli oggetti e dei gioielli che le venivano donati, gli avevano fatto intuire che presto, se avesse lasciato a lei il ruolo di amministratrice dei beni familiari, la sua cupidigia avrebbe finito per prevalere nel suo cuore, portando l’intera famiglia sul lastrico. Sophie ha vissuto così tanti anni senza possedere nulla, se non gli stracci che portava indosso, priva persino di una dignità e del rispetto verso se stessa, da essere capace di voltare le spalle alla sua stessa famiglia pur di non perdere tutto ciò che il tempo era stato in grado di donarle.
Auler, del resto, era troppo legato a lei, la sua unica sorella, colei che gli aveva fatto da madre nei tempi bui della loro infanzia, per potersi opporre alla forza di carattere di Sophie.
Così mio padre nominò me come unico erede, certo che sarei stato in grado di amministrare il patrimonio familiare, in modo da non recare offesa né ingiustizia a nessun membro della famiglia. Era convinto che avrei saputo suddividere idoneamente le nostre ricchezze perché tutti potessero usufruirne in egual misura, ed effettivamente era proprio ciò che ero intenzionato a fare –
Rein provò a figurarsi nella mente l’angoscia e la terribile sensazione di non essere all’altezza del compito, mista al dolore per la perdita della figura paterna che il giovane aveva provato in quegli anni tristi e bui, e subito il cuore si fece più pesante.
- Decise di mostrarmi, dunque, il documento che annunciava quella sofferta decisione: non era stato facile per lui escludere Auler e Sophie dalle responsabilità, ma era pienamente convinto che io sarei stato in grado di compensare la mancanza di riguardi che aveva avuto nei loro confronti. Ricordo come fosse ieri quando mi mostrò per la prima volta il diario che tengo ora tra le mani: mi spiegò che al suo interno, tra le pagine che raccontavano i momenti più significativi della sua vita da quando aveva conosciuto mia madre e le descrizioni dei suoi affari più importanti e ancora inconclusi che avrei dovuto portare a termine, si nascondeva il testamento che legittimava la mia eredità. Quel documento certificava senza possibilità di obiezioni che io ero ufficialmente diventato il nuovo marchese di Windsworth.
Mi illustrò inoltre il modo per aprire la serratura di quel manoscritto custodito gelosamente fino ad allora: nemmeno mia madre sapeva della sua esistenza. La serratura è dotata di quattro loculi in cui devono essere posizionate le quattro chiavi necessarie ad aprirlo: quattro gioielli in possesso di mia madre, preziosi cimeli di famiglia tramandati da generazione a generazione, che devono essere disposti in un ordine ben preciso perché si azioni il meccanismo di apertura. Quattro gioielli: uno per ogni figlio –
Ascoltando le sue ultime parole, la giovane fanciulla cominciò a comprendere il significato di molte delle cose che le erano capitate, nelle quali era coinvolto anche Eclipse.
Il ladro stava seduto accanto a lei sul letto, ancora in procinto di raccontare.
- Sfortunatamente – continuò il giovane ancora navigando tra i ricordi – non mi accorsi che dalla fessura della porta della camera in cui stavamo io e mio padre in procinto di dirci addio, Sophie aveva udito ogni singola parola. Nel comprendere che l’uomo che l’aveva accolta in casa, dieci anni prima, e che aveva imparato ad amare come un padre era intenzionato a toglierle tutto per favorire me, il figlio primogenito e legittimo, si animò di una rabbia cieca e di una perversa delusione. Si sentì tradita e angosciata del fatto che io potessi farmi soggiogare dall’avidità e potessi dunque togliere a lei e al fratello la parte di patrimonio che spettava loro di diritto, costringendoli a tornare alle misere condizioni vissute nell’infanzia ancora in grado di provocarle feroci crisi di panico e insonnie notturne. Pianificò un attacco contro me, mia madre e mia sorella, per essere certa di impedirci di toglierle tutto ciò che possedeva.
Non ho mai compreso fino in fondo la morbosa invidia e gelosia che Sophie ha sempre provato nei miei confronti. Penso di averle sempre dimostrato il mio affetto fraterno, senza mai farle pesare le sue umili origini, né il suo misero passato. Evidentemente non è stato sufficiente a reprimere l’odio insito in lei come un parassita, pronto ad infettarle l’anima.
Credo che, ripensandoci a mente fredda, il motivo che ha spinto Sophie ad agire contro me e mia madre fosse il fatto che non è mai riuscita a fidarsi completamente di noi, nonostante non le abbiamo mai dato motivo di dubitare del nostro affetto nei suoi confronti. Probabilmente i fatti vissuti nell’infanzia e la profonda sofferenza provata hanno marchiato la sua esistenza in modo irreparabile, rendendola incapace anche solo di pensare che a questo mondo esiste l’amore incondizionato, e che, tra tanti sciacalli pronti ad approfittarsene, esistono anche persone dotate di un cuore e di una coscienza in grado di amare il prossimo senza condizioni.
Semplicemente, Sophie è incapace di fidarsi del prossimo, e questa mancanza l’ha portata ad agire di conseguenza.
Due settimane dopo la morte di mio padre, di comune accordo con il fratello che era riuscita facilmente a convincere a prendere la sua posizione, Sophie si introdusse in camera di mia madre sottraendole nel sonno tre dei quattro gioielli chiave che ancora attendevano di essere consegnati ai rispettivi proprietari, il quarto non riuscì a trovarlo. Dopodiché si introdusse nei miei appartamenti per sottrarmi il diario appartenuto a mio padre, e bruciare così la prova evidente che dimostrava la loro illegittimità e certificava la mia eredità al titolo, ma non lo trovò –
E qui fece una pausa, i pugni chiusi e l’amaro in bocca per quanto fossero dolorose le sue parole.
Rein notò il rancore attanagliargli il cuore, subdolo come un veleno, e fu spinta dall’istinto di allungare una mano verso le sue ancora strette a pugno, per sciogliere la tensione di cui erano preda.
Con sua grande sorpresa, il giovane non si ritrasse a quel tocco morbido e discreto.
- Nel giro di due giorni Sophie simulò un incendio in casa nostra nel cuore della notte facendolo passare per un incidente, poi disse a tutti che lei e suo fratello erano gli unici superstiti della famiglia Windsworth rimasti. Io, mia sorella e mia madre, scampati per miracolo alle fiamme della nostra stessa casa, ci ritrovammo sull’orlo di una strada, esclusi dalla vita cui avevamo invitato Auler e Sophie a prenderne parte. La salute di mia madre, ancora scossa dalla perdita di mio padre e aggravata da tutto il fumo respirato durante l’incendio, peggiorò rapidamente, e fui costretto a mobilitarmi il prima possibile per cercare un posto per accogliere lei e mia sorella prima che le sue condizioni peggiorassero a tal punto da costringermi a sopportare l’ulteriore perdita di un genitore, cosa che non ero ancora disposto ad affrontare.
Fortunatamente, tra tanti aristocratici incuranti della tragedia che aveva colpito la nostra famiglia, trovai Bright pronto ad accogliermi a braccia aperte: l’unica persona che aveva preso sinceramente a cuore la nostra condizione, e che senza fare domande né chiedere spiegazioni, ci accolse in casa sua come se fossimo parte della sua famiglia.
Gli raccontai senza entrare troppo nei dettagli che delle persone si erano appropriate ingiustamente del nostro patrimonio, e che necessitavo di aiuto per riprendermi ciò che mi era stato tolto. Senza il diario di mio padre non potevo dimostrare il mio diritto all’eredità, dunque era necessario che mi mobilitassi il prima possibile per recuperare le chiavi per aprirlo.
Nel frattempo, però, era necessario procurarsi una nuova identità per poter marcare strettamente i due falsi marchesi di Windsworth, e venire a conoscenza delle loro mosse prima che potessero metterle in atto.
Fu Bright a propormi di assumere l’identità del visconte di Moonville: conosceva intimamente il proprietario della contea, e sapeva per certo che sarebbe stato lieto di appoggiare la mia causa e aiutarmi a riappropriarmi del titolo che mi era stato tolto. Il vecchio visconte non aveva eredi ed era ormai al limite della sua vita, ma era disposto a fingersi mio padre pur di venire in mio soccorso: la contea di Moonville era all’epoca poco conosciuta, un modesto territorio privo di interesse per molti aristocratici, assumere un’identità inesistente non sarebbe stato un problema. E del resto a me non avrebbe fatto alcuna differenza, visto e considerato che io stesso, secondo il racconto ufficiale di Sophie, non ero altro che il ricordo di un uomo, un cadavere ridotto in cenere. Promisi al visconte che sotto la mia guida avrei ripagato fruttuosamente la sua generosità, facendo della contea di Moonville un luogo prospero e rigoglioso.
Giustificammo la mia costante presenza a villa Tinselpearl con una finta promessa di matrimonio con Altezza, alla quale le facemmo credere si trattasse solo di una sistemazione temporanea per indagare su uno dei miei tanti presunti affari da mandare in porto.
Poi fu la volta di escogitare uno stratagemma per riappropriarmi dei gioielli necessari ad aprirne la serratura: fu allora che nacque Eclipse, capace di vagare silenzioso nell’ombra della notte, per sorprendere i marchesi quando meno se l’aspettavano.
Mia madre e mia sorella vennero accolte nella casa del visconte, consapevoli soltanto della farsa che riguardava il mio titolo nobiliare, e ignare dell’esistenza di Eclipse. Anche adesso che il visconte è morto da anni, possono ancora rifugiarsi senza paura nella contea di Moonville, in attesa che venga fatta giustizia, credute morte da chiunque, e perciò al sicuro da Sophie.
Nel frattempo Sophie divenne talmente avida e assetata di denaro, da appropriarsi tassativamente e senza ritegno alcuno delle ricchezze della popolazione del marchesato, rendendo il territorio amministrato con così tanta premura e giudizio da mio padre, un rudere di povertà e decadenza. Decisi allora, dopo aver toccato con mano la miseria della popolazione ridotta sul lastrico, che Eclipse avrebbe vendicato, assieme all’onore della mia famiglia, anche l’onore degli abitanti del marchesato di Windsworth.
I miei obiettivi principali restavano sempre i quattro gioielli, ma non ho mai mancato di ripagare quello che considero il mio popolo delle ingiustizie subite per opera di Sophie –
Shade deglutì a fatica un boccone di saliva troppo amaro.
- Ad oggi sono riuscito a recuperare il diario, miracolosamente intatto dall’incendio, e tre dei gioielli necessari a sbloccare la serratura: uno di questi è proprio quello affidato a voi, l’Occhio della Notte, il gioiello a me più caro, perché donatomi direttamente da mio padre in punto di morte, l’unico di cui Sophie non è ancora riuscita ad appropriarsi –
Istintivamente, Rein volse lo sguardo verso la specchiera in direzione del gioiello, pervasa da un improvviso tuffo al cuore.
- Voi avete voluto affidarmi un cimelio tanto prezioso senza sapere neanche chi fossi, e se avrei potuto tradirvi?- domandò, affondando le pozze cristalline in quelle tenebra di lui.
- Ho dovuto farlo per nasconderlo dalle tracce di Sophie e di Auler. Non ho immaginato, tuttavia, che questo gesto impulsivo potesse mettere seriamente in pericolo la vostra incolumità. Ho agito per puro egoismo, e non posso che vergognarmene profondamente. So perfettamente di non meritarmi il vostro perdono, l’unica cosa che spero in questo istante è che non dubitiate ancora delle mie parole. Se potessi leggervi il diario di mio padre in questo momento, sarei in grado di mostrarvi la verità – asserì amaramente, senza distogliere lo sguardo.
Rein parve tentennare ancora un istante sulle parole pronunciate da quel giovane magnetico.
- Ci sono ancora alcuni concetti che non mi sono chiari – proferì poi, impacciata e titubante – quando sono andata in visita alla contea di Moonville, sotto indicazione di quello che credevo essere Eclipse, l’ho trovata un luogo decadente e disabitato, un luogo appartenente al passato, in rovina. Quando sono giunta a destinazione, mi è stato detto che il visconte di Moonville effettivamente non aveva eredi, ma che era morto da circa vent’anni. Inoltre l’altra sera, al ballo, la marchesa mi ha detto senza esitazioni che voi avete tentato di ucciderla, e che lei per legittima difesa è riuscita a ferirvi il braccio sinistro. La descrizione coincide perfettamente con il vostro stato – alluse, accennando con lo sguardo in direzione della camicia che portava un profondo squarcio in corrispondenza del braccio sinistro.
Eclipse osservò dapprima il taglio indicatogli dalla fanciulla, per poi tornare con gli occhi su di lei.
- Anche Sophie, come me, si avvale di un innumerevole esercito di alleati pronti a servirla quando lei lo ritiene necessario. Probabilmente alludete al fatto che siete giunta alla periferia della contea, che purtroppo non sono ancora riuscito a risanare. La persona che vi ha fornito determinate informazioni su di me e sul defunto visconte non era altri che un alleato di Sophie, giunto nella contea per portarvi fuori pista, e manipolare la vostra mente a piacimento della marchesa –
- Come faceva a sapere che sarei giunta proprio in quel punto per farsi trovare?-
- Vi ha seguita fino a destinazione, spacciandosi poi per un abitante del luogo e fornendovi informazioni fasulle circa la morte del visconte –
- E la vostra ferita?-
- Me la sono procurata in camera di Sophie, mentre cercavo di sottrarle il terzo gioiello mancante per completare la collezione. Posso assicurarvi che, nonostante nutra profondo risentimento e rancore verso colei che un tempo consideravo mia sorella, non ho mai avuto intenzione di ucciderla. La cicatrice che porta sul collo è soltanto segno di legittima difesa da parte mia –
Rein osservò ancora Shade negli occhi, incerta.
- Perché non siete più venuto a farmi visita, la sera dopo il nostro ultimo incontro?- domandò, amareggiata e tradita.
Shade la osservò stringersi nelle spalle, animata da un profondo sentimento di delusione e di abbandono.
- Ero certo che, in seguito all’attacco ricevuto, i marchesi vi avrebbero tenuto sotto stretta sorveglianza, e non potevo permettermi di farmi vedere mentre mi ospitavate in camera vostra nel corso della notte: avrebbe significato confermare i sospetti che già da tempo alimentavano la mente di Sophie. La sera dello scontro ha confessato apertamente di sapere dove tenessi nascosto l’Occhio della Notte… a quel punto ho temuto per la vostra incolumità, ma non potevo espormi tanto da permettere loro di sorprenderci alle spalle. Conosco Sophie, e so che è un’abile stratega: è brava a seminare sfiducia e disillusione tra le persone, ed è ancora più abile nell’accertare la verità delle sue fonti di informazione. Sapevo che non avrebbe agito subito con un’incursione in casa vostra, ma che vi avrebbe osservato attentamente per carpire informazioni da utilizzare abilmente contro di voi, per questo non mi sono più presentato in camera vostra, fino a stasera. Non pensiate però che solo per questo motivo io abbia voluto abbandonarvi al vostro destino: ogni notte, sebbene non mi presentassi ufficialmente a voi, giungevo nel vostro giardino, pronto ad intervenire se fosse stato necessario. Mentre Sophie osservava voi, io osservavo Sophie. Sono stato la sua ombra fino alla sera del ballo quando, appurato che eravate ormai a conoscenza di troppi dettagli e che la marchesa sfruttava il vostro sconforto e i vostri dubbi per mettervi ancora più in confusione e schierarvi contro di me, ho preso la decisione di rivelarvi la mia vera identità –
Rein, sempre più confusa e sconcertata, ancora faticava a credere a quelle parole pronunciate così di getto, schiette, senza filtri.
- Come faccio a sapere che mi state dicendo la verità, e che non state ancora cercando di ingannarmi? Per quanto ne so, voi siete soltanto un criminale senza un nome né un passato – asserì provocatoria e pervasa dal dubbio.
- Signorina Sunrise – proferì l’altro, avvicinandosi a lei per poterla osservare negli occhi nel buio della notte – non pretendo che mi crediate né che continuiate ad accettare di essere mia complice. Se lo desidererete, al termine del mio racconto, sarete libera di ordinarmi di andarmene, e fingere che tutto questo non sia mai accaduto: io riprenderò il gioiello che vi ho affidato, e sparirò dalla vostra vista, non prima di essermi accertato che voi e la vostra famiglia siate lontani dal pericolo. Comprenderò la vostra decisione, e non solleverò obiezioni a riguardo. Però dovete credermi – le sussurrò, a un soffio dalle sue labbra, e stringendo le mani nelle sue – la vostra incolumità mi sta più a cuore di quanto possiate immaginare. Non posso più nasconderlo, ormai: se davvero anche voi avete provato un simile sentimento nei miei confronti, non potete ignorare il fatto che anche per me, fin dall’inizio, quei sentimenti sono stati più profondi e sinceri che mai. La mia condizione mi impedisce di amarvi come è concesso di fare agli altri, e mai vorrei costringervi a ricambiare un amore che è ostacolato fin dal principio: nella mia situazione attuale non sono in grado di offrirvi nulla, se non tutto me stesso, e non posso permettere al mio egoismo di chiedervi di accettare i rischi che implica l’essere inesorabilmente in cerca di riacquistare il mio onore perduto. Sono disposto a lasciarvi libera, e ad amarvi in silenzio e da lontano, come ho sempre fatto da quando vi ho conosciuta la prima volta. Se vi ho affidato il gioiello, è perché sapevo di potermi fidare di voi. Tutto ciò che vi chiedo è di fidarvi di me, indipendentemente dalla decisione che prenderete in questo momento. Se vi ho mentito l’ho fatto per proteggervi da un male più grande. In quanto ai miei sentimenti, tutto ciò che ho dimostrato di provare per voi è stato vero dall’inizio alla fine: non ho dimenticato il bacio della nostra ultima notte insieme, come credo che non lo abbiate dimenticato voi. Se davvero le mie parole contano qualcosa, abbiate fiducia in me. Non sono un visconte, e neanche un marchese al momento: sono semplicemente un uomo innamorato di voi, che vi sta aprendo il suo cuore come non ha mai fatto con nessun altro –
Terminato il lungo discorso, Shade si accorse di essersi esposto troppo, e che la vicinanza del suo volto a quello di Rein metteva la fanciulla ancora più in soggezione di quanto non fosse già.
Si scostò bruscamente, quasi a volersi scusare della sfacciataggine di quel gesto impulsivo, e si ritrasse in un angolo, accartocciandosi su se stesso, profondamente angosciato e tormentato dai fantasmi del suo passato.
Rein, sebbene l’istinto le suggerisse di fidarsi di quel giovane dal manto oscuro, ancora temeva di lasciarsi andare al peso di quella confessione, ma nel vederlo in quello stato, gli occhi lucidi e il respiro mozzato, profondamente ferito e tormentato dal risentimento, improvvisamente comprese tutta la sofferenza che quell’uomo si portava appresso da anni.
Vide la sua disperazione per aver perso tutto ciò che amava in un battito di ciglia.
Vide il rancore di un affetto calpestato trapelare dai suoi occhi.
Vide la paura di affidare ancora la propria fiducia agli altri, per poi essere tradito di nuovo.
Vide tutto questo negli occhi di Shade Moonville – ancora non riusciva a disabituarsi dal chiamarlo in quel modo – ed improvvisamente capì.
Capì quanto poteva essere stato doloroso affrontare tutto ciò da solo, caricarsi sulle spalle un fardello tanto pesante.
Comprese cosa volesse dire rimarginare le ferite di un orgoglio fatto a brandelli.
Vide l’immensa solitudine di quell’uomo dalla corazza di diamante, ma dal cuore fragile come cristallo.
Semplicemente capì. E senza neanche accorgersene, si ritrovò a piangere con lui la sua pena. Lo poteva quasi sentire sulla pelle quel dolore che lo aveva trafitto come la lama affilata di un coltello.
Sentiva il suo cuore ferito e martoriato pulsare lacrime di sangue.
Improvvisamente, Shade non le sembrò più così invulnerabile come lo aveva conosciuto. Finalmente aveva compreso ciò che si celava dietro ad ogni suo più piccolo gesto di orgoglio.
Quella che aveva tentato di difendere con tutto se stesso era la misera figura di un uomo che aveva perso tutto: così patetica, eppure altrettanto solenne.
Soltanto allora si rese conto di quanto Shade fosse umano… e soltanto allora si rese conto di quanto davvero lei lo amasse, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.
Lo amava, anche se le aveva mentito fino ad allora. Lo amava anche se agli occhi di tutti non era altro che un criminale, un reietto, un avanzo della società.
Anzi, venendo a conoscenza del suo passato, si rese conto di amarlo più di prima.
E senza pensarci due volte, mentre ancora lui si struggeva nel suo muto dolore, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Nonostante un primo attimo di stupore, colto alla sprovvista da quel gesto così spontaneo, Shade ripose a quel bacio carico di compassione, amarezza, consapevolezza, disperazione, amore.
La baciò anche lui, e a quel bacio ne seguì un altro, e poi un altro ancora, finché i baci non divennero sempre più famelici, vogliosi, appassionati, disperati.
Le loro bocche continuavano a cercarsi, ancora e ancora, avide, passionali, quasi carnali, bramose di assaporarsi una, due, cento volte ancora, incapaci di staccarsi l’una dall’altra.
Rein trascinò con sé Shade tra le lenzuola candide del suo letto, senza mai cessare di scontrare le sue labbra con quelle di lui.
L’emozione era tanta che non poté evitare di lasciarsi sfuggire qualche lacrima dagli occhi.
Lo amava, e voleva vivere di lui per il resto della vita.
- Non posso…- lo udì sussurrare a un tratto, tra un sospiro e l’altro, mentre i battiti dei loro cuori acceleravano e il corpo si accendeva di oscure voglie.
- Perché?- gli domandò, desiderosa di farsi carico dei suoi fantasmi, e di curarlo dalla solitudine.
- Non posso rovinarvi la vita più di quanto non abbia già fatto. Se cedete adesso, poi in futuro, quando sarà il momento di trovarvi un marito, vi pentirete della scelta fatta. Sapete meglio di me le malelingue che circolano sulle donne non più vergini da prima del matrimonio – asserì a fatica, resistendo a forza all’istinto di farla sua.
Rein lo guardò negli occhi, pervasa da un amore cieco.
- Lasciamo che siano gli altri ad avvelenarsi l’animo. Sono pronta ad accettare il rischio, e ad aspettarti per tutto il tempo che serve – gli disse, catturandolo di nuovo tra le labbra, e cancellandogli ogni dubbio.
Fecero l’amore con discrezione, ma intensamente, come se quella fosse stata l’ultima volta, anziché la prima, in cui assaporavano l’uno la pelle dell’altra. I vestiti vennero tolti delicatamente assieme alle paure, ed entrambi si sorpresero dell’audacia con cui i loro corpi si cercavano, intrecciati l’uno all’altra, risvegliati dal piacere dei sensi.
Si esplorarono percorrendosi con le dita, sfiorando i punti più sensibili con la punta delle labbra, mani nelle mani, occhi negli occhi, toccandosi, desiderandosi, amandosi come non avevano mai fatto.
Shade si ritrovò ad ammirare il corpo candido ed esile di Rein, mentre lei gli passava le mani tra i capelli: si esploravano piano, senza fretta, come se avessero a disposizione tutto il tempo del mondo, proiettati in una dimensione soltanto loro, come ad imprimere nella memoria ogni singolo istante di quel momento agognato da tempo, e che mai avrebbero sperato potesse divenire realtà.
Si amarono come se si fossero cercati da sempre, aspettandosi per anni in attesa di divenire un corpo solo, una sola anima. Si amarono come se fosse concesso loro di farlo soltanto per quella notte.
Si amarono al di là del bene e del male, oltre lo spazio ed il tempo conosciuti, consci di essere soltanto loro nell’universo, intrappolati in quel momento perfetto.
Accarezzavano i loro corpi come a pizzicare le corde di un arpa: ciò che producevano insieme era arte, era amore, era pura poesia.
Rein percorse con la punta delle dita la profonda cicatrice ancora incrostata di sangue che solcava il braccio di Shade, e gliela baciò, percorrendola centimetro per centimetro, come a volerlo guarire da tutto il dolore che aveva gravato sulle sue spalle fino ad allora. Si presero per mano, e le paure, assieme ai tormenti, cessarono di esistere, diventando leggeri come piume.
Quando finalmente raggiunsero l’incastro perfetto, sempre senza fretta, per assaporare a fondo il piacere di quel momento, compresero finalmente cosa volesse dire ritrovarsi dopo essere stati distanti a lungo, riconoscersi tra tante anime per non lasciarsi andare più.
E furono finalmente un corpo solo, capace di rimettere a posto il mondo con l’armonia pura che scaturiva dall’intreccio dei loro cuori.
Si amarono quella notte, incerti dell’avvenire. Si amarono come nessun’altro avrebbe mai amato, certi che quello sarebbe bastato a chetare la tempesta che infuriava nelle loro vite.
Si amarono, perché era tutto ciò di cui avevano bisogno. Il resto, ancora una volta, non contava più nulla. Seppero che amarsi era il loro destino inesorabile.


Angolo Autrice:

Dopo tanto tempo ad aspettare di ricevere la giusta ispirazione per continuare, finalmente ecco che riesco a partorire qualcosa di buono.
La storia di Shade si è conclusa. Ora sapete tutta la verità. Vi ho stupito? Vi ho deluso? Immaginavate potesse portarsi dietro un simile passato?
Come vedete, anche Rein è rimasta profondamente toccata dalla triste storia del visconte. Ormai non ci sono più segreti, soltanto un nemico da fermare.
Cosa pensate possa succedere ora?
Se non l'avete ancora fatto, preparate il vostro cuoricino, perchè se pensavate che le sorprese fossero finite, beh, mi dispiace deludervi.
Mi scuso dei ritardi con gli aggiornamenti, il tempo a disposizione è quello che è e faccio sempre fatica a produrre qualcosa di decente in poco tempo. Spero di essermi fatta perdonare.
Come potete vedere, a fine capitolo ho voluto inserire un momento di stretto contatto fisico tra i due... ora, non ho descritto nei minimi dettagli l'atto perchè non penso valesse la pena di rovinare tutto quello scritto finora inserendoci scene porno per nulla in armonia con lo stile e l'atmosfera che sto cercando di creare. Tuttavia, mi affido anche ad un vostro parere, se pensate che il rating della storia - giallo attualmente - non sia appropriato per il conenuto di questo capitolo, mi impegnerò a cambiarlo.
Vi lascio, sperando di avervi regalato almeno qualche piacevole minuto di lettura.
Ringrazio tutti coloro che, come me, si sono innamorati di questa storia. Grazie davvero. Non so più come sdebitarmi per il sostegno che mi date.
Vi do appuntamento al prossimo capitolo, nella speranza che un aggiornamento non sia poi così lontano.
Baci

_BlueLady_

 
  
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