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Autore: Yugi95    30/01/2017    3 recensioni
Immaginate di scoprire che la realtà, in cui avete da sempre vissuto e conosciuto, non sia altro che una parte di un qualche cosa di più grande. Immaginate di scoprire un nuovo mondo di cui ignoravate persino l'esistenza e che adesso è lì, dinanzi a voi, pronto a rivelare i propri segreti. La Dimensione Magica nasconde un terribile segreto, una storia così scellerata che si è addirittura voluta dimenticare. Per Bloom e le sue amiche sarà quasi impossibile risolvere il mistero. Nuovi e vecchi nemici, provenienti dalle tenebre più profonde dell'universo magico, sono pronti a colpire e, questa volta, non ne risentirà solo il corpo ma anche l'anima. Tuttavia una luce, fioca e debole, brilla nell'oscurità. La luce racchiude l'unica speranza di salvezza, ma, per poter ardere, ha bisogno di essere alimentata dai venti dell'amicizia, della fiducia e dell'amore. La battaglia finale è alle porte e l'esito dello scontro deciderà non solo le sorti di Magix ma di tutti i mondi conosciuti.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Winx
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Winx Club - Cassiopea's Chronicles'
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Capitolo XXVI – La Sala del Flusso Interrotto
 
 
In quei pochi giorni, che le separavano dalla fatidica data del dieci di gennaio, le Winx non rimasero di certo con le “mani in mano”. Le ragazze, infatti, sebbene non avessero molto tempo a disposizione, ripresero le loro sessioni di allenamento all’interno della Camera delle Simulazioni. Elizabeth e Roxy si abituarono presto ai loro nuovi poteri e, grazie all’aiuto di Tecna, Musa e Stella, raggiunsero lo stesso livello di potenza di quest’ultime. Selina e le altre, invece, si concentrarono sulla convergenza d’amplificazione magica. In particolare l’ex-strega dei serpenti, dal momento che tra Flora e Aisha vi era un grande affinità, avrebbe eseguito l’incantesimo di Oppositus. La ragazza, sebbene avesse inizialmente avuto non poche difficoltà, a causa della complessità della magia, riuscì, dopo circa una settimana d’intenso allenamento, a padroneggiarla al meglio delle sue possibilità. Bloom, al contrario delle altre, poiché il dividere la Fiamma del Drago l’aveva fortemente debilitata, trascorse contro la propria volontà la stragrande maggioranza del tempo in infermeria. Le Winx, desiderose di alleviare la sua solitudine, le fecero più volte visita nel corso di quei giorni. Anche Sky, non appena seppe delle precarie condizioni di salute della propria fidanzata, mise da parte il suo orgoglio e corse ad Alfea per riabbracciarla. I due, nonostante provassero ancora un po’ di rabbia e delusione, decisero di accantonare le divergenze e di lasciarsi quel brutto avvenimento alle spalle. Il Principe di Eraklyon, però, non poté dedicare tutte le proprie energie esclusivamente a Bloom. Saladin, infatti, volendo essere pronto ad ogni evenienza, organizzò delle sessioni d’allenamento extra per i cinque Specialisti e i due Paladini. In questo modo i ragazzi, qualora fosse stato necessario, sarebbero stati pronti ad affrontare Acheron. Lo stesso Max, desideroso di potersi rendere utile in qualche modo, si sottopose a queste esercitazioni. La Griffin, seguendo le direttive di Tecna e Daphne, allestì con meticolosa cura e precisione il luogo, all’interno del quale sarebbe stato eseguito l’incantesimo di richiamo. La donna, al fine di organizzare tutto in pochi giorni, chiese l’aiuto delle Pixie e di Brendon, il quale, lasciando i suoi amici a bocca aperta, accettò di buon grado l’incarico. Faragonda, infine, si mise in contatto con Eldora e, come aveva stabilito con le sue studentesse, la invitò a prendere un tè ad Alfea. La fata madrina, sebbene fosse rimasta alquanto sorpresa dalla chiamata della direttrice, acconsentì e promise alla donna che si sarebbero viste la mattina del dieci di gennaio.
«Eccola! È arrivata» esclamò, euforica, Musa, guardando dalla finestra della propria camera il cortile della scuola.
«Sarebbe lei? È Eldora?» domandò Elizabeth con perplessità, affacciandosi al balcone.
«Si, proprio lei» rispose, divertita, Tecna.
«Non l’avrei mai detto…» biascicò la ragazza dai capelli castani, causando una risata generale.
In fin dei conti ad Elizabeth non si poteva darle torto: Eldora non l’aveva colpita in maniera del tutto positiva. Le sembrava che la donna fosse uscita da una specie di libro di favole per bambini. Agli occhi della fata degli elementi, il suo modo di vestire e il suo atteggiamento svampito la facevano apparire più come un’anziana e dolce nonnina, piuttosto che la potente fata custode della Biblioteca di Alessandria.
«Ragazze è il momento» esordì, decisa, Flora, mentre si metteva in spalla un piccolo zainetto.
«Adiamo a riprenderci questo medaglione» esclamò Aisha, stringendo la mano a pugno.
«Siete con me?» disse Bloom, stendendo il suo braccio destro in avanti.
Le altre, allora, si disposero a cerchio e misero le loro mani sopra quella della rossa.
«Come sempre» replicò Stella a nome di tutte, facendo l’occhiolino.
«Pronte Winx?» chiese la rossa, alzando il tono della voce.
«Si!» gridarono le altre con gioia, mentre alzavano le braccia in alto.
Subito dopo le nove fate si diressero rapidamente verso l’ingresso, al fine di raggiungere il limitare della foresta di Selvafosca, dove le attendevano il preside Saladin e i ragazzi. Tuttavia, poco prima di raggiungere l’ampio salone d’ingresso, Selina, che chiudeva il gruppo, si fermò di colpo. Roxy, accortasi della cosa rallentò a sua volta e le chiese preoccupata:
«Seli, ci sono problemi?».
«Si… cioè… no, tranquilla» balbettò la ragazza, per poi aggiungere con voce dolce: «Corri dalle altre, io vi raggiungo subito».
«Ok, a dopo» sibilò la fata degli animali, mentre dava le spalle all’amica e ricominciava a camminare.
Selina, invece, imboccò un altro corridoio e si diresse verso l’ufficio della preside Faragonda a passo svelto. Ben presto, però, la camminata veloce della ragazza si trasformò in una vera e propria corsa. L’ex-strega dei serpenti risalì la grande scalinata principale a tre gradini alla volta e, non appena si ritrovò nell’ala dedicata agli uffici dei professori, sul suo volto, stremato per la fatica, si accese un luminoso sorriso. Eldora era lì, saltellava con curiosità quasi infantile da una porta all’altra, facendo svolazzare nell’aria la sua lunga veste rosa. La fata madrina stava cercando la stanza della direttrice ma, non ricordando quale fosse, si ostinava a leggere ogni singola targhetta informativa, al fine di trovare quella giusta. Selina la osservava divertita, i suoi occhi scintillavano per la contentezza: erano mesi che non vedeva la donna, erano mesi che non le diceva quanto le volesse bene. D’un tratto la ragazza, staccandosi dalla parete sulla quale si era poggiata, andò in contro alla sua insegnante e con voce allegra le disse:
«Eldora, Eldora… mi sei mancata».
«Oh, Selina… piccola mia. Vieni, fatti abbracciare» cinguettò Eldora, stringendo a sé la sua allieva.
«È bello rivederti» esclamò la giovane fata, per poi aggiungere: «Com’è andato il viaggio? Hai visto posti interessanti? Ti sei divertita?».
L’anziana scoppiò a ridere, non si sarebbe mai aspettata tutte quelle domande da Selina. Tuttavia, dopo essersi calmata, le rispose:
«Bene, anzi benissimo. Sono stata in tanti posti nuovi e ho avuto modo di conoscere persone fantastiche. Tu, piuttosto, come ti trovi ad Alfea? Hai fatto nuove amicizie?».
«Mi sono subito ambientata. Sono stati tutti gentili con me… davvero» replico l’altra con poca convinzione, poi, al fine di cambiare discorso, le propose:
«Se vuoi… se vuoi ti accompagno io da Faragonda. Il suo ufficio è dietro l’angolo».
«Con immenso piacere» replicò Eldora con dolcezza.
L’ex-strega dei serpenti, allora, dopo aver preso la borsa a quadri che la donna si portava dietro, le fece strada. Durante il breve tragitto le due parlarono del più e del meno, senza toccare nessun argomento specifico. In fin dei conti a Selina bastava che la sua fata madrina stesse accanto a lei… bastava sapere che niente le avrebbe mai divise per una seconda volta. Dopo i danni, che aveva causato alla Dimensione Magica, lei e Bloom furono le uniche a supportarla. In particolare Eldora la difese dinanzi alla Grande Assemblea di Magix e fece di tutto per evitare che la sua allieva finisse nelle segrete di Roccaluce. Selina sapeva bene che le doveva tutto: anche il suo Enchantix. La ragazza, infatti, l’ottenne salvando proprio la sua insegnante da un pirata della strada, che, viaggiando ad altissima velocità, la stava per investire. Fu poco dopo quell’esperienza che Eldora si convinse ad iscriverla ad Alfea. Desiderava che alla giovane fata fosse garantita la migliore istruzione possibile. Selina, d’altro canto, era contenta di rivedere Bloom e di potersi mettere alla prova con altre studentesse. Purtroppo, però, le cose non andarono come aveva sperato. Le allieve di Alfea, a causa dei suoi trascorsi, la evitavano e, senza pensare alle conseguenze, mettevano in giro brutte voci sul suo conto. A peggiorare le cose, la sua amica d’infanzia, poiché era quasi sempre impegnata con le missioni o con i suoi doveri da Principessa, non c’era quasi mai. L’ex-strega dei serpenti, nei suoi primi mesi alla scuola per fate, si sentì terribilmente sola ed emarginata, più volte pensò di abbandonare… di gettare la spugna. L’unico motivo per cui non lo fece fu il non voler dare un enorme dispiacere ad Eldora, che si era tanto prodigata per lei, e l’aver conosciuto Roxy. La fata degli animali, infatti, si era mostrata fin da subito amichevole e disponibile verso la ragazza dai capelli verdi. Grazie alla sua amicizia, Selina riuscì a sopportare quel “marchio dell’infamia”, che le sue stesse azioni le avevano cucito addosso.
«Eccoci arrivati!» cinguettò la giovane fata.
«Mille grazie, tesoro mio» replicò Eldora con voce melodiosa, per poi chiederle: «Entri con me?».
«Mi dispiace, ma non posso. Devo uscire con Roxy e le altre… sai andiamo in gita a Magix» rispose Selina, inventando una scusa.
«Ah… che bello! Sono contenta che tu sia riuscita a trovarti tante amiche. Mi raccomando divertiti» concluse, divertita, la donna.
La ragazza le sorrise; poi, dopo aver ricevuto un tenero bacio sulla fronte, si allontanò dal corridoio e, sapendo di aver fatto tremendamente tardi, corse verso l’esterno dell’edificio.
Eldora, al contrario, bussò alla porta della stanza e, non appena ricevette il permesso di accomodarsi, la spalancò entrando nell’ufficio di Faragonda. La preside della scuola, come suo solito, era seduta dietro la grande scrivania in legno. Su quest’ultima vi erano due tazze di porcellana bianche, decorate con stilizzati disegni azzurri e poggiate su dei piattini dello stesso colore, una porta zucchero e una teiera in metallo. Affianco a quest’ultima si trovava un vassoio in legno, all’interno del quale erano adagiati una trentina di biscotti.
«Eldora, benvenuta» esordì Faragonda, facendo segno di accomodarsi.
«Grazie! Ne è passato di tempo» replicò la fata madrina con un sorriso, mentre si sedeva difronte alla sua amica.
«Meglio tardi che mai» sibilò, divertita, l’altra, per poi aggiungere: «Tutto bene? Cosa mi racconti di bello?».
«Bene, bene. Anche se… …ecco… … ci… …ci sarebbe…» balbettò Eldora in preda all’ansia, stropicciando con le mani il suo grande cappello rosa.
«Problemi?» chiese la preside, facendosi scura in volto e assumendo un atteggiamento serio.
La fata madrina, allora, prese un bel respiro e, versandosi un po’ di tè verde, iniziò a spiegare il motivo di quel suo strano atteggiamento.
«Faragonda, ti prego questa è una cosa che deve rimanere tra noi. Le Winx non lo devono sapere e in special modo Selina. La poverina è ancora oppressa dal senso di colpa e una cosa del genere non farebbe altro che peggiorare la situazione. Dovresti proprio vederla: ha fatto di tutto per non farmi stare in apprensione… per rassicurarmi. In realtà so bene quanto siano stati difficili i suoi primi mesi ad Alfea. Se adesso è riuscita ad inserirsi in questo nuovo contesto, non posso che ringraziare te e Roxy. Tuttavia è ancora troppo fragile emotivamente per apprendere una notizia di questo calibro… una tremenda notizia».
«Eldora, mi stai preoccupando. Cos’è successo?» la interruppe la direttrice con voce greve.
«L’hanno presa… hanno rubato la chiave del Legendarium» biascicò Eldora, abbassando la testa per la vergogna.
«Com’è potuto accadere?!» gridò Faragonda con rabbia, alzandosi di scatto dalla propria sedia e sbattendo un pugno sul tavolo.
«Non… … … non lo so. Ero di ritorno da Andros e…» rispose l’altra con le lacrime agli occhi, ma la preside la interruppe una seconda volta e disse:
«Il Legendarium è al sicuro? Lo tieni sempre con te?».
«Si! Il libro è nella borsa» replicò, sicura, Eldora, poi, prendendo la mano di Faragonda, mugugnò: «Mi dispiace, non avrei dovuto permetterlo».
«Non preoccuparti. Scusa se prima ho alzato la voce» esclamò la donna, mettendosi nuovamente seduta.
La fata madrina, preoccupata per la troppa agitazione di Faragonda, le passò una tazza di tè, sperando che l’infuso riuscisse a calmarla. Una volta fatto ciò, massaggiandosi delicatamente il mento, pensò ad alta voce:
«Eppure c’è una cosa che non capisco: perché hanno preso la chiave e non il libro? Dopotutto tra i due l’oggetto magico più potente è il Legendarium».
«Forse non ne hanno avuto il tempo?» ipotizzò la direttrice di Alfea, mentre sorseggiava la sua bevanda.
«Impossibile, li tengo sempre vicini. Inoltre la chiave è ormai inutile» replicò Eldora con voce pacata.
«Perché dici così?» le chiese, stupita, Faragonda.
«È semplice: la chiave può chiudere il libro, ma non aprirlo» puntualizzò la fata madrina, mentre inzuppava un biscotto nel suo tè.
La preside di Alfea, sentendo quelle parole, si sentì sollevata. Non solo il Legendarium non era stato rubato insieme alla chiave, ma quest’ultima era ormai un oggetto privo di valore. Le sue ragazze si sarebbero potute concentrare esclusivamente sulla missione affidata loro da Arcadia e non avrebbero dovuto girare mezza Dimensione Magica alla ricerca del libro. Ovviamente nella mente di Faragonda si accavallavano una miriade di ipotesi e supposizioni, volte a capire chi e per quale motivo avesse mai voluto la chiave del Legendarium. Ben presto, però, la direttrice smise di pensare a questa faccenda e, riassumendo la sua solita compostezza velata da uno strano imbarazzo, si rivolse nuovamente alla sua ospite:
«Eldora, parlando d’altro… come vanno le tue sedute mensili? Sei andata da lei?».
«Io… …io…» balbettò Eldora, facendosi rossa in volto.
«Non ci sei andata» concluse, amareggiata, Faragonda.
«Sono stata molto impegnata in questo periodo. Dopotutto lo sai anche tu» cercò di giustificarsi la fata madrina.
«Quante volte? Quante volte le hai saltate?» le chiese la donna con aria rassegnata.
«Sono… sono sei mesi che non mi vedo con lei» confessò l’altra piena di vergogna.
«Sei mesi?! Accidenti Eldora sai bene quanto sia importante che tu recuperi i tuoi ricordi» gracchiò, agitata, la preside, facendo cadere la propria tazza per terra e conseguentemente mandandola in mille pezzi.
La fata madrina, sentendosi profondamente in colpa per l’accaduto, cercò di alzare i cocci di porcella dal pavimento. Tuttavia Faragonda con un semplice gesto della mano ricompose la tazza da tè e la fece tornare al proprio posto. Eldora, allora, si strinse nelle spalle e, sospirando, le disse:
«Hai ragione… ho sbagliato. Non avrei dovuto saltare tutte quelle sedute. Mi ha ripetuto tantissime volte quanto sia necessario che recuperi la mia memoria. Il problema… il problema è che vorrei crederci anch’io. Io non ricordo nulla, non so né chi so né da dove vengo. La mia vita inizia lì… in quella grotta sulla Terra, non riesco ad andare più indietro. Credimi se ti dico che ci ho provato, mi sono sforzata con tutta me stessa senza ottenere nulla. Sono due anni che, dietro consiglio tuo, mi sottopongo inutilmente a queste sessioni di legilimanzia. Ormai sono così abituata a non avere un passato che… me ne sono fatta una ragione: sono felice. Dopotutto è il presente quello che conte e il mio presente è Selina».
«Eldora ti ho già spiegato che…» cercò di rincuorarla la preside, ma l’altra, avendo capito a cosa alludesse, la interruppe con voce scocciata:
«…che non è una questione che riguarda solo me. Devo ricordare perché… perché se non lo faccio siamo tutti in pericolo. Io ancora non capisco il nesso tra la nostra salvezza e i miei ricordi perduti».
«Soltanto recuperandoli potremo avere questa risposta» sentenziò Faragonda con fare mistico.
«Forse… forse dovrei chiamarla e fissare un appuntamento» biascicò Eldora, desiderosa di rimediare alle sue mancanze.
«Penso che ne sarebbe particolarmente felice» replicò, serena, la preside.
«Lo spero proprio, non vorrei averla fatta arrabbiare» esclamò la fata madrina, abbozzando un sorriso malizioso sul suo pallido volto.
Faragonda, non appena sentì quelle parole, rise di cuore, poi, dopo essersi calmata, le disse:
«Credimi: ho combinato di peggio, ma non ci sono riuscita. Nessuno è capace di far arrabbiare Sybilla».
Nel frattempo Daphne ancora mezza svestita si agitava nella sua camera, correndo dal bagno all’armadio e viceversa. La Principessa Ereditaria di Domino quella mattina non aveva sentito la sveglia e di conseguenza si era alzata dal letto molto più tardi del previsto. Il suo cellulare, come se non bastasse, squillava in continuazione: sua sorella, suo marito e il preside Saladin la stava tempestando di chiamate, messaggi e e-mail. La bionda, però, temendo di perdere tempo prezioso nel rispondere, li ignorò e, imprecando a più riprese, riuscì a prepararsi nel tempo record di quattro minuti e quarantasette secondi. Tuttavia, dopo essersi avvicinata alla porta della stanza, guardando per puro caso sulla sua scrivania, notò qualche cosa di strano. Tra i numerosi compiti da correggere, accatastati l’uno su l’altro in un piccolo angolino, e i tomi di storia della magia, vi era un oggetto… un libro dall’aspetto stranamente familiare, ma che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Daphne si avvicinò al tavolo con passo incerto, poi, prendendo tra le mani l’antico volume, lo fissò per alcuni istanti con la bocca spalancata. La copertina rilegata in pelle color magenta e la grande mezza luna bianca e azzurra impressa su di essa, non le lasciarono alcun dubbio: si trattava del Libro Sirenix. La ragazza lo rigirò più e più volte tra le mani e, dopo aver preso coraggio, lo sfogliò. Le pagine, nonostante il passare dei secoli, erano rimaste candide e le parole non avevano perso la loro colorazione originale. Arrivata alla fine del libro, però, Daphne, nonostante conoscesse ormai a memoria il suo contenuto, si accorse della presenza di un nuovo capitolo… un capitolo che neanche lei aveva mai letto. La Principessa, a quel punto, poggiò per terra la sua borsa e, sedendosi sulla sedia, cercò di capire per sommi capi di cosa si trattasse. Tuttavia, non appena si decise a leggere, il suo cellullare squillò per l’ennesima volta. Daphne sobbalzò per lo spavento e, ricordatasi della sua missione, ripose il Libro Sirenix nella sua borda. Subito dopo prese le ultime cose necessarie per la convergenza e come un fulmine si diresse dai suoi amici. Arrivata nel cortile di Alfea incrociò Selina e, avendo capito che anche quest’ultima fosse in ritardo, le si affiancò. Le due, senza dirsi nulla per tutto il tragitto, corsero a perdifiato e, buttando per l’aria studenti e professori, giunsero stremate al limitare della Foresta di Selvafosca.
«Era ora! Cosa stavate combinando?» esordì, seccato, Saladin, mentre si avvicinava alle ultime arrivate.
Daphne e Selina, non avendo più fiato in corpo, non risposero e, appoggiandosi l’una sull’altra, cercarono di recuperare le loro energie.
«Lasci perdere preside» intervenne, divertito, Sky, poi, preso il comando della missione, disse: «È il momento di raggiungere Torrenuvola. Se tutto andrà come abbiamo previsto, entro questa sera sapremo l’identità del Custode della Fiamma della Fenice. Mi raccomando fate tutti attenzione e speriamo che la fortuna ci assista».
«Tecnicamente la fortuna…» cercò di controbattere Tecna, ma Stella la interruppe sbuffando:
«Tecna… non incominciare».
Tutti, compresa la fata della tecnologia, scoppiarono a ridere e nei loro cuori furono grati alla Principessa di Solaria per aver disteso, anche se di poco, quel clima così teso. Gli specialisti, i due paladini e Max, a quel punto, salirono sulle loro windriders rosse e con estrema galanteria fecero accomodare le rispettive fidanzate sui sedili posteriori. Musa, invece, poiché diverso tempo prima Riven le aveva insegnato a guidare la sua moto, fece coppia con Roxy; mentre Selina, per sua grande gioia, portò dietro Saladin.
«Spero tu sappia farla funzionare» esclamò, leggermente preoccupato, il preside di Fonterossa alla ragazza dai capelli verdi.
«Si… certo… le altre mi… mi hanno spiegato tutto» mentì l’ex-strega dei serpenti, la quale non era mai salita su una windrider.
«Benissimo. Partiamo allora, gli altri già sono si sono avviati» le ordinò Saladin, puntando il suo scettro in avanti quasi fosse una sorta di lancia da giostra medioevale.
Sellina, nonostante non sapesse nemmeno da dove iniziare, premette il bottone d’accensione e disabilitò il freno magnetico. Tuttavia, non appena fece ciò, la moto scattò in avanti e, priva di controllo, iniziò a guadagnare sempre più velocità. L’ex-strega dei serpenti, avendo perso il controllo del mezzo, andò nel panico, mentre il Preside Saladin si coprì gli occhi con le mani per lo spavento. La windrider di Selina raggiunse e superò quelle degli altri specialisti, i quali nell’immediato non riuscirono a capire cosa stesse accadendo.
«Ma… ma… era Selina quella?» balbettò Timmy ai suoi amici.
«Ho paura di sì» esclamò Bloom con ansia.
«Dobbiamo fermarla, prima che si schianti» intervenne, sicuro di sé, Brandon.
«Ti seguo!» sentenziò Helia, mentre Flora su sua richiesta si apprestava a prendere i comandi della moto.
I due si affiancarono alla windrider impazzita e, ordinando alla loro amica e al preside di mantenere la calma, si apprestarono a risolvere la situazione. In particolare Brandon tenne ferma la moto con le sue mani, mentre Stella da dietro, con non poche difficoltà, continuava a pilotare la loro windrider. Helia, invece, mettendosi a cavallo tra i due veicoli, prese Selina tra le braccia e l’adagiò sul sedile posteriore della moto guidata dalla sua fidanzata. Il ragazzo, subito dopo, si mise al posto dell’ex-strega dei serpenti e, invitando il suo compagno di squadra a lasciare il manubrio, riprese il controllo del mezzo. Le tre windriders, a quel punto, si fermarono e aspettarono che il resto del gruppo si ricongiungesse con loro. Quando tutte e dieci le moto tornarono in formazione, i ragazzi ripresero il loro viaggio verso Torrenuvola. Helia, preoccupato per la salute del nonno, gli chiese più volte come si sentisse. Saladin, però, non prestò minimamente attenzione alle parole del nipote e per tutto il tragitto si lamentò di Selina e della poca affidabilità delle windriders, causando le risate dei suoi allievi. Dopo circa quindici minuti, il gruppo giunse finalmente alla scuola per streghe. Ad attenderli all’ingresso vi erano le Pixies, Brendon e la preside Griffin, la quale aveva concesso un inaspettato giorno di riposo alle sue allieve a scopo precauzionale. Di conseguenza Torrenuvola era completamente deserta e le Winx avrebbero potuto agire indisturbate. La Griffin guidò Saladin e i ragazzi all’interno dei tetri sotterranei della scuola. Le giovani fate e i loro fidanzati seguirono silenziosamente i due presidi, preferendo rimanere concentrati sul da farsi. Ognuno di essi, infatti, era estremamente turbato dalla missione e soprattutto dai possibili risvolti negativi, che quest’ultima avrebbe potuto prendere. Bloom, che insieme a Sky chiudeva il gruppo, osservava con apprensione tutte le sue amiche, sperando che nessuna di loro corresse chissà quali pericoli. In particolare la Principessa di Domino era preoccupata per Roxy e Elizabeth: alle due era stata affidata una grande responsabilità e la rossa temeva che, a causa della loro poca esperienza, potessero combinare qualche guaio. Il Principe di Eraklyon, vedendo la sua dolce meta così angosciata, le prese la mano e le sussurrò nell’orecchio parole dolci. Dopo alcuni minuti di cammino il gruppo giunse davanti ad un’imponente portone alto quasi sei metri. La preside di Torrenuvola, allora, toccò le due ante con entrambe le mani e, mugugnando alcune parole dal significato incomprensibile, le fece spalancare. Ciò che si mostrò alle Winx e agli Specialisti li lasciò senza fiato. L’imponente struttura lignea si era aperta su una lugubre camera rituale. A pochi metri dalla porta di accesso infatti si trovava una sorta di altare, sul quale era poggiata una grande clessidra di cristallo, incorniciata in una scintillante montatura argentea. All’interno dell’oggetto, nella sua parte inferiore, vi era una finissima sabbia nera dai riflessi violacei. Ai quattro angoli della struttura erano stati posizionate strane ciotole di terracotta contenenti dei tizzoni ardenti, che ogni tanto sprigionavano piccole fiammelle nere. L’artare, così come la porta, era posto al di sotto di una grande tettoia in legno scuro, sorretta da una decina di colonne nere. La caratteristica più affascinante di quel luogo, però, era rappresentata da ciò che si trovava oltre la copertura: il nulla più assoluto. La stanza, infatti, sembrava non avere confini spaziali che ne delimitassero la struttura. Subito dopo il basamento marmoreo della tettoia vi era esclusivamente uno spazio vuoto, che si perdeva all’infinito. La Griffin e Saladin, per nulla meravigliati, invitarono i ragazzi ad entrare nella camera, poi, una volta fatto ciò, il portone si chiuse alle loro spalle. I presenti, allora, si trovarono immediatamente al buio e, presi da una strana agitazione, iniziarono a parlare tra di loro ad alta voce. Il chiacchiericcio divenne ben presto abbastanza fastidioso, così la direttrice di Torrenuvola, desiderosa di riportare l’ordine, battendo tra loro le proprie mani, accese una serie di fiaccole ancorate alla parete. Non appena vi fu nuovamente luce le ragazze e i ragazzi si calmarono e in attesa d’istruzioni sul da farsi si radunarono intorno ai due presidi. La Griffin, a quel punto, prese la parola e rivolgendosi ai presenti esclamò:
«Il luogo, all’interno del quale ci troviamo, è molto particolare. Potremmo tranquillamente definirlo come un mondo a sé stante. Anzi sarebbe più corretto dire che si tratta di una dimensione interna al nostro universo, ma completamente indipendente da esso. In questo posto le leggi della fisica, della magia e perfino del tempo sono abbastanza diverse da quelle che siamo soliti conoscere. Miei Cari, benvenuti nella… “Sala del flusso interrotto”».
«Frutto interrotto?!» starnazzò, perplessa, stella, interrompendo sgarbatamente la donna.
«Flusso, non frutto razza di baccalà» la rimproverò Aisha, dandole uno scappellotto.
«Non è possibile… non pensavo fosse ancora operativa» mugugnò ad alta voce Tecna.
«In teoria è così, ma…» cercò d’intervenire Saladin, ma fu interrotto dalla voce isterica Daphne:
«Questa camera non dovrebbe essere qui. Non dovrebbe neanche esistere! Preside Griffin potremmo cacciarci in guai molto molto seri, se qualcuno scoprisse questo posto… sarebbe la fine».
«Daphne, calmati per favore» cercò di rassicurarla Thoren, massaggiandole delicatamente la schiena.
«Preside Saladin è vero?» chiese ad un tratto Sky con espressione seria.
L’anziano mago, allora, si poggiò sul bordo dell’altare in pietra e, accarezzando la sommità del suo bastone magico, spigò ai suoi ragazzi la storia di quel luogo così mistico e affascinante.
«Nel lontano 1330 un potente stregone di nome Medad, originario del pianeta di Zaltora, sfruttando le sue grandi conoscenze sullo scorrere del tempo, costruì la clessidra posta alle mie spalle: la Clessidra Frangiflusso. Il flusso in questione altri non è che quello temporale. Quest’oggetto è in grado di spezzare il “continuum del tempo” e di creare delle vere e proprie “bolle”, all’interno delle quali gli eventi che hanno luogo sono indipendenti dal mondo esterno».
«Non ci ho capito niente» commentò, senza alcun ritegno, la Principessa di Solaria, poi rivolgendosi a Tecna, esclamò:
«Tesoro mio… traduci per cortesia».
La fata della tecnologia, allora, dopo aver intuito dalle espressioni fatue del resto dei suoi amici, ad eccezione di Timmy, Max e Daphne, che la spiegazione di Saladin non fosse per nulla chiara, sbuffò e, mettendosi al fianco del preside di Fonterossa, disse:
«Come voi ben sapete il tempo scorre in linea retta: non vi è possibilità che torni su sé stesso o che devi dal suo “percorso naturale”. Le Pietre dei Ricordi ci consentono di viaggiare nel passato, ma non riavvolgono il corso degli eventi. Di conseguenza il passare dei secondi, dei minuti e delle ore viene chiamato flusso temporale. Adesso la clessidra, argomento che avreste dovuto studiare al quinto anno ma… lasciamo perdere, ha la capacità di infrangere lo scorrere del tempo, cioè di dividerlo in due. Quando il continuum viene separato, tra le due metà si crea una cosiddetta “bolla di stasi”, all’interno della quale il tempo continua apparentemente il suo corso normale. Ciò, però, non è così perché quanto avviene nella bolla è al di fuori del flusso stesso. In poche parole la Clessidra Frangiflusso ferma il tempo, lo mette in pausa e ne consente il regolare prosieguo esclusivamente all’interno della singolarità di stasi. Vi faccio un esempio pratico, che tutti riuscirete a comprendere. Ipotizziamo che Stella…
«Ehi! Perché sempre io?!» starnazzò la bionda con fare offeso.
«Stella!» la rimproverarono in coro gli altri.
«Uff.… va bene, va bene. Fate come vi pare» sbuffò la Principessa di Solaria, allontanandosi dal resto del gruppo.
Tecna scosse il capo rassegnata, poi riprese la sua spiegazione:
«Come vi stavo dicendo: ipotizziamo che Stella debba consegnare la sua relazione sul medioevo zenithiano a Daphne. Tuttavia, a causa del suo carattere pigro e svogliato, non ha ancora scritto nulla di decente e mancano soltanto dieci minuti alla fine della lezione. La nostra amica, qualora fosse in possesso della clessidra, al fine di evitare uno zero in storia della magia, potrebbe ricorrere al suo potere e, creando una bolla di stasi, in teoria dilaterebbe all’infinito il suo tempo a disposizione. Trasformerebbe quei dieci minuti in dieci ore, anzi conoscendola bene io direi in dieci anni, e nessuno se ne accorgerebbe. Nel flusso originario, infatti, il tempo si arresterebbe del tutto, dandole la possibilità di rimediare alle sue mancanze».
«Fammi capire bene: quella cosa ferma davvero il tempo?» intervenne Musa, indicando con non curanza la clessidra.
«Esatto!» replicò, leggermente eccitata, Tecna, mentre analizzava con il suo palmare lo strumento magico.
«Ma… ma è fantastico! Avete idea di quanti problemi si potrebbero risolvere…» esclamò, euforico, Helia, ma la Principessa Ereditaria di Domino con voce greve lo interruppe:
«…o causare. La Clessidra Frangiflusso è pericolosissima!».
«Dici sul serio?» le chiese Roxy con una punta di paura.
Daphne si avvicinò all’altare e, guardando con timore e apprensione la clessidra, si rivolse alle sue amiche:
«Subito dopo che Medad costruì la Clessidra Frangiflusso, si rese conto che il potere da essa generato era alquanto instabile e pericoloso. Chiunque avrebbe potuto arrestare il corso del tempo e, agendo in maniera indisturbata, interferire con il normale equilibrio del nostro universo. Di conseguenza nel 1335 Medad, insieme a suo fratello minore Breaker, fuse la clessidra con un generatore di portali dimensionali: l’altare in pietra sul quale è posto l’oggetto magico. In questo modo nacque la Stanza del Flusso Interrotto, la quale ha lo scopo di limitare e circoscrivere il potere della clessidra. Non appena si aziona la Clessidra Frangiflusso all’interno di questa stanza, infatti, la porta presente alle nostre spalle scompare, impedendo a chiunque di uscire dalla sala. Il blocco temporale, inoltre, si riduce esclusivamente ad un’ora, trascorsa la quale il continuum riprende il suo corso e la clessidra non può essere azionata per almeno un giorno. Di conseguenza, non solo si evita che le persone arrechino danni ai vari mondi conosciuti, ma soprattutto si preserva il flusso temporale. Quest’ultimo, se restasse troppo a lungo in pausa, rischierebbe di subire delle delezioni: la bolla di stasi si staccherebbe dal continuum e costituirebbe un “anello di partizione” slegato in maniera permanete dal normale scorrere del tempo. Tuttavia nel 1354, su pressione del Consiglio degli Anziani, la Grande Assemblea di Magix ordinò la distruzione della Stanza del Flusso Interrotto e la messa a bando di tutti gli oggetti capaci di controllare il tempo».
«Un momento se la sala dovrebbe essere stata distrutta, com’è possibile che si trovi a Torrenuvola?» le chiese Nex con perplessità.
«È quello che vorrei sapere anch’io, preside Griffin» replicò, accigliata, Daphne, girandosi verso la donna.
«Ragazze, vi prometto che vi spiegherò tutto, ma adesso…» cercò di rispondere la preside di Torrenuvola, ma fu interrotta dal Principe di Eraklyon, che in maniera apertamente ostile esclamò:
«Io pretendo di sapere la verità ora!».
«Sky… per favore abbiamo cose più importanti a cui pensare» lo ammonì Saladin.
Il leader degli Specialisti, però, non volle sentire ragioni e, avvicinandosi minacciosamente alla Griffin, le disse:
«Crede forse che la Grande Assemblea di Magix sia una barzelletta? Per caso si ritiene al di sopra delle leggi che regolano la Dimensione Magica? L’essere preside di quest’insulsa catapecchia non le dà il diritto di agire come meglio crede. Mio padre, quello di Stella, i genitori di Bloom e gli altri regnanti decidono cosa sia meglio per noi, non lei… non Faragonda. Se questa sala doveva essere distrutta, ma ciò non è accaduto, allora è mio dovere, come futuro Re di Eraklyon, capire il motivo di tale insubordinazione. Io sono stanco, stanco di tutti questi segreti… di tutte queste bugie. Lei, Faragonda e Arcadia non fate altro che mettere in discussione l’autorità dei sovrani della Dimensione Magica. Ad ognuno di noi è assegnato un posto all’interno della società e si presuppone che lei, come gli altri, agisca nei limiti delle sue funzioni. Io…».
«Amico, adesso basta» intervenne, deciso, Brandon, poggiandogli una mano sulla spalla.
Il fidanzato di Stella, esasperato da quell’inutile sproloquio, aveva deciso di porre un freno a quella situazione. Sky, resosi conto di aver esagerato, si voltò verso i suoi compagni, anch’essi notevolmente scossi per l’accaduto, e, dando le spalle alla Griffin, sibilò senza perdere la sua regale compostezza:
«Come ha detto il preside Saladin, abbiamo una missione da portare a termine. La faccenda, però, non finisce certo qui. Una volta che avremo trovato il Custode e che tutta questa dannata storia sarà conclusa, lei, Faragonda, il Consiglio degli Anziani risponderete direttamente all’Assemblea. È arrivato il momento che il potere torni nelle mani di chi ha il diritto di esercitarlo».
La preside di Torrenuvola non rispose, ma si limitò ad annuire con la testa, mentre i suoi occhi ambrati s’inumidirono. Daphne, profondamente dispiaciuta per aver contribuito alla nascita di quella discussione, si avvicinò alla donna e, dopo aver ricevuto una sorta di “permesso”, le cinse un braccio intorno alla schiena stringendola a sé. Intanto Saladin, nonostante fosse ancora un po’ turbato dalla “sfuriata” del suo allievo, stava spiegando al resto del gruppo le modalità della missione. I tre presidi, infatti, aveva deciso che la convergenza d’amplificazione magica sarebbe avvenuta all’interno della Sala del Flusso Interrotto, in modo tale da evitare possibili pericoli per il “mondo esterno”. Di conseguenza il preside di Fonterossa raccomandò alle Winx, in special modo a quelle che sarebbero entrate nel Legendarium, di portare a termine il recupero entro la fine dell’ora prevista dalla Sala. Fatto ciò, una volta che la Griffin e la Principessa Ereditaria di Domino si riunirono agli altri, si procedette come stabilito. Aisha, Daphne, Flora e Selina, dopo essersi trasformate, si sedettero alternatamente una di fronte all’altra, in modo da formare una sorta di croce greca. Bloom, Musa, Elizabeth, Roxy, Stella e Tecna, invece, iniziarono a raggrupparsi oltre il basamento di marmo: nell’infinito spazio vuoto e buio. Tuttavia, poco pria che raggiungesse le sue amiche, la rossa fu presa in disparte da Brendon, il quale la portò con sé lontano da occhi indiscreti, senza accorgersi che il fidanzato della ragazza li stesse osservando indispettito. La Principessa, meravigliata dal modo di fare del ragazzo, non appena ne ebbe la possibilità, gli disse con fare divertito:
«Non mi sembra il momento per una “scappatella”. Inoltre ti ricordo che sono fidanzata, quasi sposata».
«Perché pensate sempre che sia un disperato in cerca di una storia?» sbuffò, stizzito, l’altro.
«Chi altri lo pensa sono curiosa di…» fece per chiedergli la ragazza, ma Brendon, facendole segno di tacere, la interruppe:
«Ascoltami, non abbiamo molto tempo. Le Pixies mi hanno detto che lo Scrigno dell’infinito, all’interno del quale si trova Acheron, è custodito da una specie di nano da giardino molto dispettoso e soprattutto immune alla magia. È vero?».
«Si, si chiama Praseidinio. Comunque non ti preoccupare troveremo…» cercò di replicare Bloom, ma Brendon, non appena ebbe avuto la sua conferma, estrasse dalla tasca della sua giacca una fiala di vetro contenente uno spaventoso liquido nero e, consegnandolo in mano alla sua amica, la interruppe una seconda volta:
«Bloom… una sola goccia, non due, non tre… una soltanto. Una volta che l’avrà bevuta, vi darà tutto ciò che volete. Te lo ripeto: solo una goccia, altrimenti… beh… altrimenti non voglio neanche pensarci».
«Brendon, cos’è?» gli domandò, estremamente preoccupata, la rossa, mentre cercava di osservare il contenuto della fiala.
«Non è importante. Tu preoccupati solo di farglielo bere» rispose il ragazzo con aria seccata.
«Sicuro che funzionerà?» continuò a chiedergli la giovane fata.
«Questa è la seconda volta che… che… non ti preoccupare andrà bene» biascicò l’altro per poi allontanarsi.
A quel punto Bloom decise di fidarsi del suo amico e, riposta la fila nella tasca della sua gonna, raggiunse le altre Winx. La Griffin, Saladin, i ragazzi e le Pixies si avvicinarono all’altare sul quale era posta la Clessidra Frangiflusso. Daphne, allora, dopo essersi scambiata un ultimo sguardo d’intesa con le altre tre fate impegnate nella convergenza, stese le mani in avanti e, concentrandosi sulla parte di Fiamma del Drago di Acheron, formulò l’incantesimo di richiamo. Selina, posta difronte alla bionda, asprì nello stesso istante i palmi e sibilò l’Oppositus. Flora e Aisha, invece, assunsero la “posizione del loto” e, chiamata a raccolta la loro energia e quella delle altre due fate, amplificarono la forza e la portata della convergenza. Di conseguenza tra le mani di Daphne e Selina si creò una sfera magica di colore bianco, che con il passare dei secondi diventava sempre più grande. La preside di Torrenuvola, avendo capito che l’incantesimo di richiamo era ormai pronto, fece cenno alle altre Winx di trasformarsi, poi con l’aiuto di Saladin girò la clessidra di cristallo sottosopra. Non appena la sabbia nera iniziò a scorrere si sentì un rumore sordo, molto simile a quello prodotto da un ingranaggio che s’incastra. Il grande portone in legno, invece, scomparve nel nulla, lasciando posto ad una parete vuota. La Principessa Ereditaria di Domino e l’ex-strega dei serpenti quasi all’unisono gridarono ai presenti:
«Ci siamo! Dateci voi il via».
«Noi siamo pronte» esclamò, sicura, Bloom, parlando a nome delle altre.
«Ragazze ricordate: avete un’ora» le ammonì Saladin.
«Una vota che sarà trascorsa, Daphne si aggancerà alle vostre essenze magiche e vi riporterà in dietro con o senza il medaglione» aggiunse la Griffin con decisione.
«Avremo il medaglione... è una promessa» la rassicurò Musa, facendole l’occhiolino.
In quello stesso momento Daphne e Selina scagliarono l’incantesimo di richiamo, facendo svanire le loro amiche in uno scintillante tripudio di polvere di stelle.
«Sono sicuro che andrà bene» sibilò il preside di Fonterossa alla sua collega.
«Lo spero con tutto il cuore» concluse l’altra con aria trasognata.
Gli Specialisti, i due paladini e Max, invece, raggiunsero le autrici della convergenza e, congratulandosi per l’ottimo lavoro, le aiutarono a rimettersi in piedi. Sky, invece, si avvicinò minaccioso a Brendon, in quale era intento a giocherellare con le Pixies, e con tono autoritario gli disse:
«Hai un momento? Vorrei parlarti».
Il ragazzo dai capelli neri, allora, chiese gentilmente a Lockette e alle altre di lasciarli un attimo da soli. Fatto ciò, riassumendo la sua solita espressione di noncuranza, si rivolse al Principe di Eraklyon:
«Cosa vuoi?».
«Le devi stare lontano, hai capito?! Lei è la mia ragazza» gl’intimò il biondo, prendendolo per il colletto della maglia.
«Senti se ti riferisci a prima, io…» cercò di giustificarsi Brendon, ma Sky, dopo averlo sbattuto per terra, lo interruppe:
«Non m’interessa. Non ti avvicinare mai più a Bloom».
L’altro non replicò nulla e, chinando più volte il capo, gli fece cenno di aver capito. Il Principe di Eraklyon, allora, sebbene non si sarebbe mai aspettato di averla vinta tanto facilmente, gli voltò le spalle e senza aggiungere altro tornò dai suoi amici, lasciando Brendon a terra con il suo sguardo vitreo perso nel vuoto.
 
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Note dell’autore: Buonsalve a tutti!!! Come avrete sicuramente notato ho “declassato” il rating della storia: da rosso sono passato ad arancione. Sinceramente era da un po’ di tempo che riflettevo su questa cosa, anche perché nella fanfiction scene sessualmente esplicite o volgarità non si vedono neanche con il cannocchiale, ma avevo paura che la storia risultasse agli occhi dei lettori troppo violenta. Tuttavia, leggendo le altre storie del fandom e seguendo il consiglio di un’amica nonché autrice XD, mi sono finalmente deciso a effettuare questo cambiamento. Ciononostante, qualora qualcuno di voi fosse disturbato da questa mia scelta, vi prego di farmelo sapere. Senza dilungarmi troppo su questo argomento, veniamo al “succo” di questo estratto. Eldora, dopo essere arrivata ad Alfea e aver incontrato Selina, ha un lungo dialogo con la preside. Di questa discussione dobbiamo ricordarci due cose fondamentali: 1) Il furto della chiave del Legendarium… questo è importantissimo, altrimenti non capirete una “magagna” che mi sono inventato :D. 2) Le sessioni di legilimanzia di Eldora. Secondo voi (lo sono cattivo XD) cosa avrà mai da ricordare la fata madrina? Perché è stato tirato fuori dal nulla il personaggio di Sybilla e quale sarà il suo ruolo? Sono domande abbastanza complesse, ma di notevole impatto sulla storia :D. Nella seconda parte del capitolo Daphne trova un libro molto particolare: il Libro Sirenix. Questo è un altro mistero da svelare, le ragazze ormai hanno il Bloomix: a cosa gli servirà quel libro e perché ha un capitolo in più? Dopo il breve siparietto di Selina e Saladin (giuro avrei voluto dilungarmi, ma non ho potuto… mi divertiva troppo quella scena :D), i ragazzi giungono a Torrenuvola, dove la Griffin li porta nella Sala del Flusso Interrotto. Non mi dilungo su questa cosa, anche perché Tecna è stata più che esaustiva ;D. Sappiate solo che (almeno per l’aspetto “grafico”) mi sono ispirato alla Stanza dello Spirito e del Tempo di Dragonball e che Medad (rivedetevi l’episodio 3X13 e vi ho fatto un big spoilerone ;D), insieme a suo fratello Breaker, torneranno a farsi sentire nel prosieguo. Il come… beh… lo scoprirete leggendo ahahahahahaha. Le Winx, infine, attuano la convergenza e entrano nel Legendarium (era pure ora XS). Della parte finale… tenete a mente tutti e dico proprio tutti i dialoghi di Sky, sono fondamentali per capirne la psicologia. Ho concluso, scusatemi se anche questa volta vi ho annoiato XD. Come sempre, un ringraziamento ai recensori, ai lettori silenziosi e a MartiAntares (non fa niente se te li ho fatti anche in privato) che mi ha aggiunto tra gli autori preferiti. Un saluto generale :D :D :D.
Yugi95
   
 
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