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Autore: Suicide Crown    30/01/2017    0 recensioni
"Sono ancor più dell'opinione che più hai paura di una cosa, più potere le dai."
"Sono anche convinta che il Sole non dovrebbe donare la propria luce a chi non lo merita, perché magari, per una semplice inaccortezza, potrebbe lasciare al buio persone che bramano un piccolo raggio."
"So che la Luna non è luce, ma riflesso dell'anima,
Che le ferite sulle braccia sono semplici tagli provocati da una lametta,
Che la Terra non è gialla ed il buio non è così terribile,
Che i mostri vengono definiti tali, perché una certa credenza ha portato tutti ad odiarli,
Che la Società non è più giusta, dato che detiene delle informazioni sbagliate,
Che-"
"Dimmi qualcosa che non so"
"Trovami la logica del Mondo."
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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One.



Il bagno dell'Istituto era così freddo, come lo era anche il pavimento, su cui tra una mattonella e l'altra si intravedeva dello sporco accumulato in precedenza. Le pareti erano talmente perfette e prive di scritte, che parevano seriamente irreali, per quanto era strano. Fuori, la pioggia batteva incessante sull'asfalto rovinato dai tantissimi motorini che passavano di lì, prima di posteggiare nell'atrio del complesso, su cui era stata postata l'entrata posteriore, accessibile solo agli studenti. 
I corridoi erano rumorosi ed affollati, in vista dell'intervallo. Gruppi di ragazzi erano riuniti in semicerchio e ridevano, ridevano per nulla, urlavano per nulla in particolare, probabilmente solo per attirare l'attenzione dei presenti, o per coprire l'imbarazzo o il disagio nelle loro menti già disagiate. 
Con il rossetto rosa pastello tra le dita, le più vanitose erano intente a truccarsi, mentre molti altri consumavano il proprio pranzo, tirando delle volte alcune briciole sui capelli del più secchione, per ridere un po', data la noia imminente. Il campo di calcetto, quest'ultimo sempre pieno di ragazzi, era stato occupato dal quinto anno, che avevano subito iniziato a tirarsi la palla a vicenda, vociando e urlando sui giocatori più inesperti, che non sapevano a chi passare la palla. 
L'Istituto Correzionale di Broadway era la più eloquente scuola per eccellenza, che comprendeva oltre trecento studenti. 
Queste furono le parole della direttrice all'apertura del nuovo anno scolastico, con tanto di foulard nero annodato attorno al collo: "questo è un Istituto in cui regna sovrano il rispetto e l'educazione verso il prossimo. Una scuola che metterà in riga i casinisti ed elogerà gli eccellenti. Fumo, droga e alcool sono severamente vietati. Vietato è anche l'uso di oggetti pericolosi all'interno delle aule e dell'intero complesso, quali coltellini svizzeri, accendini ed oggettistica varia, che risulta inutilizzabile nel vostro soggiorno qui. Detto ciò, vi auguro una buona permanenza." Una platea di genitori, alunni e insegnanti si alzò dalle proprie sedie, applaudendo all'anziana signora col microfono ancora in mano, che adesso stava commuovendosi, asciugando di nascosto qualche piccola lacrima dal suo volto, con un misero fazzoletto di stoffa. 
                                 

- Passami il tuo accendino, Ethan.- Con la musica sparata negli auricolari e la sigaretta tra le dita, una ragazzina abbastanza stramba era seduta sulle fredde e luride mattonelle del bagno, dentro uno dei pochi divisori che dividevano quest'ultimo da un cesso all'altro. Pressò la suola degli anfibi contro l'estremità della parete di fronte a sé accanto ad un ragazzo moro e la pelle bianca, per poi aprire la mano e portarla davanti ai suoi occhi, lievemente impaziente, seppur cercasse di non darlo a vedere. 
Carrie Moore, il cui nome veniva continuamente storpiato da molte entità, era la tipica ragazza che odiava le restrizioni, nonché i giri di parole. Il bel viso d'angelo dai lineamenti delicati e la pelle pallida, facevano un contrasto con i borchiati vestiti di pelle ed il bicolore dei capelli, nero corvino alla base e rosso sulle punte. Ethan Courley era un suo semplice conoscente. Anche lui dai tratti delicati, ma con una particolare caratteristica che sfigurava il suo bel viso, quest'ultimo sfiorato da alcuni ribelli ciuffi corvini: una cicatrice, partente dall'occhio destro per poi finire poco più sotto della guancia. Alcuni lo definivano un simbolo anarchico, come qualcosa dotato di qualche potere speciale, come un dono di Dio. 
Ma la sua mentalità ormai malata preferiva trovare la cosiddetta provenienza alla rappresentazione della lacrima bruciante di un Demone. 
Carrie, invece, non aveva mai parlato di sé. Per gli altri, la nera non aveva alcun difetto, seppur la diffidenza e le lingue di serpente di tutta la scuola odiasse ammetterlo. 
Sì, esatto. Ogni individuo all'interno dell'istituto provava un odio represso verso quella piccola ragazza, e lei di conseguenza odiava il mondo, con tutte le sue sfaccettature. E la creazione del genere Umano, che lo rese ancor più un fallimento, a parere suo. 
Non a caso, nonostante Carrie venisse picchiata la maggior parte delle volte, soprattutto nei momenti in cui la sua disarmante sfacciataggine veniva a galla, al contempo provavano rispetto verso di lei.
Ma non rispetto, attenzione,  piuttosto una forma di ammirazione. Un ammirazione che non veniva assolutamente ricambiata. 
Difatti, Carrie Moore veniva considerata la persona psicologicamente più forte di chiunque, in mezzo a quella calcagna di gente, le grida...il dolore di chi veniva pestato a sangue, magari i più deboli. 
Ma, attenzione, lei non era debole. 
Ma bensì indifferente verso qualsiasi cosa, fredda. Impassibile, per così dire. Esattamente così, impassibile ad ogni tipo di dolore, sia fisico che mentale. Non subiva in silenzio, come la maggior parte della gente. Non implorava perdono al nulla, per nulla, su nulla, non strisciava ai piedi di quella gente patetica. Su una cosa sbagliava, però: il farsi del male. 
Dopo aver acceso la sigaretta con l'accendino bordeaux di Ethan, la nera glielo lanciò contro, e lui prontamente lo riprese. A quel punto, tirò un lieve respiro e fece un tiro. Nuvolette concentriche si crearono sopra i loro volti, dopo che lei ebbe alzato il volto verso il tetto ricoperto di nauseante muffa, buttando via ciò che aveva aspirato. 
Intanto, gli applausi fastidiosi della Cerimonia d'Apertura arrivarono persino alle orecchie dei due trasgressori, che non gradirono molto. Non sopportavano il rumore, disturbava quella musica Metal che entrambi stavano ascoltando, ora che la nera si era accucciata accanto al moro e gli aveva dato un auricolare. 
Dopo cinque o sei tiri, Carrie lanciò la sigaretta ormai consumata esattamente a metà dentro il gabinetto e tirò con la punta degli anfibi la maniglia della sciacquone. 
La tranquillità nell'ascoltare quel meraviglioso pezzo strumentale durò ben poco, non appena il moro tolse bruscamente gli auricolari ad entrambi e li fece cadere dentro la tasca dei jeans strappati, per poi alzare un sopracciglio e posizionarsi di fronte a lei, ormai bloccata contro il gelido muro.
- Che vuoi? - Chiese vagamente la nera, mordendosi appena il piercing al labbro inferiore, nel tentativo di spegnere quel dannato Mp3 ormai vecchio. 
A quel punto, Carrie alzò lo sguardo, incontrando quello del giovane. 
Avrebbe mentito, se avesse detto che il suo sguardo non la imbambolò per un minuto. Insomma, non provava niente, ma solamente una dannata familiarità di sguardi. Era magnetico, esattamente come il suo, forse con una maggiore percentualità di strafottenza. 
- Lo hai fatto di nuovo, sei una stronza. - lo sguardo del moro si indurì, nel mentre la nera scoppiò in una piccola risata fastidiosa. Era piacevole stuzzicare quel suo conoscente con cui passava la maggior parte del tempo, quando non veniva scortata in un angolo e picchiata. 
- Cosa ho fatto di nuovo, ho forse messo una delle canzoni che odii di più, ma che personalmente amo? - ringhiò appena lei, iniziando a giocherellare con una sottile ciocca di capelli, tra un singulto di risate e l'altra.
- Smettila di ridere, e sì. - a quel punto, Ethan afferrò i polsi della dark e la pressò ancor più al muro, per poi avvicinarsi al suo pallido viso e tirarle una piccola testata in fronte. Solo che, nello stesso momento, la nera si era prontamente preparata a poggiare la suola degli anfibi sul suo stomaco, più perché le andava, non voleva di certo allontanarlo. Insomma, inutile dire che era una di quelle ragazzine che amavano quelle reazioni improvvise e "romantiche" da parte di un ragazzo, perché a lei non faceva né caldo né freddo. 
- Fottesega, l'Mp3 è il mio.- puntualizzò lei, assottigliando lo sguardo verso le iridi grigioazzurre del punk, che di conseguenza ricambiò con uno sguardo tetro, quasi scettico.
- E gli auricolari sono i miei, come la mettiamo? - nel momento in cui pronunciò le parole dell'affronto, Ethan la liberò dalla presa, lasciando che la ragazza si lasciasse scivolare sulla parete, per poi rimettersi a sedere. Gli ringhiò per un attimo, per poi stringere le maniche della giacca nera, lunghe abbastanza da ricoprire ciò che non avrebbe mai far voluto vedere a nessuno. I segni della sua maledettissima debolezza interiore, di cui non poteva fare a meno di moltiplicare, fino allo sfinimento, per concludere niente. 
Nel momento in cui il punk iniziò a squadrare di nascosto il volto indecifrabile della nera, suonò la campanella, segno che le lezioni stavano per ricominciare.
- inzuppati bene di questo profumo-spray...puzzi di fumo.- detto ciò, Ethan estrasse dalla tasca della giacca una piccola bottiglietta cilindrica di metallo e gliela fece scivolare lungo le esili gambe, quest'ultime adesso rigorosamente strette al petto. Carrie lo prese in mano e se lo rigirò tra le dita affusolate, rimanendo impassibile davanti alla mancata "gentilezza" del ragazzo. Alla fine, loro non stavano insieme per piacere, ma per il semplice fatto che lì dentro, in quella misera scuola in cui vigeva l'omologazione di massa e la diversità da persona a persona pari a zero, erano gli unici che si differenziavano. E gli unici emarginati, che non seguivano un certo modo di essere come le pecore che seguono il branco di un ceto più alto.
Loro erano Carrie e Ethan. Più compagni di sventure, che singoli conoscenti. 
Dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla dark, che ormai iniziava a svuotare quello spray, nell'intento di nascondere l'odore del fumo, tirò un lieve calcio alla porta e la aprì, uscendo dallo squallido bagno azzurrino.

×∆×

Ehilà, bella gente! Come va? Spero bene, dai. Questo primo capitolo è nato in un giorno di pioggia, più che altro prima era un'idea. Spero che vi piaccia! 

Fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei davvero felice!

 

Bacioni,

Moon.

   
 
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