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Autore: FairyCleo    30/01/2017    4 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 22

Restiamo uniti

 
Avevano abbandonato il castello con la morte nel cuore e mille dubbi inespressi che li stavano man mano consumando.
Erano diventati loro malgrado i protagonisti di un gioco mortale, un gioco a cui non avevano scelto volontariamente di partecipare e che li aveva portati a commettere più passi falsi che mosse degne di lode.
Non si erano curati neppure di non dare troppo nell’occhio, in quell’occasione. L’unica cosa a cui Goku, Gohan, Vegeta e il piccolo Trunks stavano pensando, era di lasciarsi alle spalle il più in fretta possibile quell’orribile posto e raggiungere a gran velocità chi li stava attendendo con immensa trepidazione.
Gohan teneva stretto a sé il suo piccolo, adorato fratellino, seriamente preoccupato per non aver visto da parte sua alcun tipo di reazione a quel sonno forzato. Avrebbe tanto voluto provare a scuoterlo, a farlo svegliare, ma sembrava che non ci fosse modo di far sì che ciò si verificasse. Lo stato comatoso in cui versava ormai da diverso tempo sembrava quasi irreversibile, ma non aveva osato chiedere a qualcuno dei presenti cosa pensavano si potesse fare per cambiare quella che, a suo sentire, era diventata una spaventosa realtà.
Vegeta e Trunks erano troppo provati da quanto era loro capitato, e suo padre… Bè, suo padre non poteva sempre designarsi paladino della giustizia e risolutore di ogni genere di sciagura o calamità. Quello che spesso tendevano tutti a dimenticare era che, per quanto lui fosse sempre presente e puntualmente disposto a sacrificare la propria vita per un bene comune, Goku non era tenuto a farlo e che anche loro erano perfettamente in grado di assumersi delle responsabilità.
Del resto, cosa avrebbe potuto sperare che facesse, suo padre, per scoprire cosa fosse capitato a Goten? O cosa avrebbe potuto fare Vegeta? A quel punto, avrebbero potuto chiedere la stessa cosa a lui, e avrebbe risposto che il massimo che poteva fare era non creare allarmismo e provare, almeno per una volta dopo tanto tempo, ad alleggerire il peso che gravava sulle spalle del saiyan che aveva contribuito a farlo venire al mondo.
Vegeta, solitamente propenso a volare un passo avanti a tutti gli altri, in quell’occasione era rimasto indietro. Gohan sospettava che ciò stesse avvenendo perché, così facendo, poteva tenere sotto controllo Trunks senza dare troppo nell’occhio. E, qualcosa, diceva al giovane Son che non era il saiyan con i capelli lilla l’unico che voleva in qualche modo proteggere. Gohan era certo che Vegeta si sentisse responsabile per tutti e per tutto. Ormai aveva imparato a conoscerlo bene, e sapeva distinguere ogni suo atteggiamento, per quanto egli cercasse di mascherarlo sotto quel suo consueto cipiglio.
Vegeta stava soffrendo. Il principe, anzi, il re dei saiyan, stava tremendamente soffrendo per il barbaro destino che era capitato a loro tutti, destino di cui si sentiva tremendamente, immancabilmente responsabile. Era inutile che provassero a consolarlo, a ripeterglielo fino allo sfinimento: niente avrebbe potuto convincere Vegeta che era una vittima degli eventi esattamente come tutti loro, e non la causa scatenante di quelle sciagure che continuavano a perseguitarli.
Sapeva perfettamente che sia Bulma sia suo padre avevano provato a parlargli per convincerlo della sua totale estraneità ai fatti, ma quella ultima batosta aveva reso i loro sforzi vani. Non se la sentiva di biasimarlo, ma non poteva neanche permettergli di distruggersi. Avrebbero trovato una soluzione. Non sapeva ancora quale fosse, ma non potevano darsi per vinti. Se Junior fosse stato lì, lo avrebbe spronato a lottare con tutte le sue forze. E lui, Son Gohan, non avrebbe mai deluso colui che era stato non solo un maestro di arti marziali, ma un maestro di vita.
“La caverna è laggiù” – aveva detto Trunks, indicandola con il suo piccolo dito. Preso dall’ansia, Goku li aveva portati fuori dal castello, ma non nei pressi della grotta dove si erano rifugiati gli altri, ed erano stati costretti a percorrere un tragitto più o meno lungo in volo. Qualcuno avrebbe potuto accusarli di aver prestato poca prudenza, ma non era stato così: avevano ormai capito che Vickas era ovunque, pronto a giocare il più spregevole tra i tiri mancini, e che nascondersi da suoi occhi erano un pensiero sciocco e una cosa irrealizzabile. Così come sarebbe stato irrealizzabile pensare di nascondersi agli occhi di Bulma.
Non che Vegeta avesse pensato di farlo: lui possedeva il coraggio di un vero saiyan, ma affrontare sua moglie non sarebbe stato facile neanche per lui. Sapevano che Bulma avrebbe capito, ma sapevano anche che inizialmente avrebbe perso le staffe, non risparmiando schiaffi o calci a chiunque si trovasse alla sua portata, marito compreso. Erano certi che anche Chichi avrebbe reagito in malo modo alla notizia che avrebbero dovuto dare loro, e Goku sperava con tutto il cuore che sua moglie non esagerasse nel dare addosso a Vegeta. Aveva già abbastanza preoccupazioni.
Si erano fermati tutti di colpo, atterrando proprio davanti alla caverna, trovandola stranamente vuota.
“Chichi?” – aveva chiamato Goku.
“Mamma?” – aveva provato Trunks.
“Bulma… Crilin… Dove siete?”.
“Qui non c’è nessuno, Gohan” – aveva detto Vegeta, ancora più preoccupato – “Tsk! Ma dove diavolo sono andati tutti? BULMA! BULMA!”.
“TESORO!” – la voce di Bulma, e non solo quella, lo aveva travolto all’improvviso, prendendolo alle spalle con una mossa a sorpresa.
La turchina aveva stretto suo marito con forza, gli occhi colmi di lacrime e le spalle tremanti per lo sforzo di trattenere il pianto. Era sollevata, sollevata e contenta di sapere che suo marito stava bene, che tutti stavano bene ed erano lì, incolumi.
“Mi sei mancato così tanto. Sono stata così in pensiero. Pensavo che quel mostro di Vickas ti avesse fatto del male e che non ti avrei più rivisto. Oh, amore, sono così contenta di vederti! Sono morta di paura!”.
Vegeta non si era mosso, incapace di reagire a quella dimostrazione di affetto. Si sentiva spaesato, confuso, imbarazzato in parte e incapace di confidare a sua moglie quanto accaduto.
“E ci siete anche voi! E stati tutti bene! Chichi sarà felicissima! E anche Crilin! Scusate se vi abbiamo fatto preoccupare, ma ci sono novità! Seguitemi! Lasciate che vi mostri cosa abbiamo fatto! O meglio: trovato!”.
E, senza che loro potessero opporsi in qualche modo, Bulma li aveva condotti fuori dalla grotta, in uno spiazzo circondato da alti pini sopravvissuti alla furia di Vickas.
“Io non capisco…” – aveva detto Goku, osservando il luogo dove li aveva condotti l’amica – “Ma dove sono tutti?”.
“Un po’di pazienza e lo vedrai con i tuoi occhi”.
Ed ecco che, prima ancora che potessero fiatare, Bulma aveva premuto un piccolo tasto su un telecomando tirato fuori da chissà dove e, chissà come, una porta si era aperta all’improvviso, mostrando loro l’ingresso di una casa perfettamente arredata e funzionale.
“U-URCA!”.
“Mamma! Ma avete trovato… Avete trovato…”.
“Un’intera collezione di capsule, tesoro. E questa è stata la perla del tesoro scovato da Crilin: una casa dotata dei più avanzati sistemi di sicurezza presenti al mondo. Come potete vedere, al di fuori è completamente invisibile, ed è dotata di uno scudo anti-atomico e di una serie di giocattolini che potrebbero rivelarsi molto utili, date le circostanze”.
“Ma-ma… Bulma, è fantastico!”.
“Sì, Gohan, lo è. Siamo al sicuro. Per quanto si possa pensare di essere al sicuro da quel mostro. E siamo equipaggiati, nonché dotati di qualsiasi genere di comfort. Ma vi prego di entrare. Potrete fare una doccia, rifocillarvi e cambiarvi d’abito. Anche riposare, se serve. E mi racconterete tutto quello che è successo”.
Ora che la guardavano meglio, effettivamente, Bulma non indossava più l’abito rovinato e sporco sopravvissuto all’attacco di Vickas, ma una comoda e calda tuta di velluto viola, e la sua pelle e i suoi capelli splendevano di un nuovo vigore.
“Andrà tutto bene, ragazzi. Questa non è una prigione. Fidatevi di me: questo è solo un momento di gioia”.
Ma no, quello non sarebbe stato un momento di gioia, e Bulma lo aveva capito nello stesso istante in cui aveva finito di pronunciare quella frase e aveva posato il suo sguardo fiducioso prima sul marito e poi sul suo piccolo, adorato unico figlio.
“Ma… Vegeta… Trunks… Che vi succede?”.
“Entriamo” – Vegeta era stato perentorio – “È tempo che tutti sappiate quanto è accaduto”.
“Ma cosa… ASPETTA!”.
Ma Vegeta non l’aveva ascoltata ed era entrato in casa, seguito da Trunks e da Gohan.
“Entra dentro, Bulma” – le aveva consigliato Goku, mettendole una mano sulla spalla in segno di affetto – “Ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare”.

 
*
 
Aveva raccontato la tremenda vicenda di cui erano stati protagonisti senza fare troppi preamboli, senza fronzoli e con una calma che aveva reso tutto irreale e lontano nel tempo, come se quanto accaduto non li riguardasse da vicino, come se fosse capitato a qualcun altro e non a loro che, inermi, continuavano a stare seduti attorno al tavolo rotondo che si trovava esattamente al centro dell’ampio salotto. Le tazze fumanti di thè verde che avevano preparato per loro Chichi e Bulma erano rimaste intonse, diventando man mano fredde e prive di attrattiva. Lo stesso destino era toccato ai biscotti della fortuna, i preferiti di quello che era ormai diventato il re dei saiyan.
Nessuno aveva osato fare domande e Bulma, la madre del bambino diventato vittima sacrificale, era rimasta in piedi, davanti al lavandino, il capo chino e la mente perduta chissà dove, intenta a strofinare con la spugna insaponata una tazza pulita, diventata il suo unico sfogo.
“Questo è quanto” – aveva sentenziato Vegeta, glaciale. Aveva in ogni modo provato a non far trasparire alcun tipo di sentimento, ma era proprio lo sforzo di rimanere impassibile che rendeva ogni suo tentativo vano.
Sarebbe crollato. Prima o poi, Vegeta sarebbe crollato, e il compito di sorreggerlo e rimetterlo in piedi, a quel punto, a chi sarebbe toccato?
“Papà… Tu lo sai che non ci sono alternative… Noi lo dobbiamo fermare e…”.
“Ti ho già detto che questa decisione non spetta a te”.
“Oh Trunks, ma cosa stai dicendo?” – Crilin, in un primo momento impassibile, non era riuscito a non intervenire in quel dialogo padre-figlio poco produttivo – “Nessuno di noi ti permetterà di compiere qualche gesto estremo. E poi, davvero credi che tuo padre possa scegliere volontariamente di immolarti? Non dire sciocchezze…”.
“Ma come lo fermeremo? Come? Quel Vickas si sta prendendo gioco di noi. Lui ha fatto di proposito una cosa del genere per mettere papà di fronte a una scelta che non riesce a prendere! Per questo voglio prendere io questa decisione! Lasciatemi decidere! Vi prego!”.
“Ora basta!” – Chichi, rimasta fino a quel momento in silenzio, seduta sul divanetto accanto al suo piccolo ancora addormentato, era stata perentoria. Il suo sguardo saettava, e una fermezza non udibile neppure in Vegeta si era palesata nel suo tono di voce – “Unico o no capace di fermare Vickas, noi non ti permetteremo di fare niente di stupido, intesi? Non faremo il suo sporco gioco e ci impegneremo a fondo per sconfiggerlo in qualche altro modo. Non è vero, Goku? Non è così, Vegeta?”.
Era strano che fosse proprio lei a fare quel discorso, che proprio lei non stesse incolpando Vegeta dell’ennesimo fallimento. Eppure, sembrava che la decisione nella sua voce avesse in un certo qual modo convinto Trunks della scelleratezza delle sue convinzioni.
“Qui, di nostra mano, nessuno verrà sacrificato, o immolato, o venduto al demonio. Nessuno subirà gli eventi passivamente. Siamo tutti lottatori, anche se lottiamo in modi diversi! Pensaci bene, Trunks: come potrebbe continuare a vivere, tuo padre, sapendo che coscientemente ha privato della vita il sangue del suo stesso sangue? E tua madre? Che opinione avrebbe di lui? A quel punto, sarebbe meglio morire tutti”.
“Eh? Urca tesoro! Non credevo che tu…”.
“Siamo qui, Goku. Siamo quelli che restano del nostro gruppo di amici, molto probabilmente. Siamo feriti e spaventati, ma siamo insieme. Le persone che sono fuori, invece, sono diventate schiave e vittime di Vickas, e io non permetterò che qualcuno, tra noi, subisca la stessa sorte. Nessuno dovrà morire. Ho ragione, Vegeta?”.
In un primo momento, il re dei saiyan non aveva risposto. Ma poi, preso coraggio e assimilate le parole della donna che tanto lo detestava, aveva risposto con un cenno di assenso, mostrandosi in parte sollevato da quell’incombenza così pesante.
“Adesso, filate a lavarvi e a riposare. Al vostro risveglio, prometto che troverete da mangiare i vostri piatti preferiti. Devono essere in forze per sconfiggere il nemico, non è così, Bulma?”.
E la turchina, esattamente come il marito, aveva risposto con un cenno del capo, sorridendo tristemente.
“Ce la faremo. E cominceremo a farlo restando uniti”.
E così dicendo, tutti si erano messi all’opera, cercando di non svegliare chi riposava già da diverso tempo. Nessuno, però, si era accorto di quanto stava avvenendo sotto il loro naso: nessuno si era accorto che un’aura verdognola si era sviluppata attorno al corpicino del piccolo Goten.

Continua…
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Eccomi qui, di nuovo puntuale!
E pensare che giovedì ho un esame e devo ancora finire di ripetere!
Ma non potevo abbandonarvi: no e poi no!
Dunque, i nostri amici si sono ricongiunti. Dieci e lode a Chichi, che solitamente odio a morte. Ma come hanno fatto a non accorgersi di Goten?
Lo capiremo nel prossimo capitolo!
Grazie di tutto!
Un bacione
Cleo
   
 
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