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Autore: usotsuki_pierrot    30/01/2017    0 recensioni
Tutto parte da una piccola parola. Una parola di partenza. Uno spunto per creare una mini storia che potrà coinvolgere un singolo pg, coppie comuni e non, due o più pg non legati da una ship.
Ecco la sfida in cui ho deciso di lanciarmi con la creazione di questo nuovo account, per lasciarmi alle spalle quello vecchio (_Colous_ of the _Music_) e ributtarmi di getto su questo sito.
(Sono presenti anche oc miei e non).
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- Rana (Midorima x Takao)
- Panino (Hitomi e Kiyoshi)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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RANA - Midorima x Takao.

Midorima Shintarou e Takao Kazunari. Solo un pazzo delirante avrebbe mai potuto scommettere sul loro rapporto. Perché, era inutile negarlo, sarebbe risultato complicato a chiunque immaginare due ragazzi con caratteri così… opposti come i loro andare d’amore e d’accordo.

Il primo era così distaccato, chiuso e “strano”, quasi complicato; il secondo molto più solare, amichevole e aperto. Erano come il fuoco e l’acqua, il giorno e la notte, l’estate e l’inverno.
Insomma, erano l’uno il contrario dell’altro, ma proprio per questo erano così… compatibili?
I loro primi giorni furono un vero inferno, soprattutto per il più alto, che dovette subirsi le chiacchiere infinite del nuovo compagno di squadra dai capelli neri. Quest’ultimo continuava a parlare e a parlare, a presentarsi, a farsi conoscere, a rompere i timpani al verdino, che finiva per rincasare con la testa dolorante, le orecchie praticamente in fiamme, la mente confusa e traboccante delle parole e della voce inconfondibile del ragazzo.
Ma a Midorima… piaceva. Sembrava essere quasi confortato dalle chiacchiere sconfinate del più basso, come se bastasse la sua voce per rilassarlo e fargli dimenticare tutto il resto. Beh, non che fosse difficile, visto il tono incredibilmente alto che si ostinava a mantenere.
Del resto, anche Takao sembrava incuriosito dal verdino. Non per i motivi futili degli altri giocatori; non gli interessava che fosse uno dei membri della famosa Generazione dei Miracoli, non lo ammirava per quello, o almeno non SOLO per quel motivo. Si era reso conto fin dall’inizio, quando si limitava ad osservarlo allenarsi, che era indubbiamente degno di essere considerato uno dei giocatori di basket più forti e famigerati della loro generazione, ma sentiva che c’era qualcos’altro in lui. Qualcosa che andava oltre alle semplici capacità in partita.
Takao sapeva, era certo, che quel ragazzo avesse un’aura diversa da quella di tutti gli altri.


E man mano che passavano le settimane, i mesi, gli anni, quell’aura non spariva. Anche al termine del primo anno delle superiori, quando alcuni dei compagni di squadra più forti e abili, loro senpai, si diplomarono e lasciarono l’istituto, Takao continuò a considerare Midorima sempre allo stesso identico modo. Un modo che non riusciva a spiegarsi. Sapeva di non essere in grado di dare una definizione a quella sensazione, non ancora. Così continuò a guardarlo, ad osservarlo diventare un giocatore sempre più abile nonostante fosse già un ragazzo incredibilmente talentuoso agli inizi, e a mascherare ciò che provava tramite il velo dell’ammirazione. Ogni qualvolta un compagno di squadra, un kouhai, un amico si avvicinava a loro, che erano diventati praticamente inseparabili, come se fossero stati una cosa sola, e chiedeva come facessero ad andare così d’accordo, il ragazzo dai corti capelli neri sfoderava un sorriso, un misto tra malizia e simpatia, con un pizzico di rabbia, e rispondeva che erano semplicemente uniti dal desiderio di giocare a basket come mai nessuno aveva fatto.


Il giorno in cui i due si diplomarono, Midorima pianse. Nessuno si aspettava di vederlo in quello stato, nemmeno Takao, nonostante non fosse la prima volta. Già era successo, che in preda allo sconforto a seguito di una sconfitta particolarmente pesante, il verdino si sfogasse con lui, rivelando unicamente al ragazzo le sue paure, le sue incertezze, il suo lato più “umano”, che poco o niente aveva a che fare con il fatto di essere un membro della Generazione dei Miracoli.


Non fu un problema per loro iscriversi alla stessa Università e affittare un appartamento in comune, per dividere le spese e stare in compagnia per abbattere la solitudine degli studi e del passaggio all’età adulta. Fu anzi un sollievo per Takao, che quando si sentì accettare la proposta dal più alto avrebbe voluto saltare di gioia.
Anche Midorima si ritrovò a dover ammettere che vivere insieme a Takao era molto meglio di come si aspettasse. Non che avesse molti dubbi, dopotutto. Gli piaceva tornare a casa la sera, anche piuttosto tardi, e trovarlo sul divanetto in sala a dormire, magari con un libro sul viso o sulla pancia, una gamba a penzoloni e l’altra appesa allo schienale del divano. E, cosa molto importante, sebbene il verdino stentò a crederci i primi giorni di “convivenza”, il ragazzo era incredibilmente… silenzioso, quando dormiva. I mesi precedenti al trasferimento non faceva altro che immaginarselo sdraiato in posizioni improponibili, anche a terra se necessario, a russare come mai nessun umano avrebbe potuto fare; già aveva messo in programma innumerevoli notti insonni a tentare di soffocarlo nel sonno, escogitando piani per far sembrare il suo omicidio un incidente.
Takao, d’altronde, adorava svegliarsi la mattina, molto spesso sullo stesso divano su cui era crollato il giorno prima, e sentire il profumo incredibilmente buono della colazione preparata dal verde. Sarebbero potuti passare mesi e mesi, ma non si sarebbe mai abituato a quella situazione. Come il più alto, anche lui aveva trascorso il periodo prima dell’inizio dell’Università a progettare veri e propri piani di sopravvivenza, soprattutto legati al cibo. Non aveva mai imparato a cucinare veramente, perciò come avrebbero fatto a mangiare? O perlomeno, a preparare pranzi e cene decenti? Sarebbero morti di fame, pensava. E invece, si era innamorato fin dal primo pasto della cucina di Midorima, che anzi sembrava abituato. Che avesse fatto pratica prima di trasferirsi? Che fosse già un “esperto” anche alle superiori? Di certo il ragazzo non dava modo praticamente a nessuno di conoscere aspetti privati della sua vita, perciò Takao non si addossò mai la colpa per non aver scoperto prima il talento culinario del più alto. Non che gli interessasse impicciarsi, dopotutto; a lui importava solamente avere qualcosa da mettere sotto i denti. Solo dopo qualche mese di convivenza si rese conto di quanto pian piano quel bisogno mutò fino a diventare un forte desiderio di avere davanti agli occhi unicamente i piatti di Midorima.


Non fu tuttavia un sentimento unilaterale. Man mano che il tempo passava, anche quest’ultimo capì che Takao era l’unica persona che avrebbe voluto mai avere in casa, il solo con cui avrebbe mai voluto parlare praticamente di tutto, dalle cose più banali a quelle più serie e che richiedevano una certa attenzione. Takao era diventato un punto di riferimento per Midorima, che, non lo avrebbe mai ammesso, era l’unico che l’aveva “salvato” dall’ansia che lo aveva attanagliato nel momento in cui ai due era stato chiesto di andare avanti da soli, nella vita, e di continuare con autonomia e libertà il proprio percorso. Alla fine delle superiori si erano ritrovati catapultati nel mondo degli adulti senza che nessuno lo volesse veramente, e Takao era stato il solo ad offrire al ragazzo una luce da poter seguire, seppur inconsapevolmente.


Furono quegli stessi sentimenti che portarono entrambi a fare sesso per la prima volta nella loro vita, in quello stesso appartamento, nella camera del più scuro. Erano impacciati, in preda alla confusione, all’imbarazzo e alla timidezza, ma sapevano entrambi che sarebbe dovuto accadere; non che stessero cercando di nascondere l’evidente desiderio che li stava man mano trascinando, anzi. Si mostrarono per la prima volta nudi; dal punto di vista fisico ed emotivo.


E fu qualche tempo dopo quella notte così intima che…
“Shin-chaaaan!!”.
“Mh? Takao? Che ci fai qui, non dovresti essere a lezione a quest’ora?”.
“Insomma, Shin-chan! Ti ho già detto che mi fa strano sentirmi chiamare ‘Takao’, ‘Takao’ dopo quello che abbiamo fat-”.
Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase, dato che il verdino, con una rapidità eccezionale, posò la mano sulla sua bocca, premendo per non far uscire nessun suono. Era visibilmente rosso in viso, e non osava guardarlo negli occhi, dettagli che fecero ridacchiare l’altro non appena fu nuovamente libero. Nonostante Takao adorasse guardare da lontano il ragazzo ogni qualvolta si metteva seduto sul prato, vicino al piccolo laghetto dell’Università, sotto uno dei grandi alberi che offrivano una tenera e accogliente ombra quando in quei mesi il sole picchiava più del solito, quel giorno non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione e si era avvicinato, rompendo il magico silenzio in cui Midorima si rintanava di solito.
“Shin-chan, ho una sorpresa per te!”. Quel tono malizioso fece subito capire a Midorima che doveva aspettarsi uno scherzo da parte del più basso. Tuttavia non riuscì a resistere alla curiosità e, ingenuamente, domandò di mostrare la cosiddetta “sorpresa” che aveva preparato.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, e solo allora il verdino notò che aveva una mano dietro la schiena, quasi a proteggere qualcosa, che non si mosse minimamente e che solo allora cominciò a spostare, rivelando una piccola… rana.
Rana che dopo qualche secondo saltò sul viso del ragazzo, facendo scattare in lui quasi una molla che lo fece alzare di colpo dalla sua solita postazione. Midorima si portò le mani sul viso per poter acchiappare l’animale, che però avvertì il pericolo e salì sulla sua testa, mentre Takao rideva a più non posso e si piegava sulle ginocchia con le braccia avvolte intorno alla pancia e le lacrime agli occhi.
Il verdino gli lanciò un’occhiata fulminea e intimidatoria, occhiata che però non fece altro che far ridere ancora di più il ragazzo a causa del piccolo animale che ancora non si accingeva minimamente a lasciare i capelli del più alto.
Quest’ultimo tirò un lungo sospiro, si portò le dita agli occhiali per poterli sistemare come al suo solito e afferrò con delicatezza la piccola rana che questa volta si fece acchiappare, presa alla sprovvista. Dopodiché si avvicinò al piccolo laghetto dietro di loro e posò a terra l’animale, che saltò via finalmente libero.
Midorima si lasciò andare ad un altro lungo sospiro, era da tanto che non subiva uno degli scherzi di Takao, e doveva ammettere che si era divertito un po’ anche lui.
Ma non sapeva ancora che la sorpresa citata dal ragazzo non era quella. Faceva tutto parte del piano di Takao.
Non appena il verdino si voltò per avvicinarsi nuovamente all’albero a cui si era in quei mesi affezionato, trovò subito un ostacolo di fronte a lui.
Takao si era inginocchiato davanti a lui, e aveva in mano una scatolina blu, piccola, che aveva nascosto nelle tasche dei pantaloni e che, Midorima l’aveva capito ormai, era riuscito a prendere nel momento in cui si era voltato per avvicinarsi al laghetto.
Lo guardava con un sorrisetto evidente dipinto sul volto, gli occhi ancora lucidi dalle risate, e Midorima capì che stava cercando di trattenersi per non scoppiare di nuovo e rovinare il momento.
Il verdino si stava facendo sempre più rosso, e man mano che i secondi passavano il suo sguardo cercava punti sempre più lontani dal viso di Takao su cui posarsi.
“Shin-chan, vuoi… essere il mio fidanzato?”. Il ragazzo inginocchiato aprì la scatola, rivelando un “anello” un po’… insolito. Midorima non osò posarci sopra gli occhi, così annuì senza pensarci due volte, sentiva dal tono di voce quanto il compagno fosse serio.
Gli occhi del più basso cominciarono a brillare, il viso si fece sempre più rilassato, il sorrisetto malizioso scomparì lentamente per lasciar posto ad uno sguardo commosso, imbarazzato e sincero.

 


“… Takao, quello è solo un biscotto con un buco in mezzo”.
“Esatto Shin-chan! Ti starebbe benissimo al dito, dovresti provarlo~~”.

   
 
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