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Autore: fannyswriting    30/01/2017    1 recensioni
« Ti ho chiesto cosa preferisci. »
Rise — una risata corrotta, Ronan non avrebbe saputo definire da cosa. « Farti prendere a pugni da tuo fratello », continuò, « guidare a centottanta e rischiare di schiantarti, una sbronza… ». 

Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ronan Lynch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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novacaine.

Kavinsky si prese il suo tempo per esalare gli ultimi rimasugli di fumo. Fissò le forme grigiastre dissolversi nel vento, con lo sguardo vuoto di chi non sta fissando niente, non per davvero.
« Quindi, Lynch? » ripetè poi, gettando la sigaretta per terra e calpestandola. Il baluginio rosso e morente parve risvegliarlo.
Ronan evitò accuratamente di guardarlo negli occhi, mentre rispondeva. Kavinsky sembrava convincersi di un suo fantomatico - inesistente - interesse al minimo segno di attenzione da parte sua, e Ronan si era ampiamente rotto i coglioni di sentirsi chiedere se avesse finalmente mollato Gansey. Non era lì per quello.
Alzò le spalle con studiato disinteresse. « Scusa, cosa? »
Lo sguardo di Kavinsky si incupì in un istante. Ronan sapeva riconoscerlo benissimo — l’effetto delle parole altrui al di sotto della pelle. Fu solo un istante, ma non abbastanza veloce da sfuggirli.
« Stavi pensando a quella checca del tuo ragazzo? »
Il viso di Ronan si aprì lievemente in un sorriso ricco di sarcasmo. « Stavo pensando che devo dare da mangiare al mio corvo, K. Mi ripeti che cazzo hai detto? »
Erano in piedi, l’uno di fianco all’altro, soli nel mezzo di una marea di identiche Mitsubishi bianche. Kavinsky si appoggiò allo sportello laterale di una delle infinite auto e iniziò a staccarsi una pellicina dal labbro con le unghie. Ronan non avrebbe saputo dire se si trattasse di un tic o di un segno di nervosismo temporaneo. Quando gli rispose, fu in tono casuale e vagamente seccato.
« Dovresti starmi a sentire, Lynch. Adesso stiamo solo parlando, ma non aspettarti che ti insegni a sognare ripetendoti la lezioncina quattro volte. »
Ronan colse il luccichio nel suo sguardo. Si sarebbe aspettato che reagisse. Forse avrebbe voluto una rissa — di certo Ronan l’avrebbe voluta, e in qualunque altra situazione se la sarebbe creata. Ma Gansey sarebbe tornato presto, la Camaro era distrutta, e se c’era una cosa che contava di più del tremolio dei pugni in attesa di essere scagliati era l’idea della delusione sul viso di Gansey.
Ronan rimase in silenzio, e Kavinsky parlò di nuovo.
« Ti ho chiesto cosa preferisci. » Rise — una risata corrotta, Ronan non avrebbe saputo definire da cosa. « Farti prendere a pugni da tuo fratello », continuò, « guidare a centottanta e rischiare di schiantarti, una sbronza… ».
Ronan stette immobile a fissarlo. Joseph Kavinsky gli stava sinceramente chiedendo con quale merda preferisse schiantarsi il cervello. Come se potesse dare una risposta.
Se gliel’avesse chiesto Gansey, pensò Ronan — e Gansey avrebbe domandato a voce bassa e dolce, forse troppo cauta, forse persino paternalistica, quale fosse il problema peggiore —, forse Ronan avrebbe raccontato. Avrebbe spiegato che niente di tutto questo bastava da solo, che tutto insieme era a malapena abbastanza per liberare la sua testa dai ricordi di Niall e dagli incubi quotidiani; e sarebbe stato gentile, gentile come nessuno mai si aspettava che fosse; avrebbe evitato i dettagli, perché Gansey era straordinario e ferirlo non era ammissibile.
Se gliel’avesse chiesto Adam, sarebbe stato schietto. Perché aveva tirato Adam Parrish fuori dalla merda mentre suo padre lo menava fino a renderlo sordo, e Adam avrebbe meritato di vedere Ronan con la stessa durezza, senza addolcimenti. Avrebbe meritato di capire che la droga peggiore era la tentazione quasi inconscia di lasciare che i night horrors gli squarciassero le vene. Che il miglior possibile annullamento del dolore e della rabbia veniva da altra infinita e inarrestabile rabbia, in un circolo vizioso di emozioni estreme e mal gestite.
Se gliel’avesse chiesto Noah, poiché Noah era morto, e non poteva dormire, avrebbe parlato di quel che vedeva in sogno. Se gliel’avesse chiesto Blue, forse l’avrebbe protetta, scacciando la sua domanda con una risposta cattiva. Nulla di tutto questo apparteneva a Kavinsky.
E faceva ridere, a pensarci, perché avrebbe avuto senso. Kavinsky avrebbe capito il dolore quasi fisico nel non poter schiacciare ancora più forte un acceleratore e lo sfregarsi delle nocche contro un muro. Kavinsky avrebbe capito, se pur non in prima persona, le cicatrici lungo le sue braccia, vecchie di sei mesi. Kavinsky avrebbe capito, e non stava a lui capire.
Per questo, Ronan non avrebbe voluto rispondergli.
Per questo, Ronan non avrebbe dovuto rispondergli.
Ma Kavinsky gli aveva salvato la vita, e Ronan rispose, e parlò per ore, e fu come andare a schiantarsi con la Camaro e fu come ubriacarsi nel pieno della notte in una chiesa e sentì qualcos’altro dentro di lui distruggersi.

[take away the sensation inside
bitter sweet migraine in my head
it's like a throbbing tooth ache of the mind
I can't take this feeling anymore
drain the pressure from the swelling
the sensation's overwhelming
give me a long kiss goodnight
and everything will be alright
tell me that I won't feel a thing
so give me Novacaine
]



N.d.A.: Poco più di cinquecento parole, ma a conti fatti credo che questa storia sia la cosa più dura e pesante che io abbia mai scritto. C’è molto e troppo dietro questa manciata di parole che non saprei mai scrivere qui, fatto sta che è stata liberatoria e importante. Detto questo, tantissimo amore per la Rovinsky, a cui spero di aver fatto giustizia. 

   
 
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