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Autore: BandBfun    31/01/2017    1 recensioni
Michela e Roberto, amici da poche settimane e colleghi di corso all'università, sono sul pullman per fare ritorno a casa. Sono ragazzi con un solo punto in comune: la consapevolezza di essere agli antipodi sotto ogni punto di vista e quanto questo sia buono per la loro amicizia. Durante il tragitto, ad un certo punto, Michela spezza la routine e guarda l'amico Roberto con occhi del tutto nuovi, ricordando quanto d'imprevisto era successo loro una mezz'oretta prima.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IMPREVISTI

Michela guarda dritto avanti a sé e cerca di sentire la conversazione di alcuni ragazzi seduti qualche sedile dietro di loro.
La ragazza ha il piccolo vizio di soffrire ogni mezzo di trasporto: il bello - come spesso ricorda ai suoi amici - è che da piccola le bastava salire in auto per star male, mentre adesso riesce a fare un tragitto di venti minuti senza quasi avere problemi, almeno sul mezzo di trasporto. "È sempre un passo in avanti, no?" conclude con questa considerazione ogni volta, di fronte al solito sguardo dei suoi amici a la "se lo dici, d'accordo tutti.".
Accanto a Michela, dritta come un bastone e con lo sguardo sempre fisso su quello che ha davanti a sé - un foglio con un avviso circa l'ennesimo prossimo sciopero "che tanto poi non si fa mai" - siede Roberto, un collega di corso all'università e suo ottimo amico.
I ragazzi si conoscono solo da qualche mese, eppure sembrano conoscersi da sempre. Hanno legato al primo istante e da allora stanno sempre insieme, peggio di una coppia di fidanzatini alle prime esperienze.
Roberto ha le cuffie alle orecchie e sta leggendo un libro. È tipico del ragazzo portare avanti due attività nello stesso momento: ha uno spiccato senso dell'organizzazione e non riesce a non fare nulla per più di qualche secondo. Michela ha in comune col ragazzo solo lo spirito organizzativo: su tutto il resto, sono agli antipodi.
Nel giro di una settimana, entrambi i ragazzi hanno messo le carte in tavolo.
Hanno scoperto presto che diversi sono i loro modi di approcciarsi con il prossimo e, ancor di più, i loro interessi.
Roberto non è molto loquace ed è il tipico ragazzo al quale piace stare sulle sue, che non fa mai la prima mossa, aspettando che sia l'altra parte a farla; al contrario, Michela non riesce a starsene zitta e ha sempre il bisogno di parlare, se non quando ha la testa tra le nuvole.
Il ragazzo è anche molto razionale e maturo, nonostante la sua giovane età: ha i piedi per terra, tanto che non aspira ad essere nulla di più di un impiegato con una laurea che "se servirà, bene, altrimenti pazienza!", conscio che senza conoscenze non si fa nulla; al contrario, Michela è un'aspirante sceneggiatrice, nonostante non le piaccia leggere - "non a caso, voglio diventare sceneggiatrice e non scrittrice" ribadisce ogni volta che parla del suo sogno - che spesso sta con la testa tra le nuvole, colta dall'ispirazione o da un'idea per un prossimo racconto.
Roberto è un lettore molto accanito, tant'è che ha sempre un libro nella tracolla che finisce in tempi rapidi: predilige racconti del genere fantasy, ma non disdegna letture più impegnative; Michela, invece, è un'appassionata fan di serie TV, soap opera e di film, soprattutto europei e soprattutto che le offrano spunti di riflessione e ispirazione per il suo lavoro.
Michela ha anche il piccolo vizio di non riuscire a farsi i fatti propri e di fare domande su domande, spesso solo per spingere l'interlocutore a chiederle di dire la sua; manco a dirlo, l'amico Roberto è l'esatto contrario: riservato e silenzioso, quasi un suppellettile da mensola del camino.
Sono d'accordo solo su questo punto: la loro diversità e quanto questa sia buona per la loro amicizia.
La ragazza, senza distogliere lo sguardo, con la mano dà un colpetto veloce sul braccio del ragazzo, giusto per attirare la sua attenzione.
"Che leggi?" - gli chiede.
"Un libro fantasy." - le risponde, senza alzare lo sguardo dal libro.
"E di che parla?" - ribatte.
Michela tende a farsi prendere dalla curiosità praticamente in un attimo.
"L'ho appena iniziato. Racconta di un cavaliere che scopre nella sua capanna un uovo da cui esce fuori un piccolo draghetto e..."
La ragazza è già annoiata, quindi lo interrompe senza farsi troppi problemi.
"Robaccia! Aspetta che ne facciano un film tutto effetti speciali e nessuna trama che incasserà qualche centinaio di milioni di dollari di cui ci si dimenticherà presto, no? Credimi, è meglio così: avrò letto si e no un paio di romanzi, ma avrò visto almeno un migliaio di film." - gli dice, con molta tranquillità.
Il ragazzo si toglie anche l'altra cuffia.
"Davvero vuoi starmi a sentire? Guarda che se parto, poi non mi fermo più, eh. Ti avviso."
"Avviso ricevuto. Parla pure."
La ragazza gli sorride, mostrando tutta la sua gioia. Non chiede altro che attenzione quando parla di quello che le piace, o, per meglio dire, delle sue attrici preferite.
Di solito, racconta dei successi delle sue attrici più adorate - Heather Tom e Isabelle Huppert e Liv Ullman - e di quanto vorrebbe lavorare con loro, per finire quando il pullman si ferma alla sua fermata; tuttavia, questa volta, preferisce non interrompere l'amico nella sua lettura.
"Non fa nulla, sarà per la prossima volta."
"Davvero? Sei sicura?" - le chiede, sorpreso.
Michela si prende un secondo per pensarci. La tentazione di parlare è molta, ma riesce a vincerla.
"Sì, lo sono." - risponde, con voce sicura.
"D'accordo. Grazie."
"Scusa per l'interruzione."
"Fa nulla."
Roberto si mette entrambe le cuffie nelle orecchie e ritorna a leggere il suo libro nel giro di un attimo. Michela, invece, rimane a fissare quel foglio di fronte a sé e a pensare a quanto successo una mezz'oretta prima, del tutto imprevisto.
Un'altra grossa differenza tra i due amici è questa: a Roberto piacciono le sorprese e gli imprevisti, considerandoli "un'occasione per crescere e imparare qualcosa di nuovo, mentre a Michela tutto questo fa molta paura, convinta com'è che cambiare routine porti sfortuna.
La ragazza non si fa problemi, pur sapendo di poter risultare ridicola o sciocca, a fare l'elenco di tutte le sue paure.
Tutti i suoi amici, pertanto, sanno quanto sia ipocondriaca, soprattutto dopo quella volta che si era convinta di essere in punto di morte e aveva scritto un messaggio di addio a tutti loro su WhatsApp, per una semplice quanto precoce sciatica confusa con un tumore. I suoi amici sono ben consapevoli anche della sua paura per i ragni, specie dopo quella volta che in classe era salita sul banco gridando in pieno attacco di panico perché aveva visto un minuscolo ragnetto nero camminare sul suo quaderno. Inoltre, la ragazza non ha mai fatto mistero a nessuno di quanto sia convinta che il numero 19 le porti sfortuna: dice anche di averne le prove, perché "durante gli anni di liceo, ogni verifica difficile o per me o per la classe in generale era in automatico in quella data." e lei non crede nelle coincidenze. Infine, gli amici sanno ch'è convinta che morirà giovane, nel giro di pochi anni, ma non si sa bene per quale ragione lo creda.
Michela è una ragazza molto strana, per molteplici ragioni. È una sorta di medaglia dalla doppia faccia, a volte anche tripla se s'impegna. Per esempio, in compagnia tende a fare sempre battute e a divertirsi e a divertire gli altri, ma se resta da sola, subito va giù di morale e tende a scrivere racconti tanto introspettivi quanto tristi e deprimenti, dove il lieto fine non esiste neppure nei sogni dei personaggi di cui scrive. Si presenta come una persona concreta e razionale, ma poi mostra fin troppe paure, spesso immotivate, e di dare troppa considerazione ai modi di dire e all'oroscopo. È una ragazza che non ha subìto alcun trauma famigliare, ma che fa tutto da sé: idealizza le persone per rimanerne delusa, si fa i castelli più grandi che vengono giù sempre più in fretta, appena ha un minimo di seguito si fa prendere dal dubbio e si convince che sia solo questione di fortuna. Ha un forte problema di autostima, oltre che di paranoia.
Ma il suo tratto distintivo è questo: considera ogni sua sensazione e chi era in passato, chi è oggi e chi sarà in futuro una sorta di personaggio chiamato Io coi quali dialoga ogni giorno, spesso litigandoci peraltro. Non sono reali, solo sue proiezioni mentali.
"Sai che te ne pentirai, vero?" - le chiede l'Io del futuro.
"Sì, credo di sì." - le risponde l'Io del presente, preoccupato e curioso allo stesso tempo.
"Hai già parecchie prove, ne vuoi un'altra, forse?" - le fa notare l'Io del passato, ironico.
"Sentite! Oggi ho già fatto non una, ma ben due cose che non faccio mai!" - ribatte loro l'Io del presente - "La prima è stata fare attività fisica non voluta e non attesa, la seconda di lasciare in pace il povero Roberto. E visto che non c'è due senza tre, mi concedo il terzo imprevisto e quel che accadrà, accadrà!"
Quindi, si volta verso l'amico e lo osserva. Roberto non si accorge di nulla, preso com'è dalla sua lettura.
Per la prima volta da quando si conoscono, Michela vede il ragazzo sotto una luce diversa.
Roberto è un nuotatore che gareggia a livello dilettantistico da qualche anno: inoltre, è un ciclista provetto. È un ragazzo molto atletico e il suo corpo lo mette ben in mostra. È perfetto: magro ma non troppo, alto ma non troppo, muscoloso ma non troppo, in breve il tipo ideale di Michela.
Il ragazzo ha gli occhi blu, molto scuro, simile a quella variante delle profondità degli abissi, e ha i capelli biondi, color del grano quand'è pronto per la mietitura. Tutti dettagli che prima aveva notato, ma ai quali non aveva dato importanza, e che ora l'affascinano.
"È proprio vero: il sole bacia i belli. E quanto sei bello, Roberto." - pensa.
Ha la sensazione che se Roberto si voltasse e la vedesse, sicuramente capirebbe il suo pensiero.
Michela è molto brava a mentire, una vera esperta dell'arte dell'inganno: ci riesce con i gesti e la voce, ma non cogli occhi. Quelle rare volte in cui è stata scoperta, è stato perché l'hanno guardata dritta negli occhi e non c'era parola che tenesse in quei frangenti.
Mantiene lo sguardo fisso su Roberto e nella sua mente ritornano i due imprevisti a cui sono andati incontro mezz'oretta prima. Senza mancare di dire la sua, certo.

Michela e Roberto si sono fermati in stazione per salutare Melinda, una loro amica e compagna di studi. La ragazza sta aspettando il treno per ritornare al suo piccolo paese sperduto tra le colline nei pressi di Casale Monferrato.
Dal momento che sono arrivati in anticipo, hanno pensato di tenerle compagnia fino all'arrivo del suo treno. Si sono recati sul binario otto e hanno aspettato le tredici e quaranta, l'ora d'arrivo del mezzo.
"Loro hanno il fisico, ma io no. Sono proprio necessarie tutte queste scale?" - si è chiesta la ragazza, fermandosi spesso per prendere fiato e appoggiandosi alla parete con la mano.
Sotto la pensilina, hanno pensato di ingannare il tempo conversando del più e del meno. Roberto avrebbe preferito leggere un libro tra una conversazione e l'altra. Inutile dire che hanno avuto la meglio le ragazze.
Hanno parlato per lo più dell'esame di Diritto costituzionale appena sostenuto, sul quale i dubbi non erano affatto pochi. Melinda era certa di averlo superato senza problemi e con un ottimo risultato, mentre Roberto si limitava a sperare di averlo superato e Michela già aveva perso ogni speranza.
"Sei sempre così pessimista, tu?" - le ha chiesto la ragazza.
"Non ne hai idea." - le ha risposto Michela, seria un istante e ridendo l'istante dopo.
"Sì, lo è, anche parecchio." - ha detto Roberto - "Ma non facciamoglielo notare, altrimenti..." - lasciando intendere chissà quale reazione esagerata e assurda dell'amica.
"Spiritoso che sei!" - ha replicato Michela, facendo una linguaccia ad entrambi.
Il trio ha perso la cognizione del tempo, presi com'erano a divertirsi e a prendersi in giro tra di loro. Persino Roberto si è lasciato andare e si è divertito.
L'arrivo del treno di Melinda ha fatto capire a Michela di essere giusto in ritardo per prendere il loro mezzo per tornare a casa.
“Il pullman! Presto, siamo in ritardo!” - già preda di un attacco d'ansia.
“Guarda Roberto: sono già le tredici e trentotto! Andiamo o dovremo stare qui per mezz'ora!” - mostrandogli l'ora segnata sul suo telefono cellulare.
Roberto era molto calmo, come lo sarebbe stato una persona normale al posto di Michela.
“E vorrà dire che faremo più tardi, non importa.” - le ha risposto.
Michela l'avrebbe strozzato molto volentieri, ma non ne aveva il tempo. Ha iniziato a correre come non aveva mai fatto prima per dirigersi dall'altra parte dell'edificio.
"Scusa Melinda, ma Michela è un tantino pazza." - ha detto Roberto, divertito.
Ha percorso le scale in gran fretta, rischiando di inciamparsi nei propri piedi in più occasioni; ha percorso il lungo corridoio schivando diverse persone e i loro bagagli meglio di un corridore ad ostacoli professionista; ha salito l'ultima rampa di scale, senza perdere velocità; ha rischiato di schiantarsi contro la porta a vetri della stazione ed eccola dall'altra parte dell'edificio.
"Ce l'ho fatta!" - ha gridato, tutta contenta.
In quell'istante, si è resa conto che il pullman era appena partito ed era pronto ad immettersi nel viale.
"Diavolo!" - ha esclamato, scocciata.
Ha ricominciato a correre, con quelle poche energie che aveva in corpo, ma è stato tutto inutile. È quasi riuscita a sfiorare il fanale posteriore del mezzo con la punta delle dita, ma un'acuta fitta al torace l'ha fatta fermare e piegare in due in prossimità delle strisce pedonali. La ragazza era senza fiato e certa di essere prossima alla morte.
"Ora muoio, ora muoio, ne sono certa." - ripeteva a bassa voce, ansimando e con il cuore direttamente nella testa che batteva a mille.
Si teneva una mano all'altezza del diaframma e l'altra mano in testa, a toccarsi i capelli.
È tipico di Michela maneggiare coi capelli quando sta male, quando ha paura o anche senza ragione.
"Stai bene?" - le ha chiesto Roberto, a voce alta.
Michela si è voltata e l'ha visto, appena fuori dall'uscita della stazione.
"Che ci fai là?" - gli ha gridato, infuriata.
Michela avrebbe voluto rispondergli con una delle sue domande a la "Ti pare che una ridotta così stia bene!?", ma non l'ha fatto. Si è limitata a dirgli che si stava riprendendo.
La ragazza si è sistemata il cappotto con un paio di colpi di mano veloci, ha messo a posto la cinghia della tracolla e poi i capelli, rimasti scompigliati per la lunga corsa. Ha preso fiato e lentamente ha fatto ritorno da Roberto, immobile e intento a far finta di non ridere.
“Mi hai fatto camminare troppo veloce. Vuoi che mi venga un infarto?” - le ha detto, scherzando.
“Sei uno sportivo, non prendermi per il culo.” - gli ha risposto, sarcastico.
Un istante di silenzio.
"Sul serio, stai bene?" - le ha chiesto, senza ridere e appoggiando una mano sulla spalla.
"Eri davvero preoccupato per me, te lo si leggeva negli occhi."
"Sì, sì, tranquillo. Sono solo fuori dal giro da troppo tempo." - gli ha risposto la ragazza, sorridendo.
"Bene, mi fa piacere."
"Che si fa?" - gli ha chiesto la ragazza, guardandosi attorno - "Facciamo un giro per il centro o restiamo qui ad aspettare per mezz'ora il pullman?"
"Giro in centro, senza dubbio." - le ha risposto il ragazzo.
Michela prende il telefono cellulare dalla tasca.
"Chiamo mia madre."
"Fai pure. Menti bene." - le ha suggerito.
Michela gli ha fatto cenno di sì con un movimento del capo.
"Mamma? Sono io, Michela. Senti, la lezione è durata più del previsto e abbiamo perso il pullman. Torniamo a casa col prossimo. Sai com'è, no? Non si può uscire prima, che figura faremmo?"
Ha fatto cenno all'amico che la madre si era bevuta la bugia.
"D'accordo. Ci vediamo più tardi. Ciao, ciao."
"Siamo coperti?" - le ha chiesto.
"Coperti." - gli ha confermato.
"Sei grande." - le ha fatto notare.
"Lo so. Mento dall'età di cinque anni e con ottimi risultati." - ha ribattuto, con non poca superbia.
"Andiamo?"
"Andiamo!"
Hanno attraversato il viale trafficato e sono entrati nel parco.
Camminando, hanno condiviso le loro impressioni sull'università.
Michela si è lamentata della disorganizzazione della segreteria come della difficoltà nella lettura di manuali che, a suo dire, "non sono nati per essere usati da studenti alle prime armi"; Roberto, invece, si è lamentato del fatto che "c'è troppo da studiare in troppo poco tempo, il che mi lascia pochissimo tempo per leggere o praticare attività sportive.". Entrambi si sono scoperti infelici per la scelta fatta, peraltro non da loro, ma dai rispettivi genitori.
"Io avrei voluto lavorare subito, ma i miei hanno voluto che studiassi ed eccomi qua a fare giurisprudenza." - confessava Roberto, mostrando disappunto per quella scelta.
"Non me ne parlare! Mia madre ha sempre detto che non devo sprecare il mio talento e che una laurea magistrale è l'ideale per trovare lavoro. Il bello? Io non ho nessuna intenzione di chiudermi in un ufficio in mezzo a scartoffie piene di polvere - sai, per l'allergia agli acari - e con strumenti inadeguati e con colleghi parassiti, come vorrebbe lei." - ribatteva Michela tutto d'un fiato, come fa sempre quando si fa prendere dal discorso - "Io voglio essere una rispettata sceneggiatrice, null'altro. Beh, forse anche regista. E anche attrice dei miei stessi scritti. Forse produttrice, denaro permettendo. Sono una maniaca del controllo, quindi non delego e non scendo a patti." - ridendo, consapevole di risultare folle.
Queste sono le speranze per il futuro dei ragazzi, casualmente anche queste agli antipodi.
"Io non ho ancora bene idea di quella che vorrei fare, ma solo di quello a cui posso avere accesso." - le ha detto l'amico, con il cuore in mano - "Hai così tanta passione e sei anche così brava che riesci a trasmetterla al prossimo."
"Non so cosa dire. Grazie, sei un vero amico."
"Ho buon occhio." - facendole l'occhietto.
"Ma smettila!" - ha risposto lei, con un gesto a la "Va, va, va!".
Hanno camminato per qualche metro senza dirsi più nulla. Michela ha tenuto lo sguardo basso e ha pensato alle parole di Roberto e quanto le sono sembrate sincere. Roberto, invece, sembrava pensare di aver esagerato con quel tono confidenziale.
"Mi hai fatto notare che ho passione, quella che a te manca. Sei stato il primo a rendersene conto di quanto ci tenga. Sembri conoscermi meglio di tutti gli altri che lo dicono."
Arrivati dall'altra parte del parco, si sono resi conto di aver solo altri dieci minuti prima dell'arrivo del mezzo.
"Torniamo indietro?" - chiede il ragazzo.
"Meglio. Fa fresco e non saprei come giustificare un secondo ritardo."
"Andiamo."
Hanno fatto dietro front e si sono diretti verso la stazione, di nuovo, a passo veloce, ma senza stancarsi.
Questa volta sono arrivati in tempo e sono riusciti a trovare anche un paio di posti liberi, così da sedersi vicini, giusto dietro l'autista.

Roberto, accortosi che la fermata della ragazza è ad una manciata di metri e che lei non sembra averlo notato, inizia a chiamarla.
"Michela? Michela?"
"Eh?" - risponde lei, confusa.
"Siamo vicini alla tua fermata."
"Eh?" - ancora confusa.
"Siamo vicini alla tua fermata. Sei quasi a casa... Ti trovi sul pullman e..." - le ricorda l'amico, con fare ironico.
La ragazza sorride all'amico, parecchio imbarazzata, e comincia a prendere le sue cose.
"Sì, sì, scusa."
"Che ti è preso?" - le chiede, curioso.
"Nulla, solo la trama per un nuovo racconto."
"Sei proprio una scrittrice: sempre con la testa tra le nuvole." - e ride.
"Già, eccomi qua!" - ribatte, ironica.
Il pullman sta rallentando in prossimità della fermata. Michela si alza e si avvia verso la porta per uscire appena il mezzo si sarà fermato. L'ultima volta che non l'ha fatto si era ritrovata molto lontano da casa e non vuole ripetere quell'esperienza.
"A domani. Buona giornata."
"È quasi sera." - le fa notare l'amico.
"Allora buona serata." - e accenna un sorriso.
"Anche a te. Ciao." - salutandola con la mano.
"Ciao."
Michela scende dal mezzo. Si allontana un poco e si ferma un attimo, sotto una quercia accanto alla recinzione in ferro battuto della scuola elementare del paese. Segue con lo sguardo il mezzo fino a quando non gira la curva e si rende invisibile grazie all'aiuto di alcune grandi dimore.
"Grazie, per questa mezz'oretta passata assieme."
Un attimo più tardi, prende dalla tasca della giacca il suo telefono cellulare.
"Melinda? Sono io, Michela. Sarò breve: mi piace Roberto e ne dobbiamo parlare. Ci sentiamo questa sera, d'accordo? Richiamami."
Si mette a posto la sciarpa attorno al collo, sistema la cinghia della tracolla e infila in una delle tante tasche esterne il telefono cellulare, si mette i guanti e il cappello e piano piano si avvia verso casa sua, senza alcuna premura.

 
***

NOTE D'AUTORE

Anche in questo racconto,  gli elementi biografici non mancano e chi ha già letto i miei precedenti racconti saprà trovarli senza alcun problema. Tuttavia, per chi non mi conosce, faccio una breve sintesi: gli interessi, le speranze, le paure e i dialoghi coi propri Io di Michela sono i miei tratti distintivi (compresa l'ammirazione per Heather Tom, Isabelle Huppert e Liv Ullman, soprattutto!). Al contrario, l'elemento che distingue questo scritto dalla maggior parte di quelli pubblicati in precedenza è questo: un finale più positivo che negativo, sul quale non vi è la mano dalle dita bianche e ossute della Morte pronte a stringerlo in una morsa letale.

Un piccolo appunto sulla lettura: le frasi in corsivo stanno ad indicare i pensieri e i dialoghi mentali della ragazza.
   
 
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