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Autore: Ranyadel    31/01/2017    2 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The memory
“E questa è l’ultima” fece Calum, issando la sua valigia nel retro pieno zeppo del furgone. Michael ci sbirciò dentro, scoraggiato. “Credo che io e te dovremo stare sul tetto, amico” disse poi, rivolgendosi al primo. “Fortuna che ho scritto il mio nome sul sedile del passeggero” commentò Luke ridacchiando, mentre i due lo guardavano torvi. Ashton rise. “Che bello vedervi mentre battibeccate come delle galline. È un sollievo, a volte, essere l’unico con la patente: ti assicura un posto fisso in macchina, che non sia sul tetto.”
“Sì, sì, divertiti finché puoi: sto per compiere diciotto anni anch’io, stronzetto, e non aspetterò come Calum e Luke per farmi la patente” replicò Michael, chiudendo le ante del retro del furgone. Manuela gli si avvicinò e gli mise un braccio attorno alle spalle. “Non vedo l’ora di farmi portar per negozi da te. Che dici, andiamo in centro a fare shopping, appena prendi la patente?” chiese. Michael sgranò gli occhi. “Ora che ci penso, non avete avuto tutti i torti: aspettare è un’idea molto allettante. Anzi, credo che andrò in bicicletta per il resto della mia vita” disse con un sorriso angelico. Manuela mise il broncio e Michael ridacchiò, dandole un bacio sulla fronte. “Scherzo, cupcake. Ti prometto che una volta finito questo benedetto tour, ti porterò a girar per negozi per un giorno intero.”
“Ricordati di queste parole, quando saremo in giro.”
“So già che me ne farai pentire.”
“Oh, sì, amaramente.”
“Beh, ho un intero tour per prepararmi.”
“Non ti preoccupare, ti aspetterò. Ora che anche Coralie guarda Once upon a time, avremo molto da fare per i prossimi quattro giorni, cinque al massimo.”
“Rinfrescami la memoria: quante puntate ci sono?”
“Un centinaio, ma cinque giorni basteranno.”
“A volte ho come l’impressione che tu sia ossessionata.”
“Io? Davvero? Noo, ma come ti viene in mente?!”
“Dimmi la verità: questa ossessione deriva da Uncino?”
“Cinquanta e cinquanta” fece lei, ammiccando. Io, che avevo origliato nonostante fossi lontana, intervenni: “Beh, fortunata te: la mia ossessione per Once upon a time è formata all’ottanta per cento da quel gran pezzo di pirata.”
Luke mi si avvicinò e, con un sorriso da canaglia, mi prese per un fianco e mi attirò a sé. “Posso diventare anch’io un cattivo ragazzo, se ti va” fece. Diana ridacchiò e gli batté una mano sulla spalla. “Vai benissimo così” commentò, prima di superarci. Luke la seguì con lo sguardo, ridendo a sua volta; i suoi occhi indugiarono su di lei quel secondo di troppo che bastò a farmi male.
Distolsi lo sguardo, incapace di reggere il suo quando esso si posò su di me. Guardare quegli occhi azzurri che mi conoscevano meglio di chiunque altro mi era insopportabile, in quel momento. Lui, questa volta, sembrò farci caso.
Era ora, sussurrò la vocina nella mia testa.
Mi allontanai senza dire una parola, giusto per essere intercettata da Manuela, che mi passò davanti e, a denti stretti, sussurrò un piccolo “Parlaci” seguito da una marea di insulti. Io però scossi la testa.
Ormai è tardi.
***
“Ormai è tardi” fece Madison, guardando l’orologio. “Dovete essere in aeroporto fra quaranta minuti, dovete sbrigarvi!”
Luke si avvicinò a me e mi si sedette di fianco, sul gradino che avevo occupato. “Coralie, cosa ti succede?”
“Niente.”
“No, non è vero. Parlami.”
Io sospirai e mi voltai verso di lui. “Va tutto bene, Luke.”
Lui mi si avvicinò ancora di più e mi appoggiò una mano sul viso. “Guardami negli occhi” mi intimò. Io, riluttante, obbedii; riuscii anche a tirare un sorriso, con non so quale forza.
“Che cosa ti succede, Coco?”
Lo sai. Non fare il finto tonto.
“Non mi succede niente.”
“Coralie.”
“È la verità.”
Lui sospirò. “Davvero credi che io non ti conosca per niente?”
“Cosa vuoi dire?”
“Mi sono innamorato di te guardandoti negli occhi. Ci vedevo una persona bellissima, la persona migliore che avessi mai incontrato. Ora ti guardo, e sono vuoti. Non c’è più quella scintilla che una volta bruciava, e che mi ero illuso di alimentare. Cosa ti succede? Perché sei spenta?”
“Io non…”
“Coralie, voglio aiutarti. Ma tu devi permettermelo.”
Abbassai lo sguardo. “Non c’è niente che tu possa fare, se non essere sincero.”
Lui mi guardò confuso. “Sincero? E su cosa?”
“Lo sai.”
“No, non lo so!” esplose lui, facendomi trasalire. Io lo guardai con espressione ferita e lui si congelò sul posto. “Io… Davvero? Parli di Diana?” fece confuso.
C’è arrivato, eh?
“Coco, non potevo dirtelo. Non riguarda me. Devi credermi: non c’è niente di me che io ti tenga nascosto.”
Come no.
“Ne parliamo quando torni, okay?” feci, senza più energie per ribattere, mentre mi mettevo in piedi. Lui, però, si alzò di scatto e mi sbarrò la strada. “No, ne parliamo adesso.”
“Siete in ritardo.”
“Non m’importa.”
“A me sì.”
“Non sei tu quella che deve partire. Non voglio lasciarti qui, così.”
“Luke, ne parliamo quando torni. Sai che non mi caverai una parola di bocca, ora.”
“Ma…”
“Fidati, è meglio così.”
Lui sembrò sgonfiarsi di ogni energia: le spalle caddero verso il basso, così come il suo sguardo. Senza dire una parola, mi tirò a sé, stringendomi contro il suo petto. Io ricambiai debolmente, in silenzio.
Improvvisamente, lo sentii singhiozzare. “Coco?”
“Sì?”
“Perché questo abbraccio sa d’addio?”
Perché lo è.
 
***
 
Li guardai allontanarsi, mentre con loro si allontanava anche una parte di me. Non avevo più le forze di oppormi, di ribellarmi, nemmeno di piangere. Ero lì: un guscio vuoto che si vede portare via tutto ciò in cui credeva.
Walk away, I’m barely breathing as I’m lying on the floor.
Take my heart as you’re leaving… I don’t need it anymore.
Quando il furgone girò l’angolo, sentii i passi di due persone – probabilmente Madison e Carol – dirigersi in casa. Io rimasi immobile: non riuscivo nemmeno a muovere un passo.
Manuela mi strinse una mano. “Andiamo” disse solo, con dolcezza, tirandomi piano. Io la seguii, o meglio, mi lasciai trascinare. Quasi a forza, poi, Manuela mi fece sedere sul divano.
Diana fece per sedersi di fianco a me, ma Manuela la precedette, infilandosi a forza fra noi due. Poi, scoccò alla rossa un’occhiata feroce. Stupendo tutti – prima fra tutti me – però, quella volta lei reagì.
“Si può sapere cosa vi ho fatto?! Pensavo che finalmente stessimo iniziando ad andare d’accordo, e ora non posso nemmeno avvicinarmi a voi! Qual è la mia colpa? Cosa vi ho fatto di così grave da meritare solo odio?!” urlò. Madison e Carol la guardarono basite, Manuela sconvolta, io vacua.
La mia migliore amica si alzò, pronta probabilmente a uccidere Diana, ma io la bloccai. “Non ne vale la pena” dissi solo in un soffio.
Manuela mi guardò, come se non potesse credere a quello che stavo dicendo. Si inginocchiò di fronte a me. “Non puoi arrenderti, va bene?”
“Per cosa sto lottando?”
“Per te stessa, per voi! Non ti ricordi?!”
“Ricordo tutto benissimo. È questo il peggio.”
Someone help me, ‘cause the memory convinced itself to tear me apart
And it’s gonna succeed before long.
“Non ci credo. Non ci voglio credere, okay? Che fine hanno fatto tutti i vostri sogni, tutte le vostre promesse?!”
“A quanto pare erano solo miei.”
Carol e Madison si scambiarono un’occhiata e si alzarono. Carol posò una mano sul braccio di Diana e le indicò la porta con un cenno della testa. La rossa provò a resistere, ma alla fine si arrese e seguì le due fino in giardino, lasciandoci sole. Appena in tempo: iniziai a singhiozzare senza ritegno e appoggiai la testa alla spalla di Manuela, che non esitò a stringermi a sé. “Fa così male” sussurrai.
This is the memory
This is the curse of having
Too much time to think about it
It’s killing me.
“Devi dirlo a Diana.”
“Non voglio farlo.”
“Senti, non intendo più ascoltare questa tua nenia autocommiserativa. Se sei così sicura di aver perso tutto, cos’altro potrai perdere, nel parlare con lei?”
“Significherebbe confermare quello che già so.”
Manuela si alzò di nuovo in piedi. La sua frustrazione era palese, ma non potevo farci niente.
Mi prese un polso, come per scuotermi dalla mia apatia, e esclamò con rabbia: “Senti, tu, mi hai stancata. Cosa devo fare per riavere la mia migliore amica?! Un esorcismo? Va bene, farò anche quello. Rivoglio la vecchia Coralie! La Coralie che non aveva paura di mettersi in gioco! Cosa mi sta a significare il ‘non voglio confermare quello che già so’?! Davvero sei disposta a vivere così, appesa?! Sei impiccata, Coco. Ogni secondo senza ossigeno ti sta riducendo a quella che sei ora. Sei la copia sbiadita della mia migliore amica, e a me non sta più bene. Non mi sta più bene, hai sentito?! Quindi ora muovi quel culo pesante che ti ritrovi, e vai a fare qualcosa per risolvere la situazione! Di cos’hai paura, eh?!”
Io alzai lo sguardo, mentre le lacrime iniziavano a ostruirmi la vista. Questo, sorprendentemente, sembrò farla arrabbiare ancora di più. Mi spinse con la schiena contro il divano, lasciandomi di stucco. Poi, prese un cuscino e, con rabbia, me lo lanciò in faccia. Sapevo benissimo che lo stava facendo per non picchiarmi sul serio.
La lasciai fare. Magari quelle botte mi avrebbero riscossa.
Quando si fermò, aveva il fiatone. Mi guardò un istante, per cercare un accenno di segno di vita. Quando non ne trovò, quando vide che non era cambiato nulla, cadde in ginocchio, improvvisamente distrutta quasi quanto me.
“Di cos’hai paura, Coralie?” chiese di nuovo, stavolta a bassa voce, implorante: mi supplicava di darle una spiegazione, di renderla partecipe.
Io ci pensai qualche secondo, cercando la risposta nella matassa senza capo né coda che avevo al posto dei pensieri e del cuore. “Penso che la mia paura più grande, adesso, sia di dover fare a meno di una persona che consideravo – che considero – essenziale.”
Manuela mi guardò in silenzio, incitandomi implicitamente a continuare; così, sospirai e andai avanti. “So che è stupido, e che ho solo diciassette anni, ma… penso di aver imparato cosa sia l’Amore, quello vero. Mi sono resa conto di amarlo nel vero senso della parola solo quando lo stavo perdendo. L’ho realizzato soltanto quando l’ho visto andare via, oggi. Io non… sono cresciuta – siamo cresciute – con un’ideologia, quella del Vero Amore di cui la Disney si è fatta portavoce… so che è infantile, ma io ci credo. E credo che il Vero Amore sia una cosa rarissima nella vita di una persona. Io so, lo sento: lui era il mio Vero Amore. A quanto pare io non ero il suo.
“Sono sempre stata un po’ un disastro, lo sai. Un sacco di macerie ovunque. Quando lui è entrato nella mia vita, pensavo di poter contare su di lui come muro su cui costruire l’impalcatura. Poco a poco, da muretto esterno, è diventato un muro portante. E adesso che se n’è andato, mi sono trovata di nuovo con i piedi all’aria, e un sacco di macerie in giro. Come se non fosse cambiato nulla in questi mesi.
“Ho paura, Manuela. Ho paura di non essere in grado di costruire di nuovo una struttura bella come quella che avevo prima. Ho paura di non riuscire a creare una vita meravigliosa come quella che mi vedevo prima con lui. Ho paura, tantissima.”
Manuela, stavolta, sorrise comprensiva. Mi abbracciò di nuovo. “Oh, Coco.”
“Cosa devo fare?”
“Devi solo aspettare. Col tempo passerà, te lo prometto. Datti tre mesi, e vedrai che starai meglio.”
“Mi sembra impossibile, adesso.”
“Lo so che sembra impossibile. Ma tu sei una forza della natura, va bene? Sei invincibile, io lo so. Questa cosa non ti ucciderà, anzi, ti renderà ancora più forte. Lo supererai, e senza nemmeno accorgertene la tua vita e il tuo futuro diventeranno ancora più belli di quelli che avevi prima. In quanto alle macerie, le rimetterai a posto. Troverai un’altra combinazione, più resistente e duratura, che ti piaccia di più. E stavolta non avrai muri portanti al di fuori di te stessa.”
“Neanche tu?”
“No, neanche io. Mi fa male dirlo, lo sai, ma devi essere indipendente. Io ci sarò sempre per te, te lo giuro, ma potrebbe succedere qualsiasi cosa, e io non voglio che tu non sappia vivere senza di me. Per stare bene dovrai essere capace di stare in piedi da sola, sapendo che il tuo grattacielo sarà spalla a spalla contro il mio per tutto il tempo. Okay?”
A quelle parole, le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. “Come farei senza di te?”
“Allora non hai capito proprio niente del mio discorso, eh?”
Sapevo benissimo che la risatina che mi strappò valeva come dieci vittorie per lei.
“Manuela?”
“Sì?”
“Come farò a credere ancora nel Vero Amore? Come farò a sapere che esiste, e che non è tutta un’illusione?”
“Oh, tesoro, il Vero Amore esiste.”
“Come fai a dirlo con così tanta certezza?”
“Perché tu l’hai provato. Non lasciare che ciò che sta succedendo adesso cancelli ciò che è accaduto fino ad ora. E comunque, non affidarti troppo alla Disney per rappresentare il Vero Amore. Mi fa male dirlo, ma la vita vera è diversa. Tu sai che il tuo è Amore, no? Hai qualche dubbio?”
“No. Credo che lo sia.”
“E allora la tua risposta è tutta qui. Le risposte alle domande più grandi sono sempre dentro di te. Devi solo rendertene conto.”
Io annuii piano e Manuela mi scoccò un bacio in fronte. “Vedrai, supereremo anche questo. Insieme.”
 
 
 
 
*Angolo Autrice*
Io non oso mostrarmi in pubblico perché so che le tre persone che seguono questa storia potrebbero linciarmi. Scusate, scusate tantissimo.
Non mi dilungherò nel descrivere COME MAI questo ritardo, sappiate solo che è successo un casino e che io sono una veggente e mi sono trovata quasi nella stessa situazione di Coralie (nuova ispirazione, yay!)
Scusatemi ancora, spero di essere più puntuale per il prossimo…
 
PS: più di un anno fa avevo detto che il nuovo capitolo si sarebbe chiamato “These four walls”. La verità? Non so più perché avessi scelto questo titolo, quindi nisba. Il nuovo titolo è The memory (ma va’?); dei Mayday Parade – che, per inciso, dovete ascoltare almeno una volta perché sono grandiosi.
  
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