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Autore: Sacchan_    31/01/2017    1 recensioni
La Crypton High Institute altri non era che una normale scuola ad indirizzo superiore del circondario.
Come tutte offriva ai suoi studenti la possibilità di aderire a un club scolastico; la mia scelta fu chiara e scontata fin dall'inizio: atletica leggera e il perché era presto detto.
Semplicemente, amavo correre. Da quando ero bambina non facevo altro, correvo e basta. Trovavo impagabile la sensazione che mi dava sentire il cuore che accelerava contro la cassa toracica e il fiato diventare sempre più pesante mentre le gambe si muovevano alla massima velocità. Tuttavia, da circa un anno, avevo abbandonato la corsa ed ero tornata a riprenderla in mano soltanto nell'ultimo periodo, quando poi Rin mi aveva convinto ad aderire al club.
Liberamente ispirata alla Akatsuki Arrival del duetto MikuLuka, partecipa al contest "Autunno, stagione di sport e di amori sotto caduche foglie."
Genere: Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Luka Megurine, Miku Hatsune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia rivale...


Quando si riceve una brutta notizia, poche sono le cose che si possono fare: esternare il proprio dolore o non mostrarlo affatto.
Io scelsi quest'ultima: decisi di correre, fino alla fine.
Sicuramente lui avrebbe voluto così.


"Miku?"
Mi risvegliai dai miei pensieri grazie alla voce di Kiyoteru.
"Oggi sei silenziosa: cosa è successo?"
Scrollai viso e mani.
"Oh, non è niente! Sono solo preoccupata: è un anno che non rivedo i miei genitori dopo la morte di Mikuo. Mi chiedevo solo come andranno le cose."
"Non devi preoccuparti di nulla." disse lui, sorseggiando il suo caffè. "Lo hai detto ai tuoi amici? Hai salutato i tuoi compagni di classe? E quelli del club di atletica?"
Spostai l'attenzione al mio caffélatte osservandone le increspature che avevo creato con il cucchiaino.
"Solo una in particolare, una mia compagna del club. L'allenatore e i professori lo sanno già, quindi non è necessario salutarli."
"Perché solo lei?"
"Glielo dovevo."
"Ti vedo triste."
"Lo sono..."
Agli allenamenti del club di atletica tutti si accorsero che qualcosa fra me e Luka si era incrinato. Nonostante ciò, grazie alla mia imminente partenza, nessuno fece domande sul perché e quando me ne sarei andata. Le mie risposte erano vaghe, visti i miei problemi personali.
Luka continuava a evitarmi e nemmeno io la cercavo: sapevo di non averne il diritto.
Tuttavia era una situazione straziante. Quanto avrei voluto allungare la mia mano nella sua direzione, ma i sensi di colpa si facevano sentire.
Appoggiai un piede su una panchina e afferrai la caviglia per alleviare un lieve strappo muscolare che mi si era creato quando, al mio fianco, sentii un tonfo; mi voltai e trovai Luka.
Subito distolsi lo sguardo.
"Beh? Neanche vuoi dirmi quando parti?" mi domandò lei con lo sguardo corrucciato.
La guardai, per poi tornare a fissare la mia caviglia che ormai si era rilassata del tutto.
"Sabato prossimo; ho il treno alle tre del pomeriggio." le risposi sconsolata.
"Fantastico!" esultò lei per finta. "Ho la mia prima gara proprio quel giorno, verso le due."
"Non ti manca niente, hai tutte le carte in regola per vincere." le sorrisi. "Ce la farai."
Lei mi guardò dritta negli occhi, senza esitazione e senza emozione.
"Certo che ce la farò." rispose per poi raccogliere il suo borsone.
"Già te ne vai?" sospirai con tristezza. I miei occhi erano tornati a pizzicare di dolore.
"Non ho nessun motivo per dover restare." Mormorò guardandosi in giro: gli altri ragazzi stavano già rimettendo a posto le varie attrezzature. "No?"
Mi diede le spalle e raggiunse Rin, lasciandomi da sola com’ero sempre stata.



"E dai! Smettila di avere quel muso lungo, ti prego!" Rin mi pizzicò una guancia, costringendomi ad assumere una smorfia.
"Non sono in vena di ridere, lo sai." la ammonì.
"Ti comporti come se fossi stata tradita dal tuo innamorato. Sospiri, ti arrabbi per un niente, sei intrattabile..." mi punzecchiò i fianchi con le dita. "Devo pensare male?" Rin incrociò le braccia alla nuca, prendendo a camminare all'indietro. "Credimi assomigliavate a due innamorati nell'ultimo periodo." sorrise sorniona. "Sempre attaccate, perse in un vostro mondo..." mimò con le dita.
Mi arrestai sul posto, portandomi un pugno al petto. Non ne capivo il perché, ma quella parte mi doleva.
"Il nostro rapporto non era questo. Era basato sulla rivalità, sull'amicizia e sulla stima reciproca. Non confidandosi con me Miku mi ha ferita."
Rin puntò un dito contro il mio petto.
"Così tanto da averti ferita al cuore?" indicò.
"Io... non lo so, non capisco proprio."
Rin mi afferrò la mano fra la sua.
"Forse c'è altro che non sai e altro che puoi fare."
Ascoltai parola per parola quella frase. E se non esisteva?
Mancavano poco meno di sette giorni all'inizio dei Giochi Autunnali.

Strinsi ancora più forte la coda di cavallo con cui avevo legato i capelli e mi alzai appena l'altoparlante pronunciò il mio nome; era la prima gara della giornata.
Mi presentai ai blocchi di partenza a pugni chiusi e petto gonfio. Vi trovai anche Miki e Nekomura e appena la prima si accorse di me, si girò dalla mia parte.
"Correre senza Hatsune sarà una passeggiata oggi, eh?" rise sprezzante. "Che comportamento da Diva non presentarsi ai Giochi Autunnali."
Probabilmente Miki non sapeva che l'assenza di Miku era giustificata dalla sua partenza, ma non me ne curai: avevo ben altro a cui pensare.
"Sarà una vittoria facile." la sentii sbadigliare. "Peccato che tu resterai indietro."
Le prestai poca attenzione, quel tanto che bastava per osservarla con gli occhi ridotti a due fessure.
"Già, e tu non sarai certo una sua sostituta."
Le diedi le spalle, dopotutto il mio blocco di partenza era situato qualche numero più avanti.
Dai del tuo meglio fino alla fine.
Nelle mie orecchie risuonava la voce di Miku e i suoi incitamenti durante i nostri allenamenti. In cuor mio riconoscevo quanto si era data da fare per farmi trovare pronta a questi Giochi Autunnali.
Io non farò come te, non ti tradirò.
Urlai mentalmente, mentre lo sparo annunciò l'inizio della corsa. Mi alzai in piedi più velocemente del potuto, puntando i talloni a terra e alzando piccole nubi di polvere sotto le mie scarpe. I quattrocento metri che dovevo percorrere non sembravano niente in confronto ai innumerevoli giri di pista che avevo corso insieme a Miku.
Non ancora...
Mormorai fra me e me quando mi vidi superare da due o tre avversarie. Miki era davanti, in testa a tutte, mentre Nekomura era rimasta più indietro.
Raddrizzai la postura, fendetti l'aria come potevo, inalai ossigeno dalle narici; alcune mie avversarie stavano iniziando a rallentare e sfruttai il momento per superarle.
Mi avvicinai pericolosamente a Miki con la chiara intenzione di farle pressione, intanto scalciavo via un'altra concorrente.
Dimenticati di me.
Schioccai la lingua infastidita: come mi era possibile farlo se, anche in quel momento, vedevo la sua schiena più avanti correre veloce? Neppure allungando la mano ero mai riuscita a toccarla.
Non mi sottovalutare.
Strizzai di più gli occhi mentre fiancheggiavo Miki alla conquista del primo posto: il traguardo era vicino, sempre più vicino.
Puoi correre più veloce di così.
Dannazione, non serviva lei per dirmelo. Serrai i denti, trattenendo un ringhio, mentre mi avventavo sulla linea del traguardo, tagliandone il nastro con il mio corpo e rotolando infine a terra.
Puntellai i palmi delle mani a terra, facendomi forza, e alzai il mento in alto in direzione del monitor che avrebbe mostrato i risultati. Il cuore mi batteva all'impazzata mentre il monitor lampeggiava.
1st Place: Megurine Luka, Crypton High School
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, quando lessi il mio nome. Ce l'avevo fatta, ero riuscita a vincere la mia prima gara!
Rin e Gumi mi saltarono immediatamente addosso, travolgendomi e abbracciandomi di felicità e io feci lo stesso con loro, nascondendo il pianto in risata.
Con gli occhi cercai Miku, ma lei non poteva essere lì.

Finita la prima gara ritornai verso gli spalti per recuperare un asciugamano e fu lì che vi trovai un uomo, ritto in piedi, che mi aspettava.
"Megurine, giusto? Congratulazioni per la tua vittoria."
Lo osservai bene: aveva l'aria di essere un professore con i suoi capelli a scodella e la montatura degli occhiali, ero certa di averlo già visto. "Lei stava parlando con Miku il giorno della staffetta." ricordai.
L'uomo si presentò come Kiyoteru e come amico di Miku.
"Se è suo amico perché è qui? Perché non è a salutarla?"
"L'ho già salutata e se sono qui è perché volevo conoscerti: Miku mi ha parlato molto di te!"
Rimasi stupita e interdetta.
"Come?"
L'uomo mostrò i denti, sorridendo affabile.
"Mi ha detto che fra i suoi compagni del club ce ne era una in particolare che aveva saputo motivarla più di chiunque altro. Vedi, dopo la morte di suo fratello, Miku si è spesso chiusa in se stessa, trovando sfogo soltanto nel correre. Vedere te e la tua passione le faceva ricordare come si sentiva prima che suo fratello morisse."
"Oh..."
Vidi Kiyoteru piegarsi verso di me.
"Per questo ci tenevo a ringraziarti di persona."
Qualcosa in me si ruppe: assomigliò a uno strappo che veniva ricucito poco a poco. Come era chiaro che io e Miku trovavamo motivazione l'una nell'altra, ma io non ero mai riuscita a comprenderla fino in fondo, al contrario di lei.
Ero stata una sciocca ad essermela presa, tuttavia ero ancora in tempo a rimediare.
"Mi scusi, quanto dista la stazione da qui? E che ore sono adesso?" gridai forte, interrompendo qualsiasi cosa mi stesse dicendo.

Corsi a perdifiato, fuori dallo stadio e per le strade, scansando gruppi di gente senza preoccuparmi di voltarmi per chiedere scusa. In auto ci sarebbero voluti una decina di minuti o poco più, io calcolai una mezz'ora a piedi, ma dato che stavo correndo, forse, una ventina di minuti mi sarebbero bastati. Avevo  poco più di tre quarti d'ora a disposizione.
Ti raggiungerò. Non te ne andrai senza esserci salutate.
Superai incroci, rotonde e rettilinei fino a quando vidi la stazione dei treni svettare dritta davanti a me. Mi inoltrai dentro, passando prima dalla saletta d'attesa quasi vuota per poi setacciare i binari.
Ed eccola lì; nel suo vestitino verde acqua e gli stivali neri; con il trolley dietro di lei.
"Miku!" la chiamai per attirare la sua attenzione e lei voltò il viso dalla mia parte, facendo ondeggiare le sue lunghe code.
Mi arrestai a pochi metri da lei, piegandomi sulle ginocchia: ero davvero senza respiro.
"Luka? Ma cosa?" balbettò frastornata. "Come sei arrivata fino a qui?"
Mi affannai sulle ginocchia, prima di risponderle, alla costante ricerca di ossigeno.
"Ho corso!" gridai tutto d'un fiato.
"Hai corso? E la tua gara?"
Mi raddrizzai sulla schiena; avevo la fronte imperlata di sudore e gli occhi velati dalle lacrime. Mi portai le mani agli occhi per stropicciarmeli, da quanto mi facevano bruciore.
"L'ho vinta! Io... dovevo assolutamente vincerla." iniziai a balbettare. "Perché voglio mantenere la promessa fatta a te." dichiarai quasi urlando e, nel momento stesso in cui abbassai le mani dagli occhi, la vidi slanciarsi su di me per stringermi forte contro di sé.
"Sapevo che ce l'avresti fatta." rise di gioia contro il mio orecchio, io continuai a piangere sulla sua spalla. "Ma non fermarti. Non sei  che a metà della strada."
Restammo abbracciate per molto, molto tempo: io sfogandomi sulla sua spalla e lei massaggiandomi la schiena. C'erano molte altre cose che volevo dirle, sfortunatamente sapevo che non era né il tempo né il luogo.
"Ritornerò." sussurrò al mio orecchio. "Che sia fra sei mesi o fra un anno. Ritornerò per correre di nuovo insieme a te."
Non dissi nulla, mi limitai solo a scuotere la testa, in più il suo treno stava già venendo annunciato; ci staccammo dal nostro abbraccio soltanto quando il treno frenò per far salire i passeggeri.
"E anche questa è una promessa." dichiarò lasciandomi andare la mano per aggrapparsi a salire.
Non c'era bisogno di parole per rispondere, guardare sempre avanti era il nostro tacito accordo. Improvvisamente ricordai tutti i momenti che avevamo condiviso insieme: dalle battute di mano per fare lo scambio, alle confidenze vicino al filo spinato, alle promesse che ci eravamo scambiate, a tutte quelle che io dovevo ancora rispettare anche senza di lei.
C'erano i Giochi Autunnali da vincere, i suoi record nella corsa da battere... di cose me ne aveva lasciate da fare.
Il treno ripartì con uno stridio delle ruote sulle rotaie, acquisendo sempre più velocità mentre lasciava la stazione e diventando un puntino contro l'orizzonte.
Già, è impossibile dimenticare la tua migliore rivale.

 
 



   
 
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