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Autore: Bebbe5    31/01/2017    2 recensioni
Oswald Cobblepot. Edward Nygma. Il momento della resa dei conti visto attraverso i pensieri di entrambi.
[Nygmobblepot] [Spoiler 3x14]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: Il titolo della one-shot è preso dalla versione italiana del brano omonimo delle Shakespeare’s Sisters. La traduzione, interpretata da Mina e Piero Pelù, non c’entra niente con l’originale, ma mi è tornata alla mente dopo la conclusione dell’ultimo episodio e, dal testo, ho tratto ispirazione per questo breve brano. Vi consiglio di ascoltare questa canzone per una migliore comprensione.

Buona lettura.

STAY WITH ME

OSWALD POV

Ancora una volta, sono sul ciglio di un molo, l’acqua putrida del fiume che scorre fin troppo tranquilla alle mie spalle, una pistola puntata contro di me. L’ovvia differenza è che, questa volta, a stringere il calcio non è un Jim Gordon alle prime armi, pieno di stupidi valori morali che qui a Gotham lasciano il tempo che trovano, pronto a sacrificare tutto per fare la “cosa giusta”, ammesso che esista una cosa del genere in questo mondo.

No, colui che mira al mio petto è la stessa persona che mi ha rubato il cuore, che mi ha fatto provare sentimenti che non avrei mai pensato di sperimentare nella mia vita e che ora mi sta distruggendo.  

Edward Nygma.

Ai tempi del nostro primo incontro, non avrei mai e mai potuto immaginare che avrei finito per essere attratto con tanta forza da quell’individuo strambo e allampanato, dalla lingua sciolta e con un enigma sempre pronto. Con il passare del tempo – e grazie a qualche disavventura – ho potuto conoscerlo meglio, ho potuto vedere quale splendido talento si celava dietro quell’aspetto un po’ imbranato e sottovalutato dai più… ho potuto capire cosa significa essere importanti, veramente importanti per qualcuno che non fosse mia madre.

Come tuttavia avevo già avuto modo di sperimentare, l’importanza, insieme agli aspetti positivi, porta anche tanta sofferenza. So già qual è il destino che mi attende, glielo leggo negli occhi. Eppure non mi rassegno. Edward aveva ragione, quando mi ha legato al cofano dell’auto: ho ucciso Isabella perché ero incapace di condividerlo con qualcun altro, ma nel club delle Sirene, anche adesso su questo molo, sarei pronto a dare la vita per lui. E lo farò. È questione di pochi istanti ormai, lo so bene.  Tra poco lui premerà quel grilletto e per me sarà finita.

Eppure non mi rassegno. Perché sono certo che ci sia stato un momento in cui anche Ed mi ha voluto bene, in cui, forse, avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti. Ma questo prima che arrivasse quella… no, inutile pensare al passato. Non voglio passare i miei ultimi istanti così. Cerco di parlargli, cerco di spiegarmi e, ancora una volta, proprio come nel club delle Sirene, lo vedo titubante. Sa bene che ciò che dico è vero, sa che sono cambiato e che ciò che provo per lui, ora, non è più qualcosa di malato: è sincero, è vero. Possibile che non lo capisca?

No, lo sta comprendendo, ma l’orgoglio e l’odio sono più forti. So che vorrebbe tornare com’eravamo prima, deve essere così. Deve volerlo e sta sicuramente escogitando un modo per uscirne senza insospettire i nostri nemici. Deve essere così. Il pensiero che questo suo astio derivi dal puro desiderio di vendetta non riesco nemmeno a concepirlo per quanto è straziante. Non può distruggere tutto solo per questo, non può  dimenticare la nostra amicizia, la nostra stima, il nostro… affetto reciproco in un modo così brutale. Non ci credo. Io lo conosco, non può essere così.

Dovrei odiarlo per quello che mi ha fatto, per quello che ha cercato di farmi, per quello che sta per farmi. Non ce la faccio. Lo amo davvero, ora lo so, e mi è impossibile provare rancore nei suoi confronti.

Perché non capisce?

 

EDWARD POV

Siamo arrivati alla resa dei conti. Finalmente. Settimane di lavoro, di pianificazioni, di progetti e il momento è giunto. Oswald Cobblepot, Sindaco di Gotham, Re della malavita, è qui alla mia mercé. Ho desiderato questo momento da quando ho scoperto che era stato lui a commissionare l’omicidio di Isabella, a strapparmela dalle braccia per quel suo insano sentimento nei miei confronti.

Che sciocco sono stato a illudermi che, per una volta, ci fosse qualcuno di cui mi potessi fidare, qualcuno con cui condividere tutto senza il timore di essere giudicato, qualcuno che mi apprezzasse per ciò che sono, e invece… eccole di nuovo, le voci nella mia testa. Di solito mi insultano, incitandomi a ferire, a uccidere. Questa volta sì, mi offendono, ma mi spingono a rivedere la mia posizione, a riflettere. Su cosa dovrei riflettere, poi? Oswald ha ucciso l’amore della mia vita, colei che mi avrebbe permesso di redimermi dai miei errori – e no, questa visione non è insana come quella di Oswald, sono due cose assolutamente diverse: io amavo davvero Isabella, lui amava l’idea di avermi per sé e basta.

Era un segno del destino e lui ha voluto spezzarlo.

“Suvvia, non essere idiota. Era un segno alquanto sospetto e lo sai anche tu.”

Tacete! Non mi servono le vostre opinioni, so come stanno le cose e ciò che deve essere fatto!

Mi accorgo di essermi distratto un attimo, perso nei miei pensieri. Oswald è ancora qui, davanti a me. Mi supplica, mi implora di parlargli. Cosa dovrei dirgli, ancora? Sono stato molto chiaro. Io non lo amo e le voci possono affermare il contrario quanto vogliono. Sono irrazionali e in quanto tali le devo ignorare.

Se penso alle volte in cui mi sono confidato con lui, alle notti in cui gli ho parlato di Isabella, dei miei sentimenti, a quando gli ho permesso di consolarmi e di lenire il dolore che provavo per la perdita della mia amata. E lui, sicuramente, rideva della mia stupidità, conscio di essere l’autore principale di quella mia condizione di debolezza.

Ho promesso di ricambiarlo con la stessa moneta, ma forse posso concedergli un ultimo atto di clemenza, colpendolo in modo da non farlo soffrire più di quanto non abbia già fatto con il mio tradimento nei suoi confronti. È provato, è distrutto: è come lo volevo fin dal momento in cui ho progettato tutto.

No, qualcosa arde ancora. Quando capisce che non cambierò idea, forse cercando di dimostrare una forza che sa di non avere più, mi rivolge parole dure, forti. Parole che cercano di mostrarsi cariche di odio e di astio, un tentativo di apparire coraggioso in faccia alla morte che gli si avvicina sempre di più.

Quelle parole, però, mi toccano nuovamente e mi fanno dubitare della mia decisione. In un lampo, il volto di Isabella, orrendamente sfigurato, mi torna alla mente. Non esito un secondo di più.

Premo il grilletto.

L’espressione di Oswald è incredula, mentre le sue mani volano a coprire la ferita sull’addome, cercando istintivamente di fermare l’emorragia. Mi guarda con la consapevolezza che sia finita e che io, il suo migliore amico, l’oggetto del suo affetto, ne sono l’artefice. Lo afferro per la cravatta, guardandolo un’ultima volta negli occhi, prima di spingerlo in acqua.

Lo osservo scomparire a poco a poco, le mani protese verso di me.

È veramente finita. Ho avuto la mia vendetta.

Non potrei sentirmi più vuoto di così.

 

  
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