Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Orihimechan    01/02/2017    3 recensioni
<< Hayama >> distesa lungo un prato verde ricoperto da profumatissime margherite Sana giocherellava con i fasci di luce che, dispettosi, le impedivano di ammirare le nuvole.
Colse il mugugno incomprensibile udito a malapena dalla persone che silenziosa le stacca accanto come un’esortazione a continuare.
<< Cosa ti manca per essere felice? >>> domandò genuinamente.

Questo è un nuovo esperimento. Sarà una raccoltà di one-shot, nelle quali racconterò alcune tappe importanti della loro storia.
Con la speranza che leggendo di loro io riesca a strapparvi un sorriso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sana & Akito
(alla sconclusionata età di 26 anni)

 

 

Febbraio.

 

Akito finì di cenare quasi subito quella sera, studiando con la coda dell'occhio i movimenti di Sana.
L'osservò aprire il frigorifero, esaminarne il contenuto dubbiosa e richiuderlo poco dopo.
Il ragazzo prese a versarsi un po' di acqua senza mai perderla di vista.
Lei aprì l'anta di un mobile, assorta in chissà quali pensieri, ed estrasse il contenitore degli infusi. In silenzio iniziò a prepararsi un tè.
Akito pensò che 'silenzioso' non era esattamente l'aggettivo adatto per descrivere quella sfasata della sua fidanzata.
Sana si diresse verso di lui, osservò i suoi avanzi nel piatto, lo raccolse e - sempre in religioso silenzio - lo mise nel lavello della loro cucina.
<< Non hai appetito? >> chiese poi tornando a dedicarsi al suo tè.
Hayama assottigliò lo sguardo.
La teneva d'occhio da un paio di giorni ormai e se c'era una cosa che aveva imparato a fare in tutti quegli anni era quella di percepire, con una facilità disarmente - tanto da esserne quasi spaventato - ogni piccolo ed insignificante cambiamento d'umore in quella che da lì a pochi mesi sarebbe diventata sua moglie.
<< Non proprio >> disse poi, deciso a scoprire il motivo di quel comportamento così atipico << e poi quelle uova facevano proprio schifo. Preferisco il digiuno alla possibilità di trascorrere la notte al prontosoccorso. >>
Ora, se Sana fosse stata in sé probabilmente non lo avrebbe neanche lasciato finire di parlare prima di sbattergli la testa sul tavolo e farla rimbalzare come una pallina da ping pong fino a fargli rimettere anche l'anima, al contrario questa si limitò semplicemente ad alzare le spalle, rifilargli un incomprensibile << mmhff >> e tornare a dedicarsi al suo intruglio.
Akito sollevò entrambe le sopracciglia << Kurata mi stai ascoltando? >>
<< Assolutamente >> rispose intenta a sbucciare una fetta di limone.
Hayama poggiò la schiena contro la sedia ed incrociò le braccia sul petto scettico.
C'era decisamente qualcosa che non andava in tutta quella situazione.
Si schiarì la voce, deciso come non mai a vederci chiaro << stamattina mi sono licenziato >> iniziò.
<< Si >> disse la ragazza facendo un lieve cenno di assenso con la testa prima di riempire d'acqua il bollitore.
<< Sei d'accordo? >> le domandò cauto
<< Certo >> concordò assorta tornando a fissare indecisa gli infusi.
Il ragazzo sospirò, prendendo a grattarsi la nuca con la mano destra.
<< Ho picchiato uno dei miei allievi perché si è rifiutato di eseguire un esercizio. >>
<< Okey >> rispose dopo aver finalmente scelto un filtro e riponendo il contenitore al suo posto.
Akito rimase in silenzio per una manciata di secondi, poi, una volta capito che la situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano si alzò e le si avvicinò lentamente.
<< Stavo pensando >> continuò << potremmo rimandare il matrimonio. Alla fine è solo uno stupido contratto, giusto? >>
<< Mmmf >>
Sana posiziò il bollitore sulla piastra del piano cottura.
<< Ho incontrato Janine in ambulatorio stamattina >> tentò poi, giocandosi l'ultima carta << mi ha offerto un caffè, e sai, una cosa tira l'altra e alla fine me la sono scopata in studio. E' stato un'errore cer.. Ahia. Kurata che diavolo ti passa per la testa? >> domandò coprendosi con la mano la guancia.
Sana lo fissava con gli occhi fuori dalle orbite, il respiro accelerato, una mano sul fianco e l'altra pronta a buttare un'altra bella cinquina in faccia del fidanzato.
<< Hayama, brutto ameba imbecille rincoglionito che non sei altro, ripetilo se hai il coraggio! >>
Akito decise subito di mettere un paio di metri di distanza tra di loro, giusto per essere sicuro che la ragazza non attentasse ulteriormente alla sua vita.
Almeno ora aveva ottenuto la sua attenzione.
<< Kurata rilassati, stavo scherzando. Non mi stavi ascoltando, ho dovuto inventarmi qualcosa. >>
Sana aprì e chiuse la bocca un paio di volte, strinse le mani a pugno e si avvicinò a lui furente.
<< Deficiente ti stavo ascoltando, per cosa pensi che fosse quello schiaffo? >> urlò.
<< Mi stavi ascoltando? >> le fece verso il biondo.
<< Certo che si >> ribadì offesa.
<< Quindi hai sentito quando ti ho detto – cito testualmente - che la tua cucina fa schifo, che mi sono licenziato, malmenato senza ritegno un allievo, ah e - presta attenzione perché è arrivata la parte più importante - anche quella in cui ti ho proposto di rimandare il nostro matrimonio? >>
Kurata non rispose, assottigliò lo sguardo, si morse il labbro e prese a torturarsi le mani freneticamente.
<< Ovviamente mi hai dato il tuo consenso >> continuò imperterrito Hayama facendo svolazzare una mano davanti al volto.
<< Non l'ho fatto >> disse Sana oltraggiata
<< Si che lo hai fatto >>
<< Non è vero >>
<< Assolutamente si >>
<< No >> si ostinò
Akito sospirò e le prese una mano intrecciandola alla sua, con l'altra spostò una ciocca dei lunghi capelli ramati sfuggiti alla coda disordinata che era solita fare prima di mettersi ai fornelli. Le si avvicinò impercettibilmente sollevandole il mento << che succede? >>
La ragazza prese a guardarlo allarmata continuando a mordersi il labbro.
<< Sana, sono giorni che ti comporti in maniera strana. Sei distratta, assente, pensierosa, hai un'aria triste e malinconica, sei assurdamente ed inverosimilmente silenziosa e – stento a credere a quello che sto per dire, perciò se un giorno me lo rinfaccerai non avrò timore di negare fino alla morte – ho bisogno della ragazza che urla per il mio disordine, che mi butta addosso ogni cosa che le passa per le mani quanto le dico che la sua cucina ucciderebbe anche il diavolo in persona, che mi fa impazzire quando dimentica persino di andare a fare la spesa e che ogni sera mi corre incontro con il suo stupido grembiule con le paperelle e la faccia piena di ogni tipo di ingrediente possibile. >>
Kurata iniziò ad avere la vista annebbiata, consapevole delle copiose lacrime che avevano preso a solcarle il viso, le scacciò velocemente e allontanò lo sguardo dalla persona che aveva sempre occupato la parte più grande del suo cuore. Tentennò, perché non aveva pensato che la serata potesse prendere una piega tanto inaspettata.
<< Che succede? >> ripeté Hayama
Lei si allontanò di pochi passi, indecisa se confessare o meno tutto quello che le passava per la testa. Kami, non era mai stata così tanto in difficoltà nel rivelare qualcosa prima d'ora.
<< Va tutto bene >> disse poi sfoderando uno dei suoi sorrisi da repertorio. Sapeva che il ragazzo di fronte a lei la conosceva fin troppo bene per poter abboccare a quel patetico tentativo, ma decise ugualmente di provarci, sicura come non mai di non avere più niente da perdere.
<< Kurata, non prendermi per il culo. I tuoi sorrisi da premio oscar puoi anche risparmiarteli >> sbottò.
Akito non era mai stata una persona pazienze, ci aveva provato a mantenere la calma, ma quella ragazza aveva il potere di farlo andare fuori di testa.
Il ragazzo accorciò nuovamente le distanze tra di loro << Ascoltami bene, lo so che uno dei tuoi tanti hobby nella vita è quello di farmi impazzire, ma sono stanco, è tardi ed sono praticamente due ore che il mio corpo mi prega di andare a dormire perciò, perché non la smettiamo, mi dici che cazzo succede e ce ne andiamo a letto come ogni maledettissima coppia normale di questo stramaledettissimo pianeta? >>
Sana non seppe spiegarsi cosa esattamente di tutto quel monologo la fece scattare, accadde e basta. Ascoltò in silenzio, immaginandosi di prenderlo per quei suoi bellissimi capelli color del miele, sbatterlo sul pavimento e saltarci sopra all'infinito. Quella possibilità anziché calmarla la fece agitare ancor di più. Portò le mani sui fianchi sottili ed iniziò a fumare peggio di una vecchia locomotiva.
<< Che succede? >> gli domandò di rimando, il tono di voce due volte superiore al normale.
<< Che succede ? >> ripeté di nuovo, più a se stessa che al suo fidanzato.
Hayama l'osservò come se le fosse spuntata una seconda testa all'improvviso << si >> ripose poi per niente turbato dalle urla della sua – forse – futura sposa << è quello che ti ho chiesto >>.
Sana parve adirarsi ancor di più << succede, razza di imbecille che non sei altro, che sono incinta! Ecco che cazzo succede! >> tuonò alla fine, portandosi una mano alla tempia e oltrepassando Akito – che aveva assunto le sembianze di una statua di marmo – per andare a sedersi in salotto.
Hayama dal canto suo provò quasi un'esperienza extracorporea. Gli sembrò che la sua anima si fosse dislocata dal corpo, per ritornarci solo in un secondo momento. Continuò a rimanere in quella posizione per qualche minuto, ebbe anche la sensazione di non riuscire più a respirare, sentì le gambe molli ed il cervello congelato, dei brividi di freddo lo attraversarono da parte a parte e lo aiutarono – seppur nei minimi termini – a riprendere possesso delle facoltà mentali. Si voltò per cercare Kurata che nel frattempo si era comodamente seduta sul divano ed aveva iniziato ad osservare, con sincero interesse, la collezione di coniglietti che Natsumi le aveva regalato per Natale.
Con sole due falcate la raggiunse.
<< Da quanto? >>
Sana non rispose.
<< Da quanto lo sai? >> riprovò, sedendosi accanto a lei
<< Un paio di settimane >> sussurrò
Akito si ritrovò ad annuire sovrappensiero.
Ora capiva molte cose: il nervosismo, la tensione, la paura, tutto quel mistero, la reticenza nel parlargli.
<< Sei arrabbiato? >>
Non le rispose subito, troppi pensieri avevano inziato ad affollargli la mente.
Si limitò a stringersi nelle spalle << e tu? >>
Kurata questa volta si voltò verso di lui e accennò un lieve sorriso << no >> poggiò una mano sulla sua e riprese << lo so benissimo che una gravidanza non era nei nostri programmi. Tra qualche mese ci sarà il matrimonio, abbiamo ancora tante cose da definire, tu hai la palestra, il tuo lavoro, ed io ho il mio che mi tiene praticamente impegnata per la maggior parte del tempo. Ho sempre voluto diventare mamma, ma pensavo di dover affrontare questo discorso tra almeno un paio di anni, sai, procedere per gradi come la maggior parte delle coppie comuni. Ma poi mi sono detta: quando mai noi due ci siamo comportati come persone normali? Sono passati anni prima che entrambi riuscissimo ad esternare i nostri sentimenti, le nostre vite hanno fatto dei giri immensi prima di intrecciarsi, quando hai comprato casa ti ho quasi ucciso perché non avevo capito le tue intenzioni ed il giorno in cui mi hai chiesto di sposarti hai quasi fatto a pezzi un povero cameriere. Siamo noi, Sana e Akito, imperfetti e al tempo stesso perfetti l'uno per l'altro. Voglio questo bambino Akito, lo voglio davvero. Ho avuto quasi tutto dalla vita, sono stata una persona incredibilmente fortunata e questo bambino è la mia opportunità per farti capire. >>
<< Farmi capire? >> rispose con un filo di voce.
Sana annuì, rafforzando la presa della sua mano su quella di Hayama.
<< Si, farti capire che sei una persona meravigliosa e nostro figlio sarà il bambino più fortunato della terra ad averti accanto. Sii il bambino che ha scacciato via le mie paura, l'uomo di cui mi sono innamorata, il padre fantastico che hai sempre, inconsciamente, saputo di essere >>.
Hayama sentì i batti del cuore accelerare sempre più e la salivazione venir meno. Fissò un punto indefinito della stanza prima di posare gli occhi sulla donna che amava.
Sana era incinta.
Aspettava un bambino. Un bambino suo. Una creatura frutto di tutto quell'amore che non avevano fatto altro che professarsi per anni.
Le orecchie avevano iniziato a fischiargli fastidiosamente, non sentiva più la circolazione delle mani ed il cuore era avvolto da un calore così potente da fargli pensare che sarebbe scoppiato da lì a breve.
E poi, lì infondo, in una piccola parte del suo cervello c'era una piccolissima macchia scura, grande come la punta di uno spillo che iniziava pian piano ad espandersi a macchia d'olio. Un sentimento che non aveva percepito subito ma che diventava - mano a mano - sempre più forte, sempre più spaventoso, sempre più terribile.
Paura.
Akito Hayama aveva paura. No, era letteralmente terrorizzato.
Poteva essere la sua vita schiava di uno spaventoso dejavù? Poteva davvero lasciarsi definitivamente alla spalle il terrore di una vita intera? Il dubbio di non aver fatto abbastanza? Di non aver impedito una tragedia?
Avrebbe potuto superare un trauma del genere laddove si fosse ripresentato? Avrebbe avuto la forza? Il coraggio?
Sana sembrò capire subito il tumulto interiore che stava albergando nel suo animo. Lo conosceva meglio di quanto potesse conoscere se stesso e, mai, per nulla al mondo avrebbe permesso alla sua mente di imprigionarlo in tutti i suoi timori, specie se infondati.
Posò entrambe le mani sul volto dell'uomo accanto a lei, costringendolo a puntare gli occhi ambrati nei suoi nocciola.
<< Akito >> disse dolcemente << io non sono come tua madre. Non lasciare che le tue paure ti impediscano di essere felice >>.
Hayama ascoltò le sue parole, gli entrarono dentro lentamente, le assorbì e ne studiò il significato, l'osservava senza fare a meno di pensare cosa avesse mai potuto fare uno come lui – schivo e distaccato - per meritarsi una persona come lei.
<< Akito >> lo chiamò di nuovo
<< Mmh? >> in risposta le baciò il palmo della mano destra
Sana sorrise e si avvicinò ancora di più << Cosa ti manca per essere felice? >>
Hayama si sentì come se un fulmine lo avesse appena squarciato in due, ed improvvisamente riusciva a percepire ogni cosa: i tuoni che imperversavano fuori dalla finestra, le goccioline d'acqua che cadevano dispettose dal lavello della cucina, il ticchettio dell'orologio vicino la porta del salotto, i battiti del suo cuore che acceleravano, il respiro irregolare della donna che gli stava accanto.
D'istinto poggiò una mano sul grembo ancora troppo piatto di Sana.
Lei sussultò per la sorpresa, fissò la sua pancia e riportò lo sguardo su di lui poco dopo, gli regalò uno dei sorrisi più belli che avesse mai avuto la fortuna di vedere ed inclinò leggermente la testa.
<< Allora? >> lo riprese << tra un paio di mesi finalmente diventerò tua moglie, avremo un bambino, senza contare che diventerò una balena che ti costringerà a prenderle qualsiasi cosa le passi per la testa ad orari improponibili, dovrai assistermi durante il parto perché io sarò aperta come una cozza quindi come minimo tu dovrai essere accanto a me a stringermi la mano e ripetermi che ero, sono e sarò sempre la donna più bella del mondo, e quando il peggio ti sembrerà passato una piccola creatura impertinente - con i tuoi capelli ed i miei occhi - correrà per casa gridando a tutte le ore del giorno e della notte, crescerà, ti farà impazzire e alla veneranda età di novant'anni ti butterò ogni volta il bastone dalla finestra, non prima di averti tirato addosso mezza casa. Quindi, alla luce dei miei piani per il futuro, Signor Hayama, potrei di grazia sapere cosa le manca per essere felice? >>
Akito aveva iniziato a guardarle le labbra con insistenza, valutando la possibilità di farla sua in quel preciso istante, in un primo momento per la gioia di vedere tutto il potere che esercitava su di lei, secondariamente – e non meno importante – perché ne aveva sentito la mancanza per tutto il giorno ed ora non riusciva più a pensare ad altro se non al sapore della sua bocca.
Le passò il pollice sull'oggetto del suo desiderio, si violentò psicologicamente per spostare lo sguardo suoi suoi occhi, sorridendole con quell'aria insolente che la faceva impazzire.
<< Un manicomio Kurata, un manicomio >> cantilenò sornione prima di tuffarsi su di lei e dimenticare tutto il resto.
E al diavolo tutte le sue paure, i suoi traumi, le sue incertezze, al diavolo tutto, perché per Sana avrebbe anche fatto il giro del mondo a nuoto se solo fosse stato necessario.

 

 

E riecchimè. Si lo so: perdono, pietà. Mi rimetto al giudizio della corte e chiedo di essere assolta.
Allora, che dire, ecco l'aggiornamento. Come ho già anticipato in precedenza a breve questa raccolta volgerà al termine: altri due capitoli dopo di questo.
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, mi sono sempre chiesta come avrebbe potuto reagire Akito di fronte una notizia del genere e beh, questo è quello che la mia mente ha ritenuto potesse accadere nella realtà. Spero di non aver reso Akito occ e – soprattutto – spero che questo piccolo pezzo di storia vi sia piaciuto. Ovviamente aspetto con impazienza di conoscere i vostri pareri, volevo anche sapere se vi piacerebbe leggere di altri pezzi di vita di questi due testoni, non so, momenti particolari, qualcosa che mi possa essere sfuggita. Come ho già detto prima vorrei fare altri due aggiornamenti (uno di questi riguarderà * spoiler * un evento ormai imminente – che sicuramente avrete capito xD) e l'altro vedremo.
Okey non mi dilungo molto, è sempre bello tornare a scrivere qualcosa, grazie a chi segue ancora la storia (nonostante i mie tempi vergognosi), grazie a chi vorrà lasciarmi un parere e grazie a chi semplicemente legge. Certo, conoscere le vostre opinioni è sempre bello, perciò se vorrete spendere un minuto del vostro tempo a dirmi il vostro punto di vista non potrei che esserne onorata.

Un saluto a tutti.
A presto! <3

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Orihimechan