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Autore: RottingMind    01/02/2017    0 recensioni
Se girate per la Zona Grigia di Dulcin e capitate dalle parti di Endon, potreste imbattervi in vari negozi. Tra questi, vicino al centro storico, spicca "La Scolopendra", piccolo negozio di antiquariato gestito da Amelia Nubis. Ma un estraneo probabilmente non sa che questo negozio, oltre a vendere vari gingilli e cianfrusaglie di ogni genere, offre anche servizi "speciali", se la ricompensa è buona. E a causa di uno di questi servizi, Amelia va nella Zona Blu, alla ricerca di una banda che da tempo da qualche problema ad un suo cliente.
Bene, ora cominciamo a ragionare. Ora dimmi... da 2 a 71, quanto dolore provi?
Genere: Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ore 23:15 del 15/4/2174, Zona Blu, in un bar di Leryot chiamato “Red Woman”

Il liquore gli scendeva giù per la gola come se fosse acqua, ma Amelia non si sentiva ancora soddisfatta quella sera. Quello che gli avevano dato era forte, ma ne voleva ancora: uno degli effetti collaterali del suo marchio era quello di un fortissimo bisogno di alcool, che durava almeno cinque ore buone.
Il bar dove era non era particolarmente affollato, ma comunque vi era un po' di clientela divisa tra il bancone e i tavoli posti al centro del locale e vicino alle pareti. Il bancone era in legno scuro, vecchio di qualche anno e che odorava di alcolici, mentre i tavoli erano tutti di metallo scuro, un blocco unico di acciaio. Al fianco destro vi erano due uomini abbastanza muscolosi, forse erano dei pescatori che stavano per partire per una battuta notturna: quello nella sua immediata destra aveva i capelli castani scuri ed era più giovane, forse aveva poco più di ventidue-venticinque anni, mentre quello con i capelli biondo paglia era poco più vecchio, forse era sulla trentina. Alla sua sinistra, invece, c'era quello che si poteva definire un “vecchio lupo di mare”: era sicuramente un uomo che aveva passato la sua vita a pescare, cosa deducibile dalla pelle del viso, bruciata dalla brezza marina, dalle onde e dal sole, che aveva un colorito quasi rosso; era anziano, forse aveva superato la settantina, e se ne stava tranquillo a bere anche lui, l'unico in silenzio nel salone, oltre a lei e al barista, quando non faceva uscire il suo vocione da manovale dalla sua bocca coperta da baffi scuri che lo facevano sembrare un tricheco. Una cosa che accomunava il vecchio e i due alla sua destra era il fatto che portavano tutti un cappotto di cerata, anche se uno probabilmente lo faceva per abitudine, più che per comodità.
Amelia finì di scolarsi l'ennesimo bicchiere della serata, cercando di dimenticarsi ciò che aveva fatto qualche ora prima, e ne chiese un altro al barista, che gli negò il suo drink.
-Andiamo, che ti costa darmene un altro? Gli altri te li ho già pagati, mi sembra.- protestò lei.
-Te lo scordi, ragazza. Ora alza i tacchi e vattene, si vede da un miglio che ne hai bevuto abbastanza.- gli disse burbero il barista.
-A me questa sembra più una spugna, Gaston!- disse il pescatore alla sua destra, accompagnato dalla risata del suo compagno e del barista.
-Andiamo, dammene un altro e me ne vado, non fare il tirchio, tricheco merdoso.- Amelia provò ad allungarsi nel bancone per prendere una bottiglia di Fyra vicina al barista, ma venne rimessa a posto dal vecchio alla sua sinistra.
-Ragazza, forse dovresti accettare il consiglio di Gaston e andartene, finché ti reggi ancora in piedi.- disse calmo e composto lui.
-Taci vecchio, so badare a me stessa senza il tuo aiuto.- ribatté lei acidamente. Con molta probabilità, quella notte l'avrebbe trascorsa meglio se avesse dato retta al barista e al vecchio lupo, ma purtroppo per lei, il dio dell'alcolismo aveva deciso in altro modo.
-Ehi, mostra rispetto per gli anziani, ragazza.- gli venne detto dall'altro pescatore.
-Sentite, ma perché non vi andate a fare una scopata nell'oceano e mi lasciate avere il mio stramaledetto drink?!- Amelia stava cominciando a perdere la pazienza, e in quel momento era l'alcool in circolo nel suo corpo a parlare. -Tricheco, levati dalle scatole e dammi il mio liquore. Ora.-
-Invece tu ora te ne vai.- il pescatore più giovane la prese per la spalla destra e provò a toglierla dallo sgabello, ma Amelia si era aggrappata al bancone con tutta la sua forza: voleva altro liquore, e non voleva sentire storie. -Andiamo ragazza, non fare storie e vattene!- anche se continuava a tirare, la ragazza non si staccava, anche se usava dei guanti di pelle nera.
-Vattene tu, canna moscia!- Amelia assestò una testata al pescatore sul naso, facendogli mollare la presa su di lei, ma quando riuscì a liberarsi di un ostacolo, intervennero il vecchio e l'altro pescatore a fermarla. Poi sentì qualcosa di duro sbattergli in testa, fermando la sua corsa per il liquore: i suoi occhi si chiusero per qualche istante, per riaprirsi poco dopo, ritrovandosi sulla strada.
-E guai a te se ritorni, disgraziata!- gli venne detto dal tricheco, prima che la porta gli venisse chiusa davanti a lei.
-Che succede qui?- i problemi della serata di Amelia non erano ancora finiti, e avevano preso la forma di una Guardia Armata. -Perché sei a terra, ragazza?-
-Perché il tricheco non mi ha voluto dare l’alcool, e delle canne mosce l’hanno aiutato…- Amelia decise di provare ad alzarsi, anche perché stava cominciando a girargli leggermente la testa e voleva evitare di vomitare in strada davanti alla Guardia: anche se era leggermente ubriaca, aveva pur sempre della dignità da conservare.
-Alzati e mostrami i tuoi documenti, forza.- disse sbrigativa la Guardia. Forse era capitata lì per caso e non aveva voglia di arrestare una giovane ragazza mezzo ubriaca.
-Si, si, un attimo solo… non c’è bisogno di avere fretta…- Amelia si alzò lentamente, abbastanza lentamente da dare il tempo alla Guardia di andare a prendersi un caffè, se ne avesse avuto la voglia. Dopo essersi alzata, aver inspirato a fondo la fredda aria che sapeva leggermente di sale ed essersi ambientata con il clima esterno camminando un pochino in tondo alla Guardia, che nel frattempo stava visibilmente perdendo la pazienza sotto la sua uniforme blu scuro, decise di prendere il portafoglio con i suoi documenti.
-Vediamo… ho una patente, una tessera della biblioteca, una tessera del supermercato, un’altra tessera di un supermercato diverso… dove l’ho messo il tesserino identificativo?-
-Si muova, o la sbatto dentro per resistenza a pubblico ufficiale.- intimò la Guardia togliendo le manette da una tasca dei pantaloni.
-Si si, mi dia il tempo per cercarlo, tutti impazienti siete qui.- Amelia continuò la ricerca del suo ID, ma senza grande successo. –La tessera del consorzio dei mercenari, la tessera dell’orto comune, scontrini e biglietti da visita vari, una fattura di una settimana fa, un biglietto con cose scrit- - la Guardia aveva esaurito la sua pazienza, prendendogli il portafoglio dalle mani e mettendoselo nel giaccone.
-Ehi, non avevo ancora finito di cercare!- protestò Amelia, ma non venne ascoltata. La Guardia la fece voltare, premendogli la faccia contro la vetrata del bar, mettendogli le mani dietro la schiena e ammanettandola. –Andiamo, non lo stai facendo davvero, giusto? Possiamo parlarne, fammi finire di cercare l’ID e poi mi lasci andare, ok?- notò che alcuni dentro stavano ridendo di lei. “Fantastico.”
-Lo cercherai con tranquillità alla Stazione, ragazza.- sibilò la Guardia –Questa serata la continuerai lì.-

Dopo essere stata privata di tutti gli effetti personali, quindi argenteria, armi, portafoglio ecc, Amelia venne chiusa in una piccola cella con un singolo letto, probabilmente fatta apposta per queste situazioni, e dopo pochi secondi nel letto si addormentò profondamente: era l’unico momento della giornata dove riusciva a rilassarsi, anche se quel letto cigolava e le lenzuola probabilmente non venivano lavate da vario tempo. Qualche ora dopo, venne svegliata dalla stessa guardia che l’aveva buttata lì dentro.
-Sveglia principessa, è ora di andarsene.- gli disse aprendo la cella dove stava lei.
-Chi… dove sono?- chiese confusa Amelia. –Che posto è questo?-
-La Stazione delle Guardie Armate, dove tu hai passato una favolosa nottata per avermi fatto perdere la pazienza ieri sera.-
-Oh, ora ricordo qualcosa, si…- si mise seduta sul letto, sciogliendo i muscoli del collo e degli arti.
-Ma tu fai così tutte le mattine?- gli chiese la Guardia.
-Si, e dovresti farlo anche tu, aiuta a riscaldare i muscoli e a non avere crampi da freddo. Con la mia professione è una cosa che è meglio evitare.- una volta finito il riscaldamento, Amelia uscì dalla stanza. –Odio bere così tanto, accidenti. Come mai mi hanno rilasciato così presto?-
-A quanto pare i miei superiori, dopo avermi fatto la ramanzina per averti portato qui senza il loro consenso, hanno visto che sei una mercenaria con un lavoro da svolgere in questa Zona, quindi mi hanno obbligato a rilasciarti.- la Guardia non era molto felice di dire quelle parole, e si vedeva che mostrava un qualche disprezzo per la professione di Amelia.
-Ottimo, ottimo, dove è tutta la mia roba? E che giorno è oggi?-
-16 aprile, seguimi.- la Guardia gli fece strada all’interno della Stazione, che era un posto prevalentemente grigio chiaro, con un soffitto bianco. L’intera struttura sembrava abbastanza recente, forse era stata ristrutturata, ma in ogni caso non aveva più di 20 anni.
-Sai, sto pensando a come potresti aiutarmi nel mio lavoro, giovane Guardia.- disse Amelia mentre camminava dietro di lui.
-Primo, non sono obbligato ad aiutarti, secondo, il mio nome è Jacques.- rispose secco lui. Visto da dietro, superava Amelia di tutta la testa, quindi era alto almeno un metro e novanta circa, ed era ben piazzato, con spalle non troppo larghe e non eccessivamente muscoloso: un tipo che stava bene in quella divisa blu scuro con righe gialle.
-Invece penso che mi aiuterai, se non vuoi che ti faccia causa per avermi sbattuto dentro illecitamente… e anche per avermi mezzo molestato durante il tragitto.- continuò Amelia, e quella frase fece voltare la Guardia.
-Tu non…-
-Io non cosa? Ero mezzo ubriaca, ma alcune cose le ricordo, Jacques.- gli sorrise beffardamente –Quindi, se non vuoi che riporti ai tuoi superiori la tua indegne condotta, oltre al fatto che ti abbiano già fatto una ramanzina grande quanto questa struttura, meglio che mi aiuti. Quattro occhi vedono meglio di due, alle volte.-
-Sei solo una mocciosa sfacciata e molto sfrontata.- gli ringhiò lui, poi si voltò e prese da un armadietto una piccola scatola con tutte le cose di Amelia.
-Ma guarda, il mio ID. Dove era, Jacques?-
-Nella tua tasca posteriore destra.- quella frase venne detta con un certo imbarazzo dalla Guardia, cosa che fece divertire la mercenaria.
-Andiamo Jacques, mi aiuti stavolta e poi ti lascio in pace e tutti vivranno felici e contenti. Inoltre, potrei presentarti qualcuno che ti possa piacere, ho conoscenze in vari ambiti io.-
-Di che stai parlando?-
-Non hai nessun anello al dito, quindi escludo che tu sia fidanzato, o se lo sei, non lo sei ufficialmente e preferisci tenere la cosa per te. Infatti non sembra che tu porti altre tipologie di anelli o argentaria di alcun tipo, dato che sulle tue dita non vedo segni di anelli. Inoltre non porti nessun tipo di orologio da polso, almeno qui a lavoro, però hai il segno di un cinturino d’acciaio sul polso sinistro, e forse lo fai perché il tuo orologio è abbastanza costoso e vuoi evitare che ti venga rubato al lavoro. Dico bene?-
-Sei in gamba, ragazza.- fu il primo sorriso che gli elargì. Jacques non aveva un viso che riconoscevi istantaneamente, era un viso comune però ordinato: aveva poca barba, però si notava che se la tagliava con regolarità, almeno una o due volte a settimana. I capelli erano castani scuri, portati corti e a spazzola, gli occhi invece erano più chiari, e risaltava il fatto che tenesse particolarmente alle sue sopracciglia, forse non riesce a curarsele come vorrebbe, ma almeno ci prova. Era un viso normale il suo, un normale viso leggermente spigoloso, però non sarebbe stato male averlo nel letto vicino a lei.
-Quindi, mi aiuterai, Jacques?- gli chiese lei per spezzare il silenzio, mentre si rimetteva i vari piercing nelle orecchie.
-E va bene, ti aiuterò, ma solo per stavolta, mercenaria.- ammise lui alla fine.
-Tranquillo, sarà una cosa da poco… solo dirmi dove si incontrerà una certa banda della città stanotte. Pensi di poterlo fare?-
-Possiamo dare un’occhiata alle varie mappe della città e fare dei confronti, ma è fattibile.-
-Ottimo, ottimo, allora cominciamo tra poco, ora ho una certa fame…- guardò Jacques, che capì al volo cosa voleva la mercenaria.
-Sei una sanguisuga.- si scostò dalla parete e uscì dalla sede, seguito a ruota da lei. Prima di uscire, si mise la giacca e si allacciò il coltello da caccia dietro nei pantaloni, ricordandogli degli avvenimenti di vari anni fa. “Scylla è morta. Ora c’è Amelia, nessun’altro.”

   
 
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