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Autore: Rumenna    01/02/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ah, adesso ricordo… è la stessa sensazione di quella notte davanti al suo negozio… quando ero ubriaco, ed ero con Tina… è Tina. Ho ricordato le sue labbra. Solo adesso capisco perché Rose mi ha detto che gli ricordavo il suo ex… perché era una scena già vissuta, seppure con un’altra persona… una similitudine. Mi sono velocemente allontanato ridendo, realizzato di essere finalmente riuscito a ricordare. «Mi sono ricordato cos’era quella sensazione familiare, Rose! Le tue labbra sono calde e morbide proprio come quelle di Tina!» «…Eh? Come scusa…?» « È da quando ci siamo scambiati gli auguri che mi sembrava di non riuscire a ricordare dove altro avevo sentito quella sensazione… e la risposta è semplice: sulle labbra di Tina!» Rose è scoppiato a ridere all’improvviso, rotolandosi su sé stesso. La sua risata è carina, ma in qualche modo mi mette in imbarazzo che rida così di quello che ho detto. Sì, ma… lui? «E tu perché mi hai baciato?» Con gli occhi luminosi e le guance arrossate per aver riso troppo, si rimette a sedere composto, rispondendomi trattenendo un sorriso: «Credevo che stessi affrontando un momento difficile… credevo che ti sentivi confuso sui tuoi gusti sessuali, e volevo aiutarti a capire, tutto qui.» «Eh…? Ma io stavo parlando della mia famiglia! T-tu davvero hai creduto che io…?» «Sì, che ne so io cosa ti frulla nella testa? Forse standomi sempre accanto…non so, poteva essere!» Stavolta siamo scoppiati a ridere insieme… era tutto un enorme fraintendimento? Da entrambe le parti? Come siamo stupidi! «Non è bello.» «Uh?» «Non è una cosa facile da accettare, anche per sé stessi.» «Hai sofferto molto…?» «Mi sono sentito sbagliato. Non ho voglia di parlarne, è tardi e siamo ubriachi… e poi fa freddo.» Io voglio sapere queste cose. Non è giusto che sia sempre lui a vedere i lati peggiori di me. «Io non penso che sia una cosa per cui sentirsi sbagliati.» «Sono contento che sia proprio tu a dirlo… ti ricordi quando abbiamo litigato?» «Sì… c-comunque quella volta… mi sarei sentito felice se qualcuno mi avesse detto di amarmi, anche solo un po’… non era un bel periodo nemmeno per me, soffrivo di solitudine.» Ad ogni mia parola emessa, l’espressione del suo viso è lentamente cambiata… è completamente assorto dalle mie parole, rimanendo in silenzio, con gli occhi scuri che gli brillano… «Anche adesso?» «…Mh?» «Anche adesso saresti felice se ti dicessi di amarti?» Oh, il mio cuore… perché dice certe cose all’improvviso?? «…» Deglutisco a fatica… perché mi ha fatto questa domanda? Soprattutto, perché non riesco a trovare nella mia mente delle parole per rispondergli? «Sto scherzando, è ovvio che ne saresti contento! Sei il mio migliore amico!» Mi ha sorriso come suo solito. Ma cos’è questo…? Mi sta testando…? Si prende gioco di me…? È ovvio che lo vedo solo come un amico! Ma perché il mio cuore non smette di martellare? È perché mi mette sotto pressione, ovvio! È normale rimanere sorpreso se il mio migliore amico viene a farmi una domanda del genere! «T-torniamo dentro, fa freddo!» * Ho fatto un sonno abbastanza confuso… mi svegliavo, mi addormentavo profondamente, mi svegliavo ancora… Naturalmente la prima cosa che doveva venirmi in mente questa mattina sono le parole che Rose mi ha detto ieri notte… nemmeno fossimo in una fiction per ragazzine, ma che cavolo! Era visibilmente ubriaco! Non ragionava più! Certo che anche io però quando bevo divento un po’ strano… ma come mi è venuto in mente di baciarlo? E per cosa poi? Ahh, sono un pazzo! Sono pazzo! È proprio vero che gli artisti sono gente fuori di testa... Oh mamma! Il dipinto di Lorenzo! Sono corso a recuperarlo dal suo nascondiglio e l’ho osservato per bene, con un nodo alla gola. Che sia il caso di buttarlo via? Non voglio essere così crudo con mio padre… però quella strega di mamma non merita tanta gentilezza! «Ivan, scendi per la colazione? Cosa stai guardando?» «A-anna!» Ho nascosto velocemente la tela dietro la schiena, ma non credo proprio che sia trasparente… ma perché si trova sempre lei davanti? Prima gli arrapati del film, poi il dipinto nudo di Lorenzo…! «…Pensi che non me ne sia accorta, Ivan?» «D-d-di co-cosa…?» Panico! No! Non fraintendere! «Ieri sera hai saltato la cena… nel frigorifero era tutto intatto.» Ah, meno male… oh, porca quella vacca di mia madre, mi sento meglio adesso…! Credevo che mi avesse frainteso! «Oh…Sì, non avevo fame. Mi si era chiuso lo stomaco.» Tristezza. «Però per gli alcolici non ti si era chiuso lo stomaco, eh? Hai bevuto davvero tanto, non sei abituato!» «…Beh… sì, devo smetterla di bere così tanto… lo dirò anche a Rose, anche lui beve molto quando è con me, sì!» «Ieri avete fatto un sacco di schiamazzi sul terrazzo, dovete fare attenzione prima che i vicini vengano a lamentarsi! Sempre sperando che vengano da me per le lamentele! Pensa se si trovassero i tuoi genitori…» «…Capito. Scusa.» «Quando metti via quell’affare vieni di sotto, ho preparato una colazione buonissima!» “Quell’affare”…? Ho abbassato lo sguardo: “passero solitario” il bella mostra, che bello… SI’, CHE BELLO. Bella figura di merda. Oh, no! E se con la storia delle “lamentele per gli schiamazzi” si riferisse ad “atti osceni in pubblico”? SE CI AVESSE VISTI NEL MOMENTO SBAGLIATO? O se peggio, ci avesse visto qualche vicino? Dopotutto stavano ancora esplodendo i fuochi d’artificio, potrebbe essere che qualche vicino fosse dietro le tende ad osservare il panorama… trovandosi poi davanti “un altro panorama”! Non voglio dare spettacolo! Soprattutto, non su una cosa che non c’è! Sarei potuto stare tranquillo se fossi stato per davvero il fidanzato di Rose –ma anche in quel caso sarei stato in casa mia, quindi si facessero i fatti loro – ma non sarei per niente felice se si diffondessero voci errate sul mio conto! Già su di me c’è poco da commentare, la gente pensa che sia all’estero, ma che dire di Rose? Poveretto, è single e non riesce a trovare uno straccio d’uomo con cui stare, figuriamoci se si diffondessero pettegolezzi su di noi! Beh, “straccio d’uomo”… effettivamente una pezza da pavimento l’avrebbe già adocchiata, c’è quel viscido veterinario che… brr, brivido di freddo, non voglio pensarci! Dopo aver occultato tutto quanto, sono sceso per la colazione: due enormi fette di ciambellone mi aspettano belle fumanti. «Anna, posso farti una domanda?» Devo sembrare il più discreto possibile. «Pensi qualcosa di particolare su di me ultimamente? Non so, dopo il film o dopo il dipinto…» gliel’ho buttata così… alla faccia della discretezza! «Beh… in effetti sì. Sediamoci con calma, Ivan.» Allora ha frainteso? La premessa non mi piace… ho addentato preoccupato la fetta di ciambellone ancora caldo e fumante. «Io penso che dovresti venire a stare da me. Non mi piace l’idea che tu resti qui. I tuoi genitori sono… beh, lo sai. Ti costringono a fingere di non esistere se ci sono ospiti, ti lasciano da solo a lungo, magari approfittando del fatto che sia finito il mio turno o che sia uscita a fare le commissioni... che ne dici di venire a vivere con me per un po’? Devi pensarci bene e con calma, naturalmente.» Oh… Davvero posso stare da Anna? Sarebbe fantastico… potremmo avere quel rapporto amorevole tutte le volte che vogliamo… «Ma scusa Anna, se anche io venissi da te, non saresti comunque costretta a stare in questa casa per fare le tue ore di lavoro?» «Oh, non preoccuparti! I tuoi genitori mi tengono in casa a fare la schiava solo per avere qualcuno che ti controlli, come se tu avessi ancora bisogno di una tata! È vero la casa è grande, ha due piani, un terrazzo, molti soprammobili, ma non sono cose che posso lucidare ogni giorno, non danno il tempo alla polvere di posarsi, cosa dovrei mai pulire da mattina fino a sera? E quando glielo faccio notare, decidono di tenermi impegnata facendomi preparare inutilmente un sacco di cibo buono che non verrà nemmeno consumato, così invece di buttarlo via, io lo porto alla mensa per i poveri!» «E fai bene! Ribellati, Anna! Vieni via! Andiamocene! Non c’è un’altra famiglia a cui puoi andare a fare le pulizie? Oppure puoi chiedere a mamma e papà di ridurti le ore!» «Preferirei la seconda opzione, ormai dopo tanti anni si è creata una certa fiducia tra noi, seppure siano delle persone un po’ particolari…» «Ah… okay. Ma non darò fastidio? Cioè… se un giorno dovessi sposarti con Gennaro…» «Gennaro? Ma scherzi? Siamo solo buoni amici, Ivan!» «No no no Anna, io e Rose siamo buoni amici, tu e Gennaro non siete buoni amici! Lui ti fa gli occhi dolci e quando vai a comprare il pane sembra che non voglia ritirarti più! A chi vuoi darla a bere? Suvvia, Anna… ormai sono grande e vaccinato, le capisco queste cose…» «Allora cosa dovrei dire io di te? Anche tu e Rose vi fate gli occhi dolci e quando vai a trovarlo non so mai a che ora ti vedrò tornare a casa!» Cosaaa?? Colpo basso! Colpo critico! Errore! No! Stop! «C-c-cosa?? No-non è vero! Se io sto da lui è perché qui non voglio tornarci! E poi quando mai ci siamo fatti gli occhi dolci?? Sciocchezze! Bufale! Idiozie! Corbellerie!» «Corbellerie…? Ivan, capisco che tu ti vergogni a parlare di certe cose con me, ma… insomma, ti ho cresciuto io, ti voglio bene! Non ti giudicherò se mi capitasse di trovarti a vedere CERTI FILM, o a SABACIUCCHIARTI SUL TERRAZZO… eh, eh.» ALLARME ROSSO! FACCIA ARCOBALENO! QUALCUNO MI AIUTI!!! «ANNA, POSSO RACCONTARTI TUTTO QUESTO ENOOOOORME EQUIVOCO DALL’INIZIO ALLA FINE, TE LO GIURO! Io voglio Tina! MiSognoTinaDiNotteERoseÈSoloUnAmicoECiSonoStatiDiversiEquivociTiPregoAscoltami!» «Ivan, respira… stavo solo scherzando! Lo so che ti piace quella ragazza, Tina. È che tu continuavi a beccarmi su Gennaro e volevo controbattere anch’io…» «…M-m-ma… ma… ma con Gennaro c’è del tenero! Sei tu che lo neghi!» «Anche tu tendi a negare le evidenze, comunque ti credo. Me lo diresti se ci fosse qualcosa?» Prima Rose che mi dice “saresti felice se ti dicessi di amarti?”, poi Anna se ne esce con “me lo diresti se ci fosse qualcosa?” PER FAVORE, DATEMI UNA TREGUA!!! Ho spiegato tutto quanto ad Anna, che si è finalmente convinta ad accettare il fatto che tra me e Rose non c’era, non c’è, e non ci sarà mai nulla. «Oh, ci speravo tanto… sai, vi avrei visti davvero bene insieme ~♥!» «……» Solo dopo aver impacchettato le mie cose mi rendo conto di non aver acceso il cellulare. Beh, sarà l’abitudine a non averne uno. Devo anche aggiungere il numero di Tina alla rubrica. Si è acceso! Ovvio che si accende se premo il pulsante… adesso che faccio? Beh, andrò ad intuito, in fondo questi aggeggi dovrebbero essere tutti uguali, mi basterà cercare l’immagine di un’agenda, di una rubrica, di una cornetta del telefono, no? Oh, ci sono delle chiamate perse da Rose. Quarantadue chiamate perse? Sarà successo qualcosa? Lo chiamo subito! «Hello, Ivan? Good Morning! Come mai chiami a quest’ora? Successo qualcosa?» «Veramente sei tu che mi hai chiamato… mi sono trovato quarantadue chiamate perse sul telefono!» «Ah si? Oh! Adesso ricordo! Scusami, ero davvero ubriaco ieri sera, temo di aver usato il tuo numero come conta-pecorelle!» «…Stai scherzando?» «No! Ti chiedo scusa ancora! Scusa!» «…Se è solo questo va bene. Sto per chiudere, quindi… devi dirmi qualcosa?» “saresti felice se ti dicessi di amarti?” Ma che diavolo mi viene in mente? Via, sparisci! «Qualcosa come che cosa? No! Tu hai da dirmi qualcosa?» «Ho già fatto i bagagli, mi trasferisco da Anna per qualche tempo.» «Oh, capisco. Allora tienimi aggiornato.» Dopo averlo salutato, con borse e valigie tra le mani mi volto indietro: non so come sarà l’atmosfera quando tornerò in questa casa… né quando ci tornerò. Però vorrei tornarci… mi piacerebbe davvero tornarci, nonostante tutto. Il rumore delle chiavi mi fa sussultare: mamma e papà stanno tornando. «Buongiorno!» Mentre mia madre, con il suo cappotto di pelliccia vera si guarda intorno con la puzza sotto il naso senza nemmeno salutare, papà sembra di buon umore: sembra soddisfatto della serata che ha trascorso. Devo dedurre che non sappia ancora nulla. «Ivan, vai da qualche parte?» «Oh…sì, mi sto trasferendo per un po’.» «E dove andrai a stare? In qualche bettola?» «N-no, ho trovato un posto accogliente e più adatto alle mie esigenze.» Si arrabbierà? Ho un nodo alla gola e mi viene da piangere, mentre stringo con forza la tela incartata ben salda nella mano. Devo farlo. Se fossi in lui finirei per arrabbiarmi con mio figlio per essere rimasto in silenzio. «P-papà… posso parlarti?» «Uh? Cosa c’è?» «Signora, mi stavo per dimenticare! È successo un casino ieri sera nella sala da pranzo, venga a vedere!» Anna ha trascinato mia madre in un’altra stanza, complice. «Che succede, Ivan? Perché te ne stai andando così all’improvviso senza nemmeno un lavoro? Sai come mantenerti?» Nonostante abbia un carattere particolare, nonostante stia usando un tono di voce altezzoso, so che in questo momento mio padre si sta preoccupando per me… così come sono sicuro del fatto che lui sia convinto che io sapessi della loro cena con i colleghi ieri. È sempre stata mia madre a tenere le redini della casa e a comandare su tutto. «…Mh…più o meno…» la voce mi trema… se mi avessero detto che mi sarei sentito così, non ci avrei mai creduto. Ho sempre odiato stare qui, questa casa, e il modo di comportarsi di entrambi… ma in qualche modo mi sento molto triste in questo momento. «Che è successo, Ivan?» Mi ha afferrato con le sue mani non molto grandi le guance, con un’espressione contrariata in viso, ma con un evidente, nonostante gli occhiali spessi, allarme riflesso negli occhi color verde oliva, proprio come i miei. Ho abbassato lo sguardo, lasciando cadere una lacrima. Decido finalmente di rompere il mio silenzio, tenendo basso il mio tono di voce: «…Mentre non ci sono… p-promettimi che starai bene.» «Oh…certo! Che domande!» Lo dice con quel tono perplesso, ma ha gli occhi che gli brillano. «Vieni qui.» Essendo più alto di lui, mi sono abbassato leggermente. Mi ha abbracciato. Non mi sarei aspettato una reazione del genere da parte sua… con il braccio sinistro sulla mia schiena, sento la sua mano destra infilarsi nella tasca del cappotto, mettendomi qualcosa all’interno. Si è allontanato, prendendo un fazzoletto e asciugandosi gli occhi dietro gli occhiali: «Vai adesso, vai.» Ho abbassato lo sguardo, voltando il capo dalla parte opposta. «Ivan, non vai a salutare tua madre?» «…Sì. P-però prima… ho una cosa da darti…oltre a questo, prendi.» Gli passo un bigliettino su cui ho scritto il mio numero di telefono. «Me ne sono accorto, sai… che hai cercato di diventare indipendente. Bravo. Anche i capelli ti stanno bene.» Mi ha sorriso. È da tanto che non lo vedevo rivolgermi un sorriso, gli si sono evidenziate persino le rughe vicino agli occhi. Perché doveva essere così affettuoso oggi…? Questo mi complica soltanto le cose… «Cos’è che devi darmi?» Mi sono irrigidito, sentendo il cuore il gola e sbattendo gli occhi velocemente per non piangere. Non voglio dargli questa tela, sarebbe come schiaffeggiarlo sul viso dopo le sue premure… non lo farò. «Oh, è… as-aspetta…sniff…» Mi sono abbassato ed ho aperto la valigia, cercando qualcosa di indefinito. Ho preso un vasetto trasparente su cui vi sono disegnate sopra delle stelle, contiene della sabbia colorata azzurra. Me l’aveva comprata papà quando ho compiuto sei anni e siamo andati in un paese vicino al mare a fare la nostra ultima vacanza insieme… a quei tempi eravamo ancora una famiglia felice. «Tienilo tu.» «Ma… è tuo!» «Tienilo al sicuro, finché non arriverà il giorno in cui torneremo su quella spiaggia insieme.» Ho richiuso velocemente la borsa, approfittandone per asciugarmi le lacrime senza essere visto. Poi mi sono avvicinato a lui, sussurrandogli all’orecchio: «Fai quadrare i conti per le spese dal carrozziere.» «Hai rotto di nuovo la macchina?» «Sono stato io… era un avvertimento.» «Di che stai parlando…?» «Di errori che non devono ripiegarsi sui figli...» Ho preso in tutta fretta le mie cose e ho aperto la porta di casa, per poi voltarmi un’ultima volta: «…scusa.» La mia sola colpa è stata quella di essere un indesiderato spettatore, ma in qualche modo mi sento in dovere di scusarmi, anche se non so per quale motivo. Sono arrivato al taxi per primo. Ho infilato la mano nella tasca e ne ho estratto una scatola dall’involucro in pelle: sul davanti c’è il logo di una famosa gioielleria. Aprendo la scatola, i miei occhi si trovano davanti ad un pendente in oro bianco a forma di sole. C’è anche un biglietto. Tremolante lo apro e leggo la breve frase scritta a mano: “A volte è difficile fermarsi e lasciar parlare il cuore. Così ho deciso di fermarmi un attimo e di fartelo sapere, anche se non sono stato in grado di dimostrartelo, e per questo mi dispiace… ti amo, Ivan.”
   
 
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