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Autore: Harryet    02/02/2017    16 recensioni
Un amore inossidabile.
Un amore incondizionato.
Un amore fraterno.
Terza classificata al contest “Storie di fratelli (di sangue e non)” indetto da vali_ sul forum di EFP.
Vincitrice del premio speciale Lacrimuccia.
Sesta classificata al contest ‘Agape, eros e filia: i tre volti dell’amore’ indetto da Emanuela.Emy79 sul forum di Efp”.
Questa storia partecipa al contest “La magia delle parole - II Edizione” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.
Prima classificata pari merito al contest "Brother, my brother" indetto da Elettra sul forum di Efp.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NdA: La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 Storia partecipante al contest “La magia delle parole-II Edizione” indetto da Nirvana 04 sul forum di EFP.

Andrea esitò, ritto come una quercia davanti alla finestra che affacciava sul giardino di casa sua. Un riverbero di sole, filtrato attraverso le tende scostate, rese ancora più grottesca quell’espressione di pura disperazione che gli deformava i lineamenti del viso sbarbato.
Con un rapido scatto si voltò, poggiò i pugni sulla scrivania in faggio nello studio paterno ed estrasse dal primo cassetto penna stilografica e foglio immacolato.

Fratello mio,
non è da noi lasciarci sopraffare dai sentimentalismi o scriverci lettere: non lo abbiamo mai fatto perché sarebbe andato contro la nostra natura maschia. Ma adesso, in questo tramonto d’autunno che sembra bruciare il mondo, sono seduto alla scrivania paterna e uno spaccato della nostra infanzia è riaffiorato, dolce, sopra ogni altra cosa. Ti ricordi quando ci dilettavamo a giocare a nascondino e tu finivi per cacciarti sempre sotto la scrivania mentre quel brontolone di papà teneva lo sguardo attento sulle sue cartelle di lavoro? Era così serio che io entravo in punta di piedi, quasi dovessi chiedere scusa di averlo disturbato, poi la tua risata cristallina ed allegra riecheggiava per tutta la casa: papà ti diceva che eri un monello con cipiglio severo ma immediatamente scoppiava in una risata, ti prendeva sulle sue ginocchia, mi metteva una mano sulla spalla e ci rimpinzava di caramelle.
Ah come avrei voluto aver ereditato la tua esuberanza in quei momenti! Invece sono sempre stato un ragazzino gracile, una canna pronta a piegarsi al vento, con una timidezza e una fragilità da femminuccia che presto mi fecero oggetto di scherno da parte dei miei compagni.
Le ricordo sai le loro cattiverie gratuite, i giorni in cui mi rincantucciavo in un angolo a piangere perché mi sentivo sbagliato, diverso! Ma anche allora c’eri tu a difendermi da quei gradassi, a fendere il pugno per aria con quel cipiglio eroico da giustiziere degli oppressori del tuo fratello maggiore.
Fratello maggiore! Già sarei dovuto essere io ad avvolgerti il mio braccio sulle spalle con fare protettivo, ad insegnarti a stare al mondo proprio come ti avevo insegnato ad allacciare le scarpe: ma tu così indipendente non avevi bisogno di essere difeso!
Nostra madre aveva ragione quando ci guardava con quegli occhi perplessi e scettici, e al contempo pieni d’amore, chiedendosi come potessero essere fratelli due elementi così diversi e a dirci che siamo come il giorno e la notte, il sole e la luna. Siamo due opposti è vero ma gli opposti non potrebbero stare al mondo uno contro l’altro.
Non sopporto più di vederti fare la spola da un ospedale all’altro, di vederti perdere fiducia nella vita giorno dopo giorno, di vederti morire ogni volta che il tuo cuore si ferma!
Sei così giovane e stai scontando una sofferenza così atroce a causa del tuo cuore malandato! Una contraddizione bella e buona: come puoi avere il cuore di un ottantenne se ti sei appena affacciato alla vita vera?
Tu meriti di viverla appieno questa vita, di laurearti, costruirti una carriera, di innamorarti e costruirti una famiglia. Non puoi essere solo quello spettro che sta steso sul letto aspettando che la morte venga a prenderlo.
La tua risata merita ancora di riecheggiare tra le pareti di questa casa così lugubre da quando ti sei ammalato. Il mondo ha bisogno di quei sorrisi che ti illuminavano tutto quando, da bambini, andavamo a giocare al parco e sudavamo per ore e poi ci fermavano al chiosco a premiarci con un gelato ciascuno: pistacchio per me, fragola per te!
Questa volta non sarò il solito codardo, fratello mio! La mia vita non ha avuto molto senso fino ad oggi ma ho capito che è soltanto nella fine che essa assumerà valore.
Lo sai quanto bene ti voglia e non è una frase fatta dire che per te darei la mia vita.
Sì perché sto letteralmente per darti la mia vita, il mio cuore. Questa volta sarò io a proteggerti.
No, non essere addolorato, devastato, arrabbiato o risentito per questo che ti sembrerà un tradimento!
Io continuerò ad essere al tuo fianco, soltanto in maniera diversa. Sarò il tuo angelo custode
.’

Andrea non si vergognò delle lacrime che scendevano prepotenti lungo le sue gote. Aveva paura, era disperato certo ma avvertiva anche un sollievo nuovo: la felicità di un martire.
  
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