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Autore: Eppol    02/02/2017    1 recensioni
E’ possibile che due mondi totalmente opposti, contrari e inversi possano mostrarsi invece più che compatibili?
C’è chi dice che chi si assomiglia si piglia, ma c’è anche chi dice che gli opposti si attraggano.
A questo punto, le domande sono molteplici, i dubbi infiniti, e quindi non ci resta che guardare.
Sederci, metterci comodi e aspettare che tutto abbia inizio, sperando che niente abbia mai una fine.
Melanie ha 18 anni appena, e frequenta l’ultimo anno di liceo classico. E’ una ragazza attenta e perspicace, sempre pronta ad affrontare qualsiasi situazione.
A mettere in dubbio le sue scelte future è Cameron, 27 anni, insegnante di Storia dell’arte alle prime armi e alle prese con una classe più che numerosa e con il fin troppo ricorrente profumo di cannella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Quella mattina Melanie non fu l’unica a spegnere per ben tre volte la sveglia e ad alzarsi dal letto alle 7:15, non fu l’unica nemmeno a cercare nell’armadio i vestiti più decenti che avesse e a far colazione con un misero biscotto al burro.
Non fu sola nemmeno a fremere d’emozione e d’impazienza mentre aspettava che il vecchio ascensore del suo palazzo la portasse al piano terra.
Il suo compagno di sventura, quella mattina, portava il nome di Cameron.
Cameron non era mai in ritardo, non era mai agitato o emozionato, era solo ed esclusivamente impaziente.
Impaziente di entrare per la prima volta in quella scuola, ed iniziare il suo primo vero e proprio lavoro. Uscì di casa alle 7:55, e calcolando che le lezioni iniziavano alle 8:10 era in assoluto ritardo. La scuola superiore in cui l’avevano “spedito” era a circa mezz’ora da casa sua, e se -pregando il cielo- non avesse incontrato traffico, nè tantomeno vigili pronti a multarlo per eccesso di velocità, sarebbe arrivato in venti minuti.
Fortuna fu che la macchina quel giorno non diede problemi, che non ci fosse un’anima in giro, nonostante fosse lunedì mattina, e che i vigili in quella città si vedevano ogni 30 febbraio.
Si accorse di non essere l’unico a varcare la soglia dell’ingresso scolastico poco prima che suonasse l’ultima campanella... Peccato che però, in qualità di professore, lui dovesse essere già nella propria classe.
Ed invece si trovò a pochi passi dalla sua aula con il cuore in gola per la fretta, un po’ di sebo che gli lucidava la fronte ed un braccio lesionato dall’arrivo di una ragazzina in evidente ritardo, che come lui si fermò davanti alla porta scorrevole chiusa.

Cameron tossì per farsi sentire. Perfetto... La bimba che aveva attentato alla vita del suo braccio era una sua alunna.
La ragazza si girò leggermente, i muscoli tesi e le sopracciglia aggrottate, poi sobbalzò.
Cameron, onde evitare ulteriore imbarazzo, portò una mano al di sopra della testa della ragazza, afferrando la porta e aprendola.

Melanie era in totale imbarazzo. Ritardare e trovarsi davanti in proprio professore non era il massimo.
Menomale che sembrava per niente arrabbiato, ed anzi le parve di scorgere che aveva un’aria davvero serena e rassicurante.
Entrò non appena la porta si aprì, e nemmeno fosse ad una maratona si fiondò veloce al suo posto di fianco a Gilda.
Gilda era un’ottima compagna di banco,; Erano diventate amiche dal primo giorno del primo anno ed erano sempre state insieme ad ogni gita e ad ogni cambio di posto.
”Pronta per finire ciò che abbiamo iniziato insieme?” Le disse, sfoggiando un sorriso splendido.
Di un anno più grande di lei, Gilda era sempre stata un po’ come un faro durante le lunghe ore di matematica e gli stressanti compiti di inglese. Era una ragazza più che solare, sempre ottimista e in gamba.
Era riuscita a farle passare più volte l’ansia prima di un’interrogazione e più volte l’aveva consolata, non soltanto per i brutti voti.
Purtroppo però per colpa di due stili di vita più che differenti, le due si trovavano a frequentarsi quasi esclusivamente all’interno dell’ambiente scolastico, salvo qualche rara giornata di shopping.
”Sentito che abbiamo uno nuovo di storia dell’arte?” sussurrò l’amica, e a Melanie tornò subito in mente quel tizio.
Sì, quello in ritardo come lei che dieci minuti fa era fuori la porta a fissarla e a tossicchiare.
E mentre si perdeva a chiacchierare con Gilda, pensando che fosse strano che ancora dovesse entrare, ammesso che fosse lui, la porta dell’aula si chiuse.
Il ronzio di sottofondo dato dall’accumularsi delle ventiquattro voci presenti in quella classe fin troppo stretta si estinse e lasciò spazio ad un silenzio molto più fastidioso.
Melanie si trovò esattamente incollata con le iridi a quelle del “nuovo arrivato” che l’aveva evidentemente riconosciuta.
Deviò totalmente i commenti poco consoni di Gilda e Susanne, l’altra compagna di banco, e distolse furtiva lo sguardo trovando magicamente interessante il suo portapenne.
Quando quello iniziò a parlare, poi, nemmeno una pizza grande quanto la luna l’avrebbe potuta distrarre dalla sua voce.

Aveva lasciato il tempo agli ultimi arrivati di entrare in classe, prendere il registo e far finalmente capolineo dalla porta.
Non appena entrò, sentì fin troppe voci per un’aula così eccessivamente stretta.
Il mattino seguente avrebbe richiesto un’aula decisamente più grande, se ne sarebbe ricordato.
Posò la valigettà per terra, di fianco alla cattedra e sentì un improvviso silenzio, chiaro segno che si erano accorti di lui.
”Buongiorno, sono il professor Carter. Come alcuni di voi sapranno” pochi, a giudicare dai loro sguardi stupiti “la vostra professoressa di Storia dell’arte ha dovuto per forze maggiori cambiare liceo.” Tossì un paio di volte, sentendosi veramente troppo al centro dell’attenzione. “E quindi da ora in poi a farvi da cicerone nelle pagine del vostro Cricco, che spero abbiate già, sarò io.”
Detto ciò si sedette, sperando di essere stato abbastanza convincente e aprì il registro.
”Posso procedere con l’appello?” Freddo, fin troppo gelido.
I ragazzi nelle prime file annuirono, e cercando consenso nelle file seguenti si intrattenne per qualche secondo in più su una in particolare. La terza. Più precisamente il secondo banco a sinistra: La ragazzina di poco prima, quella che gli aveva portato via un braccio, quella che gli aveva investito le narici con il suo profumo che sapeva di... Frutta, credeva.
Il tossicchiare di qualcuno lo fece rinsavire, e sfogliando le prime pagine del registro, trovò l’elenco.
”Ashton” Guardò di fronte a se.
”Presente” Rispose una timida ragazza in seconda fila.
”Allen” Continuò.
”Presente” Alzò la mano un armadio a due ante in ultima fila.
”Berry..” E notò un puntino rosso di fianco al nome.
”Presente” Sorrise la ragazza seduta in terza fila, nel primo banco a sinistra.
E così via, notando due nomi che avevano di fianco il puntino rosso.
Fin quando arrivò al terzo nome con quel maledetto puntino, e guardò diritto negli occhi verde prato già conosciuti.
”Turner. Melanie Turner” Disse, pronunciando per la prima volta anche il nome dell’alunna.
La ragazza che stava fissando sobbalzò e alzò leggermente la mano per farsi notare. “Presente!”
Doveva capire del perchè di quei puntini, e gli balenò in testa una strana idea.
”Signorina Turner potrebbe avvicinarsi un secondo?” Disse lentamente, senza mai staccare gli occhi dai suoi.

Melanie cadde dalle nuvole, sentendo d’improvviso gli occhi di tutti puntati su di lei, persino quelli di Jack, che era in fondo all’aula e non distoglieva mai lo sguardo dalle tette di Teresa, sua compagna di banco.
Si alzò, ignorando Gilda che le chiedeva cosa avesse combinato sta volta. Si avvicinò lentamente, nemmeno stesse andando al patibolo, alla cattedra, e dopo che il Professor Carter tossì, la classe smise di fissarla iniziando a parlottare.
”Mi dica.. professore.”Sibilò sperando che quest’ultimo l’avesse sentita.
Lui senza degnarle di uno sguardo le strisciò il foglio con l’elenco e le indicò con una penna il suo nome “Per cosa sta questo puntino, signorina Turner?”
”Ah.. il bollettino..” Si maledisse. Quella mattina avrebbe dovuto ricordarlo alla madre e invece perchè era in ritardo se ne era dimenticata. “Devo ancora consegnare il bollettino di iscrizione.” Pregò che i compagni di classe non l’avessero sentita.. che figura avrebbe fatto?
E seppure non l’avessero sentita, ci pensò il bellissimo Professor Carter ad alzare un po’ la voce per lei.
”Bene, quindi Turner, devi consegnare il bollettino entro una settimana massimo..”Sentenziò.
Poi si voltò verso la classe e continuò “Anche Berry e Owan! Massimo una settimana, in quanto cordinatore di classe, mi muoverò a prendere provvedimenti in caso non doveste portarli entro lunedì prossimo.” Si voltò verso di lei “Capito..Melanie?” Disse con un filo di voce, lasciando che a sentirlo fossero solo loro due.







Angolino
~
Allora, come prima cosa voglio fare delle premesse (e delle promesse ahaha)
Premetto che ho scritto questo capitolo tutto d'un fiato, insieme ad altri due che vorrei ancora rivedere per bene... Quindi in caso di erroracci perdonatemi ç///ç
Poi volevo avvisare che non sono molto costante, e qui parte la prima promessa.
Prometto che proverò ad esserlo e spero di riuscire a pubblicare almeno un capitolo a settimana, se non due u.u
Ah si, poi.. amo disegnare, e proprio a tal proposito pensavo di darvi "un'immagine" dei personaggi, protagonisti e non.. quindi vi prometto che prima o poi all'inizio di uno dei capitoli vi pubblicherò un disegno che rappresenti Melanie, Cameron, Gilda e tutti gli altri che pian piano andremo a conoscere u.u
E vi prometto che manterrò le promesse ahahahaha <3
Bacini baciotti
~

  
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