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Autore: Sakkaku    02/02/2017    3 recensioni
Questa storia è ambientata intorno al Medioevo, la protagonista si ritrova a nascondersi in un villaggio dove pensa di riposarsi solo per qualche giorno e ripartire. Le cose andranno diversamente e una parte del suo passato tornerà a galla.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mythological Creatures'
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Capitolo 2
 

Benjamin si era improvvisato come guida turistica, infatti in quel momento stava accompagnando la donna al castello, prima di entrarvi, salutò con un cenno le due guardie che erano appostate all'esterno.
Elisabeth camminava dritta e fiera, sapeva di dover farsi vedere sicura di sé, altrimenti avrebbero pensato che sarebbe potuta diventare come tutte le altre donne, sottomesse ai voleri degli uomini lavoratori. Era l'atteggiamento giusto, altrimenti avrebbe rischiato di essere vista come debole e bisognosa di protezione.
Quello che diranno è poco importante!” si disse continuando a camminare guardandosi attorno “Tanto la mia permanenza qui, sarà solo di pochi giorni.
Nella testa il suo piano era chiaro, senza errori all'orizzonte. Niente l'avrebbe trattenuta.
Le pareti all'interno erano tappezzate da arazzi colorati, alcuni riprendevano lo stemma di un falco con le ali spalancate e il becco semiaperto, l'animale era racchiuso dentro uno scudo con i contorni verdi.
E' proprio uno stemma molto bello” pensò la donna continuando seguire Benjamin, che le stava spiegando come fosse suddivisa la fortezza. Ad un certo punto si ritrovò davanti a una porta alta almeno quanto la parete di legno scuro con delle maniglie color oro. L'uomo bussò due volte.
Dall'interno una voce disse - Avanti, potete entrare - era calda e cordiale.
Inspiegabilmente quel suono tranquillizzò Elisabeth, ma non per questo motivo, abbassò la guardia. La sua guida aprì l'enorme porta, sebbene a una prima occhiata sembrasse spessa e pesante, sembrava si aprisse con estrema facilità.
La donna rimase sorpresa nel vedere una stanza completamente vuota. Era molto ampia, le uniche cose che addobbavano la sala erano il trono dove vi era seduto un uomo e l'enorme arazzo dietro di lui, uguale a quello con il falco che aveva visto nei corridoi.
Entrambi avevano mosso pochi passi verso la stanza, che l'uomo prese a parlare - Benji! Sono proprio felice che tu sia riuscito a trovare qualcun altro da aggiungere alla nostra famiglia. Hai fatto un ottimo lavoro, le tue capacità oratorie, come sempre, colpiscono nel segno - il tono era gioviale.
- Mi lusinghi troppo Master.
- Suvvia, non sono come i miei colleghi Master che vogliono essere chiamati con quel nome ridicolo! Falco Nero basta e avanza. E' necessario utilizzare il mio titolo solo quando partecipiamo a qualche fiera o gara.
- Mi scusi, ha ragione. Mi dimentico sempre - si giustificò la guida - Sai, Tim mi ha scagliato una freccia prima e lei l'ha presa al volo!
L'uomo sul trono spalancò gli occhi dalla sorpresa, rimanendo comunque seduto.
- Questa sì che è una bella notizia! Questa volta il premio del torneo del tiro con l'arco è assicurato - aggiunse entusiasta Benjamin.
- Sei libera di scegliere se parteciparvi o meno – lo corresse Falco Nero - Nessuno qui obbliga nessuno!
Elisabeth annuì e acconsentì - Se questo torneo si terrà durante la mia permanenza nel vostro villaggio, sarei onorata di parteciparvi. Ci tengo ad informarvi, non mi tratterrò molto, giusto il tempo di far guarire la zampa a Rina. A Flyppi non piace granché quando ci fermiamo per troppo tempo in un posto.
- Presumo che Rina sia il tuo cavallo – disse il Master del villaggio.
- Giumenta a dire il vero - lo corresse la donna - Mentre Flyppi è la mia aquila.
A quelle parole l'uomo si alzò di scatto. A grandi passi si avvicinò, la osservò attentamente, fissandola dritto in volto. Gli occhi verdi di Falco Nero sembravano brillare ed Elisabeth si stupì di vedere uno sguardo bambinesco nel volto del capo di quella fazione. La donna sapeva di doversi comportare in modo educato se voleva tenere nascosta la sua presenza a quelli di Glourcastre, che sicuramente, ben presto sarebbero arrivati fin lì a cercarla.
Nonostante ciò, parlò in tono seccato - Le dispiacerebbe smetterla di fissarmi? Se devi chiedermi qualcosa, domandi pure senza indugi.
- Oh, cielo! Mi sto comportando da villano! - esclamò l'uomo - Neanche una presentazione adeguata, riesco a fare! - fece un inchino. - Sono Falco Nero, capo della fazione neutrale. Piacere di fare la sua conoscenza, Milady.
- Può capitare - disse la donna con un gesto della mano, come per chiudere quella discussione. A sua volta si presentò - Il mio nome è Elisabeth, sono una semplice arciera che ha lasciato il suo villaggio perché era troppo noioso. Altro da dire sul mio conto non c'è.
- A noi non interessa il passato. A meno che sei un'assassina o una criminale ricercata. In quel caso ci riguarda, bada bene, non per giudicare! In questo modo possiamo coprirti da chiunque ti venisse a cercare. Anche se volessero controllare con i loro occhi e ispezionare ogni angolo del villaggio non ti troverebbero, perché saresti nascosta nei passaggi segreti del castello.
Direi che posso rivelare cosa è accaduto qualche giorno fa, dopotutto ora ho la conferma che non mi getteranno nelle grinfie dei soldati di Glourcastre” senza abbassare lo sguardo Elisabeth confessò - Sono fuggita dalla città Glourcastre dopo aver fregato il Re, beninteso, non ho rubato, ho solo vinto con furbizia. Quando me ne sono andata, mi hanno accusata di essere una ladra che stava fuggendo dalla loro autorità. Per fermarmi hanno appiccato un incendio nella foresta e poiché sono qui davanti a voi, potete vedere che non ci sono riusciti.
- Apprezzo molto la tua sincerità - affermò Falco Nero - Puoi stare tranquilla, nessuno delle tre fazioni è in buoni rapporti con Glourcastre. Si presentano spesso ai nostri cancelli per riscuotere le tasse, come le chiamano loro, ma i nostri villaggi sono autosufficienti e li cacciamo sempre in malo modo. Quindi ti posso assicurare che nessuno svelerà la tua presenza qui. Sono curioso: mi piacerebbe sapere il modo in cui l'hai fregato.
Con un ghigno la donna spiegò - Con un semplice gioco. Nascondevo un dato sotto un bicchiere rivolto al contrario e lo mischiavo con altri due. Mai una volta è riuscito a trovare il dado e di conseguenza ha giocato per diverse centinaia di monete d'oro.
- Potresti mostrarmelo? - gli occhi verdi di Falco Nero la guardavano interessati, stranamente non le chiedeva quanti denari avesse con sé, la sua curiosità era legata al gioco di dati. Il capo fazione fremeva dalla voglia di porgli una domanda, si tratteneva solo perché non voleva sembrare nuovamente scortese.
- Magari, più tardi. Ora devo procurarmi del cibo per la mia aquila. Se vuole può venire con me, glielo posso presentare - disse Elisabeth cercando di farsi perdonare per come aveva parlato poco prima.
Gli occhi dell'uomo s'illuminarono di gioia - Dici sul serio? Fantastico! - voleva saltellare, ma si trattenne, si limitò ad alzarsi dal suo trono e incamminarsi.
Senza bisogno di aggiungere altro, la donna fece per uscire dalla stanza, con l'intenzione di dirigersi all'esterno del castello.
- Forse è meglio se andiamo sul retro, nel grande prato. Gli abitanti potrebbero spaventarsi a vedere un rapace.
- Ottimo consiglio Benji - concordò il capo della fazione, portandosi in testa per guidare il trio.
Quando furono all'aria aperta Elisabeth fischiò. Nel giro di pochi secondi udirono un hiiihiii . La donna alzò il braccio destro e l'aquila scese in picchiata, per poi appoggiare le zampe sull'avambraccio.
La testa del rapace era di un bianco candido, gli occhi neri, la punta del becco gialla, il corpo color marrone e l'interno delle ali bianche. Fissò Elisabeth come a rimproverarla di averlo chiamato solo ora. La donna diede all'aquila un pezzo di carne essiccata, che sparì un batter d'occhio nel becco di Flyppi. Dopo aver terminato il suo breve pasto, il rapace spalancò le ali, per mostrare ai due sconosciuti la sua maestosità.
- Sei proprio un fantastico esemplare - si complimentò Falco nero ammirato, avrebbe voluto accarezzare la testa dell'animale, si trattenne solo perché ignorava in che modo avrebbe reagito il rapace.
- Ora deve andare - spiegò Elisabeth dopo che l'aquila ebbe emesso uno stridio acuto - E' il suo segnale, ora andrà a caccia.
- Certo, certo. Ti ringrazio di avermelo presentato – Falco Nero chinò il capo in segno di gratitudine, rialzando lo sguardo, rimase a fissare a bocca aperta il volo dell'aquila verso l'infinito del cielo.
Pochi istanti dopo il capo fazione parlò - Vado a scrivere l'annuncio da appendere sulla trave principale della Grande Taverna, così anche le altre fazioni sono avvisate riguardo Glourcastre - il tono era serio, autoritario - Puoi stare tranquilla: nessuno parlerà. I messaggi che lasciamo nella Grande Taverna sono rispettati da tutti. Se qualcuno dovesse trasgredire e fare il contrario, è considerato come altro tradimento e sarebbe esiliato dalla propria fazione e rifiutato dalle altre due.
La spiegazione non sembrava avere molto senso per Elisabeth, ma in qualche modo si sentì rincuorata. Falco Nero si allontanò a grandi passi e la donna rimase sola con Benjamin.
- Bene, siccome c'è ancora diverso tempo prima della cena, ti porto a visitare il nostro villaggio. In questo modo potrai orientarti e saprai dove trovare ciò che cerchi e ti serve - sembravano parole cordiali, eppure guardandolo negli occhi azzurri, Elisabeth percepì di non dover abbassare la guarda.
Per prima cosa la donna volle andare a controllare la sua giumenta. Con piacere notò una nuova fasciatura, Rina aveva uno spazio tutto per lei e cibo in abbondanza. La giumenta stava dormendo e decise di non disturbarla, più tardi sarebbe passata di nuovo per salutarla.
Benjamin gli presentò alcune persone, del quale Elisabeth dimenticò ben presto i nomi. Il suo intento era fermarsi il meno possibile, per cui non vedeva la necessità di conoscere tutti.
La giornata stava giungendo al termine, il cielo iniziava a oscurarsi, il sole calava lentamente dietro le montagne colorando di rosso le nuvole più vicine, creando quasi un dipinto disegnato dal più grande artista.
Elisabeth alzò il volto per osservarlo. Adorava guardare il cielo e il cambiamento che subiva man mano che il tempo passava.
E' sicuramente la più grande magia di questo mondo” pensò ammirata, in qualche modo, era sempre diverso e questo l'affascinava molto.
Dei rumori alle sue spalle la distrassero dalla contemplazione del cielo. Due uomini stavano urlando, il motivo era anche futile: litigavano per il posto del cavallo davanti alla locanda. Il primo sosteneva che il secondo glielo avesse rubato.
E questi dovrebbero essere neutrali e non propensi a fare a botte per ogni piccolezza? Per fortuna” pensò sorridendo Elisabeth avvicinandosi per vedere meglio.
L'uomo infuriato, dapprima tirò fuori dalla tasca un coltello, poi afferrò il bambino, che fino a poco tempo prima stava intimorito vicino al padre, gli appoggiò sul collo la lama - Sposta subito il cavallo o taglio la gola a tuo figlio! Mi hai capito, bastardo?!
- Che linguaggio - commentò Elisabeth arricciando il naso - Che razza di uomo sei? Arrivare a minacciare il figlio di qualcuno per una sciocchezza simile? E' davvero di un basso livello, deplorevole.
- Stai zitta nuova arrivata. Pensa a stare al tuo posto, donna.
Elisabeth fulminò l'uomo e rintuzzò - Sono fiera di essere una donna, almeno non sono un uomo pietoso come te!
La sua intenzione era di spostare la furia su di lei, in modo che lasciasse libero il bambino e funzionò, perché mollò subito la presa. Il fanciullo corse dal padre che lo abbracciò, mentre l'uomo con il coltello si avventò su di lei. Nonostante fosse abbastanza agile, non riuscì a schivare l'attacco e fu ferita al braccio sinistro. Il taglio iniziò a sanguinare, doveva essere anche profondo di qualche centimetro.
La donna piegò la testa di lato - Se proprio ci tieni... - anche con il braccio ferito, estrasse con velocità dalla faretra l'arco e incoccò una freccia, che punto sulla fronte dell'uomo.
- Pensi di spaventarmi solo perché possiedi un arco?
- No - fu la semplice risposta di Elisabeth.
Quella scena attirò l'attenzione di diversi curiosi, anche le guardie sulla torretta guardavano interessati.
- Ti consiglio di abbassare subito quell'arco, sono un parente di Falco Nero. Penso che tu sappia chi sia. Se mi ferisci, sarai cacciata e consegnata a Glourcastre.
Elisabeth si limitò ad alzare le spalle affermando - Questo non è un problema così impossibile da risolvere. Me la caverò. Almeno saprò di aver liberato il mondo da una feccia come te.
Benjamin la raggiunse di corsa, si era fermato a parlare con il fabbro e Elisabeth si era allontanata senza che lui se ne accorgesse.
- Ecco dove ti eri cacciata.... - si bloccò per qualche secondo poi continuò - Sai che è il cugino di Falco Nero vero? - era incredulo, quella donna minacciava le persone più vicine ai capi fazione, prima Tim ora Denny.
Elisabeth stava per obiettare, ma l'arrivo di Falco Nero infuriato la fece rimanere in silenzio, ciononostante mantenne l'arco puntato sull'uomo.
- Denny! Cosa hai combinato stavolta? Perché la nuova arrivata ti sta puntando una freccia sulla fronte?
- Chiedilo a quella cagna!
- Mi pare di averlo chiesto a te, cugino. Inoltre ti consiglio di moderare il linguaggio, è una nostra ospite.
- Stavo risolvendo una questione a modo mio e questa ficcanaso si è intromessa. L'ho colpita con il coltello e lei ora mi sta puntando il suo arco in faccia. Avanti cacciala e consegnala a Glourcastre! Potremmo guadagnare una bella somma.
L'ira attraversò gli occhi verdi di Falco Nero.
- Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Hai ferito un ospite all'interno della nostra fazione! - urlò – E poi cos'è questa cosa di consegnarla in cambio di monete d'oro? Vuoi rovinare per caso la nostra reputazione?
- Lei mi ha fatto scappare il bambino – disse Denny in tono querulo, senza rispondere alle domande del cugino. - Se non fosse stato per lei, ora avrei il posto dove mettere il mio cavallo e sarei nella locanda a bere! E i soldi fanno sempre comodo!
- Aspetta... stai scherzando? Ho sentito bene? Hai minacciato un bambino, Denny! Per cosa? Uno spazio per il cavallo! Abbiamo una stalla apposta! Solo perché sei mio cugino non posso proprio perdonare queste tue gesta. Altrimenti che buon esempio darei se perdono ogni tuo gesto violento? - esclamò Falco Nero.
L'uomo sputò per terra - Va bene ho capito.
- Denny se ti perdono anche questa, tutti penseranno che ti riservi un trattamento di favore. Stavolta devo prendere provvedimenti, non posso fare finta di niente.
- Che cosa dovrò fare? Raccogliere patate?
Con sguardo pieno di rammarico il capo fazione scosse la testa - Devo punirti in maniera più severa. Dovrai vivere all'esterno della fazione per un mese. Senza nessun tipo di contatto. Se scopro che non hai rispettato questa semplice regola sarai esiliato.
- Se pensi che accetterò questa tua decisione senza senso...
- O la accetti o puoi anche andartene. Ora - Falco Nero rimase immobile a fissarlo con sguardo glaciale, in attesa di una reazione.
Tutti gli abitanti riuniti lì intorno, rimasero in silenzio.
Denny fece per lanciare il coltello in direzione della nuova arrivata, Falco Nero fece un gesto con la mano e la sentinella al suo fianco afferrò il braccio dell'uomo facendo cadere a terra il pugnale.
- Hai fatto la scelta sbagliata, cugino. Guardie, accompagnatelo fuori dalla fortezza.
Subito i soldati obbedirono.
- Me la pagheraiiiiiii - gridò Denny mentre veniva scortato con la forza fuori dal villaggio.
Falco Nero sospirò, nonostante gli applausi felici degli abitanti, quel gesto lo rattristava, avrebbe preferito trovare un'alternativa, ma su due piedi non l'aveva trovata. Con quella decisione gli sembrava di mandare il cugino ad abbracciare una morte certa.
Il capo fazione si rivolse a Elisabeth - Ti ringrazio per essere intervenuta, hai avuto fegato.
La donna dopo aver sentito della punizione di Denny, aveva sistemato nella faretra arco e freccia.
- Se vedo un'ingiustizia, intervengo senza pensarci e senza riflettere sulle possibili conseguenze a cui vado incontro – disse con una scrollata di spalle.
- Brava! Fai bene, il tuo gesto è stato molto apprezzato.
Elisabeth piegò leggermente il capo in avanti. Da un po' il taglio sul braccio iniziava leggermente a bruciare, nonostante questo non disse nulla per non sembrare una debole. Si avviarono verso la taverna per un brindisi, dopodiché, prima ancora di entrarvi, la donna svenne.
Si risvegliò in una piccola branda, la testa le girava, gli occhi bruciavano, non riusciva a mettere a fuoco quello che le stava intorno, la luce le dava molto fastidio. La stanza nella quale si trovava sembrava vuota. Aveva sete. Voleva spegnere la lanterna. Le mancavano le forze per alzarsi, sentiva le gambe deboli, il capogiro le impediva di ragionare in maniera coerente. Emise un lieve lamento.
A quel suono qualcuno parlò.
- Tutto bene Elisabeth? - era la voce di Falco Nero.
Era senza forze anche per parlare, quindi si limitò ad annuire quasi impercettibilmente. Sentiva nell'aria la fragranza del cibo.
Probabilmente sono in una camera della locanda, forse stanno cucinando per questo sento quest'odore nauseante” lo stomaco fece una doppia capriola. Trattenne un conato. Il vomito le faceva troppo ribrezzo.
In quel momento le tornò in mente che doveva ancora salutare Rina, si tirò in piedi troppo in fretta e scese rapidamente dalla branda. Le sue gambe cedettero. Le ginocchia cozzarono sul pavimento di legno.
- Ehi ehi, fai piano - le disse Falco Nero - Sei svenuta dopo che hai perso tutto quel sangue. Il dottore ti ha medicato e bendato la ferita. E' abbastanza profonda, però dovrebbe guarire tra qualche settimana. Sono davvero mortificato per quanto è successo...
- Zitto - riuscì a dire Elisabeth, sentire rumori le dava fastidio - Silenzio e buio - aggiunse con fatica mentre chiudeva gli occhi.
Fortunatamente non picchiò la testa perché Falco Nero era lì vicino. Per il fatto che lo avesse zittito non se la prese, era una persona comprensiva, forse fin troppo e intuì che l'aveva detto solo perché non stava bene.
Depose la donna sul letto, scese al piano inferiore, parlò con la cameriera e gli chiese di far portare lì il suo cavallo, Titan.
Dopo tornò nel piano superiore, dove si trovavano le stanze. Prese Elisabeth in braccio e uscì dalla locanda. Fece segno a Titan di abbassarsi così poté salire normalmente senza dover lasciare la donna addormentata.
Elisabeth si accorse di qualcosa, però gli occhi si rifiutavano di aprirsi, la testa continuava a vorticare. A un certo punto, percepì il buio più nero. Falco Nero le aveva coperto il volto con il suo mantello, in modo che la luce delle lanterne non le procurasse fastidio. La accompagnò personalmente in una stanza riservata agli ospiti del castello.
Quel gesto non sfuggì a Benji, che aveva l'abitudine di seguire il proprio capo fazione come un'ombra, avvicinandosi gli domandò - Master come mai questo trattamento speciale?
- Perché ha compiuto una buona azione e merita una ricompensa - disse semplicemente – Ora lasciami solo.
Benjamin fece un inchino e di diresse verso la propria stanza.
Ho come la sensazione di conoscerla, eppure sono sicuro che sia la prima volta che la incontro” pensò il Master allontanandosi.
Falco Nero si diresse verso la torretta destra del castello. Lì c'era la sua base riservata. Arrivò fino in cima, dove si trovava un tetto piano. Falco Nero si avvicinò alla gabbia, dove teneva i suoi corvi. Subito iniziarono a gracchiare.
- Siete proprio gentili a salutarmi sempre - sorrise tra sé e sé - E' ora della passeggiata notturna, piccoli miei - detto questo spalancò la porta della gabbia.
Falco Nero guardò lo stormo volare e oscurare il cielo come una nube nera, come sempre quello spettacolo lo incantava.

  
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