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Autore: Elykei    02/02/2017    0 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18

L’incantesimo per ritrovare il libro scomparso richiedeva una frase facente parte del libro stesso per funzionare, cosa che Alina non aveva, ma che aveva certamente intenzione di recuperare.

Con indosso una tuta pesante e le ciabatte rosa antico, la rossa scese in giardino, non c’era miglior posto per della serra per dedicarsi alla creazione di una pozione.

Per quella particolare mistura Alina si era portata dietro il Grimorio, era passato tanto tempo da quando aveva dovuto studiare le pagine nelle quali quella era contenuta, e seppur ne ricordava gli ingredienti aveva qualche problema con le dosi.

La serra era un posto tranquillo, il profumo delle spezie e delle varie piante era inebriante, vi erano germogli vivi e foglie essiccate, radici, fiori, tutto ciò che poteva essere utilizzato per scopi magici o anche culinari.

Alina lesse con cura le istruzioni.

In un mortaio pestare 2 cucchiaini di foglie di rosmarino e 1 fiore di Shankhpushpi essiccato fino a ridurli ad una polvere finissima.

 In un pentolino portare ad ebollizione 100mL di estratto liquido di zucca, successivamente versare 5 bacche di Tinospora Cardifolia, quando quelli saranno appassiti, passare il liquido in un setaccio così da eliminare gli scarti delle bacche.

Diluire la polvere precedentemente ottenuta nel composto ancora bollente e lasciar raffreddare.

Una volta completamente freddo, il prodotto potrà essere ingerito.

Non era un procedimento complesso, infatti richiese non più di un quarto d’ora. Ci vollero però almeno sette minuti prima che il tutto si raffreddasse, così nel frattempo Alina era ritornata nel proprio letto.

Se aveva eseguito correttamente tutti i procedimenti quella notte avrebbe sognato un ricordo.

Altea aveva abbandonato casa Imperatore piuttosto tardi quella sera, infatti era stata l’ultima ad uscire dalla villa.

Lei e Acrisio si erano intrattenuti nella veranda al piano terra persino dopo che Eleonora era andata a casa e Mattia si era ritirato nella sua camera.

Non era insolito che qualcuno di loro approfittasse dell’ospitalità della casa dei Guaritori nonostante loro stessero dormendo anzi, capitava molto spesso. Casa Imperatore era sempre aperta ai membri della congrega.

Quella famiglia era forse la più intrecciata ad ogni altra, perciò era raro che rifiutassero di offrire un posto del quale approfittare per riposarsi o anche solo per passare il tempo a qualcuno di loro.

Arrivata a casa però, la bionda si pentì della scelta fatta, così ora aveva meno tempo da dedicare ad un bel sonno ristoratore.

Stava per entrare in camera sua quando sua madre spuntò sull’uscio della propria porta.

Beatrice era già in camicia da notte, aveva i capelli raccolti, come tutte le volte in cui si approcciava a dormire.

- Sei tornata tardi stasera -.

- Scusa, ero da Mattia -.

- Non preoccuparti, finché sei con uno di noi non c’è problema se resti fuori fino a tardi -.

- Mamma, questi discorsi razzisti me li aspetterei da uno Sforza -. Scherzò la ragazza.

- Non confondiamo le razze, è solo che sono più sicura se sei con chi conosco da tutta la vita, che non con qualcuno che non ho visto crescere -.

Altra rise e fece per dare la buonanotte alla madre, quella però la bloccò.

- C’è per caso qualcosa che vuoi dirmi? -.

- A che ti riferisci mamma? -.

Per un secondo fu presa dal panico all’idea che avessero scoperto tutto di Eleonora.

- Nulla di particolare, è che ultimamente mi sembri sempre spossata, nonostante tutti quei riposini ad orari improbabili, e mi chiedevo il perché di tanta stanchezza -.

Altea provò a mantenere la calma, nonostante la rabbia che si sentiva montare dentro.

Pochi giorni prima il cugino aveva scoperto del suo utilizzo dell’incantesimo dell’energia, e ora sua madre le faceva quelle domande strane?

Era una coincidenza un po’ improbabile.

Come aveva potuto Mattia tradire a quel modo la sua fiducia?

- Non succede nulla mamma, è solo un periodo stressante a scuola, tutto qui -.

- Sicura? -.

- Al mille per mille -. Altea fece un sorriso forzato, poi si rintanò nella sua stanza.

Stupido Mattia.

A che cavolo stava pensando?

Quella mattina, al suo risveglio, Alina notò qualcosa di strano.

La luce era sbagliata, sembrava quasi che al posto delle sei di mattina fossero le sei di pomeriggio. Si rigirò nel letto ed allungò una mano alla ricerca del cellulare, possibile che avesse ignorato la sveglia per dormire fino a così tardi?

Dato che la ricerca alla cieca non si rivelò efficiente, dovette girarsi, ma comunque non trovò nulla, a parte un lume.

Aveva lasciato il suo telefono nella Serra?

Forse era per quello che la sveglia non aveva sortito effetto.

Con uno sbuffo Alina si alzò dal letto, sulla scrivania l’orologio indicava le quattro e trenta, il sole però era dal lato sbagliato, quindi era impossibile fosse mattina presto. Aveva saltato la scuola!

La rossa si stropicciò gli occhi, continuando a domandarsi come una cosa simile fosse potuta succedere. Lei non era Altea, non dormiva così tanto, non era mai in ritardo e di certo non saltava importati giorni di scuola solo per schiacciare un riposino.

Arrivata in bagno notò la seconda stranezza: qualcuno aveva rialzato lo specchio.

La differenza con la solita posizione era minima, ma Alina era una perfezionista, perciò nemmeno quel dettaglio poteva sfuggirle.

La terza stranezza fu quella che le rivelò la verità.

Al posto del suo spazzolino verde ce n’era uno giallo, con la testina a forma di fiore. Non vedeva quell’oggetto da più di tre anni.

Corse in camera per confermare i suoi sospetti e lì ne ebbe la certezza: la stanza era la stessa di quando lei aveva quattordici anni, la pozione della memoria doveva aver funzionato, stava sognando un ricordo!

Che strano, non aveva mai provato quel miscuglio su di sé, ma comunque non aveva immaginato un effetto simile.

Alina pensava la cosa fosse meno complicata. Credeva che una volta bevuta la pozione sarebbe andata a dormire e il giorno successivo, una volta sveglia, avrebbe avuto di nuovo accesso al suo ricordo, invece era là, nei panni della sé di quasi quattro anni prima, cosciente della sua situazione.

La ragazza poteva muoversi all’interno del ricordo con tutta tranquillità, poteva visitare l’intera città per ciò che ne sapeva.

Curiosa scese le scale fino alla sala da pranzo, non c’era nessuno.

Dal salottino però udì un rumore.

Spiò da una fessura e vide sua mamma che chiacchierava con il padre di Paola, erano entrambi più giovani, seppur di poco. Alina corse in biblioteca, non sapeva cosa sarebbe successo se quei due l’avessero vista.

Una volta nella stanza si ritrovò nuovamente a fronteggiare gli scaffali stracolmi di libricini rossi, forse non era stata un’idea ottima quell’incantesimo. Come si supponeva che riuscisse ad ottenere qualcosa da tutta quella storia, se nel suo stato attuale aveva comunque la coscienza della sé diciottenne?

Non sapeva cosa aveva fatto quel giorno nel dettaglio, per questo era ricorsa alla magia, quindi che senso aveva avere accesso a tutto, tranne che al ricordo delle sue azioni?

Iniziò a rovistare stizzita tra i libri che il giorno prima non aveva guardato, erano il 98% del totale, l’unica cosa che aveva ottenuto era tempo infinito per controllarli tutti, uno per uno, che brutta giornata!

Dopo il sedicesimo quaderno, il nervosismo prese il sopravvento, tutta quella tiritera era stata inutile.

Si sedette sulla poltrona preferita di Leonardo.

Doveva esserci una soluzione più veloce, la magia infondo non era una cosa semplice, poteva richiedere tempo ed avere delle sfaccettature difficili da decodificare, lei doveva trovare quella giusta che le permettesse di utilizzare l’incantesimo nel modo più utile.

Provò a riportare alla mente i fatti di quella giornata, quelli originali, non come li aveva vissuti poco prima.

Quella era stata una giornata come tante altre, quindi di sicuro aveva seguito la sua routine: si era svegliata, aveva fatto colazione con i suoi genitori, poi era andata in bagno per lavarsi e cambiarsi. Alle otto era arrivata a scuola, accompagnata da suo padre, alle otto e quindici erano iniziate le lezioni, ed alle tredici e quindici erano terminate.

Tornata a casa per pranzo aveva mangiato.. ma cosa aveva mangiato?

Si sforzò per ricordare quel dettaglio, ogni cosa poteva essere utile.

Era stato un lunedì o un mercoledì?

Aveva indossato una gonna o un pantalone?

Che materie aveva seguito quella mattina?

Era tornata a casa da sola?

Aveva fatto i compiti subito dopo pranzo?

Perché era in quella stupida libreria a quell’ora?

L’ora! Quella era la chiave!  Erano le sedici e qualcosa, ciò voleva dire che pressoché in quell’orario era scesa in biblioteca, perché svegliarsi in quel momento sennò?

Si alzò dalla poltrona e intravide il proprio riflesso in una vetrinetta, indossava un pantalone ocra ed un maglione nero. La sera prima, nel mondo reale, per andare a letto aveva messo il pigiama, quindi quelli dovevano essere i vestiti del giorno del ricordo.

Sul pantalone notò una macchiolina, cos’era?

Si concentrò a lungo su quella e poi l’epifania: si era macchiata con il sugo della pasta che aveva mangiato a pranzo e, ora che ci rifletteva, non aveva pranzato a casa, ma da Paola!

Quindi era uscita da scuola ed assieme all’amica aveva percorso le strade che portavano a casa Zaccaria, dove aveva mangiato pennette al sugo e petto di pollo assieme alle tre donne, no alle due.. alle due donne Zaccaria, Patrizia quel giorno non c’era.

Alina e Paola avevano poi passato un’oretta in camera della castana, dove avevano riso per tutto il tempo, ricordando la caduta che Fulvio aveva fatto nel bel mezzo del cortile. A farlo inciampare era stato Acrisio in seguito ad un piccolo screzio.

Alle tre e venti era tornata a casa, sapeva l’orario con precisione perché Teodoro, che era già lì a quell’ora, le aveva mostrato un messaggio che aveva appena mandato a Paola, datato 17/02 ore 15:18.

Piano piano la memora le venne in soccorso, più cose riaffioravano e più sentiva il suo corpo essere trascinato verso la libraria. Non era lei a muoverlo, era quello che si comportava come se avesse vita propria.

Si avvicinò ad uno scaffale, e prese un diario, quello però non era il suo.

Lei aveva un diario? Ma certo, era rosso anche il suo, però aveva una particolarità, sulla prima pagina aveva scritto una frase, una citazione.

Alina si risvegliò di soprassalto.

Era nella sua camera, quella del presente, prese il cellulare, erano le 05:55 e lei aveva la frase che le serviva.

Eleonora era contenta. Quel giorno, dopo scuola e dopo la penultima sessione di guarigione, avrebbe trascinato suo padre in canile assieme all’amica Martina. Si prospettava una bella giornata.

Alla terza ora la riccia si avvicinò ad Altea, voleva condividere il proprio buonumore con qualcuno.

- Tea! Sai che succederà oggi? -.

- No perché? Dovrei saperlo? -.

Il tono della bionda non era ciò che Eleonora si aspettava, ma non si sarebbe lasciata scoraggiare.

- No, in realtà no, per questo sono venuta a dirtelo -.

Altea sbuffò - Okay allora, dimmi -.

- Tutto bene? -.

- Dubito che sia questa la tua grande rivelazione -.

- Non lo è, ma mi sembri un po’ nervosa, se vuoi parlarne.. -.

- Io – Altea si fermò e con entrambe le mani si portò i capelli dietro alle orecchie. Che stava facendo?

Non era con Eleonora che era arrabbiata, era suo cugino il suo problema quel giorno e molto probabilmente non sarebbe riuscita ad avere due minuti di privacy con lui fino alla sessione di guarigione, tanto valeva accantonare l’amarezza per quelle ore.

- Scusa, non ho fatto colazione stamani, sarà quello, comunque sul serio, sto bene, dimmi pure la tua bella notizia -.

Eleonora pensò di insistere, poi però si disse che non era il caso di fornire ad Altea una ragione vera per avercela con lei, avrebbe riprovato in un secondo momento a parlarle.

- In verità più che una notizia è una speranza. Vorrei tanto che oggi mio padre si convincesse a prendere un cane, punto su quelli teneri del canile, magari il loro charm riuscirà a vincere sulla sua avversione per gli animali. Pensa che non mi ha manco mai preso un criceto da quando avevo dodici anni! E so che la cosa potrebbe essere collegata con il fatto che tutti i miei precedenti animaletti da compagnia sono deceduti, ma a quei tempi ero piccolina, non sapevo come badare a degli esseri viventi totalmente dipendenti da me. Ora sono più matura, non dimenticherò di cambiare l’acqua al pesce rosso -.

- Anche perché se tutto va secondo i tuoi piani sarà un cane, non un pesce rosso. Già che ci sei però, ricordati di cambiare l’acqua anche a lui, poverino dovrà bere ogni tanto -.

- Perché poverino? Ho appena detto che sarà diligente! -.

- Certo.. Non ho mai detto il contrario -. Rispose la bionda, fingendo incertezza.

- Oh andiamo, dovresti stare dalla mia parte tu -.

Altea scoppiò a ridere e cinse l’amica con un braccio – Lo sono, lo sono, scherzavo. Sarai una padroncina perfetta e mi auguro che tuo papà ti assecondi in questa piccola impresa -.

- Farò finta di non aver dovuto lottare per il tuo appoggio e ti abbraccerò -.

La riccia sentì l’altra ridere ancora.

Sì, forse Altea poteva mettere da parte la propria delusione ancora per un po’.

Alina fu una dei primi, assieme a Fulvio ed Acrisio ad arrivare alla villa Torratone, i tre si misero comodi al solito piano, aspettando i restanti membri del gruppetto.

- Ehi ragazzi, voi avete già qualche idea riguardo a quello che sarà il nostro simbolo? -. Inquisì il più piccolo dei Bellini.

- Stai già pensando a queste cose fratello? Per te è decisamente presto -.

- Perché? Acrisio fa bene a voler essere previdente, infondo lui farà parte della nostra stessa generazione, ha il diritto di metter bocca sulla decisione. Comunque non saprei, potremmo optare per qualcosa di tradizionale -.

Fulvio intravide lo sguardo beffardo del fratello, quel piccoletto era così soddisfatto per aver ottenuto la ragione dalla giovane Sforza, che non riusciva a trattenersi!

- Cosa intendi di preciso per tradizionale? -.

- Non so, un ciondolo o un bracciale, magari un anello -.

- Roba da gioielleria insomma -.

- Beh sì, perché? Ci sono forse altre opzioni? -.

- Mah, la scorsa sera quando ne parlavo con gli altri, sono emerse delle proposte leggermente anticonvenzionali -.

- Tipo? -.

- Ad esempio Eleonora aveva proposto un tatuaggio -.

La rossa guardò stranita il ragazzo, un tatuaggio non sarebbe certo stata la sua prima scelta, in realtà non era nemmeno certa che i suoi familiari potessero mai ben vedere la cosa.

Prima che Alina potesse dar fiato alle sue rimostranze però, Fulvio disse con tono adirato: - Avete parlato di queste cose con quella lì? Come vi siete permessi? Nemmeno sappiamo ancora se è una di noi! -.

- Datti una calmata, Eleonora sa già praticamente tutto su di noi, perché nasconderle sciocchezze simili -.

- Come puoi definire questa una sciocchezza Acrisio? E poi è proprio questo il punto, quella lì è a conoscenza di troppo cose, l’unica cosa che ci manca è darle uno dei nostri Grimori, ma se continuate di questo passo domani gliene consegnerete uno personalizzato! -.

- Sei davvero uno sciocco, nessuno le ha dato accesso alla nostra magia, eppure stai paragonando un Grimorio ad un simbolo! So che è un simbolo importante dato che ci rappresenta, tuttavia raccontarglielo non le dà alcuna informazione utile. Sì, forse da oggi in poi riuscirà a riconoscere la gente della nostra congrega, ma d’altronde già lo fa non appena capisce che sono imparentati con noi! Quindi che ti cambia? -.

- Mi cambia tutto! Il nostro simbolo è una cosa personale, una cosa che gli altri non dovrebbero conoscere -.

- Ogni congrega della terra lo conosce, è così che ci distinguono dagli altri -.

- Non è questo che intendevo -.

- È quello che hai detto però -.

- Quello che volevo dire è che lei non ha diritto di prendere certe decisioni per noi, Eleonora non è nessuno! -.

- Fulvio! -. Lo zittì la rossa.

Alina aveva visto Eleonora salire le scale, cosa che gli altri due non avevano notato, troppo presi dalla loro discussione.

La ragazza non era sola, dietro di lei infatti vi erano Mattia, Paola e Altea.

La bionda non aveva avuto la possibilità di confrontarsi col cugino, perché non appena tutti erano arrivati erano iniziate le urla, così i quattro erano saliti per cercare di capire i motivi della discussione, probabilmente quello era stato un errore.

Eleonora era ferma sull’uscio, aveva sentito con chiarezza solo le ultime frasi del litigio, ma erano sufficienti.

Alina e Altea erano entrambe sul punto d’intervenire per difendere la nuova amica quando quella prese la parola: - So che per voi sono poco meno di un’estranea, lo capisco e lo accetto, perché è la verità. Infondo anche voi non siete certo i miei migliori amici, vi conosco solo da pochi giorni, quindi non potete esserlo. Però voglio chiarire una cosa: io non ho mai preteso di prendere decisioni importanti al posto vostro, semmai è successo il contrario -.

Fece qualche paso per avvicinarsi ai tre ragazzi nella stanza - Voi siete venuti da me e avete stravolto il mio mondo. Voi mi avete detto che potrei essere quello che fino a ieri consideravo solo un essere mitologico. Voi mi avete trascinata qui e avete praticato rituali magici su di me, senza lasciarmi poi chissà quale scelta. Mi avete detto che avevo subito dei danni e che era necessario che mi curaste, cosa avrei dovuto rispondervi io? Non potevo rifiutare così ho accettato il vostro aiuto e ora mi ritrovo qui, a sentirti dire che io non sono niente. Beh sai una cosa? Forse non sarò niente per te, ma per il resto del mondo io esisto. Sono una persona, che io abbia poteri o meno non importa, non puoi permetterti di apostrofarmi a quel modo -.

Rimasero tutti in silenzio, pietrificati dallo sfogo di Eleonora, persino lei non disse più nulla, troppo impegnata a riprendere fiato.

Altea fece per toccate il braccio dell’amica, ma quella si scansò.

Provò allora Alina ad avvicinarsi a lei, non ottenendo risultati migliori.

- Sicuramente non sono una grande fan di Eleonora, tuttavia questa volta devo darle ragione. Lei non ha colpe, è all’oscuro quanto noi sul da farsi, se non addirittura di più. E se chiacchierare di quale sarà il nostro emblema può servire a distrarla, ben venga! Tanto la decisione finale è a votazione, quindi qualche idea proposta da chi non ha ancora ufficialmente diritto al voto, non incide più di tanto sul risultato -.

Tutti guardarono Paola, compreso il maggiore dei fratelli Bellini.

Se persino lei era dalla parte della nuova arrivata allora doveva farsi qualche domanda. Pensò Fulvio, facendo un verso seccato.

Quello certamente non era il momento adatto per continuare la discussione, così il castano decise di lasciar perdere – Eleonora.. devi capire che non volevo insultarti, mio fratello però mi fa perdere le staffe, e sono comunque del parere che prima di parlare con te di queste cose, sia lui che gli altri, avrebbero dovuto chiedere il consenso a noi tre. Sono decisioni di gruppo e non mi piace questa cosa che ogni volta gli altri agiscono di testa loro senza tener conto del nostro parere -.

- Scusa, tu avresti forse detto di no? -. Domandò Acrisio.

- No, probabilmente avrei acconsentito -.

- E allora?! -.

- E allora ecco che ci risiamo! Tu prima di chiedermelo non potevi saperlo, quindi non prendere più decisioni al mio posto -.

- Fammi capire Fulvio, eri più arrabbiato con Acrisio che con me? -.

- Forse sì -. Rispose quello.

- Bene, allora Eleonora ha sprecato un monologo ben organizzato perché tu hai problemi con tuo fratello -.

Nessuno rise alla battuta della bionda, ma Altea aveva comunque allentato la tensione.

- Ora che abbiamo chiarito questo punto, dite che possiamo tornare al motivo che in principio ci ha fatti radunare qui? -.

- Aspetta Mattia, prima tu, Altea e Acrisio dovete promettere che non prenderete più decisioni a nome di tutti noi, anche se su cose d’importanza relativamente minore come questa -.

- Se voi fate lo stesso, io ci sto -. Disse Altea.

- Noi siamo quelli responsabili, forse l’hai dimenticato -.

- Non ho dimenticato il fatto che vi riteniate superiori Paola, è solo che non concordo con questa cosa, quindi pretendo che anche voi aderiate a questo patto -.

- Come ti pare, basta che andiamo avanti con ‘sta storia -.

A turno tutti e sei le giovani streghe promisero che da quel momento in poi, qualunque decisione legata alla magia sarebbe stata presa solo dopo aver interpellato l’intero gruppo.

La sessione di guarigione ebbe inizio e i cinque non coinvolti presero posizione in varie parti della camera.

Fulvio prese da parte Alina e le chiese se era adirata per le parole che aveva usato nei confronti di Eleonora.

- Non sono arrabbiata con te, so che non era propriamente rivolto ad Eleonora, ma che era uno sfogo per un atto che ti è sembrato irrispettoso. Magari però la prossima volta, non chiamare qualcuno ‘’ nessuno ‘’ se non lo intendi veramente, potresti essere frainteso sai? -.

- Hai ragione, mi sono lasciato trascinare e ho esagerato -. Sospirò il ragazzo dagli occhi scuri.

- È tutto a posto, vieni qui -.

Si abbracciarono, poi Fulvio chiese: - Cambiando argomento, alla fine l’incantesimo per trovare il libro ti è stato utile? -.

- Veramente non ho ancora potuto usarlo -.

- Come mai? -.

- Sono riuscita a trovare una frase da utilizzare per la ricerca solo stamattina, quando la casa era piena di gente, perciò non ho fatto nulla -.

- Non vuoi che i tuoi sappiano che stai cercando questo libro? -.

- È un diario in realtà -.

- Diario? E di chi? -.

- Il mio -.

- Ah! Hai ragione tu eri solita tenere un diario da piccola! L’avevo praticamente rimosso, non lo vedo più in giro da una vita -.

- Già, l’avevo dimenticato anch’io -.

- E perché non vuoi che i tuoi scoprano che stai provando a ritrovarlo? -.

- Non so, istinto -.

- Ci hai scritto qualcosa di strano? -.

- Non ne ho idea, ricorda davvero poco di quel diario -.

- Beh, averlo di nuovo tra le mani ti farà riaffiorare molte cose allora-.

- È quello che spero -. 

   
 
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