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Autore: Dian87    02/02/2017    0 recensioni
Genere: pseudostorico
Quando un popolo torna a calcare la terra di un altro, non può che finire in uno scontro. Così Ka'han, scelta dalla sua gente, deve affrontare il popolo della luce in modo da allontanarlo per sempre.
Storia partecipante al contest “Divinità dell’Olimpo” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 - LA NOTTE DELLA SIGNORA

«Candida, argentea, luminosa ma al contempo oscura e misteriosa. Oh, signora della notte, che questa tua figlia possa attraversare il giorno luminoso quanto le insidie notturne che a te si rivelano.»

La voce cavernosa riempiva l'aria notturna e la sagoma nera si stagliava contro il cielo stellato. Irsuta, maestosa, la figura si voltò verso un altare di pietra dove giacevano due oggetti: un arco e un diadema formato da una semplice fascia liscia d'argento sormontata da esili corna di cervo dello stesso materiale che risplendeva alla luce notturna.

«Ka'han è stata da te scelta, Maestosa Signora, per affrontare il popolo della luce.»

La sagoma prese con entrambe le mani l'arco, un'arma all'apparenza liscia, ma le sue nodose mani percepivano i leggeri solchi del corno che formava la parte centrale. Sollevò l'arco alla luna piena l'arma e poi si voltò.

Alle sue spalle si trovavano molte persone raccolte in semicerchio attorno ad una singola figura, non troppo esile. Non vi erano torce, soltanto la luminosità dell'astro faceva distinguere i suoi lunghi capelli sciolti e le robuste della media.

«Ka'han, la Sacra Signora ha scelto te per salvare il popolo. Accetti il tuo compito?» chiese la figura, avvicinandosi a quella al centro.

Ka'han annuì, con le labbra così strette che a malapena si poteva distinguerne la linea di separazione. Aveva visto l'anziano sciamano della sua tribù, Aknos, preparare lo zaino dei rituali tre giorni prima e sapeva che ogni volta che accadeva non era mai per qualcosa di piacevole.

«La Sacra Madre mi sorreggerà nel mio compito.» Ka'han chinò lievemente il capo.

«Non è sufficiente avere le proprie mani pure, bisogna avere lo spirito puro.» recitarono le persone attorno a lei.

Ka'han non spostò lo sguardo sulla sua tribù, le bastava ricordare il nome di ognuno per visualizzarne il viso.

«Per dieci anni il popolo della luce ha invaso la nostra terra e strappato i suoi frutti. Hai il coraggio di fare ciò che dev'essere fatto?» il tono di Aknos era fermo, nonostante l'età gli facesse tremolare le mani.

«La Sacra Madre mi è testimone: farò ciò che dev'essere fatto.» lo sguardo fermo si fissò sul vecchio avvolto nella pelle d'orso cui restava ancora attaccata la testa, tenuta fiera su quella dell'uomo.

«Non è sufficiente avere le proprie mani pure, bisogna avere lo spirito puro.» la preghiera si levò nuovamente attorno a loro.

Aknos porse l'arco a Ka'han, la quale lo afferrò con entrambe le mani. Lo sguardo della giovane accarezzò l'arma, ma poi tornò sul vecchio dai radi e lunghi capelli bianchi che erano sfuggiti alla fascia di cuoio con cui era solito raccoglierli.

«L'Argentea Padrona della Notte ha ancora un dono per te, sua figlia prediletta.» riprese il vecchio.

Ka'han l'osservò zoppicare verso l'altare e prendere il diadema e si ritrovò a pensare a quanto tempo lui avesse ancora a disposizione.

«La Sacra Signora ha infuso in questo diadema il potere di celarti al popolo della luce. Sempre veglierà su di te e ti potrà raggiungere ed infonderti la fermezza.» mentre parlava, sollevò al cielo il diadema e si voltò verso di lei.

«Sacra Madre, accetto umilmente questo tuo dono, sarò il tuo braccio e la tua volontà, la tua difesa per il tuo popolo. Sia lavato via il nome che la mia madre terrena mi diede, giunga quello che tu, Madre Celeste, hai scelto per me.»

«Non è sufficiente avere le proprie mani pure, bisogna avere lo spirito puro.» la preghiera si levò ancora una volta alla luna che stava giungendo al termine del suo percorso.

Il silenzio calò intorno a loro, una lieve bava di vento si levò mentre una civetta faceva risuonare il suo lugubre verso. Ka'han spostò lo sguardo dalla cima della montagna sulla quale si trovavano alla valle dove, in lontananza, brillavano alcuni minuscoli fuochi. Laggiù, lo sapeva, c'era l'accampamento di coloro che tagliavano e bruciavano i boschi della sua terra per spostarsi l'anno successivo, il popolo della luce.

Non ricordava il loro arrivo in quelle terre, da quel che sapeva vagavano da sempre senza meta, ma conosceva le storie del loro arrivo.

«Olai.» il nome uscì in un soffio dalle labbra di Ka'han senza che lei se ne rendesse cono. «Questa mia figlia si chiama Olai.»

Il brusio che si levò fece tornare lo sguardo di Ka'han sulle persone attorno a lei. La giovane vide la piccola Ofea vestita di una semplice gonnellina di cuoio allungare la mano verso di lei e ritrarla subito.

«Olai.» la chiamò Aknos. «La Sacra Madre ti ha concesso il nome ed il compito di colei che, sola, potesse il suo popolo dagli spiriti della notte e donò loro un mondo dove vivere. Raccogli le tue cose, Olai, e solo quando l'avrai compiuto, se lo vorrai, tornerai ad essere Ka'han, figlia di Sura e Komesh, sorella di Gadeh e Buret, cercatrice dei Nattmänniskor.»

Olai s'inchinò allo sciamano e poi al popolo.

«Non è sufficiente avere le proprie mani pure, bisogna avere lo spirito puro.» salutò la sua gente, prima di allontanarsi nella notte.

  
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