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Autore: Mushroom    03/02/2017    1 recensioni
Victor è pesante sul suo petto, occhi chiusi e labbra appena aperte.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TitoloAnd then I open my eyes and see the person falling is me
Fandom: Yuri!!! on ice
Pairing: Victor/Yuri, sort of
Words: 1021
Genere: Gen, slice-of-life.
Rating: SAFE
Warnings: Brutti titoli, cheesy stuff, Time line? What time line?, Obvious Yuri, Victor è pure peggio, fist time (in the fandom), OOC
Note:
1) Scritta per la prima settimana del COW-T, team Ysmaros
, con il prompt "Sereno" per la missione numero 2. L'ho interpretato come stato d'animo, so here you are.
2) Credo che sia piena di errori, ma per buttarla giù ci ho messo /due/ giorni e sono mille parole, quindi non voglio più averci a che fare per il resto della mia vita- UGLY SOBBING.
3) Non sono riuscita ad inserire nessuna battuta sull'invadere la russia d'inverno, e questo mi rende molto triste. FYI.



Victor è pesante sul suo petto, occhi chiusi e labbra appena aperte. Si è addormentato tanto rapidamente, che Yuri non è riuscito a determinare l’attimo in cui le sue parole sono sfumate fino a diventare un respiro leggero, trovandosi, senza capire come, intento ad ascoltare un altro tipo di soliloquio. Se gli avessero detto che si sarebbe finito in quel modo lì, fermo – no, concentrato, quella è la parola, tanto da rimanere qualche secondo in apnea – per osservare un altro essere umano respirare, solo respirare, avrebbe trovato l’idea, nel migliore dei casi, assurda quanto l’essere considerato uno dei pattinatori da battere in un incontro internazionale.
Ora, nella penombra della stanza in cui dovrebbe dormire, con la mascherina per gli occhi alzata sulla fronte, tutto quello che riesce a fare è spiare, impunemente, come un ragazzino. Perché, nonostante abbiano diviso la stanza altre volte, e questa non è la prima in cui Victor dorme nelle sue vicinanze, si tratta però della prima volta in cui sono, davvero, vicini. Non vicini come nelle terme, dove l’imbarazzo e lo smarrimento erano, per Yuri, più importanti della persona che aveva davanti; non come alle prime competizioni, dove Victor era lì -- faccia ormai conosciuta e lontano dall’essere solo una carriera a cui ambire, la persona da ammirare – ma ancora in una linea di mezzo, al metà tra un conoscente e un alleato, e non ancora la cosa che rendeva il petto di Yuri pesante, e non perché aveva l’abitudine di addormentarsi con il suo coach stravaccato sopra di lui. (Anche se, Yuri stringe le labbra, crede che se glielo concedesse, Victor ne farebbe volentieri un’abitudine.)
Questa volta, si tratta di un amico: niente vie di mezzo, niente da rimpiangere. Al contrario, Yuri crede di trovarlo sorprendentemente gradevole. Ed è quello a calmarlo, realizza, deglutendo, mentre le dita di Victor stringono il tessuto della sua maglia, e il suo peso si aggiusta, intrappolandolo definitivamente nel letto, rendendolo improvvisamente consapevole del calore tra i loro corpi, della mano che ha distrattamente poggiato alla base della schiena del suo allenatore. È confortevole. Sereno. Se si potesse vedere allo specchio, e vergognare di se stesso al cento per cento, potrebbe, in una certa misura, avere un’idea di come il suo viso si sia addolcito, e come l’altra mano finisca sulla nuca, attenta, con cura, come se avesse paura di svegliarlo.
Dopo, in un altro momento, Yuri si risveglia a mente bianca, ed è Victor a fissarlo sottecchi. Non si è mosso, lo Zar del pattinaggio sul ghiaccio, se non per impossessarsi della mano che era prima sul suo collo, e che adesso gli è scivolata sul volto, nascondendo il suo sorriso a metà. Tutto ciò che Victor fa, per i primi minuti di non piena coscienza, è prendersi gioco delle membra doloranti di Yuri, rimanendo fermo nella sua decisione di schiacciarlo nel letto. Alla fine dei conti, la posizione non è stata una buona idea. Piacevole, certo, ma non buona. 
Come per tutte le dormire brevi, e fuori dagli orari in cui si potrebbe legittimamente dormire, la concezione del passare del tempo, del giorno e della notte, scompare. Pondera, lentamente, che le ore di sonno potrebbero aver avuto l’effetto contrario. Invece di sentirsi riposato, si sente più stanco. “Uhm.” Borbotta, all’inizio, chiudendo di nuovo gli occhi “Quanto abbiamo dormito?”
Victor che, a giudicare da quanto agilmente riesce a pensare, deve essersi svegliato già da un po’, si limita a dire “Non ne ho idea” sul palmo della sua mano, prima di premerci contro le labbra, pigramente, come se potesse stare in quel modo tutto il giorno. “Il mio piano ha funzionato.”
“Veramente --”
“Cosa?”
“Sono stato io a cullarti nel sonno” osserva Yuri, senza una particolare inflessione. “Direi che il tuo piano è fallito”.
Victor alza il viso per un momento. Yuri sente immediatamente la mancanza, come se la sua mano fosse troppo fredda, in contrasto con il resto del mondo. Si sfiora le dita, un gesto veloce prima di chiuderle in un pugno. 
“L’ultima volta ha funzionato.”
“L’ultima volta è successa esattamente la stessa cos—“ Victor si sposta, gli tira la mascherina. Finalmente, Yuri riesce a muoversi il tanto necessario da dare pace ai suoi muscoli doloranti. È l’unica consolazione. La situazione rimane inalterata. Inizia a pensare che a Victor piaccia stare sopra di lui.
“Hai dormito, ha funzionato.” Insiste, con lo stesso sorriso galante che ha usato per promettergli una salata parcella da pagare, per la fine Grand Prix. Non avrà mai abbastanza, per ripagare Victor, e non è una questione di somme di denaro. Crede, una parte di lui, quella che a volte decide di ascoltare, altre di ignorare o di fingere che non esista, che non sarà mai abbastanza. Non nella misura in cui abbastanza può essere per Victor.
Victor, come se i pensieri di Yuri fossero trasmessi in diretta nazionale, stringe gli occhi, aggrottandosi. “Stai meglio?” questa volta, il suo tono è appena un sussurro che Yuri sente sulle labbra. Annuisce, anche se non definirebbe una notte senza sonno come stare male; o non stare bene. Avrebbe, comunque, dovuto evitare il quasi appisolarsi sulla pista di pattinaggio. 
Colma la distanza poggiando la fronte sulla sua, e Victor ghiaccia, diventa rigido tutto all’improvviso, chiudendo gli occhi; e siccome è quello, l’effetto che voleva ottenere, vederlo vacillare, anche solo per quei pochi secondi, un sorriso gli si allarga sul viso. Dura poco. 
Quando gli occhi di Victor si riaprono, troppo vicini perché possano essere più che una massa sfocata, è Yuri a congelarsi, a rendersi rapidamente conto, mentre Victor ritorna una massa morbida tra le sue braccia, di in che cosa si stia permettendo di indugiare. Deglutisce. Il sorriso di Victor è dolce, il suoi occhi delicati. O forse, è solo quello che vuole credere di vedere, prima che quest’ultimo si tiri indietro, facendo pressione sulle ginocchia per alzarci.
“Ora che la bella addormentata si è svegliata, è tempo di tornare agli allenamenti.” 
La porta scorre e si apre. Yuri viene lasciato a negoziare con il suo cuore tremante.

(“Yuuri, andiamo, hai intenzione di trascorrere l’inverno lì dentro? Abbiamo un oro da vincere!”)

   
 
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