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Autore: Nereisi    03/02/2017    1 recensioni
Nel bel mezzo di una caotica metropoli, persone dotate di poteri conducono la loro vita nascoste. Celata dietro una barriera vi è il GEA, un istituto che accoglie maghi adolescenti per proteggerli e istruirli, dandogli una protettrice, la Madre, e una sola regola: mai uccidere.
La pace e le spensierate risse verranno brutalmente interrotte da una tremenda guerra per il possesso di un ragazzo senza memoria che si ritroverà, suo malgrado, ad avere a che fare con gatti parlanti, piromani e un improbabile gruppo di attaccabrighe.
"Avete presente quando, senza alcun motivo apparente, vi sentite improvvisamente tendere verso qualcosa o qualcuno, come se ci fosse un qualche tipo di legame che vi unisce? Quando abbiamo degli scatti improvvisi che non ci sappiamo spiegare? Di solito li si lascia perdere e non gli si da importanza, continuando a fare quello che stavamo facendo prima, ritornando alla vita di tutti i giorni.
A volte invece ci si lascia guidare da quell'istinto. Può succedere che si scoprano mondi interi e nuove realtà; e spesso possono far sembrare falsa e strana la quotidianità che prima ci sembrava vera e normale."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 – Quello che non ti aspetti







Fenice non aveva destato grandi simpatie in Erech quando si erano conosciuti. Per carità, nemmeno una particolare antipatia; ma nei pochi momenti in cui aveva avuto a che fare con lui Erech aveva pensato che gli sarebbe piaciuto vedere un’espressione buffa sul suo volto, magari una per cui lo avrebbe potuto prendere in giro come lui lo aveva preso in giro in infermeria. 

Un’espressione molto simile a quella che Fenice aveva in quel momento: sgomenta, incredula e confusa mentre guardava stralunato quella che con tutta probabilità avrebbe dovuto essere una geniale trappola progettata contro i loro nemici e che invece sembrava ospitare anche qualcun altro.
Espressione tra l’altro condivisa da Dorlas e Ambra, che si scambiavano occhiate preoccupate, completamente presi in contro piede dal repentino mutamento della situazione. Losille invece, pur tradendo anche lei lo sgomento, faceva trapelare dal suo ventaglio un non so che d’istintivo disgusto che le piegava le labbra in una debole smorfia.  
Un altro urlo molto più acuto del primo si levò da dietro i rovi mentre movimenti febbrili sembravano avvenire da dietro la parete vegetale che impediva di vedere quello che accadeva all’interno della trappola. A quel suono Fenice si riscosse, come punto da una vespa. – Che cazzo significa? Chi è quello? CHE STA SUCCEDENDO?! – 
Un altro grido, questa volta di dolore, schiarì le poche e confuse idee che fino a un secondo prima avevano costretto Erech per terra nel suo nascondiglio. Si alzò velocemente dal cespuglio, rendendosi visibile anche da fuori la barriera e assicurandosene sbracciandosi. Quando finalmente gli sguardi confusi e irritati del gruppo furono su di lui, si portò le mani attorno alla bocca, gridando – JUN! – con quanto più fiato avesse in corpo. 

La reazione dei ragazzi non si fece aspettare per niente, ma la più veloce a scattare fu Losille, che ventaglio alla mano si precipitò verso la trappola. Caricò il braccio, preparandosi a sferrare un colpo di taglio con la sua arma, ma prima di farlo scattare contro la parete di rampicanti esitò, guardando intensamente la caverna a cielo aperto ripiena di nemici che aveva creato nemmeno poche manciate di secondi prima.
Ambra le arrivò di fianco. – Losille, cosa stai aspettando?! Dobbiamo tirarlo fuori da lì! – 
La ragazza digrignò i denti, indurendo lo sguardo dietro le lenti degli occhiali. – Lo so! – Ringhiò. Il braccio le tremava vistosamente. – Ma potremmo non avere mai più un’occasione del genere. – 
Erech vide Dorlas inspirare profondamente e aprire le labbra, ma un ennesimo urlo di dolore squarciò l’aria, molto più lacerante dei precedenti. A quanto parve, fu un incentivo sufficiente per Losille che calò repentinamente la lama del suo ventaglio contro le liane, tagliandole. 

Quelli che erano all’interno della trappola probabilmente non aspettavano altro che un indebolimento della prigione che li teneva costretti in quello spazio ristretto per catapultarsi fuori, investendo con violenza i quattro ragazzi che si protessero alla bell’è meglio dall’improvviso assalto. Alcuni uscivano trasportando i compagni svenuti o feriti. A quanto pare non avevano intenzione di lasciare nessuno in quel luogo. 
Erech seguì con tensione la scena. I suoi occhi catturarono una particolare macchia di colore in mezzo a tutto quel nero, peraltro vicinissima ad un’altra macchia del medesimo colore.

- Ambra! – Urlò – Alla tua destra! – 

La ragazza non si fece cogliere impreparata e senza tentennare un istante si disimpegnò dal suo attuale avversario e si lanciò all’inseguimento di una figura incappucciata che sembrava starsela svignando trasportando un Jun incosciente e coperto da molto, troppo, sangue.
Si chinò accucciata per terra, simulando la posizione di uno scattista alla linea di partenza e - Dorlas! - urlò. Il ragazzo si voltò e appena resosi conto della situazione, pestò con forza il tallone contro il terreno. Nello stesso momento, una colonna di roccia grande come il palmo di una mano spuntò improvvisamente sotto i piedi di Ambra che, usandola per darsi maggiore spinta, scattò verso il nemico e lo colpì alla nuca con una ginocchiata. Il colpo, veloce e secco, bastò a far perdere i sensi al fuggitivo, che stramazzò a terra insieme a Jun. Ambra corse subito a districare dalla matassa di arti il corpo del compagno e se lo tirò addosso, premendone la testa contro il suo sterno e passandogli un braccio sotto alle gambe, appoggiandole al proprio fianco. Una volta assicurato a sé il ragazzo svenuto, corse verso Erech, verso la barriera, mezza chinata per passare inosservata o evitare i colpi dei nemici. Purtroppo per loro, i nemici non erano del tutto stupidi e non appena si resero conto del facile bersaglio che stava sfrecciando sotto i loro nasi non ci misero molto a concentrare i loro sforzi contro di esso. 
Dorlas, Losille e Fenice dovettero - loro malgrado - lasciar stare i loro avversari e precipitarsi ad aiutare Ambra che, non avendo totale libertà di movimenti, non riusciva a difendersi al meglio. 
Jun non aveva ancora ripreso conoscenza.

- Ambra! - Incapace di stare fermo a non fare niente, Erech cominciò a saltellare sul posto, sbracciandosi verso la bionda Eterea. - Qui! - 
La ragazza si girò stancamente al suo indirizzo, palesemente distrutta dal dover proteggere sia se stessa sia il peso morto che stava trasportando e, dopo averlo inquadrato, impiegò tutte le sue forze in un ultimo scatto verso la barriera. Con gli altri che le fornivano copertura, riuscì ad avvicinarsi quel tanto che bastò da sfruttare lo slancio della corsa e scaraventargli addosso il ragazzo svenuto che teneva tra le braccia. 
Erech rovinò a terra sotto l'inaspettato peso che gli era crollato addosso, riuscendo a malapena a parare la caduta sua e di Jun alla bell'e meglio. 

- Jun! Oi, Jun! - Erech resse la testa del ragazzo con una mano mentre con l'altra distribuiva impazienti schiaffetti sulla sua guancia. Non ottenne una risposta verbale ma una specie di mugugno, ma tanto gli bastò. Alzò gli occhi per incontrare la schiena di Ambra, girata verso una figura nera che la sovrastava.
Ambra girò leggermente la testa verso Erech. I loro occhi si incatenarono per un secondo, poi gli occhi di lui si abbassarono a fissare le labbra di lei, che si schiusero tremanti: 

- State. Dentro. - 

Ebbe appena il tempo di girarsi e di cominciare a emettere elettricità prima che lo Zwire la colpisse al fianco con una potentissima zampata e la spedisse a rimbalzare contro il terreno accidentato, più volte. 
Erech seguì attonito il percorso del corpo di Ambra sul terreno fino a vederlo fermarsi bocconi qualche metro più in là, ricoperto di polvere, indifeso. Erech guardò senza parole come lei tentò di alzarsi facendo leva sui gomiti tremanti, mentre i capelli che si erano liberati dalla treccia le cadevano disordinatamente sul viso, impedendogli di capire se era del tutto lucida o no. 
Trattenne il respiro quando vide un gruppo di nemici circondarla, per poi rilasciarlo quando vide che la terra sulla quale la ragazza era carponi si aprì sotto di lei per richiudersi repentinamente a cupola, proteggendola.
Erech riportò gli occhi sgranati davanti a sé quando la creatura che aveva davanti si avvicinò talmente tanto alla barriera da fargli ombra. Scambiò con la creatura uno sguardo che sembrò durare in eterno. Il materiale di cui era composta era talmente nero che sembrava assorbire e smembrare persino la luce, mentre i suoi fin troppo famigliari occhi gialli lo scrutavano con la foga di un affamato davanti ad un banchetto.
Lo Zwire si mise in piedi, poggiando le zampe anteriori sulla barriera e facendo scattare fuori gli artigli, quasi come a cercare un punto debole nel muro difensivo che lo separava dalla sua preda. La bestia lo guardò di nuovo, facendo scintillare le zanne. A quella vista, la ferita nemmeno del tutto guarita bruciò, strappandolo dalla trance in cui era caduto e rendendolo come improvvisamente cosciente di tutto quello che stava accadendo. 

La testa gli girava, probabilmente a causa dell'iperventilazione di cui era incosciente vittima. Quando la abbassò per assicurarsi che tutto Jun fosse dentro la barriera, a girare per un attimo fu il mondo intero. Si tirò ancora più del ragazzo addosso e cercò di alzarsi, ma le gambe lo tradirono e ricadde con il sedere per terra. Lo Zwire, capendo le sue intenzioni, emise un verso gutturale, quasi un ringhio, cercando di sfondare a zampate l'invisibile barriera che lo separava dalla sua preda.

- Mh... - 

Erech abbassò la testa di nuovo e il suo sguardo fu calamitato dagli occhi semiaperti di Jun, che non sembrava però ancora del tutto cosciente. Con la testa che continuava a girare come una trottola, ma improvvisamente molto più lucido, afferrò il ragazzo agganciando le dita ai passanti dei pantaloni sdruciti che aveva indosso e cominciò a strisciare indietro, spingendosi con le gambe e l'altro braccio. Non riusciva a mettersi in piedi, figurarsi a camminare trasportando qualcun altro!

I ringhi della bestia arrivarono ad un volume tale da farli sembrare vere e propria urla inferocite e tanto bastò finalmente a far svegliare del tutto Jun. - Che...? - Erech lo sentì irrigidirsi. - CHE DIAVOLO è QUELLO?! - Gridò, con un tono talmente acuto che - Erech avrebbe potuto giurarlo - avrebbe fatto mettere in ginocchio i timpani di chiunque.
Le sue grida trovarono risposta nel ruggito della bestia. E se prima per Erech il mondo girava, in quel momento stava letteralmente vibrando. 

Erech non fu mai così felice di vedere una colonna di fuoco venirgli incontro come in quel momento. Le fiamme impattarono violentemente contro la schiena dello Zwire che fu quasi schiacciato contro la superficie della barriera dalla loro dirompenza. Erech ignorò l'incessante tremolio del ragazzo sul suo stomaco e guardò affascinato come le lingue di fuoco non la trapassassero, ma scorressero mollemente lungo la sua superficie, dividendosi come i petali di un fiore; il cui orrendo pistillo era però lo Zwire nemico. Che fu prontamente sbalzato via quando una lastra di pietra eruttò improvvisamente dai suoi piedi, colpendolo al ventre. A quella vista, Erech percepì distintamente il corpo di Jun irrigidirsi e poi afflosciarsi di botto su di lui. 
... Era forse svenuto di nuovo?!

Incredulo, approfittando del fatto che il mondo aveva smesso di girare, cercò di allungare la testa per squadrare il visto del ragazzo che aveva deciso di crollargli addosso per incontrare la raccapricciante visione di una bocca lasciata aperta e di occhi rigirati a guardare il proprio cervello. Fece un verso schifato: non aveva mai visto una persona in quello stato ma era assolutamente raccapricciante. E ridicolo.

- Erech! - La voce carica di urgenza di Fenice lo costrinse a riportare lo sguardo verso il campo di battaglia. Dorlas e Losille stavano ancora combattendo contro alcuni nemici, ma la maggior parte di essi doveva essere fuggita perché il numero degli avversari gli sembrò molto diminuito. La cupola di roccia era ancora saldamente al suo posto e dentro di essa - probabilmente - anche Ambra. Un ruggito non troppo lontano gli fece intendere che l'attacco combinato che lo aveva colpito non aveva per niente messo fuori gioco lo Zwire.
- ERECH! CONCENTRATI DANNAZIONE! - Il ragazzo, rintronato, cercò di fare come gli era stato detto e finalmente focalizzò l'immagine di Fenice, chino a urlargli da fuori la barriera. - Sei ferito? - 
Erech aprì la bocca e la scoprì arida come il deserto. Riuscì a smozzicare un dissenso, la spiacevole sensazione di avere la lingua impastata ancora presente.
- Bene. Pensi di riuscire a portare Jun da Mizu? - Annuì faticosamente in risposta. - Bene, perché qui la situazione non è delle migliori. Quello Zwire è molto più problematico di quello che ci aspettavamo. - 
- Io... Sì, credo di sì... - 
- Perfetto. Ti ricordi dove ti sei svegliato stamattina? - Di nuovo, un assenso. - Ecco, devi andare verso quella direzione. - Fenice si girò a fronteggiare la battaglia, le trecciolina che gli svolazzavano intorno alla nuca. Erech si tirò via da sotto Jun, cercando di rimanere in piedi senza traballare troppo. Quando si abbassò per prendere l'aspirante sacco di patate per le ascelle, esso emise nuovamente dei mugugni indecifrabili. Riusciva già a vedere numerosi lividi fiorirgli sulla pelle. - Erech... un'altra cosa. - 

- Sì? - Cacciò fuori con fatica, caricandosi addosso il peso del ragazzo svenuto.
Fenice lo guardò di sbieco, serio ma allo stesso tempo evidentemente preoccupato. Esitò un attimo prima di continuare: - Credo sia meglio che sappiano di dover preparare ancora un altro letto nell'infermeria. - Gli occhi di entrambi andarono a cercare la cupola di pietra. - Non esagerare con le parole ma non devi nemmeno indorarle la pillola. Meglio attenersi alla pura e semplice verità. D'accordo? - Erech annuì, grave. - Ok. - 
- Ok. - Gli fece eco l'altro.  Gettò alla coppia un ultimo sguardo, poi iniziò a correre verso i compagni che ancora combattevano. 

Erech non perse tempo: si assicurò meglio il corpo di Jun addosso e si diresse verso l'istituto, addentrandosi nel bosco e scomparendo alla vista tra gli arbusti.







Angolino dei Funghi 
Alè, ci si riprova. 
Salve a tutti, sono di nuovo qui. Questo lunghissimo hiatus non ha beneficitiato in alcun modo alle mie storie, sarò sincera. Ho ancora moltissimi dubbi sulla scrittura, in particolare la mia, e le trame delle mie storie in sospeso non hanno visto miglioramenti... devo dire che alle storie in sé non ho pensato molto. Anzi, quasi niente. A mia discolpa posso dire che è stato un periodo veramente bruttino tra scuola, famiglia, università me ne sono capitate di cotte e di crude, tutte nell'orifizio sbagliato. Ma, bando alle ciance, sono tornata. Non so cosa mi sia preso di preciso; sta di fatto che mi sono messa a scrivere di nuovo. Non so per quanto andrà avanti però, ormai chi mi segue da tempo credo che si sia fatto l'abitudine purtroppo... Posso sono dire che - almeno per questa storia - credo di aver superato il blocco che mi opprimeva. Questo particolare capitolo proprio non voleva uscire in questi mesi. Ero talmente felice di essermelo tolto dalle scatole che lo ho postato! (?)
Il prossimo credo che arriverà presto - e ovviamente il presto dovete pensarlo secondo le mie tempistiche muhuahuahuahua. Posso solo dire che ce l'ho già in mente. Non rimane che scrivere credo!

Arrivederci al prossimo capitolo (spero!)
Nere

P.s. Ho notato che, negli scorsi capitoli, non si vedono più le immagini che avevo postato alla fine di ognuno di essi. Sebbene ne volessi mettere una anche questo capitolo, mi asterrò finchè non capirò cosa è andato storto - provvederò in seguito a fixare il tutto, non disperate!


Jun: Come potete vedere, questo ragazzo non eccelle certo in coraggio o nervi saldi, ma si farà valere più in avanti nella trama. Spero lo amerete come l'ho amato io quando ha preso vita nella mia testa.



 
  
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