Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: DonnieTZ    04/02/2017    2 recensioni
[SOSPESA]
Esiste un sottile velo fra ciò che è materiale e ciò che non lo è, fra la natura e le idee, eppure nessuno dei due mondi potrebbe esistere senza l'altro.
Il velo si è assottigliato tanto da spingere Lootah (mai chiamarlo "sciamano") a ricostruire un'antica tradizione: una cerchia di cinque esseri in grado di mantenere l'equilibrio. Se in passato le cerchie erano molte, la sua missione si rivela invece difficile: fra negromanti rinchiuse in manicomio, vampiri ormai estinti, fate impossibili da reclutare e mutaforma ingestibili, niente sembra andare come aveva previsto.
Soprattutto quando un'energia negativa minaccia di mandare in fumo tutti i suoi piani.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Angelica si siede sul bordo del letto, in attesa. Continua ad avere dipinta in viso l'espressione rabbiosa di chi è costretto a scomodi compromessi, ma Lootah la ignora; tutti, lì, sono il risultato di compromessi scomodi. A volte, nelle situazioni che le hanno richieste, hanno perfino preso decisioni orribili spacciandole per uniche possibilità rimaste.
Lootah ha deciso di far sopravvivere Wolfgang per uno scopo più grande, nonostante il pericolo, nonostante la ragione e l'istinto gli ordinassero il contrario.
«Allora, che dovrei fare, vi decidete a dirmelo?» protesta Angelica.
Wolfgang sposta lo sguardo da lei a Lootah, lentamente, senza riuscire a nascondere il modo in cui le pupille si sono allargate per fagocitare l'azzurro limpido dell'iride.
«Wolfgang ha bisogno di nutrirsi in modo tradizionale. Tradizionale per un vampiro. Non sappiamo perché, ma farlo gli permette un'autonomia duratura, maggiore lucidità di pensiero, maggiore controllo sulle sue azioni, più forza» inizia a elencare Lootah, cercando di non sfregarsi le mani sui pantaloni, rivelando così la sua personale tensione.
«Frena, frena, frena» inizia Angelica, sedendosi ancora più in là sul sottile materasso. «Vampiro? Stai dicendo che me lo devo attaccare alla giugulare o qualcosa di simile?»
«No» risponde Lootah, deciso. «Sto dicendo che lo nutrirò io, ma che ho bisogno della tua presenza perché il suo istinto non prenda il sopravvento.»
Lo hanno fatto mesi e mesi indietro e sapeva che trovare una negromante avrebbe significato ripetere l'esperienza.
Compromessi scomodi.
«Potrebbe ucciderti, è questo che stai dicendo?»
«Sì.»
Cala un silenzio pesante e un po' ruvido, che gratta sulla pelle di Lootah.
«Senti, io non la voglio questa responsabilità. Non so cosa si suppone io faccia, ma se non dovessi riuscire e lui dovesse ridurti pelle e ossa? E poi perché ti trascini dietro un... un...»
«Vampiro» dice Lootah, deciso, concludendo la frase. «Non lo decido io, è così che funziona e basta. Servono determinati gradi di separazione dal velo per riuscire a controllare l'equilibrio.»
«Ti rendi conto che suona assurdo, vero?»
Wolfgang si attacca appena alla maglietta di Lootah, increspando la stoffa e interrompendo il loro discutere continuo. Ha lo sguardo liquido di desiderio, la bocca arrossata, i denti che sporgono appena dalle gengive.
«Hai intenzione di fare quello che ti dico o no?» taglia corto Lootah, il tono caustico di chi non ha tempo da perdere.
«Cosa dovrei fare?» sibila Angelica, scrutando Wolfgang fra di loro.
«Tu e lui siete collegati: lui è sul limitare del velo, fra questo mondo e gli spiriti, tu sei connessa a qualsiasi cosa sia dall'altra parte.»
Angelica sospira e c'è una rassegnazione diversa, questa volta.
«Lo so che è difficile da capire, non siamo fatti per comprendere tutto questo. Siamo fatti per accettarlo, per assicurarci che continui ad essere così. Quello che devi sapere adesso è che tu hai il potere di fermarlo, di controllarlo nel caso in cui lui non riesca a farlo da solo» continua Lootah.
«Come?» domanda Angelica, il tono esasperato.
«Volendolo.»
«Questa non è una spiegazione. Niente di quello che hai detto è una spiegazione. Vampiri, sangue, è tutto assurdo.»
«È doloroso e piuttosto... intimo. Lui inizierà a nutrirsi e io gli chiederò di fermarsi quando sarà troppo. Se siamo fortunati, non dovrai alzare un dito e Wolfgang si fermerà da solo. Ma, visto quanto successo la volta scorsa, credo dovresti tenerti pronta» spiega Lootah, sfilando cauto la maglietta.
«La volta scorsa? Cos'è successo la volta scorsa, scusa?»
«Ho quasi dovuto ucciderlo per salvarmi la vita» risponde Lootah, senza che nulla trapeli dalla sua espressione.
Vorrebbe solo appropriarsi del tempo e farlo scorrere più in fretta, rapido e indolore. Invece fa un piccolo gesto della mano in direzione di Wolfgang, che si alza, fruga in un cassetto, e torna da loro con un paletto in mano.
«Quello è per me?» domanda Angelica.
«No. Non credo lo useresti solo come ultima risorsa. È per me» spiega Lootah.
Poi fa spazio, allargando le mani sul materasso per reclinare un po' il corpo, il collo esposto. Wolfgang si avvicina, felino, lento, pallido, per tornare a sedersi sul materasso. Lootah avverte il peso leggero della sua mano sulla coscia, il suo sguardo scorrergli sulla pelle, e lo stomaco gli si serra. C'è paura, ma anche qualcos'altro. Qualcosa che ha permesso ai vampiri di nutrirsi di vittime desiderose di andare incontro ai loro denti per secoli. Wolfgang posa l'altra mano sul viso di Lootah, piegandolo di lato, per poi leccarsi le labbra sotto lo sguardo scuro che controlla ogni sua mossa, anche dalla posizione scomoda in cui è costretto. Perché Lootah lo studia sempre, assicurandosi che ci sia ancora un'anima dietro le sue pupille, nei suoi gesti. A volte non sembra così, come in quel momento, mentre Wolfgang lo manovra in modo grottesco.
«Aspettate, aspettate» li ferma Angelica.
Si sfila rapidamente le scarpe, mentre Wolfgang emette un verso gutturale di impazienza. Poi, veloce, si piazza dietro i due, inclinando il materasso.
«Cerca di non bertelo tutto» mormora.
E nella sua voce Lootah può sentire la sua stessa paura.
Trascorre qualche altro attimo, lungo e dilatato, e Wolfgang riprende a muoversi. Piano, centimetro dopo centimetro, aprendo appena le labbra a mostrare i denti. Approda sulla pelle di Lootah, carezzandolo di bocca prima e di lingua poi. Lascia una scia bagnata, lunga e sottile. Lootah sente Angelica trattenere il fiato, sente il suo stesso corpo tendersi di una strana aspettativa.
Fallo. Ti prego. Fallo. Ora.
E Wolfgang affonda i denti.
Il dolore è immediato, accecante. Scorre da quel punto della pelle – ormai aperta sulla carne – fino al cervello, annebbiando per un attimo tutti i sensi. Lootah strizza gli occhi, deglutisce rumorosamente per non emettere un suono. Presto avverte la sgradevole sensazione del sangue che scorre via, succhiato fuori dal suo corpo. Parte gli scivola sul petto, caldo e fastidioso. Wolfgang sta emettendo piccoli versi soddisfatti che quasi coprono i rumori bagnati della sua bocca. La sua mano stringe i pantaloni di Lootah fra le dita, ferrea.
Basta un attimo, però, uno solo, e Wolfgang è su di lui, cavalcioni, a strizzargli fuori l'aria dai polmoni per lo spavento. Si attacca di nuovo al suo collo e si spinge contro il suo corpo, eloquente. E Lootah lo sa che ha perso già il controllo. Che il controllo non esiste. Eppure lo lascia fare, mentre la pelle lacerata brucia e un rumore strozzato gli si incastra in gola. Alza la mano libera – quella che non stringe il paletto come se ne andasse di tutta la gravità della terra – e tiene il palmo aperto e sollevato, ad indicare ad Angelica che va tutto bene. Che ce la fa ancora. Che Wolfgang ne ha bisogno.
Vanno avanti, infatti, muovendosi a ritmo con ogni sorso, per il volere di Wolfgang. Lootah alza anche l'altra mano, stretta al legno, per posarla sulla sua schiena, senza sapere bene se lo scopo sia stringerselo contro o allontanarlo.
Altri secondi, altro tempo accumulato sul bordo del dolore.
«Wolfgang» dice poi, quando la testa inizia a farsi leggera.
Non viene ascoltato, non c'è più nessuno ad obbedire a quel richiamo secco.
«Basta» dice Lootah, di nuovo.
Ma Wolfgang si muove ancora di più contro di lui, in un sesso che è tutto fatto di fame soddisfatta.
«Angelica» chiama allora Lootah, la voce ormai spezzata, la mano libera salita al collo del vampiro più per riflesso, mentre l'altra si sposta fra di loro, il paletto puntato all'altezza del cuore.
Sente il materasso inclinarsi un po' e gli sembra di essere in mare aperto, perché tutto ondeggia instabile. Ha bisogno di scappare, di andarsene, di salvarsi. Spinge via Wolfgang anche se è inutile, anche se lui è solida roccia e alta marea allo stesso tempo. Lootah avverte la vaga eccitazione della morte, come la prima volta, strisciargli lungo la spina dorsale. La voce di Angelica arriva lontana. Sta intimando di fermarsi, di smetterla, e non ha idea di come fare perché il vampiro si stacchi.
Poi Lootah spinge il viso di Wolfgang un po' più su, la pelle che tira, un urlo incastrato in gola, e vede Wolfgang guardare oltre le sue spalle, verso Angelica.
E com'è iniziata, finisce. Wolfgang si separa, la bocca e il mento impastati di sangue. Lento, come ipnotizzato, svuotato dalla volontà che lo portava a continuare a nutrirsi fino all'ultima goccia.
Lootah porta una mano sulla ferita, sente i lembi di pelle e preme, preme, preme cercando di tenersi dentro il battito del cuore e tutto il resto.
«Non so cosa fare, ora» mormora Angelica, piano, in un soffio, come se parlare più forte potesse interrompere la magia.
«Toglilo, fallo alzare, fallo alzare.»
C'è un leggero panico nella voce di Lootah, ancora sotto il peso di Wolfgang.
«Non so come.»
Lootah perde il contatto con la realtà, la vista si annebbia fino a diventare un vortice scuro con piccole luci scintillanti a punteggiarlo come un cielo. Sviene che sono ancora bloccati in quello stallo, cadendo all'indietro sul materasso.
 
Si sveglia perché sente il dolore tornare a strisciare dal collo.
«Non è una ferita brutta» sillaba Makiko, piano, appena lo vede sbattere le ciglia un po' di volte. «Ho già cucito. Ora bendo» continua, nel modo sintetico che ha di parlare una lingua non sua.
Lootah emette un piccolo verso dolorante, ma attende pazientemente. È ancora sul materasso e può vedere solo il soffitto e una parte del viso etereo di Makiko, niente di più. Quando la ferita è sistemata, tenta di alzarsi.
«Dovresti startene giù.»
La voce è quella di Angelica, ma Lootah ignora la raccomandazione, per strisciare sul materasso e poggiarsi allo schienale del divano che fa da testata del letto.
«Dov'è Wolfgang?» chiede, guardandosi attorno.
«In bagno» risponde Angelica, seccata.
«È lì da un po'» approfondisce Esteban, cauto.
I due sono seduti a tavola, davanti a due tazze di tè, e l'aria è piena di tensione.
Makiko scruta verso il tavolo e poi si avvicina all'orecchio di Lootah.
«Ha paura di averti fatto molto male. Devi parlargli» sussurra, cercando di non farsi sentire.
«Fra un attimo» è la risposta sbrigativa di Lootah. «Cos'è successo?»
«Che questa follia non la ripeteremo mai più, ecco cosa» sibila Angelica, nascondendosi dietro la tazza per una pausa drammatica. «Ora, visto che questi due non ne vogliono parlare, vorrei tu mi spiegassi tutto. E sono seria, tutto. Vampiri e demoni inclusi.»
«Voglio sapere cos'è successo a Wolfgang dopo che sono svenuto» ribadisce Lootah, ignorando la richiesta.
Angelica risponde con un verso esasperato.
«È successo che si è creato... qualcosa, ok? Un legame, non lo so, una connessione. L'ho guardato ed è stato come durante una seduta, quando mi entrano dentro. Sentivo di essere lui. Ho pensato di dovermi alzare come se fossi lui e lui si è alzato. Ho pensato a cosa fare, ma quando ho abbassato lo sguardo, il legame era andato. E lui era calmo, più o meno. Ti ha guardato per un po' come fossi il dessert, ma poi se n'è andato in bagno ed è rimasto lì.»
Lootah si alza a fatica ed Esteban gli è subito vicino per sorreggerlo.
«Dovresti davvero riprenderti» gli dice, abbozzando il solito sorriso leggero.
«Devo parlargli» risponde Lootah.
«E a me chi parla? Nessuno?!» sbotta Angelica, abbandonata al tavolo, prima di alzare gli occhi al cielo.
Ma Lootah le dà subito le spalle, diretto al bagno.
«Puoi occuparti tu di lei? Spiegale quanto riesci, quanto puoi. Sono certo ascolterà te e Makiko più di quanto non faccia con me. Se riuscite a convincerla a viaggiare prima di occuparci del demone, sarebbe meglio» biascica, sbrigativo, prima di aggrapparsi alla maniglia del bagno e abbandonare la presa di Esteban.

 



 
Ciao a tutti! Come state?
Scusate l'aggiornamento un po' "tardivo", ma è un periodo in cui fatico a fare tutto quello che vorrei fare e portare avanti ben due long è complesso. Comunque non abbandono nessuna delle due, perché sono le mie bambine. Quindi ecco capitoli che restano stringati, ma che cerco comunque di far uscire senza eccessive pause di secoli.
Allora, cosa dite di questa scena?? *___*
Scriverla è stato bellissimo, in biblico fra la violenza e la sensualità. 
Spero di essere riuscita a produrre qualcosa di decente!
A presto e grazie a chiunque mi lascia un commento! Siete fantastici!!!

DonnieTZ


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: DonnieTZ