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Autore: Sakkaku    04/02/2017    3 recensioni
Questa storia è ambientata intorno al Medioevo, la protagonista si ritrova a nascondersi in un villaggio dove pensa di riposarsi solo per qualche giorno e ripartire. Le cose andranno diversamente e una parte del suo passato tornerà a galla.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mythological Creatures'
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Capitolo 3
 

Elisabeth sentiva le palpebre pesanti. Dopo vari tentativi riuscì ad aprire gli occhi. Spostò lo sguardo, prima a sinistra e poi a destra.
Non riconosco questo posto. Mi sembra completamente diverso dalla locanda, dove ero andata.”
Un quadro con raffigurato una chimera catturò la sua attenzione. Si rattristì nel trovare quella rappresentazione, le fece tornare in mente alcune cose del suo passato. Se avesse avuto le forze, si sarebbe alzata e l'avrebbe rotto o gettato dalla finestra. Le gambe purtroppo non rispondevano al suo comando, era ancora troppo debole.
Sospirò.
In quel momento la vista le venne a mancare. Dapprima iniziò a vedere solo dei puntini neri, poi man mano che i secondi passavano, tutto intorno si oscurò.
Urlò.
Era un grido che sembrava quasi disumano. Un urlo isterico.
La donna sentì un cigolio, si voltò verso la porta, sebbene non vedesse nulla, non voleva far capire la situazione in cui si trovava.
- Tutto a posto Elisabeth? - la voce, aveva un tono preoccupato.
- Falco Nero? - chiese titubante Elisabeth corrugando la fronte.
- Sì, sono io. In effetti, con questo cappuccio che mi copre il volto, è difficile che mi riconoscessi.
La donna finse una risata divertita - Eheheh già.
Non le sfuggì il rumore dei passi sulle assi di legno, l'uomo si stava avvicinando.
- Che stai facendo? - chiese, sperando di guardare nella giusta direzione.
La donna sentì un odore, che non riusciva a riconoscere e qualcosa sfiorarle il volto. Capì che si trattava della guancia di Falco Nero, solo quando lui parlò vicino al suo orecchio
- Peccato, in questo momento non indosso un cappuccio.
Il cuore di Elisabeth iniziò a battere all'impazzata. Ora era in balia del capo fazione. La donna sapeva che senza la vista era difficile prevedere quello che avrebbe fatto, nonostante ciò, si sforzava di mantenere uno sguardo sicuro di sé.
- Mi vuoi dire perché stavi urlando poco fa? - domandò in tono canzonatorio.
- Perché ho rischiato di cadere dal letto, tutto qui - rispose Elisabeth cercando di spostare con le braccia Falco Nero.
- Sicura? - continuava a parlarle nell'orecchio, cosa che oltre a darle fastidio, la fece rabbrividire.
Il capo della fazione sospirò. Con un gesto veloce coprì la donna con un mantello nero
- Cosa stai facendo? - chiese Elisabeth sussultando.
- Ti sto solo coprendo le spalle, stai tremando - si era spostato, ora stava seduto ai piedi del letto. - Sai, mi rattrista che stai mentendo. Se fossi qualcun altro, ti avrei già mandato da un'altra delle due fazioni. Farò un'eccezione con te. Solo a una condizione.
- Quale?
- Se hai bisogno di qualcosa, devi chiedere di me. Ti prometto che non racconterò a nessuno che hai perso momentaneamente la vista.
- E tu che ne sai?
- E' capitato anche a me – mentì Falco Nero - Ora devo andare. Non ti muovere da qui fino al mio ritorno, intesi?
- E se la mi chiedono di raggiungere la taverna per la colazione?
- Dubito che nel cuore della notte ti domanderanno qualcosa di simile - ridacchiò il Master - Tranquilla, tornerò per tempo. Ti aiuterò è una promessa - dopo quella frase si alzò e uscì dalla stanza.
Che cosa vuole? Perché si comporta in questo modo?” pensò Elisabeth avvolgendosi nel mantello che gli aveva messo sulle spalle. Era molto morbido e si accorse che aveva un tepore confortante.
Vuole davvero aiutarmi oppure è solo una finta?” scosse la testa “Il comportamento, le espressioni e i movimenti delle persone mi hanno sempre aiutato a capire le loro intenzioni. Solo che ora, non potendo più vedere, non ho la più pallida idea di cosa fare per evitare delle brutte situazioni” il battito del suo cuore si era calmato, ora era regolare. Quasi senza accorgersene si sdraiò e si addormentò, tenendosi avvolta in quel mantello.

 

Nei corridoi del castello Falco Nero stava camminando a passo veloce. Sorpassò le guardie presenti all'entrata senza degnarle di un saluto. I due soldati rimasero impietriti. Se il loro capo non salutava, voleva dire che era di cattivo umore. Ciò non portava mai nulla di buono. Solitamente Falco Nero era tranquillo, serio con chi trasgrediva le regole, ma niente di più. Questo solo quando era di buon umore. Se aveva la luna storta, era una persona completamente diversa. Chi l'aveva visto infuriato, giurava che diventava ben peggiore del capo della fazione dei guerrieri a sangue freddo.
Falco Nero entrò nella stalla. Titan nitrì scuotendo la testa e sbattendo una zampa per terra. L'animale aveva capito l'umore del padrone e voleva dimostrare il suo disappunto, l'uomo ignorò completamente quel gesto e preparò il proprio cavallo.
Una volta uscito dalla scuderia ordinò - Aprite il cancello, vado a farmi un giro nella foresta.
Subito le sentinelle ubbidirono senza fare domande. La notizia del cattivo umore del Master aveva raggiunto anche loro.
Dannazione” pensò l'uomo mentre cavalcava nella foresta “Dannazione! Dannazione! Dannazione” bloccò il galoppo del cavallo bruscamente e smontò.
Falco Nero si mise a prendere a pugni un albero finché le nocche non iniziarono a sanguinare. Stavolta era riuscito a placare il suo demone interiore senza fare stragi. Almeno era quello che pensava.
- Mi scusi buon uomo, stiamo cercando una donna. E' una ladra fuggita da Glourcastre, lei per caso l'ha vista? Un vagabondo di nome Denny ci ha detto che si trova in questa zona – disse un uomo, il suo compagno di viaggio rimase in silenzio.
- Sì - rispose il Master con un sorriso sghembo.
- Sapete dirci dove trovarla esattamente? Condivideremo con lei la ricompensa, il Re sarà molto generoso.
- Come siete sciocchi! Pensate sul serio che vi svelerò dove trovare quella donna? - i suoi occhi luccicarono al chiarore della luna.
Prima ancora che due uomini potessero fiatare, il capo della fazione neutrale si avventò su di loro, con una velocità e agilità quasi inumana tagliò la giugulare a entrambi con il pugnale che teneva legato alla cintola. Una pozza di sangue si formò sul terreno.
L'uomo ispirò a fondo l'odore del sangue.
- Aaaaah... era questo quello di cui avevo bisogno - il viso sembrò rilassarsi come se finalmente avesse trovato pace.
Come se niente fosse, rimontò a cavallo per tornare al castello.
- Tutto a posto Master? - domandò una delle sentinelle mentre lui e il compagno aprivano il cancello.
- Certo. Ero andato in cerca di Denny, ma non l'ho visto.
- Abbiamo sentito delle urla.
- Le ho udite anch'io. Ho cercato di capire da dove venivano, ma non ci sono riuscito. Quando sarà giorno, manderò qualcuno a controllare - con il buio della notte, nessuno notò le macchie rosse sulla fronte.
Il sonno era disturbato. Il sudore grondava dalla fronte. L'aveva fatto di nuovo. Aveva ucciso qualcuno senza un motivo preciso. Tutto per una sola cosa: placare il suo animo. Forse era frutto di un'illusione oppure di un sogno. Neanche lui sapeva perché gli prendevano quegli attacchi d'ira. Quel desiderio di caccia. Di avere una preda con la quale giocare. Di avere la vita di qualcuno tra le mani. L'odore del sangue.
Falco Nero decise di alzarsi.
Chissà perché sono tornato di nuovo inquieto” pensò mentre si rinfrescava il viso con dell'acqua gelida “Saranno passati almeno cinque anni dall'ultima volta che è capitato. Chissà come mai mi è successo di nuovo.
Subito dopo si vestì e uscì dalla propria stanza. Prima però buttò i vestiti che aveva indossato la sera precedente dentro il camino. Non voleva lasciare indumenti sporchi di sangue, avrebbe solo macchiato la sua integrità.
Falco Nero si sentì in qualche modo sazio, senza dover mangiare neanche una fetta di pane.
Sempre la solita sensazione di sazietà” pensò l'uomo “Solo sentire l'odore di cibo mi viene la nausea.
Malgrado il malessere passò dalla cucina per prendere un po' di latte e miele da portare all'ospite.
Falco Nero la vide sussultare appena aprì la porta. Il suo sguardo era ancora perso nel vuoto, ma vedeva chiaramente che aveva uno sguardo di sfida fisso verso l'ingresso. Il capo della fazione strinse con forza il vassoio, dove era posata la tazza con il latte, non voleva parlare come la scorsa volta. La sua bocca si mosse da sola, quasi contro la sua volontà, come se stesse assistendo a una scena da una finestra.
- Allora, giovane donzella, come si sente oggi? La vista le è tornata?
- Vattene, bastardo! - sibilò Elisabeth tirando su il lenzuolo per coprirsi, nel caso l'uomo avesse ripreso il suo mantello, non sarebbe rimasta scoperta.
- Che caratterino peperino - la schernì il Master, appoggiò il vassoio sul mobile a fianco al letto - Ti lascio qui qualcosa da bere, stai attenta che il latte è caldo - fece una risatina beffarda - Sempre ammesso che riesci a trovarla - dopo quelle parole uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Perché ho parlato così?” si chiese Falco Nero tirando un pugno al muro “Perché ho voglia di rientrare in quella stanza e soffocare quella donna?” 

  
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