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Autore: Poseidon longsee    04/02/2017    1 recensioni
Salve a tutti popolo di EFP! Sono tornato con un altra storia, un'altra yaoi, scriverle è più forte di me, non ci posso fare niente. Questa storia parla di un ragazzo che affronta le sue paure e che le vince trovando la felicità. Si tratta di una storia scritta di getto e vi chiedo perdono in anticipo per eventuali errori che vi esorto comunque a segnalarmi.
Non avendo altro da dirvi vi auguro buona lettura
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rilasso appena i muscoli dopo l’allenamento mattutino, quello pre scolastico almeno, e pongo nuovamente la mia magia sotto spesse catene giusto in tempo prima che una voce squillante, e la sua proprietaria, mi raggiungano “Ciao Matteo, come mai sei ancora qui? Di solito non dovresti essere già a scuola da almeno dieci minuti?” “Scusa ma che ore sono?” le chiedo allarmato “Sono belle che le otto e mezza mio caro” risponde per lei Giuliana, appena sopraggiunta, “Tanto vale che resti con noi per un’altra ora di allenamento” riprende la parola Federica “Credo che in questo caso farò così, grazie” rispondo con un sospiro. Dopo qualche attimo anche il resto della classe, composta in realtà da appena otto elementi tra cui me, Federica e Giuliana, arriva e l’allenamento comincia; allento appena le catene magiche, giusto per portarmi al loro livello, svolgendo tutti gli esercizi alla perfezione. Verso la fine della lezione l’allenatore decide di farci affrontare dei piccoli combattimenti individuali e io finisco in coppia con Federico, ragazzo per il quale ho una cotta dalla prima volta in cui l’ho visto e che però a male pena mi sopporta. Lascio che lo scontro termini rapidamente con una sconfitta da parte mi per evitare di ferire qualcuno, faccio per andare a cambiarmi per poi andare a scuola quando Federico mi ferma tenendomi per un braccio “Si può sapere perché diavolo non ti impegni mai quando sei insieme a noi? E perché con me ti fai ancora più scrupoli? Non ci reputi degni della tua attenzione? Ti credi davvero così bravo ed importante da non doverti allenare?” mi urla in faccia a metà tra il preoccupato, l’arrabbiato e il deluso “Non voglio fare male a nessuno, non voglio che gli altri soffrano a causa mia” gli rispondo a bassa voce lasciandolo completamente attonito, approfitto del momento per liberarmi e andare a cambiarmi. Quando passo di nuovo davanti al campo per andare via ad aspettarmi trovo Federica “Dovresti dirglielo” mi dice semplicemente posandomi una mano sulla spalla “ Come se avessi qualche possibilità” rimarco con la voce ridotta ad un sussurro perdendomi ad osservare le sue gambe toniche, il suo sedere perfetto, la schiena splendidamente definita dai muscoli, le sue spalle larghe e forti, i suo capelli biondi come l’oro fuso e, di scorcio, i suoi occhi azzurri come il mare e il fantastico sorriso “Potresti restare piacevolmente stupito invece” ribatte lei caparbia “L’unica cosa che mi stupirebbe sarebbe il fatto che sono riuscito a fare la figura di merda più grande della storia dell’universo” ribatto amaro prima di teletrasportarmi davanti alla scuola. Entro in classe a testa bassa nella speranza di essere il più invisibile possibile, speranza naturalmente vana perché, appena messo piede in classe, tutti i miei compagni di classe si mettono a fare le più disparate battute sul fatto che sono arrivato di nuovo in ritardo mischiando al loro sarcasmo scadente anche gli insulti più fantasiosi; manca poco che mi metta a sorridere come un cretino davanti a questi episodi di bullismo tanto scadente quanto efficace. Sto per uscire dalla classe per andare a giustificare quando un insulto particolare mi fa gelare sul posto “Frocio mostruoso…”, sento gli occhi pizzicare per la violenza dell’insulto, inconsapevolmente sono riusciti a centrare le uniche due verità della mia vita; l’essere gay, priva di venire in questo istituto non era mai stato un problema ma da ormai quattro lunghissimi anni era diventato un pesante fardello da sostenere; sull’essere un mostro invece il discorso era radicalmente diverso, non c’è notte infatti che il volto del povero bambino che per sbaglio ho ucciso con la mia magia durante un allenamento anni fa non torni a farmi visita. Esco dalla classe senza neanche curarmi di chiudere la porta, correndo verso la presidenza ignorando le lacrime che hanno iniziato a rigarmi il volto. Torno in classe solo cinque minuti dopo ma l’insegnante decide comunque di mettermi in punizione per “grave mancanza di rispetto verso l’insegnante” testuali parole; passo il resto delle lezioni chino sul quaderno a prendere appunti cercando di ignorare i commenti dei compagni di classe e i disegni omofobi presenti sul mio banco. Esattamente a metà giornata però la fortuna mi volta le spalle con due semplici parole pronunciate da uno degli unici due professori che non si sono schierati con la classe contro di me: il professore di stria e filosofia. “Morero interrogato” afferma atono verso di me ma con uno sguardo fiducioso, lentamente mi alzo e mi siedo davanti alla cattedra sperando ancora che il professore cambi idea perché so per certo che andando bene la mia situazione peggiorerà ma so anche che non posso permettermi di andare male se voglio tenere fede ai miei obbiettivi. Circa venti minuti dopo torno al mio banco con un soddisfacente nove in tasca e, mentre il professore chiama il prossimo interrogato, mi permetto di rilassarmi sulla sedia ripassando quello che ho fatto appena poche ore prima all’allenamento extra curricolare oltre agli argomenti delle lezioni della giornata. A fine lezione il professore mi chiede di seguirlo in sala insegnanti perché mi vuole parlare; appena chiusa la porta dietro di me l’insegnante comincia subito il suo discorso “Ho saputo che le cose vanno sempre peggio in classe, esattamente una settimana fa, durante le ore di allenamento, ti hanno preso di mira tutti assieme, mi stupisce addirittura il fatto che tu sia riuscito a difenderti senza andare oltre alla limitata parte del tuo potere che ti permetti di usare” “ Non è andata poi così male la settimana scorsa professore” rispondo un po’ a disagio, lo vedo alzare gli occhi al cielo prima di proseguire “Non prendermi in giuro ragazzo, non c’è scritto giocondo sulla mia fronte sai?! Comunque non è solo per questo che ho voluto parlarti, volevo chiederti se non pensassi che fosse il caso di liberarsi di quelle barriere che hai eretto, sappiamo entrambi che sei perfettamente in grado di controllarti e che non ti servono più a niente se non a fare scena” “No! Mai, c’è sempre il rischio che faccia del male a qualcuno, lei sa che non lo posso permettere, non di nuovo, gliel’ho raccontato” rispondo alzando la voce “Mi scusi, non volevo alzare la voce” aggiungo subito con un topo decisamente più civile “Non importa ragazzo. Quell’incidente è capitato anni fa, eri appena un bambino, sono passati ben dieci anni da allora, lo dico per il tuo bene ragazzo non puoi continuare così, scoppierai un giorno” conclude sconsolato e preoccupato “In tal caso mi auguro che non ci sia nessuno nel raggio di molti kilometri” sospiro determinato a difendere la mia posizione “Come vuoi, ma pensaci seriamente, ora va che ho rubato troppo tempo alla professoressa di scienze” mi eserta aprendo la porta e rivolgendomi un sorriso stanco “Fai almeno attenzione oggi ragazzo” aggiunge prima di richiudere la porta alle sue spalle. Appena torno di nuovo in classe gli altri ragazzi mi accolgono con orribili battute piene di doppi sensi: “Certo che avete “parlato” a lungo tuo e il professore”, “Ora si capisce come faccia tu tutte le volte a prendere voti così alti”, “Hai fatto proprio un bell’orale, complimenti troietta”. “Silenzio, ora basta! Il prossimo che dice una cosa del genere finisce direttamente in presidenza” minaccia ad un certo punto la professoressa, ottenendo per altro il silenzio immediatamente; “Molto bene ora che ho nuovamente la vostra attenzione chi di voi vuole fare un riassunto al vostro compagno di quello che ho detto nei primi minuti di lezione?” chiede con un sorriso di chi sa perfettamente di aver colpito nel segno, infatti d la domanda cade nel vuoto fino a quando la professoressa non riprende a parlare “In tal caso vi siete appena guadagnati tutti un’insufficienza, tutti tra il signor Morero naturalmente perché, non essendo stato presente, non poteva conoscere la risposta. Ora tuttavia avete tutti un voto tranne lui perciò ho deciso di interrogarla, venga alla lavagna” di mala voglia mi alzo, non avendo altra scelta se non un due come il resto della classe, e tra gli sguardi accusatori di tutti mi dirigo verso la professoressa. La mia interrogazione finisce esattamente insieme alla lezione e, nonostante tutto, so fin troppo bene che il nove appena preso, il secondo della giornata, non mi sarà di nessun aiuto contro la classe incazzata durante le due ore di allenamento. Ne ho un’immediata conferma quando Luca, poco prima dell’ingresso dello spogliatoio maschile si gira e mi dice “I froci merdosi non sono ammessi, trovati un altro posto dove cambiarti” senza ribattere mi volto e mi dirigo verso il bagno dove indosso la mia comoda e leggermente sformata tuta da allenamento grigia e una maglietta maniche corte dello stesso  colore, appena vedo gli altri andare verso il campo all’aperto poso la borsa vicino alla porta dello spogliatoio per poi seguirli in silenzio.  L’allenatrice ci raggiunge sventolando allegramente un foglio “Ho un fantastico annuncio per voi ragazzi!” esclama sorridente pizzandosi di fronte a noi “Ho appena ricevuto la conferma che tre allievi di uno dei corsi di combattimento e utilizzo della magia verranno oggi qui per darvi una dimostrazione e per farvi da allenatori dal momento che anche questo, oltre a molto altro, fa parte del loro corso di studi. Inoltre hanno dato la loro disponibilità a rispondere a qualsiasi vostra domanda, da quelle teoriche sul combattimento ai consigli per entrare in un corso privato” espone con tono fiero ricevendo da tutti, me escluso, risposte entusiaste  “Sono curioso di sapere cosa si deve fare per entrare nel loro corso” afferma Luca con aria tronfia “Tanto sono sicuro che sarei il migliore del gruppo se mi impegnassi” aggiunge gonfiando il petto come un tacchino “Imbecille” sussurro a denti stretti, purtroppo però lui mi sente e si avvicina con aria minacciosa “Come scusa? Credi che non sia abbastanza bravo e forte per poter diventare il migliore di quel gruppo di viziati figli di papà?” chiede afferrandomi per la maglia e caricando un pugno, il tutto accompagnato da diversi sputi finiti dritti sulla mia faccia, fortunatamente la professoressa interromper sul nascere il mio pestaggio esclamando  “Oh, eccoli stanno arrivando”. Prima ancora che riesca a girarmi una massa non meglio identificata accompagnata da un urletto incomprensibile mi schianta a terra. Per alcuni secondi vedo tutto nero, poi lentamente inizio a distinguere la massa di capelli mori e ricci che mi soffoca e riesco a percepire due braccia e due gambe, palesemente non mie, che mi stritolano “Federica?” chiedo leggermente confuso “Ciao Matte, sapevo che mi avresti riconosciuto, sei contento di vedermi?” trilla contenta “Certo che si” rispondo ancora confuso “Ma non capisco cosa tu ci faccia qui esattamente” “Sono qui, insieme a Giuliana e Federico, per farvi da allenatrice” risponde sollevandosi il tanto che basta per guardarmi negli occhi “Scusami bellezza” chiede la voce di quello che potrebbe essere Mirco “Ma cosa ci fai esattamente appiccicata a questo frocio di merda?” prosegue per nulla scoraggiato dal fatto di essere stato ignorato “Cosa scusa?” chiede di rimando Federica, senza spostarsi di un millimetro tra l’altro, con voce gelida voltando appena la testa verso il suo interlocutore “Ti ho chiesto perché stai dando tutta questa confidenza allo schifoso finocchio che, in questo momento, si trova sotto di te” ripete Mirco ignaro della minaccia che incombe su di lui. Dopo un attimo di shock Federica apre la bocca per rispondere a suon di urli e insulti quando la precedo sussurandole “Lascia stare, per favore” come reazione alle mie parole comincia un’accesa gara di sguardi che, miracolosamente, riesco a vincere “Diciamo che è una mia cara amica” rispondo quindi al posto suo proprio mentre Federico e Giuliana ci raggiungono salutandomi. Dopo una bravissima presentazione i miei amici danno il tempo ala classe di porre tutte le domande che desidera, le quali compresero tre patetici tentativi di ottenere il numero di Federico da parte di alcune mie compagne di classe, alle quali potrei aver ringhiato, e ancor più patetici tentativi di abbordare le ragazze, ai quali Federica rispondeva con mal celata ironia mentre Giuliana si limitava ad esternare il suo disgusto attraverso le espressioni facciali; le uniche due domande che sono davvero tali sono quasi un insulto all’opportunità ricevuta: la prima la pone, come promesso Luca “Cosa devo fare per entrare nel vostro gruppo?” a rispondere è un annoiato ed estremamente scettico Federico “Bhe, innanzitutto dovremmo valutare se ne sei all’altezza, dopo di che ci sarebbe un periodo di prova di circa due mesi per vedere se sei in grado di regge il nostro ritmo, dopo questo breve periodo c’è né un altro di sei mesi in cui il nostro allenatore si attribuisce la possibilità di sbatterti fuori in caso ritenesse, per qualsiasi motivo, che non sei adatto o che sei di disturbo; se superi tutte queste fasi, e tutti i test a cui si viene sottoposti, allora puoi considerarti membro del gruppo e ricevi tutti i privilegi che ne conseguono”. Dopo appena un momento Alessia, con gli occhi illuminati; chiede ansiosa “E quali sono questi privilegi?”, questa volta è Federica a rispondere alla domanda “Sono moltissimi: dai buoni sconto del cinquanta percento in tutti i negozi, alla scorta quasi illimitata di denaro, al mezzo di trasporto personale gratuito a tua scelta, in pratica puoi avere tutto quello che vuoi, alcuni di noi hanno addirittura ricevuto più di un appartamento in diverse città ma sempre in pieno centro, però senza ombra di dubbio il più fortunato del nostro gruppo  non è qui in veste ufficiale e ha avuto l’onore e il privilegio di essere scelto come leader ufficiale della nostra squadra quando è in missione, senza contare la mega villa da ottocento metri quadri in allegato” “Tuttavia” si inserisce Giuliana lanciando un’occhiataccia a Federica “Il privilegio più importante che abbiamo è quello di poterci allenare a lungo e faticosamente con i migliore maestri del pianeta” “Ora, se non ci sono altre domande possiamo passare alla lezione” conclude leggermente spazientito Federico. Dopo la lunga e noiosa parte teorica, che tra parentesi già conoscevo, veniamo divisi in due gruppi per simulare un combattimento; dopo solo un paio di minuti il mio scudo inizia ad essere bombardato da più direzioni da quasi tutti i miei compagni di classe, vedo con la coda dell’occhio Federico, Giuliana e Federica venire verso di me dicendomi di difendermi sul serio e posso sentirli imprecare quando scuoto la testa in un cenno negativo. Percepisco lo scudo cedere proprio mentre mi chiudo in un angolo, quando lo scudo si frantuma in migliaia di minuscoli frammenti l’urlo di Federico squarcia l’aria “Cazzo Matteo reagisci! Non posso e non voglio credere di essere innamorato di un vigliacco!” insieme alle sue ultime parole un colpo di convergenza parte dai miei compagni diretto al centro del mio petto ma l’unica cosa a cui riesco a pensare è il fatto che Federico ha detto di essere innamorato di me. Senza pensare realmente a quello che faccio erigo un muro di energia di fronte a me, quando la polvere causata dall’impatto si dirada posso godermi a pieno le facce stupite dei miei compagni di classe “Lasciati andare, sono certo che nessuno di noi sarà in pericolo se lo farai” dice di nuovo Federico e, per quanto l’idea mi spaventi, voglio fidarmi di lui perché per quanto possa essere assurdo che lui sia innamorato di uno come me voglio crederci, voglio credere di essere ricambiato; è per questo che materializzo le pesanti catene che tengono l mia magia imprigionata “Sei sicuro di volere che le spezzi? Una volte distrutte non so se sarò in grado di ricostruirle” gli chiedo dubbioso, lui si limita ad annuire sorridendo. Incoraggiato lascio che le catene si dissolvano nell’aria mentre la magia torna a fluire in me a piena forza “Fate un passo indietro” esorto con foce ferma. Appena ritengo siano tutti alla distanza adeguata mi disfo del mio finto aspetto lasciando riemergere quello autentico. L’armatura imperiale ricopre le mie gambe ,ora muscolose e flessuose, i miei fianchi, che ora sono perfetti e stretti con tanto di “V” in bella mostra, per risalire lungo i ventre lasciando scoperti gli addominali perfettamente visibili al centro, oltrepassando i pettorali e le spalle muscolose per coprire la schiena scolpita, lasciando però due fori all’altezza delle scapole, dai quali spuntano due immense ali con le piume bianche come la neve e screziate sulla punta di un vivace blu elettrico, e uno poco sopra i glutei dal quale parte una lunga ed imponente coda leonina, per completare la trasformazione a galleggiare poco sopra il mio capo compare la corona dell’imperatore. “Mi sento rinato, come se tutto ciò che mi affliggeva e che mi tormentava prima sia magicamente scomparso, come se vedessi le cose da un prospettiva nuova e diversa, eppure non ho dimenticato nulla, tutti i ricordi, le emozioni sono lì, posso riviverli e nonostante ciò non hanno più il potere di ferirmi” sorrido voltandomi verso Federico “Grazie, è merito tuo, se non mi avessi spronato non ci sarei mai riuscito” gli dico sinceramente grato per il suo incoraggiamento “Però” aggiungo subito dopo tornando serio “Devo sapere una cosa: è vero che mi ami? Ti prego di non mentire” gli chiedo sperando in una risposta affermativa ma preparandomi al peggio comunque “Si, è la verità” risponde con un sussurro appena udibile. Non aspetto un solo altro secondo prima di lanciarmi tra le sue braccia, afferrarlo saldamente per i fianchi e baciarlo. Ci stacchiamo dopo un non meglio identificato lasso di tempo e ci accorgiamo immediatamente degli sguardi tra lo sconvolto, il confuso e il disgustato che ci vengono rivolti da tutti ad eccezione di Federica e Giuliana che ci sorridono con tanto di pollice alzato, improvvisamente scoppio a ridere ricordando quante notti ho passato sveglio chiedendomi se sarei mai stato ricambiato, se mi avrebbero mai lasciato in pace, se sarei mai riuscito a lasciarmi andare e ora è tutto così lontano, ed è stato così facile. “Non credere che sia cambiato qualcosa solo perché adesso sembri più grosso, sappiamo tutti che resti il solito sfigato di merda” esclama sprezzante Luca “Non osare mai più a dire una cosa del genere al mio fidanzato capito?” gli ringhia contro Federico “Non ne vale la pena Fede, comunque Luca sono spiacente, ma neanche troppo, di informarti che non hai superato la selezione per entrare nel gruppo. Andiamo ragazzi, ho voglia di festeggiare, tutti nella mia villa da mille metri quadri, mille Federica non ottocento, ovviamente devono esserci tutti, vi aspetto” urlo verso Federica e Giuliana prima di sparire insieme a Federico, lasciandomi alle spalle la tristezza, la sofferenza, il rimpianto, la paura e il bullismo.
 
 
NOTE DELL’AUTORE
Spero sinceramente che questa storia vi sia piaciuta a che abbiate voglia di lasciare un commento. In ogni caso ringrazio tutti coloro che l’hanno letta; questa volta ho voluto accennare al delicato tema del bullismo scolastico, non volendo rendere il tutto troppo pesante l’ho però inserito comunque in un contesto soprannaturale e fantasy e, devo ammettere controvoglia, più fluff di quanto avessi voluto all’inizio ma, a quanto pare, con me il fluff si scrive da solo e va bene così. Vi lascio salutandovi e augurandovi buon proseguimento di giornata    
   
 
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