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Autore: SolfatoDiLinfa    04/02/2017    3 recensioni
Costia è un personaggio secondario, che viene a malapena citato, che nessuno di noi ha mai veramente incontrato e conosciuto. Forse è questo che mi ha sempre affascinato, di lei: il fatto che si trattasse di un foglio bianco con disegnati solo i contorni di una figura; lo spazio al suo interno pronto per essere riempito.
Ciò che mi attira più che mai è, in realtà, il forte sentimento che Lexa ha provato nei suoi confronti, quando ancora il concetto di "amore = debolezza" non era così radicato in lei.
Questa è la mia personale interpretazione della gioventù di Lexa, un piccolo frammento del giorno in cui, per la prima volta, la ragazzina ha incontrato Costia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Costia, Lexa, Titus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Her name was Costia
 
 
«E poi mi ha sorriso!» esultò con un balzo la ragazzina, riuscendo a parare con poca reattività il colpo che la donna aveva affondato un attimo prima. La sua spada era mal bilanciata, ma presto ne avrebbe avuta una tutta sua, perfetta.

«Lexa, sei troppo distratta!» la rimproverò l'altra, con sguardo serio ma divertito allo stesso tempo. «Si può sapere che ha di tanto particolare questa... come si chiama? Costa... Crosta...»
«Si chiama Costia!» urlò Lexa infastidita, brandendo l'arma con tutta la forza che aveva, senza però sconfiggere le difese dell'altra. «E di particolare ha tutto, Anya!»
«Ripeti da capo» si arrese la donna, con un sospiro. Sarebbe stato meglio far parlare la ragazzina, così dopo avrebbe potuto concentrarsi meglio.
 
«Il maestro Titus mi stava accompagnando a lezione di guarigione da Nyko, questa mattina» Lexa si sedette a terra, per poi rialzarsi e girare in tondo, fremente. «E ad un certo punto ho visto, dall'altra parte della strada, questa ragazza: capelli chiarissimi, tutti a treccine; camminava come a passo di danza»
«Hey, hey, prendi fiato» Anya le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla coperta da una leggera armatura, nel tentativo di calmarla. «Qui a Polis?»
«Certo, vicino al mercato della carne» aggiunse subito la giovane. «Aveva un cesto pieno di cibo e ho notato subito le erbe che aveva acquistato, ma all'inizio non ci ho fatto caso! Le portava con così tanta grazia...»
 
«E poi?» la spronò.
Lexa arrossì violentemente. «Mi ha guardata! Capisci Anya? Ha puntato me tra tutta la folla, e il peggio è che la stavo deliberatamente fissando!»
«Oh, andiamo! Eri proprio così spaventosa?» rise la donna. Si sedette su di un masso che sanciva i confini del campo di allenamento, mentre la ragazza riprese in mano la spada, passandosela nervosamente tra le dita, per poi gettarla di nuovo a terra, con stanchezza.
 
«Sono scappata via dall'imbarazzo» sospirò tristemente, ma si riprese. «E poi, appena arrivata da Nyko, Titus è stato chiamato da una guardia personale del Comandante e mi ha lasciata lì da sola»
«Non è grave» commentò Anya. «Sai che il maestro ha molte cose da fare»
 
«Lo so, non lo biasimo» dovette concordare Lexa. «Ma poi mi sono girata e indovina chi mi sono trovata davanti?»
«Cistia?»
«Si chiama Costia! C-o-s-t-i-a!» la ragazza sembrava davvero adirata. «Come puoi non ricordare un nome così bello?! Si chiama Costia»
«Ma è quello che ho detto» rise la donna, divertita dalla reazione della sua allieva.
 
«Si è presentata e mi ha sorriso» Lexa saltellò in tondo alzando e abbassando le braccia come pronta a spiccare il volo. «Mi ha sorriso! E siamo state vicine per tutta la lezione di guarigione, e mi ha perfino aiutata con le erbe che aveva comprato al mercato!»
«Beh, ti ha proprio conquistata, questa Costia»
 
«Smettila di pronunciare il suo nome così! Si chiama Costia»
«Lexa, è esattamente quello che ho detto» sbuffò Anya.
«No» mise il broncio, mantenendo la sua espressione sognante. «Devi pronunciarlo meglio: Costia»
 
«Raccogli subito la spada!» le ordinò ad un certo punto la donna, con tono duro e risoluto, alzandosi di scatto e raggiungendo la sua arma.
«Perché?» chiese Lexa, eseguendo però ciò che l'istruttrice le aveva ordinato, dato che si trattava pur sempre un superiore. «Che succede?»
 
Non ebbe il tempo di ragionare che Anya le piazzò un colpo proprio all'altezza dello stomaco, riuscendo a pararlo più per fortuna che per abilità. Si ridestò in un attimo scegliendo un momento poco opportuno per attaccare, perché l'altra fece scorrere la lama della spada per un pelo sopra di lei, ma più lentamente del solito.
 
Lexa impiegò un momento per voltarsi, e rimase stupita nel notare dei capelli chiari muoversi graziosamente a causa del vento e degli occhi azzurri fissarla. Rimase incantata ancora per alcuni attimi prima di tornare sull'attenti, schivare un colpo di Anya e disarmarla con velocità e strategia.
 
«Caspita, dovrebbe fare da spettatrice tutti i giorni, se in un batter d'occhio diventi così brava!» commentò la donna, dandole il 5.
Lexa, nel frattempo, era rossa come un peperone. Si voltò e trovò la fatidica Costia a pochi metri da lei: si morse a sangue il labbro per non scoppiare.
 
«Ciao!» la salutò la biondina, forse ignara del terrore che, in quel momento, la giovane stava provando. Infatti, non riuscì ad aprir bocca.
 
«Lexa ed io abbiamo appena concluso l'allenamento» si intromise Anya, ignorando alla grande lo sguardo di supplica che l'allieva le aveva rivolto. «È tutta tua!»
Nell'imbarazzo più totale, Lexa appoggiò a terra la spada, avvicinandosi per un attimo alla donna. Dopotutto era contenta che l'avesse lasciata libera di andare, nonostante fosse spaventata dall'idea di restare da sola con Costia.
 
«Non dirlo al maestro» sussurrò Lexa nel suo orecchio, tormentata.
«Tranquilla, so come la pensa Titus» Anya le sorrise e le lanciò un occhiolino. «Divertitevi!»
 
La giovane si fece coraggio e prese la mano di Costia, cioè, Costia.
Si allontanarono così, vicine, le dita dell'una incrociate con quelle dell'altra. Si adagiarono su di un prato ai margini della città, appena di fianco al confine, chiacchierando del più e del meno e ridendo a crepapelle. Lexa avrebbe voluto restare lì, assieme a lei, per sempre.
 
"L'amore è debolezza" le aveva spiegato Titus, più volte. E quella frase continuava a spingere forte nella sua mente, non c'era un momento in cui essa si zittisse.
E Lexa, in cuor suo, sapeva quanto il maestro avesse ragione. Ma Costia muoveva in lei una gran voglia di amare. Costia spegneva completamente tutti i suoi pensieri. In Lexa rimaneva soltanto il desiderio di mostrare tutta la sua debolezza.
 
Magari, un giorno, ne avrebbe pagato il prezzo. Eppure, decise di serrare gli occhi, fare un respiro profondo e godersi la presenza della ragazza che, con un solo sguardo, riusciva a farla sorridere senza alcun apparente motivo. A volte l'amore non le sembrava nemmeno più debolezza, come Titus continuava a sostenere. L'amore era Costia, e basta.
   
 
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