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Autore: Yuphie_96    04/02/2017    0 recensioni
Mana, Neah ed Allen Walker.
Tre uomini che, per colpa del destino, non hanno mai potuto essere una famiglia felice.
In questa fiction invece si può scoprire come sarebbero potuti essere, secondo me, le loro vicende se fossero stati uniti, senza misteri e senza guerre ad intromettersi tra di loro, vivendo come una famiglia normale...o quasi.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio, Mana Walker, Neah/Quattordicesimo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolino della Robh: *con voce da Maga Magò* Spero che voi non abbiate l'influenza come la sottoscritta @.@.
Non mi delungo tanto proprio per questo, spero che il capitolo vi piaccia, di aver scritto bene il nome dell'ispettore antipatico e che domani sia una bella giornata per quelli che andranno a Novegro ^^ (pioggia a parte

 

Un bambino di a malapena quattro anni indicò alla madre un ragazzo buffo che correva verso di loro.
Quel ragazzo aveva i capelli bianchi, una strana cicatrice sulla guancia, l’altra metà del volto dove questa non c’era, era piena di trucco che il ragazzo stava cercando di togliersi con una manica del cappotto.
Allen Walker, quindici anni, aveva appena finito il suo spettacolo di pierrot insieme al padre adottivo Mana, e ora stava correndo a prendere il pane dal fornaio prima che questi lo finisse, come era già successo anche altre volte. E la fortuna non era dalla sua neppure quella volta vista la coda che lo attendeva.
“Non ci credo…”
Mormorò tra sé e sé, sconsolato.
Doveva prendere il pane per lui e per il padre, insieme con quello morbido per la signora Camille, la loro vicina di casa, ormai non più tanto arzilla ma sempre così gentile da preparare ai due una bella scodella di stufato quando tornano tardi dal circo. Il minimo che potevano fare, era portare il pane.
Si mise quindi ad aspettare, sperando di trovare qualcosina di buono alla fine.
“Scusami ragazzo…”
Allen batté un paio di volte le palpebre prima di girarsi.
Trovò davanti a sé un uomo, con dei baffi buffi, che gli sorrideva e vicino un ragazzo, forse più di grande di lui, con una lunga treccia bionda e due strani nei sulla fronte che leggeva un libro.
Per essere sicuro che quel signore stesse parlando con lui, Allen s’indicò con un dito, quando l’altro gli annuì, il ragazzo decise di avvicinarsi.
“Ci conosciamo?”
Chiese per esserne sicuro, incontrava tanta gente ogni giorno, la maggior parte era il pubblico del suo circo, e non riusciva a tenere a mente tutti i volti ogni volta.
“No, ma vorrei rimediare, potresti venire con me?”
Domandò l’uomo, sorridendo e porgendogli un sacchetto di pane caldo appena sfornato.

“Così il mio braccio è speciale?”
Domandò Allen, seduto al tavolo di un ristorante costoso con i due.
Prima era corso a casa per dare il pane a Mana e chiedere scusa alla loro vicina, non poteva partecipare al loro pranzo; il padre aveva provato a chiedergli spiegazioni ma il ragazzo aveva cercato di rassicurarlo, sarebbe tornato prima delle prove per lo spettacolo serale.
L’uomo davanti a sé annuì.
“Si chiama innocence e questo fa automaticamente di te un’esorcista”
Spiegò l’ispettore Leverrier.
“Ovviamente questa è una spiegazione minima, per saperne di più dovrai venire con noi all’Ordine Oscuro, il quartier generale degli esorcisti, dove potremo sostenere degli esami e spiegarti di più riguardo al tuo dono”
Continuò l’uomo, bevendo un sorso del suo thè.
“Dovrei partire?!”
Urlò Allen.
“è necessario che lei venga con noi, sarebbe un importante aiuto”
Intervenne il ragazzo biondo, Link.
“Non sto capendo niente! Perché dovrei venire con voi e abbandonare Mana?”
“Per il bene del nostro pianeta”
Riprese l’uomo.
“Vedi Allen, il mondo è un posto pieno di pericoli, molti sono ben in mostra mentre altri sono nascosti pur se davanti ai nostri occhi, sto parlando di esseri chiamati akuma”
“Demoni?”
“Non proprio, direi piuttosto mostri creati da una mente contorta, la tua mano è un’arma speciale che può combattere questi mostri, sei uno dei pochi eletti, per questo è necessario che tu venga con noi”
Finì Leverrier, guardando Allen dritto negli occhi.
Il giovane pierrot lasciò vagare il suo sguardo sulla sua mano rossa, un’arma…lui l’aveva sempre vista come una maledizione: per quella i suoi veri genitori l’avevano abbandonato, per quella al circo lo avevano picchiato e anche la sua famiglia non la vedeva di buon occhio…abbandonare Mana poi…la questione sembrava importante, però e voleva altri dettagli.
“Chi è questa mente contorta?”
Mormorò Allen.
“È chiamato Conte del Millennio”
Gli rispose Link.

Ad Allen mancò il fiato nel petto.
Il Conte del Millennio, quel simpatico uomo panzutello che l’ospitava in casa sua quando Mana era impegnato, che da piccolo gli faceva dei regali e che gli accarezzava i capelli come un nonno amorevole.
“C-Conte?”
“Sì, i suoi seguaci sono la famiglia Noah”
Un altro colpo al cuore.
La famiglia Noah, la sua famiglia.
Il calore di Road gli scaldava sempre il cuore, i metodi di Cheryl che aveva usato nell’educarlo, la gentilezza e le risa di Tyki mentre gl’insegnava a giocare a poker, gli scherzi che architettava con Jasdebi, i dolci che Skin gli passa sempre di nascosto e i consigli di Lulubell quando ne aveva più bisogno.
Solo gesti di affetto, solo quelli riempivano i suoi ricordi e non riusciva a capire perché ora quell’uomo stesse dicendo che invece erano persone crudeli e cattive.
Soprattutto su Neah, su suo zio.
Leverrier stava ancora parlando ma Allen ormai non lo ascoltava, non accettava quelle parole e lo dimostrò alzandosi dal tavolo.
“Rifiuto”
Disse risoluto lasciando i due ispettori ad occhi aperti.
“Come prego?”
“Ho detto che rifiuto, non vi seguirò, non parteciperò a questa cosa, sono solo un pierrot e intendo rimanere tale”
“Sei un esorcista!”
Urlò l’uomo.
“Sono Allen Walker! E decido io cosa fare nella mia vita!”
E quello che aveva in mente non riguardava scontrarsi con chi aveva di più caro.
Il discorso per lui era finito lì.
Prese il suo cappotto e uscì dal ristorante senza guardarsi più indietro, aveva scelto la sua strada.
Nonostante quello, Leverrier non era della stessa opinione, infatti, lo seguì immediatamente in strada, urlando di tornare indietro.
‘Non avvicinarti a mio nipote’
Mormorò una voce gelida che fece fermare l’ispettore sul marciapiede, si guardò intorno e vide un giovane sui trent’anni, pelle scura e stigmate sulla fronte, gli occhi color oro gelidi puntati su di lui.
‘Stai lontano da Allen’
Continuò quella voce e l’uomo si allontanò, seguendo Walker.
Levverier invece rimase lì, impietrito.

“Allora, sgorbio, che voleva quel vecchietto da te? Mana era preoccupato”
“Come se tu non lo sapessi”
Borbottò il giovane allo zio, con il broncio in bella vista.
“Uhn si…se te ne sei andato quindi preferisci noi suppongo”
“Tsk, non certo te”
I due si guardarono in cagnesco come sempre, ma alla fine Neah allungò un braccio e tirò a sé il nipote, abbracciandolo per le spalle e lasciandogli un bacio sulla tempia.
“Andiamo a casa adesso”
“Si…”
Il ‘Ti voglio bene’ rimase nell’aria, ma entrambi lo sentirono nel calore di quell’abbraccio.

   
 
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