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Autore: Hipatya    01/06/2009    7 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Buon compleanno Leti *_*

Buon compleanno Leti *_*!
Siamo a ridosso degli esami, quindi è d'obbligo aggiungere agli auguri un ABBRACCIO strepitoso e un in bocca ad Akamaru che ti valga circa per tutto questo mese, compagna di Legame Covalente.
Kick them in the ass. Miraccomando :).

E TANTI TANTI TANTI TANTI TANTI TANTI AUGURI!

 

Ele

 

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che ovviamente si prende tutti i diritti del loro uso. La canzone su cui si basa la songfic è "Dancing in the moonlight", la cui versione originale è dei King Harvest, e vi consiglio -anzi obbligo- ad ascoltarla come sottofondo per questa fanfiction.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dancing in the moonlight

We get it on 'most every night

When that moon is big and bright

It's a supernatural delight

Everybody's dancing in the moonlight!



 

Ta-na-ba-ta.
La lingua batte contro l'arcata superiore, poi sfiora quella inferiore, lascia il posto alle labbra e ritorna a toccare rapida quella piccola area compresa fra i due incisivi.
Tanabata. Una cantilena allegra, che si beve tutta d'un fiato.

 

Sguardo critico fisso allo specchio, Kushina Uzumaki, diciassette anni, Jonin del Turbine, ripetè tra e quella tintinnante parola ancora una volta, come se fosse una formula magica capace di modificare quel che scrutava nella lucida lastra di vetro.
Accigliata, trattenne l'interno delle guance e strinse le labbra fino allo spasimo, finchè il viso non le divenne scavato e smunto: poi in uno sbuffo rilassò le mascelle contratte e si lasciò andare a un'esclamazione di disappunto.
No, proprio non ci siamo.
Tutte le più improbabili diete di Naoko erano inutili con quelle dannate, dannatissime guanciotte paffute, inalterate sul suo volto da quando aveva sette anni, odiosamente rotonde come se stesse perennemente masticando un blocchetto di marzapane.
Erano inutili anche con i fianchi, ovvio. Pienotti, già. Il suo secondo, dannatissimo punto debole.
Inoltre la geniale Hanajima Naoko pretendeva anche di truccarla, cosicchè, evidenziate dallo spesso strato di impiastri terrosi che le avrebbe spalmato sulle gote, le sue guance sarebbero sembrate ancora più piene, e di conseguenza la sua faccia avrebbe assunto i connotati di un pallone variopinto gonfio fino allo stremo.
La cosa peggiore comunque erano quegli zoccoli atroci che era stata costretta ad indossare: ci era già caduta cinque volte, peraltro storgendosi quasi la caviglia. Di nuovo.
Okobo, si chiamavano. Ma come diavolo faceva la gente a indossare diabolici cosi del genere?
Eppure vedeva Naoko, Yoshino, Tsume, e perfino quella regina di ghiaccio che era Mikoto Uchiha incedere celestiali ed eteree con quelle infernali zeppe ai piedi, e chissà quale segreto nascondevano per non soffrire terribilmente o per non finire a gambe all'aria ogni tre passi, come faceva lei.
Fissandosi pensosa nello specchio, Kushina finì per innervosirsi e quindi per maledire Konoha, gli okobo, il Tanabata, Naoko, Satoshi e Yukiko che appena l'avevano sentita nominare 'Konoha' e 'Tanabata' erano impazziti di gioia, l'estate e qualunque altra persona/cosa/stagione le passò per la testa in quel momento, infine finì per rimpiangere amaramente la missione di livello S che aveva concluso qualche ora prima.
La morbidezza, la comodità, la freschezza della sua uniforme sformata erano un paradiso rispetto a quel rigido kimono di seta azzurro cielo; i suoi pratici sandali da ninja, rigorosamente raso terra, erano incomparabili rispetto alla lenta tortura degli okobo.
Una piccola ruga le si disegnò al centro della fronte: già si era pentita di aver accettato l'invito di Naoko di passare a Konoha un paio di giorni, in concomitanza con la fine delle festività del Tanabata. Ripensandoci, il suo sospetto era nato dal biglietto che Naoko le aveva mandato in risposta, e che puzzava di fregatura a un miglio di distanza: 'La tua missione finisce giusto quel giorno, no? Ancora meglio, puoi venire subito al villaggio, chiederò in foresteria le stanze per te e per la Squadra, e non preoccuparti del resto, Kushina-chan, penso a tutto io!"
Troppo entusiasmo, decisamente troppo. Quel 'Kushina-chan' era un campanello d'allarme, Naoko non era mai così gentile e premurosa senza avere un secondo fine.
E poi, a quale 'resto' si riferiva?
Purtroppo l'aveva scoperto troppo tardi.
"Kushina-chaaaaaan...." eccolo, il richiamo mellifluo e svenevole della traditrice.
"Mpf. Sono qui" sbottò brusca la Uzumaki all'indirizzo della porta chiusa.
Naoko spalancò l'uscio in tutto lo splendore smagliante del suo kimono viola chiaro, punteggiato di bianco e argento come da gocce di cristallo, i capelli intrecciati sulla nuca e un sorriso angelico che le distendeva i lineamenti infantili.
Kushina non si voltò neppure, scura in viso, occupata com'era a contare le numerossisime cose che non andavano nella sua mise.
Ha addosso i dannati aggeggi, realizzò inviperita, sento il rumore delle zeppe!
Naoko comparve a lato nello specchio e le passò un braccio intorno alle spalle, farfalla di glicine e gocce di pioggia, mentre le chiese dolcemente:"Andiamo Kushina-chan, cosa c'è che non va?"
L'altra, già rabbuiata, parve oscurarsi del tutto:"Non c'è niente che va. Sono agghiacciante."
"In effetti sei un po' palliduccia per i miei gusti, ma per il resto non c'è male" Naoko le diede un buffetto affettuoso ma molto irritante sulla guancia.
Le rughe sulla fronte di Kushina s'infittirono:"Sono ridicola. Spaventerò i bambini, non ce ne sono alla festa, vero?"
"Naaa, non è vero, stupida. Questo colore ti dona" la blandì Naoko, sistemandole con un colpetto lieve la piega dell'obi, che Kushina aveva annodato storto:"Sapevo che questo kimono sarebbe stato perfetto per te."
La ragazza, dallo specchio, la fulminò con lo sgurdo:"Odio vestirmi così. E tu non mi avevi detto che per l'idiotissima festa dovevo conciarmi come la prima concubina dell'imperatore, a Uzu per il Tanabata non ci vestiamo come la Corte Imperiale nel giorno di nozze dell'erede al trono.
Io - ti - uccido" sibilò minacciosa.
Naoko scoppiò in una risata divertita.
"Stai benissimo, Scemamaki, è come se questo vestito fosse stato cucito apposta per te! Basta solo che tu ti faccia aggiustare un paio di cosette dalla tua cara Naoko-chan e poi potrai sollazzare tutti gli imperatori del mondo!"
Il tono innocente dell'amica non convinse Kushina, anzi ebbe il potere di irritarla ancora di più, dato che non le era sfuggita l'occhiata rapace che Naoko aveva lanciato ai suoi capelli.
"Stà lontano da me, Cretinajima!" si ritrasse dunque gettandosi verso il letto - o almeno ci provò, dato che, doppiamente intralciata dagli okobo e dal kimono, capitombolò con un tonfo catastrofico a un passo dal comodino.
Naoko, quasi soffocando dalle risa, con un balzo impensabile per una persona che indossava quei maledetti okobo si parò contro la porta della stanza e la chiuse con un giro di chiave. Lo scatto della serratura risuonò lugubre e presago di sventura per Kushina Uzumaki, che ricapitolava febbrile quali oggetti a portata di mano avrebbero potuto servirle come armi improprie contro la minaccia in gonnella.
"Non uscirai da qui prima che io non ti abbia sistemato quei capelli e truccato decentemente!" proclamò Naoko e, orrore degli orrori, dalle ampie maniche del kimono svelò ghignando l'intera artiglieria che brillò sinistra alla luce della lampada da tavolo: pettine, spazzola e fermagli in una mano, matita per gli occhi, rossetto e cipria nell'altra.
"Stronza" ringhiò a denti stretti Kushina.
"Non ringraziarmi, lo faccio per il tuo bene" cinguettò briosa Naoko.
Kushina desiderò con tutte le sue forze di essere caduta in missione o dispersa da una settimana, oppure che una voragine si aprisse in quell'istante nel pavimento e inghiottisse Naoko, i suoi trucchi e il suo pettine. Nel frattempo calcolò rapida le sue possibilità di fuga: la porta era bloccata e la finestrella era troppo piccola -dannati fianchi larghi!- perchè potesse lanciarsi fuori da lì, dunque erano pari a zero. Non poteva scappare. 
Era sicura che quella pazza si fosse portata anche un nastro o una corda per legarla, in queste cose era maledettamente efficiente. Dannatissima!
"Venderò cara la pelle, pulciosa Chuunin!" rilanciò agguerrita Kushina, brandendo un okobo a mo' di mannaia.
"Ribadisco, Jonin dei miei zoccoli: non uscirai di qui prima di essere stata resa presentabile a un pubblico maschile, truccata come si deve e soprattutto pettinata!"
"La vedremo!"
"Proprio" e un ghigno scintillante e sardonico balenò sul viso di Naoko.

Ta-na-ba-ta.
Un po' come dire 'condanna a morte'.

 

 

Everybody here is outta sight

They don't bark, and they don't bite

They keep things loose, they keep things light

Everybody's dancin' in the moonlight!

 

 

La colpa, rimuginava seccata Kushina, era soltanto di quei due integrali cretini che erano in Squadra con lei, ergo di quelle grandiose menti eccelse di Satoshi e Yukiko, che appena  avevano colto il suo bisbiglio incerto su 'la remota possibilità che forse probabilmente, se non era un problema per loro, Naoko proponeva di fermarsi a Konoha per qualche giorno ma senza impegno, così, se per caso ne avevano voglia, eventualmente, se non erano troppo stanchi per la missione' si erano quasi lanciati a rotta di collo verso il villaggio, e Kushina aveva dovuto urlare per riportarli alla ragione e all'urgenza di questioni pratiche come avvisare Uzu, le loro famiglie e Akinari-sensei.
E il problema non finiva certo lì, perchè quando la Vile Traditrice Addobbata da Geisha si era resa conto che da sola non sarebbe mai riuscita a sopraffare Kushina Uzumaki in preda alla furia cieca, con uno scatto felino era corsa alla porta, l'aveva riaperta con un colpo di chiave e un secondo dopo i Due Solenni Bastardi si erano precipitati dentro per darle man forte.
Aggressione di gruppo a un'indifesa, innocua e disarmata ninja del Turbine. Così Kushina definiva quell'azione di forza.
Erano riusciti, pur sorbendosi una consistente dose di calci, pugni e graffi, a immobilizzarla su una sedia e, mentre Satoshi le legava le mani, Yukiko le si era seduto sulle ginocchia -tra una grandine di insulti selvaggi e piuttosto fantasiosi, ovvio.
Ridotta al silenzio e all'immobilità forzata, aveva sentito il pettine di Naoko affondarle nella folta chioma tiziana con un dissimulato piacere sadico: aveva dovuto serrare le mascelle e mordersi a sangue l'interno delle gote per non mugolare di dolore.
Adesso, dopo essere stata truccata, pettinata e acconciata contro la sua volontà, poteva dire d'aver completato la sua metamorfosi da Jonin a concubina imperiale. Le era bastato scorgere il riflesso azzurro e arancio che era balenato nello specchio al suo passaggio per decidere di non voler più guardarsi in viso, se non a fine serata, quando sarebbe stata libera di lavarsi via quei tre centimetri di polveri appiccicose che Naoko le aveva sparso sugli zigomi.
Arrancando sugli okobo, mentre si avviavano verso la piazza centrale del villaggio, lo sguardo le cadde di sfuggita proprio verso Satoshi e Yukiko, che dietro di loro chiacchieravano spensierati della missione conclusa, paludati in elegantissimi kimono che la Vile Traditrice doveva aver rubato, a giudicare dalla loro raffinatezza; Kushina si chiese con un mezzo sorriso a quale dei due Naoko piacesse di più. Forse a Satoshi, pensò. Con una punta di rammarico però, perchè non molto tempo prima era lei a comandare a bacchetta i suoi due compagni di Squadra, che non si sarebbero mai e poi mai permessi di osare tanto e mettersi contro di lei.
Fu avvolta da un filo di malinconia, mentre come un turbine allegro vide sprazzi di ricordi di una vita condivisa attraversarle i pensieri.
Si lasciò andare a un sospiro mal trattenuto: non essere più la ragazzina che spadroneggiava incontrastata su tutti i mocciosetti di Uzu talvolta le mancava.
Per distrarsi lanciò uno sguardo omicida a Yukiko e mimò con enfasi cruenta il gesto di tagliargli la gola.
"Me la pagherete, traditori" sillabò acida senza voce.
Naoko se ne accorse e roteò gli occhi, dopodichè la prese sottobraccio e la trascinò con più slancio per i vicoli silenziosi:"Siamo in ritardo, Scemamaki. Minato e Ashitaka sono là già da un'ora."
D'istinto il braccio di Kushina si irrigidì.
"Quando avete deciso di farmi diventare una novella Sayuri Nitta*" si riprese immediatamente, "Non ho detto che vi avrei reso il compito facile."
"Dì un po', c'era un aspide nascosto nel kimono? Ti ha punta per caso?" l'apostrofò Satoshi, metà strafottente e metà esasperato.
Kushina lo squadrò con astio, pronta a una risposta ancor più velenosa, ma Naoko l'anticipò:"Satoshi-kun, non vedi che la nostra Kushina è nervosa? Lasciala in pace, io so bene il motivo!" concluse con un risolino civettuolo.
L'interrogativo che andava formandosi in una sempre più indispettita Kushina, ovvero 'Da quando in qua Naoko chiama quel demente Satoshi-kun?', si sostituì immediatamente con un altro, ben più pressante:'Di COSA diamine va cianciando la Scervellata di Lilla Vestita?'
Il forte sospetto che una parte di lei lo sapesse molto bene la ridusse a un silenzio offeso e seccato.
Barcollò sui suoi okobo senza lasciarsi scappare una sola imprecazione, monumento vivente allo sdegno.
Guardandola, Naoko roteò gli occhi con un sospiro.
"Kushina-chan?" pigolò allora sfarfallando le lunghe ciglia.
"Ammazzati" sbottò gelida l'amica.
"Com'è tenera la mia cara, dolce Kushina-chan quando è innamorata!" esclamò svenevole Naoko.
"Quale parte di 'ammazzati' non ti è chiara, cervello di gallina?"
"Sei adorabile quando sei nervosa!"
Un simile scambio di opinioni andò avanti lungo tutto il tragitto attraverso il villaggio, mentre gli scoppi improvvisi e acuti delle loro voci salivano nel silenzio compatto delle case buie, verso il sereno velluto del cielo notturno.
"Avete quelle cose? Siete isteriche" le interruppe Satoshi con un ghigno malizioso.
"Ma Satoshi-kun! E' scortese fare questa domanda a due ragazze!" si scandalizzò Naoko con affettato imbarazzo, gli occhi castani che ridevano.
"No Toshi, Ku-chan almeno non le ha, ti avrebbe già spezzato una gamba altrimenti, lo sai com'è in quel periodo, no? Che sia davvero preoccupata?" replicò Yukiko con un subitaneo lampo d'interesse.
Naoko gli lanciò un'occhiata incoraggiante:"Soffre le pene d'amore!"

"TACI."
Un secondo dopo stavano già intonando a suon di fischi e sghignazzi la celebre arietta "La Uzumaki c'è cascata, vaga triste e rintronata, la Uzumaki è innamorata!", per cui Naoko improvvisò perfino una sbilenca coreografia.
Oh, perfetto. Adesso tutto il villaggio ne era al corrente.
Venire a Konoha era stata l'idea peggiore della sua vita.
Kushina si sentiva troppo abbattuta per prenderli tutti e tre a ceffoni, perciò si concentrò sull'ignorarli meglio che potè: se non ricordava male mancavano un paio di isolati alla piazza principale del villaggio, sarebbe riuscita a resistere e non li avrebbe appesi per le braccia al lampione più vicino. Il sottofondo musicale e il cicaleccio di mille voci festose che s'irradiava dalla piazza già cominciava a coprire il ritornello stonato dei tre cerebrolesi che la accompagnavano.
Dall'angolo del vicolo sbucarono per primi i bagliori lattiginosi delle lanterne accese, di cui tutta la piazza era cosparsa, e che, mosse appena dalla brezza notturna, dondolavano con un sottile cigolio ritmato. Fiori di carta gialla e bianca erano sbocciati su ogni finestra o terrazza, correvano da una casa all'altra come mani tese, sfavillavano assieme alle cascate di ghirlande, nastri multicolore e rametti di bambù appesi in ogni angolo.
Il corteo del Terzo Hokage sarebbe passato di lì a poco, diretto verso il ponte sul fiume, e la folla avrebbe atteso il loro passaggio per poi seguirlo, i biglietti di carta di riso stretti nel pugno, e gettare nell'acqua scura del fiume le frasette di buon augurio che vi aveva scritto sopra.
Una compagnia di saltimbanchi in sgargiante rosso e oro danzava sulle note dei flauti, inscenando la tenera favola della Principessa Orihime e del suo amato Hikoboshi; i quattro ninja di Uzu e Konoha videro serpeggiare a un passo da loro il respiro infuocato di un mangiafuoco e le sue fiamme ebbero il colore dei capelli di Kushina, si persero tra le gambe filiformi e infinite dei giganti che camminavano sui trampoli, osservarono rapiti una funambola dalla vita di libellula che si librava sul filo nell'aria bruna della notte, le clavette dei giocolieri vorticarono impazzite sulle loro teste meravigliate e gli acrobati sotto i loro occhi modellarono e distrussero plastiche sculture di carne, fra gli applausi e le esclamazioni euforiche degli spettatori.
Kushina si sentì travolgere dall'impeto della festa, disorientata non seppe ritrovare nei suoi ricordi un Tanabata ad Uzu altrettanto opulento e caotico.
Naoko le calcò attorno al ciuffo che aveva sulla nuca una collana di fiori di carta rossi e blu, le afferrò la mano e la trascinò con Satoshi e Yukiko nell'agitarsi brulicante della folla. Bestemmiando a denti stretti per il dolore ai piedi straziati dagli okobo, Kushina dovette chiedere scusa una dozzina di volte per tutte le gomitate, ginocchiate, spallate o colpi d'anca che dava e riceveva, nel marasma variopinto del villaggio in festa, e colse frammenti di voci, frasi, conversazioni che sempre svelavano quel genuino sapore di pura, semplice allegria disinteressata.
Riconobbe nell'ondeggiare dell'oceano di teste un gruppo di ninja di Konoha, assiepati in prima fila: la sagoma imponente di Jiraya-sama, sensei della Squadra di Naoko, svettava ben riconoscibile in mezzo a un fruscio di abiti colorati -vecchio sporcaccione, sempre dietro alle ragazze!
E scorse anche un lampo biondo, oro luminoso che fiammeggiò poco lontano da Jiraya.
Merda. Merdissima merda delle merde.

"Minato! Ashitaka! Siamo qui" gridò Naoko sventolando il braccio sopra la testa.
Incespicando per gli okobo e per le gomitate che qualche viso sconosciuto e incolpevole le assestava, Kushina vide il color oro dei capelli di Minato Namikaze avvicinarsi sempre di più, finchè ad esso non si aggiunse l'azzurro dei suoi occhi perennemente stupiti, il suo sorriso da ragazzino e il suo volto come di cera, tale era la linea nobile dei suoi lineamenti, e Kushina si maledì una, due, tre volte, perchè i suoi pensieri avevano imboccato una direzione pericolosa.
L'abbracciarono prima Ashitaka e un attimo dopo anche Minato, mentre lei rimase gelida come un fantoccio privo di vita; riconobbe tuttavia il tessuto ruvido del suo kimono e ne distinse il colore alla luce chiara delle lanterne: arancione.
Il viso improvvisamente rosso quanto i capelli, le venne da ridere.

L'arancione era il suo colore preferito.
"Beh" le chiese Minato incredulo, "Faccio così ridere con questo coso addosso?"
Kushina si strinse nelle spalle:"Non più di quanto lo faccia io, Namikaze!"
Minato perse giusto una frazione di secondo a considerare quanto le guance piene di Kushina ispirassero un morso, come le mele rosse, e quanto era carina quando era imbarazzata e non sapeva cosa dire, poi si affrettò a deglutire e a ribattere pronto:"Io sono bellissimo, non sembro certo una mezzana di paese come qualcuno di mia conoscenza!"
La Uzumaki lo squadrò con freddezza:"Infatti, al massimo puoi passare per uno sguattero che si è cucito addosso una vecchia stuoia!"
"Non cominciate a litigare adesso, noiosi che siete!" li rimbrottò Naoko fingendosi burbera, assestando uno scappellotto leggero sulla fronte di ciascuno dei due:"Andiamo più avanti, si vede il corteo laggiù, all'inizio della piazza!"
Stretti gomito contro gomito, poichè casualmente la folla pressante non lasciava spazio a sufficienza per mantenere le consuete distanze fra due persone, Minato e Kushina osservarono sfilare davanti a loro lo stato maggiore del villaggio senza prestarvi la minima attenzione.
A bassa voce, senza guardarla, Minato si lasciò sfuggire un:"Bentornata, Uzumaki."
Kushina involontariamente sorrise:"...Grazie, Namikaze."


Dancing in the moonlight

Everybody's feeling warm and bright

It's such a fine and natural sight

Everybody's dancing in the moonlight!

 

 

 

I foglietti di carta erano appena scivolati sulle acque del fiume, con la leggerezza di una flottiglia di inchiostro, quando Minato, lo sguardo acceso ed euforico di chi stava macchinando qualcosa, le aveva stretto un polso e aveva preso a trascinarla fuori dalla rumorosa folla vociante.
Kushina aveva cercato aiuto sbracciandosi verso Naoko, ma la sua carissima migliore amica, momentaneamente mezza stordita dal sakè e in veste di Battoncella Allegra, era troppo occupata a ballare con Satoshi, e aveva lasciato che Minato, colto da un attacco di follia, decidesse di portarla all'altro capo del villaggio per farle vedere chissà quale spettacolosa stupidaggine.
I saltimbanchi avevano ripreso a danzare e a volteggiare sulla schiena curva e morbida del ponte, c'era una melodia impalpabile che curiosa ticchettava nell'aria fresca le note di una vecchia ballata, coperte a tratti dal brusio vivace della gente; era un vecchio ritornello orecchiabile che metteva addosso la voglia di ballare, ballare in ogni angolo scomposta e frenetica, se non fosse stato per quegli infernali zoccoli che le stavano aprendo il piede a metà, e soprattutto se non fosse stato per quell'emerito deficiente di Namikaze che la stava portando chissà dove, e magari se non fosse stato per quel bicchierino di troppo che Naoko, infida come una serpe, le aveva fatto bere.
Ma forse non era solo uno, il bicchiere di troppo. Forse erano due. O tre.
"Tu! Odioso! Incapace! Ebete! Inutile uomo! Spreco di spazio! Testa vuota! Bamboccio! Pagliaccio! Abate Shintoku!
...Dove andiamo?"
Minato lasciò nella brezza un volo di risate sguaiate, nel sentire quella grandinata di insulti piovergli tra capo e collo. Non si voltò, allungò il passo e le sue dita scivolarono fino a intrecciarsi con quelle inerti di Kushina.
Che arrossì di botto. Furiosamente, come un pomodoro in kimono azzurro e arancio, arrossì.
"Ho detto DOVE - STIAMO - ANDANDO!?" urlò più forte che potè la ragazza.
Si erano lasciati alle spalle il ponte ed erano rientrati nel villaggio. Se la lucidità non le veniva meno, si trovavano da qualche parte nei pressi del Palazzo degli Hokage, nella parte più vecchia della città, e soltanto la polvere danzava quieta al ritmo della musica, il cui eco affievolito arrivava fino alle loro orecchie sull'onda del venticello estivo. Incrociarono un crocchio di bambinetti col moccio al naso, impegnati a lanciarsi proiettili di quello che a prima vista le parve carbone: lanciavano strida divertite da ragazzini, come una volta anche loro avevano gridato più e più volte giocando alla guerra dei ninja per le strade del villaggio, e Minato dovette sospingerla un po' più forte per distoglierla dalla battaglia e guidarla verso un vicoletto laterale. S'inerpicarono su una tortuosa scala malandata, che sinuosa abbracciava un alto palazzo all'apparenza molto antico, tetro agli occhi di Kushina, e salirono fino alla terrazza dell'ultimo piano, fra gli improperi sempre più creativi della Uzumaki e qualche sporadico rimbrotto del suo compagno, fin troppo euforico per potersene curare davvero.
Kushina venne issata contro la sua volontà oltre l'ultimo gradino della scala, e fu a quel punto che Minato d'improvviso le lasciò la mano.
Sebbene non stesse sorridendo con il viso, sorrideva con gli occhi scaltri, con le dita nervose e vibranti che non smettevano di agitarsi, con l'inclinazione appena accennata del capo, con la figura scattante e agile del corpo teso nel vento frizzante, con il colorito vivace delle gote, con la smorfia spavalda e divertita all'angolo delle labbra incurvate che significava questa è l'ennesima sfida, Occhi Verdi, vediamo cos'hai intenzione di fare adesso.
E Kushina, sbrigativa, fece la cosa più inaspettata che potesse pensare: con un calcio fece volar via i pesanti okobo e, pur conscia di aver appena perso quindici centimetri e di essere appena ridiventata il barilotto nano di sempre, in calzini rilassò i piedi indolenziti sulla pietra dura della terrazza.
"Aah!" si stiracchiò con lentezza:"Che liberazione!"
Minato scosse la testa con un mezzo sorriso, poi le lanciò una breve occhiata e incrociò le braccia dietro la testa:"Che gesto signorile, soprattutto elegante!"
"Chiudi il becco. E' già tanto che abbia resistito tre ore."
"Un'ora" la corresse lui con una punta indulgente di saccenza.
"Due ore con questi cosi! Tu piangeresti dal dolore dopo cinque minuti scarsi!" Kushina gli puntò contro il petto un indice accusatore.
"Pfff, piuttosto che piangere mi taglierei i piedi. Ma" aggiunse subito vedendo la minaccia incombente negli occhi dell'amica, "Non ho la minima intenzione di provarli neanche se ne andasse della mia vita."
"Hai paura" il ghigno di Kushina serpeggiò maligno sul suo viso.
"No, a differenza tua sono sano di mente, che è diverso" ribattè Minato con una spallucciata, "Voi donne siete completamente pazze a voler mettere quegli zatteroni lì. Pazze, masochiste e sadiche. Ma del resto già si sapeva."
"Parla per Naoko, Tsume, Yoshino e per quella sbatticiglia della signorina Uchiha Mikoto."
"Almeno loro non sembrano anatre obese quando se li mettono."
"CHE COSA?! Namikaze Minato! Hai appena firmato la tua condanna a morte immediata, da eseguirsi senza sentenza, senza processo e senza appello!" gli occhi di Kushina fiammeggiarono e, rapida, si chinò, raccolse un okobo e lo brandì come un martello, le labbra strette e la postura minacciosa di chi non avrebbe esitato un attimo a usarlo. Quella sera aveva già dato filo da torcere a Naoko con quel coso, di sicuro con Namikaze sarebbe stato più difficile, ma quantomeno gli avrebbe cancellato quel ghignetto supponente dal viso. 
Minato per tutta risposta scoppiò a ridere di gusto.
"Frena, frena, Uzumaki. Chiedo l'armistizio, in virtù del posto in cui ti trovi."
"E sarebbe?"
"Hai dato un'occhiata in giro?"
Il tono di Minato, così naturale e quasi ovvio, l'avrebbe fatta innervosire ancora di più in altre circostanze, ma in quel momento fu come un getto d'acqua fresca sul viso. No, non aveva guardato niente, da quando avevano messo piede su quella terrazza.
Non aveva guardato nient'altro che lui, per essere precisi.
"Eh? Che diav-"
La interruppe:"E' il luogo più alto di Konoha, dopo la Montagna e il Palazzo degli Hokage. Ma non potevo portarti lì, perchè è controllato da un plotone di Jonin molto aggressivi giorno e notte, e non potevo portarti neanche lassù perchè ci avresti messo delle ore con quegli okosi addosso, invece questo posto era abbastanza vicino al ponte e in qualche minuto potremo tornare dagli altri, così nessuno si accorgerà della nostra assen...
Kushina, mi stai ascoltando?"
No, evidentemente non lo ascoltava.
Un vulcano di scintille si agitava là dove il nastro di seta dell'acqua segnava il corso del fiume, se tendeva le orecchie poteva sentire un velo finissimo di musica provenire da laggiù, poteva riconoscere le luci gialle e rosse e rosa e verdi delle lanterne, le torce inghirlandate che spuntavano qua e là tra la folla, gli sbuffi di fuoco degli artisti di strada e il vociare sereno della gente che, laggiù in basso, molto in basso, salutava festante Orihime e Hikoboshi nel loro passaggio in cielo.
Chissà se Naoko in quel momento stava ancora ballando, imbranata com'era, nello sguardo luminoso e interessato di Satoshi.
Chissà se tutte quelle figurine sbalzate in colori sgargianti, laggiù, si stavano divertendo. Dall'alto le sembrava di sì.
"Si vede tutto il villaggio" mormorò qualche secondo dopo, quando si ricordò di essere a Konoha su una terrazza, abbastanza lontana dalle occhiate impiccione di chicchessia, senza scarpe, scarmigliata, col trucco sfatto, il sakè che le rotolava gioioso nello stomaco e Minato Namikaze -Minato Namikaze- a qualche passo di distanza.
Improvvisamente desiderò che i bicchierini di troppo fossero quattro, dieci, e forse avrebbe avuto abbastanza coraggio per non sembrare la solita ragazzetta petulante e aggressiva, rompiscatole, saputella, impulsiva e sguaiata com'era e sarebbe sempre stata.
"Perspicace" la stuzzicò Minato, pur con un sorriso indulgente che Kushina non vide, "E' tutto qui quello che sai dirmi?"
L'altra non rispose. Si strinse le braccia attorno al busto, sospirò, raggiunse il ciglio della terrazza e si sedette sul bordo, lasciando che le gambe inguainate nello stretto kimono penzolassero nel vuoto.
Minato, con un'incertezza durata un sessantesimo di secondo, le si sedette accanto.
"Ma guarda un po', ho fatto il miracolo? Ho zittito Kushina Uzumaki?" la provocò di nuovo, assestandole anche un leggero colpetto sulla spalla sinistra.
Kushina dapprima tacque, poi si lasciò andare a un basso ringhio:"Dillo in giro e sei morto e sepolto."
Il ragazzo rise di nuovo a squarciagola, e la sua risata scoppiettò come la scia di un fuoco d'artificio.
La kunoichi lo guardò di sbieco, con tutta la pietà, la compassione e qualcos'altro che non sapeva di provare nello sguardo, e si chiese per la trecentesima volta dove di preciso Namikaze Minato potesse essere considerato il genio, il ninja più sorprendente, abile e brillante della sua generazione, il bambino prodigio di cui tutti i maestri andavano favoleggiando da quando aveva messo i denti da latte. In un sogno, forse.
"Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku*?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
"Allora dirò che hai un intuito formidabile" annuì convinto Minato.
"Nonchè un'intelligenza fuori dal comune, un'avvenenza senza pari, spiccate abilità in tutte le tecniche ninja, invidiabili capacità logistico-strategiche e un senso dell'umorismo che lascia spiazzati" recitò Kushina compiaciuta, prima di voltarsi di scatto verso Minato:"E tu cos'hai scritto nel tanzaku?"
Il ninja della Foglia si permise uno sbuffo tra l'esasperato e l'allegro:"Che volevo stare un po' quassù."
Di sicuro Kushina avrebbe commentato con qualcosa di acido e sferzante, con una delle sue solite battute sarcastiche che erano considerate un suo segno distintivo quanto lo erano i capelli rossi, le guance paffute e il naso a patata, ma Minato, tremendamente serio, la precedette:"E' il mio posto preferito qua al villaggio. Di solito quando ho una mezz'ora libera, e cioè praticamente mai ma comunque, quando non ho niente da fare e voglio starmene da solo a pensare ai fatti miei salgo quassù. Non c'è mai nessuno, questo quartiere non è granchè frequentato, Palazzo degli Hokage a parte. In compenso c'è sempre tanto silenzio.
Sto bene qui" il sorriso di Minato sapeva entrare nel cuore, ed era pieno di un sentimento che tutte le Orihime e tutti gli Hikeboshi di tutti i secoli e di tutte le epoche non avrebbero mai saputo cogliere.
Kushina riflettè, silenziosa, le mani in grembo, con estrema lentezza.
Quando pose la domanda che pazientemente era andata elaborando, Minato aveva perso le speranze di cavarle una sola parola di bocca, perciò quando la sentì parlare stupito si riscosse dal torpore in cui l'aveva immerso l'immagine della festa del Tanabata in lontananza.
"Stai bene anche adesso, qui?" gli chiese cauta Kushina. Il suo viso esprimeva un'incertezza mai sperimentata, era tutto teso nel dominarsi e al contempo nel mostrare quale dilemma lacerante stava torturando i pensieri impazienti di quella stramba ragazza di Uzu.
Namikaze annuì:"Certo. Certo che sto bene."
"Ma adesso" calcò il tono Kushina, "Anche adesso, in questo istante, quassù su questa terrazza, stai bene?"
E il ragazzo decise che poteva anche smettere di tormentarla per quella sera.
Le dedicò un sorriso bonario e affettuoso:"...Con te sto sempre bene, Kushina. Sempre. E non è importante stare quassù, o a Uzu, o al villaggio, o in missione, o all'Ichiraku. Non è importante niente.
Beh, tranne che ci sia tu, certo."
La sentì irrigidirsi come se fosse stata fatta di legno quando le passò un braccio intorno alle spalle e quando, mimando una naturalezza che in realtà non sentiva affatto, la attirò verso di .
"Se osi farlo lo rimpiangerai per il resto dell'eternità, Namikaze!" si apprestò a balbettare Kushina timorosa, imbarazzata e terrorizzata tutto insieme.

 

Ma riuscì a pronunciare soltanto un bellicoso e pieno di panico "Se osi-", perchè il Dannatissimo fu più veloce di lei.
Non le diede il tempo di continuare: alla terza parola, Minato la stava già baciando.

 

 

We like our fun and we never fight

You can't dance and stay uptight

It's a supernatural delight

Everybody was dancin' in the moonlight!

 

 

...Gli ultimi sprazzi di lucidità stavano già svanendo dalla sua coscienza, e Kushina, prima di arrendersi, si disse che forse, dato che Satoshi e Yukiko le erano parsi molto provati dopo la missione, e visto che non c'era alcuna fretta di rimettersi in viaggio per Uzu, magari ecco, se non avevano niente da obiettare, potevano fermarsi a Konoha per qualche giorno in più...  

 

 

 

 

Fin

 

 

 

 

 

Glossario
Sayuri Nitta: Sayuri Nitta è la protagonista del celebre romanzo "Memorie di una Geisha" di Arthur Golden. Da come si può arguire, è una geisha, idealmente considerata una delle più famose dell'Oriente.
Tanzaku: Usanza tipica delle festività del Tanabata: si scrive un desiderio, una poesia o un auspicio di buon'augurio su questi foglietti verticali di carta di riso, poi si arrotolano intorno a un ramoscello di bambù, dopodichè vengono o lasciati galleggiare sul fiume -come ho immaginato per la storia- oppure bruciati dopo la fine della festa. C'è anche una poesia bellissima tipica del Tanabata, vi rimando a Wikipedia per saperne di più :).

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice
E se n'è andata anche un altra flavour col tema n.51: "Why are men such fools they will not realize The wisdom that is hidden behind those strange eyes?And these wonderful people are you and I." MinatoKushinoso, non trovate?
Secondo me è perfetto per quei due.
Tra parentesi, c'è qualche leggero accenno alla scorsa MinatoKushina, Crazy Love, purtroppo non sono riuscita a impedirmi di metterli XD ma son comunque cose di poco conto. Se non avete letto l'altra non ci farete neanche caso.
Comunque sìsì, ora mi scollo dal MinaKushi XD è solo che mi diverte moltissimo scriverli e non mi sarei mai aspettata che mi sarebbero piaciuti così tanto. Cla sarà contenta, è stata lei a farmi partecipare al contest di forza e a farmeli scoprire :).
Per il resto... ancora auguri, Chaos *________*! La storia è tutta per te <3!

 

Risposte alle recensioni:
Mala Mela: Eh, tu lo dicevi, ma vedi che così tanto successo non ha avuto XD! Mi aspettavo un po' più di recensioni anch'io francamente, quella storia mi piace da matti e il giudizio tuo e di Rory rispecchia appieno quello che ne penso. Sigh. Storia sfortunata.
Comunque spero che anche questa abbia la tua approvazione <3 sai che doveva essere fin dall'inizio dedicata a te! Ma te ne scriverò un'altra, , te lo prometto. Comincia già a scegliere la canzone <3  a proposito, quand'è che tu riscrivi una bella MinaKushi, Clà? Comunque sì, veniamo al dunque. La Legge di Charlie. Te la commenterò il prima possibile *____________* la adoro! Voglio essere Charlie!
Bambi88:
Grazie Robi <3 ultimamente non ci siamo più sentite ma ora appena rigravito su msn chiacchieriamo un po'. Non so com'è finita la tua fissa per Wolverine! Se hai scritto qualcosa SAI che dovrai pubblicarlo e conseguentemente farmelo leggere, carissima :D Tortura per l'odioso Ciclope inclusa.
Ti ringrazio per le belle parole che hai detto sulla MinaKushi, compresi i minuti di contemplazione XDD sai è una delle storie di cui sono davvero ma davvero soddisfatta, sarà per l'umorismo, per l'atmosfera, perchè comunque leggerla diverte anche me, che l'ho scritta.
E' il lato positivo del MinaKushi, che tra l'altro crea anche assuefazione: sono divertenti insieme *_* fanno ridere! 
Lalani:
Ed ecco di nuovo colei che legge tutte le mie storie *_* sei la mia consolazione. So che quando pubblico qualcosa, amenochè non faccia veramente pena, tu me lo commenti! E' una soddisfazione grandissima avere anche solo un lettore abituale. Me si sente onorata di ciò.
Comunque spero che anche questa ti sia piaciuta :) è un po' più leggera dell'altra MinaKushi, del resto con l'avvicinarsi dell'esame il tempo da dedicare allo scrivere si riduce drasticamente. Non so infatti a quando andrà il prossimo aggiornamento delle flavour ._. sicuramente al mese prossimo. Spero tuttavia che anche questa ti abbia divertito^^ l'intento e lo spirito con cui l'ho scritta è questo: ci sono pochi pairing che mi fanno tirar fuori cose così dichiaratamente comiche, e il MinaKushi è uno di questi.
Chaos: TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEE! TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEEEEE! TANTI AUGURIIII ALLA CHAOOOS, TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
Perdonami, questa cosa che hai appena letto non potrà mai essere all'altezza di Scenes from the Narcissist Cafè, quello è un mio capolavoro e purtroppo non ce la farò mai più a raggiungere una vetta così, dovrai accontentarti di una MinaKushi un po' leggerina e romanticosa al 100%, scritta però con taaaaaaanta buona volontà. Sì . Un regalo bello come Narcissist però te lo rifarò prima o poi *_* sicuro, adesso sai che il tempo e le energie sono quelle che sono. Non sai quanto 'sto merdoso esame stia influendo sul mio tempo da dedicare alla scrittura, e ovviamente io sono il triplo più nervosa.
Comunque anche tu mi hai insegnato un 'paio' di cosette, cara :) ti ho sempre detto che, scrittorialmente parlando, siamo cresciute insieme in questo anno. Perchè sì *_* è il mio primo anno di permanenza qui, tu sei stata la prima che ho conosciuto e quella che mi ha guidato passo passo in questo Fandom *_* Oh !
Hai ovviamente azzeccato tutte le riflessioni su Minato nella scorsa oneshot. Beh, c'è un motivo per cui l'ho reso più simile a Naruto, ed è che allora era ancora tredicenne :) era soltanto un Genin e non ancora temprato da altri 5 o 6 anni di allenamento ninja. Qui è un po' diverso, credo^^ la parte 'narutiana' adesso è in Kushina. Credo XD dimmi tu, che leggi senza i paraocchi di chi scrive.
Sicchè la ventesima flavour è per te <3 tutta tua! Dividine soltanto un pezzetto con Cla XD visto che colei che mi ha introdotto al MinaKushi è stata lei.
Spero che ti piaccia come l'altra e come Narcissist, anche se indegna di essere paragonata agli Shikamaru e Ino di quella storia!


Grazie dell'attenzione,
Hipatya


 

  
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