Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Giulia K Monroe    01/06/2009    13 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                           

Era una giornata piovosa. Le violente gocce d’acqua s’infrangevano con forza sui vetri delle alte finestre di Grimmould Place numero dodici… casa Black. La grande abitazione, nascosta all’occhio Babbano, ospitava ormai da quindici anni due persone e un vecchio elfo domestico.
«Uff…! Amo le giornate di pioggia, ma non sopporto dover restare chiusa qui dentro» si lamentò una ragazza mentre, seduta sul bordo interno di una delle grandi finestre a ogiva della sala patronale, osservava annoiata la piazzetta sottostante.
«Ti prego, Alexandra, non ricominciare» la supplicò l’uomo, con un sospiro che sembrò svuotarlo delle ultime forze rimastegli.
Alexandra si voltò a osservare il volto malinconico, ma ancora affascinante, del giovane padrino.
«Lo sai quanto vorrei poterti portare fuori da qui e quanto vorrei mostrarti il mondo esterno, ma…» L’uomo si sedette, con aria stanca e torturata, su una delle sedie poste ai lati della lunga tavolata in legno. Si portò una mano alla fronte e si sorresse la testa. «…non posso.»
Alexandra si alzò e si diresse verso di lui. «Lo so che non puoi.» Gli prese la mano che aveva sulla fronte e lo costrinse a guardarla. Sorrise debolmente, poi gli si sistemò sulle gambe e gli circondò il collo con le braccia, poggiandogli il viso su una spalla. «Perdonami, Sirius… non dovrei lamentarmi per ogni cosa. So benissimo che, se potessi, mi porteresti a vedere i posti più belli di questo mondo e dell’altro
Sirius le circondò le spalle con un braccio e le posò il mento sulla testa.
«Vedrai, un giorno la verità salterà fuori e finalmente potremmo fare tutto quello che abbiamo sempre desiderato! Ci riuniremo anche con lui e vivremo come una vera famiglia.»
L’entusiasmo e la fiducia della ragazza contagiarono anche il padrino che, con un sorriso appena accennato, annuì, regalandole una carezza sulla testa. «Sì, spero proprio tu abbia ragione» asserì pensieroso. Spostò lo sguardo oltre il vetro della finestra, il buio della notte era segnato solo dalla pioggia fitta.
Alexandra restò a osservarlo per qualche istante: i capelli neri e lisci gli sfioravano le guance e il collo; il viso, dai lineamenti ancora fieri ed eleganti, era segnato da numerose rughe d’espressione; lo sguardo, scuro e magnetico, lasciava ancora intravedere la furbizia del ragazzino che era stato.
Sirius voltò ricambiò lo sguardo di Alexandra, per niente sorpreso dal fatto che lei lo stesse osservando con tanta ammirazione. Non era raro che lo guardasse in quel modo, in fondo lui l’aveva cresciuta e salvata da un destino che l’avrebbe portata alla morte certa. Sirius era il padrino di Alexandra, ma anche una volta scoperta la verità sul suo passato, lei non poteva che considerarlo come un fratello maggiore.
Un altro fratello maggiore, ricordò, con un affetto che le scaldò il cuore.
«Sirius?» lo chiamò, dopo qualche altro minuto di silenzio. Lui la guardò, in attesa che continuasse. «Ecco… perché continui a chiamarmi Alexandra?»
«Alexis…» disse Sirius, pronunciando questa volta il vero nome della ragazza. «Tra poco più di un mese dovrai andare ad Hogwarts e lì nessuno dovrà conoscerti con il tuo vero nome. Ne abbiamo già parlato, no?»
La ragazza annuì, abbassando lo sguardo. «Sì: per tutti dovrò essere Alexandra Black, sorella minore del pluriomicida Sirius Black» rispose innervosita ma, quando si rese conto della cattiveria che aveva detto, storse il naso in una smorfia mortificata. «Scusa… scusami, Sirius… non volevo... non intendevo…» mormorò.
Sirius le alzò il viso, fino ad incontrare di nuovo il suo sguardo che, di un verde smeraldo, luccicava appena di tristezza. «Tranquilla, è tutto apposto. So che sei un po’ sotto pressione per tutta questa faccenda, ma non devi preoccuparti: andrà tutto bene.» Per la prima volta, sulle labbra di Sirius si dipinse un sorriso sincero che, accompagnato dalle precedenti parole, riuscì a rassicurare la figlioccia.
«Non si tratta proprio di pressione» rispose lei. «In realtà, ho paura. Paura di non essere all’altezza di ciò che mi aspetta. Molta gente mi chiederà di te e io temo di rivelare qualcosa. E se perdessi il controllo delle mie emozioni? Se qualcuno mi costringesse a rivelare che tu sei qui?» Ancora una volta si strinse a lui. «Io non voglio perderti, Sirius!»
Un moto di tenerezza dipinse il volto dell’uomo, che la strinse a sé. «Ascoltami, Alexis, tu sei una ragazza forte, brillante, intelligente, esattamente come tua madre.» Era davvero raro che Sirius le parlasse dei suoi genitori, così alzò il viso di scatto e incrociò il suo sguardo: era leggermente velato. «Lily era una persona generosa, amata da tutti. Era dolce, gentile, premurosa. E James…» Si fermò un attimo, perso in ricordi lontani, lo sguardo fisso in quello verde della ragazza, così simile al colore degli occhi della madre. «James ti ha invece donato il suo coraggio e la sua furbizia. Sei figlia di due persone meravigliose, Alexis… ricorda: se credi costantemente in una cosa, niente potrà impedirti di portarla termine.»
La ragazza sorrise, commossa. «Grazie» sussurrò, non sicura di riuscire ad aggiungere altro senza che la voce le si incrinasse.
Il bel momento fu interrotto da un leggero, seppur insistente, picchiettare alla finestra. Un gufo bianco e marrone, dalle penne arruffate, osservava desideroso l’interno della grande sala.
Alexis scese dalle gambe di Sirius e aprì la vetrata, lasciando che il maestoso gufo entrasse nel tepore della stanza. Questo fece qualche giro, molto vicino al soffitto, per poi lasciar ricadere una lettera nelle mani della ragazza. Lei guardò la busta entusiasta, mentre il piccolo “postino” si adagiava accanto al camino, nel quale ardeva una calda fiamma.
Le mani di Alexis si strinsero, tremanti per l’emozione, ai lati della bianca pergamena di cui era fatta la busta da lettera. «È arrivata» sussurrò. «È la lettera per Hogwarts!»
Raggiunse Sirius con una corsa saltellata e si poggiò con la schiena al bordo del tavolo, quasi fosse incapace di sorreggersi sulle proprie gambe.
«Sei sicura sia per te? Magari hanno sbagliato indirizzo» la prese in giro Sirius, con un ghigno ironico.
Lei gli rivolse una smorfia divertita. «Antipatico» disse di rimando e gli fece una linguaccia, per poi ridacchiare dell’espressione offesa del padrino.
Tornò a concentrarsi sulla busta da lettere, sulla quale spiccavano, chiare ed eleganti, di un verde smeraldino, le parole:
 
Signorina A. Potter
Londra
 
Non diceva nient'altro. Era ovvio, dal momento che nessuno sapesse, dopo la morte dei suoi genitori, dove abitasse. Era stata iscritta alla scuola il giorno stesso in cui era nata, così come il fratello. Poi, dopo l’accaduto e l’accusa ingiusta contro Sirius Black, era scomparsa insieme a lui. Erano molte le voci che giravano: alcuni dicevano che Sirius aveva ucciso anche lei; altri che lei stessa, per vendicarsi, lo avesse ucciso, e dopo di che si era suicidata; altri ancora pensavano che fossero nascosti da qualche parte, insieme. E così era, ma nessuno, neanche il più grande di tutti i presidi che Hogwarts avesse mai visto, Albus Silente, sapeva dove si trovassero. Alexis, dopo essere venuta a conoscenza della verità sulla sua identità, gli aveva mandato una lettera, dicendogli che era tutto apposto e che non dovevano cercarla, lei stava bene e si sarebbe presentata a scuola quando sarebbe giunto il momento. Non aveva messo nessuna informazione sul luogo in cui si trovava né se fosse insieme a Sirius o meno. Aveva solo ammesso di trovarsi a Londra, dal momento che il preside le aveva detto che dargli almeno un indizio sarebbe servito a far orientare meglio il gufo, il giorno che le avrebbero dovuto consegnare la lettera per Hogwarts. Glielo aveva rivelato solo dopo grande promessa di silenzio. Silente aveva capito le sue ragioni – in fondo, non aveva mai creduto che Sirius Black fosse veramente il pluriomicida che aveva tradito James e Lily Potter - e lui stesso le aveva suggerito di presentarsi a scuola sotto falso nome. Se fosse stata riconosciuta come Alexis Potter, troppe persone le avrebbero fatto troppe domande e lei era pur sempre una ragazzina di quindici anni, non sarebbe riuscita a reggere troppo stress. Certo, suggerirle di prendere il cognome del padrino non era stata una scelta molto saggia a suo parere, ma si fidava del giudizio dell’anziano preside. Le aveva detto che, dopo quello che aveva vissuto, meritava un po’ di tranquillità e l’assumere il cognome Black gliela avrebbe garantita. Nessuno avrebbe dato troppo fastidio alla sorella minore di un pluriomicida.
Alexis guardava la busta da qualche minuto ormai, ancora incredula.
Andrò ad Hogwarts, uscirò da queste quattro mura e finalmente conoscerò Harry!
Certo, lasciare Sirius le dispiaceva, ma sapeva che sarebbe tornata a trovarlo ogni volta che ci sarebbero state le vacanze.
«Alexis, non sei curiosa di vedere cosa c’è all’interno? Oppure preferisci consumare il tuo nome, continuando a fissarlo?» domandò ironico Sirius, facendola tornare alla realtà.
Le mani tremanti voltarono la busta, trovando a sigillarla un marchio in ceralacca color porpora, con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa “H”. Era il simbolo distintivo di Hogwarts, con ogni animale che rappresentava le quattro casate in cui era divisa: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.
Sirius le aveva raccontato tante cose sulle case e che sia lui che i suoi genitori erano finiti alla casa dei Grifoni. Lei sapeva già in che casa sarebbe finita e, sebbene quasi certamente non meritasse quella, sarebbe servita a coprire la sua falsa identità.
Passò l’indice sotto l’apertura, fino a staccare il sigillo. Con mani sempre più mal ferme, prese il primo foglio di pergamena, e lo aprì, rivelando altre parole scritte elegantemente, questa volta in nero.

 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)
 
Cara Signorina Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzatura necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

 
                                                                                                           Con ossequi,
Minerva McGranitt
                                                                                                                  Vicedirettrice
 
Rilesse quelle parole più di una volta, prima che la consapevolezza di quello che aveva letto la colpisse in pieno. Sulle labbra si dispiegò un sorriso ancora più largo dei precedenti, mentre spostava lo sguardo dalla pergamena a Sirius, che le sorrise di rimando. Senza dire una parola, tese le mani verso di lei, come chiaro invito di un abbraccio. Alexis non se lo fece ripetere due volte e, con ancora il foglio stretto in mano, si lasciò stringere al suo petto.
«Che bello, Sirius! Andrò veramente ad Hogwarts! Finalmente lo vedrò!»
Il padrino sciolse l’abbraccio e le accarezzò una guancia. «Sì, ma ricordati che lui non saprà che tu sei sua sorella…»
Alexis annuì. «Me lo ricorderò: mi basterà conoscerlo e potergli stare accanto, fin quando la situazione non si risolve.» Sorrise ancora, poi prese il secondo foglio nella busta e lo lesse con interesse. «E tutta questa roba, dove la trovo?» domandò, mostrandogli la pergamena con tutti i nomi di libri e oggetti che avrebbe dovuto comprare prima che iniziasse la scuola.
Sirius le afferrò un polso, per avvicinarsi la lista al viso, e la lesse più volte, facendosi pensieroso. «Io qui a casa ho qualcosa, come calderoni, provette, telescopi e bilance; ma per i libri di testo, gli abiti e la bacchetta, sarà un problema.» Alexis piegò la testa su di un lato, mentre il padrino rimuginava, pensando ad alta voce. «Si trova tutto a Diagon Alley, il problema è arrivarci. Non posso correre rischi. Però è l’unico modo… e poi-»
«Aspetta, aspetta, Sirius, frena! Non ti seguo!»
Sirius la guardò, storcendo il naso, mentre continuava a rimuginare mentalmente.
«Che cos’è Diagon Alley?»
Sgranò gli occhi, sorpreso: possibile che non gliene avesse mai parlato? Beh, sbadato com’era e con i problemi che avevano avuto, era molto probabile che si fosse dimenticato.
«Diagon Alley è come una grande cittadina, piena di negozi dove potrai trovare tutti gli oggetti che ti servono» spiegò spiccio, per poi tornare a rimuginare tra sé e sé.
In fondo, spiegarlo non era facile, come ogni cosa del mondo magico: era semplicemente troppo… troppo… semplicemente troppo!
«E come faccio ad arrivarci?» domandò ancora Alexis, ma Sirius non sembrava più ascoltarla. «Terra chiama Sirius!» sbottò lei, riportandolo alla realtà. «Saresti così gentile da spiegarmi che cosa ti passa per la testa? Non riesco a seguirti!»
Sirius lasciò cadere la testa all’indietro, sospirò e il suo sguardo incontro di nuovo quello della figlioccia. «Dobbiamo trovare un modo per farti arrivare a Diagon Alley, ma dobbiamo essere cauti e soprattutto non dobbiamo attirare l’attenzione di nessuno» cominciò a spiegare. «Non posso permetterti di andare da sola, in fondo non sai neanche la strada per arrivarci e anche se te la spiegassi non sono sicuro la troveresti. E poi di notte… è pericoloso. Io non posso…» Sembrava di nuovo stesse parlando con se stesso e non con lei. «Dovrei trasformarmi in cane e poi accompagnarla… Sì, credo sia la soluzione migliore. E poi, il Nottetempo potrebbe portarla al Paiolo Magico e da lì potrebbe prendere una stanza e poi la mattina…»
Cercando di seguire i ragionamenti contorti del padrino, Alexis assottigliò lo sguardo, sempre più perplessa, ma quando afferrò il senso delle sue parole, scattò in piedi come una molla, spaventando Sirius, che si riscosse dai suoi pensieri.
Dovrei trasformarmi in un cane e poi accompagnarla” aveva detto.
«Scordatelo Sirius! Non correrai simili rischi!» disse categorica, lo sguardo arrabbiato per il modo leggero che il padrino aveva di prendere le cose.
Lì fuori era pieno di Auror pronti a catturarlo e a portarlo ad Azkaban! Non poteva uscire da lì! Era troppo rischioso!
«Ma Alexis…» cercò di replicare Sirius, ma lei lo interruppe di nuovo, scuotendo la testa con vigore.
«Niente ma, Sirius! Non correremo rischi inutili! Manderemo Kreacher a comprare l’occorrente.»
«Non possiamo, Ci sono cose come la bacchetta, che sono personali. Devi esserci tu per forza.» rispose lui con altrettanto vigore.
«Allora andrò con lui» esclamò Alexis con fermezza, il tono che non ammetteva repliche di sorta.
Non voleva. Era fuori discussione. Non l’avrebbe accompagnata!
«Ma è irragionevole, Alexis! Andare in giro con un elfo domestico non è una cosa normale. Attireresti l’attenzione di tutti e non ne hai bisogno, credimi. Anzi, devi rimanere nell’anonimato» sbottò Sirius, esasperato dalla cocciutaggine della ragazza. In questo era identica a James: se si metteva in testa qualcosa, era difficile farle cambiare idea.
«No, no e ancora no! Non se ne parla.» Alexis scosse ancora la testa, le mani strette in due piccoli pugni.
Osservando il suo cruccio, Sirius non poté fare a meno di sorridere intenerito. Capiva perfettamente che era solo preoccupata per lui. Dopo quello che le era successo con James e Lily e suo fratello era ovvio che non avrebbe sopportato l’idea di perdere un’altra persona. E se questa persona era lui… no, non voleva nemmeno pensarci.
Sirius si alzò e la guardò dall’alto con quel sorriso che riusciva sempre a tranquillizzarla. Ciò la costrinse a sollevare le sue iridi determinate su di lui, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo perché lui la strinse a sé, in un abbraccio affettuoso.
«Non devi preoccuparti per me. Andrà tutto bene, devi fidarti» le sussurrò all’orecchio e le accarezzò i capelli.
«Ma…» cercò di protestare ancora lei.
Sirius la scostò senza sciogliere l’abbraccio, ma quel tanto che bastava per poterla vedere in viso. Quel suo sorriso rassicurante era ancora disegnato sulle sue labbra. «Niente ma. Non succederà nulla di male. E poi, il luogo dove devo accompagnarti non è lontano da qui, non correrei rischi inutili, sta’ tranquilla. So quello che faccio… sono pur sempre Sirius Black, io!» Le fece un occhiolino.
Alexis sembrò pensarci su, poi sospirò e si arrese. Socchiuse gli occhi e annuì.
Si era sempre fidata di lui e avrebbe continuato a farlo. Se Sirius diceva che sarebbe andato tutto per il meglio, lei gli credeva.
L’uomo la guardò soddisfatto, quindi sciolse l’abbraccio e le regalò un’ultima carezza su una guancia. «Va’ a riposare ora, piccola mia. I prossimi saranno giorni intensi.»
Alexis annuì di nuovo. Sistemate le lettere nella busta e dato un veloce bacio sulla guancia a Sirius, abbandonò la sala patronale, dirigendosi in camera sua.
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Giulia K Monroe