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Autore: julsshood    05/02/2017    1 recensioni
«Sai qual è il significato del nome Deianira?» sussurrò in modo poco udibile, giocando con le dita di lui, quasi ad aver paura del fatto che qualcuno potesse sentire ciò che aveva da dire. Il ragazzo la guardò in silenzio, che con lei non sapeva mai che parole usare. Osservò le sue labbra mentre: «'Colei che distrugge il proprio amato'» diceva, un sorriso colpevole e distrutto sul volto.
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Credeva che la vita ce l'avesse un po' con lui. In realtà, sapeva che la vita era bastarda a prescindere. Solo che, no, non riusciva proprio a capire il fatto che la vita gli avesse concesso di conoscere una cosa, una persona così bella come lei. Lei che, alla fine, lo avrebbe portato alla distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Baltimora, Lunedì 7 Novembre; 7:55 AM.

Le mura grigie non donavano di certo un'armonia piacente, quel lunedì mattina; a Luke sembrava di stare in una cella fredda e spoglia ma ,d'altronde, quell'istituto scolastico non poteva che esser paragonato ad una prigione.
Il biondo afferrò saldamente il libro di matematica, l'unica materia che riuscisse ad appassionarlo, forse l'unica in cui prendeva voti sufficienti. 
Di conseguenza, poi, prese il libro di letteratura inglese, storcendo il naso alla vista della copertina rilegata scura e rovinata. Luke era per le cose certe, fredde, o bianche o nere; la matematica era una di quelle e, pur essendo un paragone strano, era l'unica materia in cui trovava certezze. Al differenza della letteratura che, al contrario, era un misto di emozioni, colori e incertezze. 

Avanzò a passo lento verso l'aula dell'insegnate Duncan, una donna sulla quarantina piena di vita, con un sorriso stampato sul volto che infondeva allegria. Peccato che, quel sentimento -come tutti gli altri- non toccasse minimamente Luke; quell'anima nera circondata da colori vivaci. 
Si abbandonò sulla sedia all'ultimo banco, il solito posto vicino al muro che occupava da anni. Attimi dopo l'aula venne occupata da i restanti alunni di quel corso; Luke li osservava sorridere e conversare, prendere posto e ridere con i rispettivi amici. Parlando proprio di amici, il ragazzo si chiese che fine avesse fatto Calum, l'unico che potesse definire suo amico, se non quello più stretto.
Come se l'avesse richiamato, Calum fece il suo ingresso un minuto prima dell'inizio della lezione, e mentre l'insegnate iniziava a parlare, Luke guardò l'amico avvicinarsi con il respiro affannato.

«Hey Luke, scusa se ti ho lasciato solo, ma il motorino non partiva»
Posò il suo zaino sopra il banco, sedendosi stremato sulla sedia ed ispirando quanta aria poteva; Luke lo guardò riprendere fiato. Calum era, all'apparenza, un ragazzo normale. Uno che non ricordi in mezzo ad una folla; ma con i suoi ricci scuri, gli occhi marroni e le labbra piene, era bello in un modo tutto suo.
I suoi tratti leggermente orientali a distinguerlo dalla massa, e la pelle ambrata che faceva cadere ogni supposizioni sulle sue origini asiatiche. 
«Non ho finito la relazione di letteratura.» disse Luke, la voce gli uscì come un verso roco e graffiato, come se non parlasse da giorni, e rivolse il suo sguardo verso la finestra; il cielo era grigio, come tutto ciò che lo circondava.
Calum lo guardò, allungandogli un plico di fogli, ordinatamente sistemati.
«Prendi la mia.» sorrise leggermente, abbassando lo sguardo sulle sue mani ambrate.
Luke lo guardò, desiderando ardentemente di poter essere buono e gentile come il suo migliore amico, ma semplicemente non era nella sua indole.
Il ragazzo dai capelli biondi lo ringraziò, sfogliando con pigrizia la relazione, sobbalzando non appena la voce della professoressa arrivò alle sue orecchie.
«Oggi parleremo di altro, avrò tempo per consultare le relazioni alla fine del trimestre.» annunciò con un sorriso, un boato generale si innalzò tra i ragazzi.
«Girate a pagina 254, vi presento Oscar Wilde.» 
La donna iniziò a parlare, ma Luke non era realmente attento: pensava a tutto e a niente. D'altronde, la lezione su Oscar Wilde, non lo interessava per nulla.
Continuò così fino a quando la campanella suonò, segnando la fine della lezione. Si diresse in corridoio, Calum alla calcagna mentre blaterava.
Un ragazzo dai capelli neri gli diede una spallata, facendogli corrucciare gli occhi.
«Scusa, non l'ho fatto di proposito.» si scusò Calum, anche se la colpa non era realmente sua. Il ragazzo nemmeno gli diede retta, continuando la sua corsa e facendo nascere sul volto del ragazzo dai tratti asiatici una smorfia.
Luke gli lasciò una pacca sulla spalla destra, prima di scoccargli un'occhiata.
«Andiamo, Calum.»



17:10 PM.

Il cielo era colorato di tenue arancione, qualche chiazza rosea e violacea faceva da contrasto in quella tavolozza enormemente azzurra. Il colore originario si distingueva in piccoli tratti, andava sbiadendo. Luke guardava fisso il cielo, come faceva spesso da un paio di giorni a quella parte; contemplava, semplicemente, ciò che si estendeva sopra di lui; si chiedeva, di tanto in tanto, se qualcuno lo osservasse allo stesso modo.
Non aveva mai creduto a quello che gli ripeteva la gente: 'tua madre veglia su di te', 'lei ti guarda da lassù'. Era difficile concepire la morte, perciò Luke era dell'idea che no, sua mamma non lo guardava. Povera quella donna, se solo avesse visto cosa faceva suo figlio. 
Luke scosse la testa e abbassò sguardo, il sole gli sfiorava il viso in modo dolce, il calore fece provare al ragazzo una sorta di pace; tutto gli sembrava perfetto, nonostante niente lo fosse. 
La scuola era finita da poche ore, ma il biondo teneva ancora lo zaino con sé; non tornava a casa prima di sera, preferiva guardare il sole d'autunno tramontare, quindi se ne stava semplicemente lì, da solo.

Un pensiero nuovo gli attraversò la testa, il colore quasi dorato del cielo gli ricordò una chioma caramello legata in due trecce, e un paio di occhi marroni grandi abbastanza da poterci annegare dentro. La figura della ragazza inchiodò Luke in un pensiero fisso. 
Era banale, l'incontrare una ragazza e pensare a quanto potesse apparire strana ma bella, intrigante ma irraggiungibile. Eppure se, a pensare qualcuno così intensamente, era uno come Luke, la cosa non poteva definirsi proprio banale. Scacciò via quel pensiero insieme al volto della ragazza dalla sua mente, ritornando a pensare al tutto e al niente insieme, convincendosi che la sua vita non era una storiella per adolescenti, che il vedere quella ragazza era come vedere un banale passante che, sicuramente, non avrebbe mai più rivisto.
Ma la vita, il destino, il caso e qualsiasi altra forza maggiore che dovesse esistere, aveva deciso di giocare brutti scherzi a Luke. O semplicemente di renderlo debole, stravolgendogli l'esistenza.
Luke pensò che non era un caso trovarla nuovamente lì, quella ragazza con dei fili dorati al posto dei capelli, ed incrociare di nuovo quegli occhi scuri quanto il cioccolato fuso. 

Sembrò mancargli l'aria quando la vide avvicinarsi con passo determinato verso di lui. Un cipiglio si formò sul volto di Luke che, quando sentì la voce della ragazza, sembrò trovare la sua canzone preferita.

«Hey scusa, non sono di qui e credo di essermi persa. Mi aiuteresti a trovare casa mia?»



 


Halla guys! Come va?
La scuola mi sta uccidendo ma, pur facendo i salti mortali, trovo il tempo di scrivere.
Quindi ecco il secondo capitolo di Deianira, dove Calum fa la sua comparsa e i nostri ragazzi si incontrano :)
Spero che quella specie di banner sopra il capitolo possa almeno definirsi carino, dato che ho perso le mie capacità con Gimp. Vi preannuncio che ho sistemato e terminato l'idea della storia e, nonostante siamo solo al secondo capitolo, vi informo che Deianira avrà uno spin-off, incentrato sul Calum, quindi prestate particolare attenzione al suo personaggio.

Bene, questo è tutto.
Alla prossima, per chi segue la storia.
Bye!



 
   
 
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