Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Yuuki_Alison    05/02/2017    0 recensioni
Cosa succederebbe se per caso incontraste un angelo appena caduto dal cielo? E se costui è in fuga dall'armata celeste, avreste il coraggio di portarlo a casa con voi?
Un casino dopo l'altro s'intreccerà in un'atmosfera di amore, di intrighi e di sorprese inaspettate.
Nuovi incontri faranno sì che la vita dei protagonisti venga complicata notevolmente.
Dal testo:
"Un ragazzo dal viso gentile e dalla corporatura esile, giaceva sulla sabbia umida mentre le onde bagnavano quelle piume così candide e pure da emettere quasi luce. Tremante e sbiancata in volto, la ragazza si avvicinò e guardandolo meglio si accorse delle ferite presenti sul suo viso. Si chinò su di lui e, preoccupata, lo scosse leggermente con la mano."
Buona lettura!
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Rinascita





Un familiare calore lo destò dallo stato di incoscienza in cui era caduto subito dopo esser stato condannato da Michael. Aprì gli occhi con non poca fatica e sfregò il dorso della mano sulle palpebre stanche. La vista si schiarì dopo qualche secondo, probabilmente aveva perso molto sangue. Accarezzò con i polpastrelli la calda coperta che lo riscaldava e la fodera del divano rossiccio in pelle. Si guardò intorno, perdendosi nell'arredamento di quella casa: vari quadri erano appesi alle pareti, il parquet era lucido, il colore delle pareti tendeva all'oro e al centro sostava un gran caminetto dalle braci ancora accese, segno di un passato fuoco vigoroso. Si ridestò dall'ammirazione di quella stanza quando si accorse di essere a petto scoperto, delle garze che circondavano la schiena tenevano insieme i lembi di pelle scoperti e ancora doloranti per le ali strappate. 
Si guardò intorno, lo sguardo sgranato, non sapeva in che posto fosse finito, anche se, qualcuno si era preso cura di lui e delle sue ferite. Questo qualcuno, allora, aveva assistito a tutto ciò che era accaduto? 
Un brivido freddo gli percorse la colonna vertebrale quando sentì una voce roca e profonda arrivare da dietro le spalle. Quell'uomo, quello stesso uomo che l'aveva preso e portato a casa, si diresse verso il camino, posando la legna a terra.

<< Finalmente ti sei svegliato, piccolo caduto. >> pronunciò l'uomo ancora incappucciato, accennando un lieve ghigno. 

S'inginocchiò, posando la legna dentro al camino e quest'ultima, prese subito fuoco. Azhiel, quasi involontariamente, si coprì il petto con la coperta e non rispose, cercando di intravedere il viso dello sconosciuto. Quando l'uomo si alzò, si avvicinò al caduto, abbassando il cappuccio. Il viso era coperto da una maschera nero lucente che nascondeva soltanto metà viso, rivelando degli occhi verdi, chiari fino all'innaturalezza con delle striature dorate. I capelli castano scuro, erano corti e accarezzavano appena le spalle. Il colore ambrato della pelle baciata dal sole sembrava risplendere. L'uomo scrutò il giovane con ammirazione mentre gli sfiorò il viso con i polpastrelli; quest'ultimo non gradì e voltò il viso dall'altra parte. 

<< Capisco quanto possa essere stato difficile per te... insomma, essere ripudiati dalla propria famiglia non è un granché. >> si pronunciò l'uomo, sedendosi accanto al ragazzo con un lieve sorriso. 

Azhiel lo squadrò in cerca di qualche elemento sospetto ma, ciò che riuscì a percepire, fu solo l'anima di un umano e, per questo, tirò un sospiro di sollievo.

<< Perché hai fatto tutto questo? Tu... hai visto tutto, vero? >> chiese all'uomo mascherato prima di fiondarsi su di lui e afferrarlo per il colletto. << Riesco a percepire solo un'aurea umana ma hai qualcosa di strano addosso. Cosa stai nascondendo? >> domandò, digrignando i denti. 

<< Non dovresti rivolgerti così a chi ha curato le tue ferite, caduto. >> rispose guardandolo male e afferrandogli i polsi, spostandoglieli dal colletto. << Hai ragione, sono un umano e se proprio tieni tanto a conoscere informazioni su di me, resta qui, in questa casa. >> continuò.

<< No... >> disse prima di alzarsi di scatto dal divano, ricordandosi dell'umana che lo salvò. << Devo cercare una donna e devo spiegarle un sacco di cose. Non posso restare qui... io devo and- >>  disse, cercando di allontanarsi ma il mascherato lo bloccò afferrandogli un braccio.

<< Pensi davvero che ti riconoscerà, adesso che sei un caduto? >> domandò, prima di tirarlo a sé. << Guardati, sei mutato in un demone. La tua aurea adesso emana solo cattiveria e peccato. Non è rimasto più niente del vecchio angelo che eri... >> rispose sfiorandogli la garza che copriva la guancia ferita.

<< Sono certo che lei mi riconoscerà! E poi, perché dovrei fidarmi di uno che non si toglie nemmeno la maschera?! >> chiese furioso, Azhiel.

<< Questo lo saprai ben presto ... adesso torna a riposare. >> continuò, afferrandogli il viso e facendogli avvertire una scossa di dolore. Lo spinse sul divano con non curanza e gli lanciò la coperta addosso, incamminandosi verso la porta. Prima che potesse uscire, però, si voltò e lo guardò con indifferenza, posando una mano sulla parete. << Se fossi in te non uscirei di casa, ci sono un po' di persone che non vedono l'ora di posare le loro mani sulla tua essenza demoniaca. >> sogghignò quasi sadico, per poi sparire attraverso le scale.

Il giovane caduto si guardò attorno e sbuffando, si rimise sotto le coperte. Non aveva proprio voglia di continuare a scappare, dopo tutto ciò che era successo. Ci avrebbe ripensato l'indomani, era ancora troppo stanco per poter fare qualcosa lucidamente. Chissà cosa stesse facendo Ginevra in quel momento e poi, chissà dov'era suo fratello Seheiah. Con le loro immagini impresse nella mente, il sonno lo colse e cadde nel mondo dei sogni.



Una grossa voragine che lo risucchiò fino a farlo cadere in uno spazio angusto, le urla, il tormento dell'ignoto e il buio a fargli perdere il respiro. Strisciò ciecamente alla ricerca della luce, la luce che l'avrebbe salvato, ma ciò che sentiva era solo una pressa sul cuore, indecifrabile, insostituibile, straziante. Cercò nell'oscurità qualcosa di reale ma si accasciò sul freddo terreno, ormai senza speranza. Una luce in lontananza si accese e, quando Azhiel se ne accorse, sgranò gli occhi che divennero lucidi. Si alzò e corse incespicando verso quella luce che avrebbe dovuto portarlo via da quel buio vulnerabile. Si fermò, sbiancando e scuotendo velocemente la testa per l'incredulità: Seheiah e Ginevra erano seduti su una panchina e ridacchiavano con gusto. Ad un tratto, Seheiah, porse una rosa alla ragazza che la prese tra le dita e l'annusò, sorridendo. Subito dopo lo guardò con occhi dolci e posò la testa sulla sua spalla e una mano sul suo petto.

<< Seheiah... >> sussurrò dolcemente.
<< Sbarazzarmi di quel caduto è stata la miglior cosa che potessi fare ... pur di stare con te, Ginevra... >> rivelò il fratello maggiore.

Azhiel sgranò gli occhi e digrignò i denti per quelle parole. Possibile che suo fratello maggiore, colui che aveva promesso che l'avrebbe protetto per sempre, l'avesse tradito? Ad un tratto lo spirito di una bambina si manifestò al fianco di Azhiel e gli tirò la camicia.

<< E' stato lui. >> disse con voce sottile.

Altri spiriti iniziarono a volteggiare in aria come se in fermento e urlarono e ulularono quelle parole con voce disperata.
 
"E' stato lui... "
"Tutta colpa sua... "
"Lui è il responsabile per tutta la tua sofferenza... "
"Lui vuole vederti soffrire... "
"Lui vuole stare al fianco dell'umana..."
"Voleva questo fin dall'inizio..."
"E' stato un complotto..."
"Voleva farti cadere verso il baratro..."
"Non puoi lasciarlo vivere..."
"Devi vendicarti..."
"Uccidilo... uccidilo... uccidi il traditore... ", dissero all'improvviso tutti gli spiriti contemporaneamente.  
Le anime volteggianti fluttuarono velocemente da un capo all'altro della stanza buia, infrangendosi sul povero Azhiel che si risvegliò sobbalzando quando ormai era già mattina inoltrata.


 

Si sfregò gli occhi e si asciugò la fronte imperlata di sudore con il dorso della mano, tentando di riprendere il corretto ritmo del suo respiro affannato. Posò nuovamente il viso sul cuscino quando notò una boccettina contenente un liquido tendente al viola. La prese in mano e staccò il bigliettino attaccato al collo del contenitore:

"E' necessario che tu beva questo liquido. Se sai già di cosa si tratta è il momento che tu diventa consapevole della tua nuova essenza e lo beva." 

Azhiel sgranò gli occhi, capendo subito che ciò che aveva in mano altro non era che l'anima di un essere umano. Dopotutto la loro razza doveva cibarsi di quell'essenza, non per necessità ma per sottrarre anime al paradiso, ai loro nemici. Quando tolse il tappo, la mano iniziò a tremare e una volta che avvicinò gli occhi alla boccetta, vide dentro al liquido viscoso la figura dell'umana a cui sicuramente apparteneva. L'avvicinò alle labbra e, schiudendole in un gesto esitante, inghiottì la sostanza. Subito sentì come un fuoco pervaderlo e si mise le mani alla gola, tentando di smorzarlo. Cadde dal divano e si agitò a terra, cercando a fatica di respirare e tossire. Iniziò a sudare freddo quando il dolore sembrò diminuire e, accasciandosi a terra, si accarezzò la gola. Dei passi destarono la sua attenzione; il mascherato aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza e un sogghigno dominava sul suo viso. Si avvicinò al caduto e lo smosse con la punta del piede.

<< La prima volta che si assume un'anima è terribile, vero? >> ridacchiò l'uomo, guardandolo con sguardo superiore. Azhiel, per risposta, lo guardò male e, quando l'umano s'inginocchiò per accarezzargli i capelli, aggrottò le sopracciglia.

<< Pretendo di sapere il tuo nome, piccolo caduto. >> disse l'uomo.
<< Azhiel ... tu invece chi sei? Ancora non hai risposto alle mie domande! >> gli urlò contro il caduto. Il mascherato si alzò e ridacchiò con gusto, passandosi una mano tra i capelli.

<< Questo non ha davvero molta importanza, chiamami solo mascherato. Comunque adesso non ho il tempo di chiacchierare, devo svolgere alcune commissioni, assicurati di non uscire di casa. >> rispose, uscendo e sbattendo la porta. 

Azhiel si alzò e s'infilò le mani tra i capelli, digrignando i denti disperatamente. Lo sguardo colmo di delusione e la rabbia a prendere sempre più piede nel suo animo fiammeggiante da dannato. "Perché a me?!", non poteva far altro che chiedersi seppur conosceva già la risposta. La colpa era sua... delle sue debolezze tipiche degli umani. A un tratto vide una scia attraversare gli alberi del bosco fuoristante l'abitazione. Una fraganza dolce lo invase, quella fraganza così familiare che lo riportava con la mente al paradiso, quella stessa fraganza che aveva Seheiah ogni qualvolta lo abbracciava. Ignorando l'avviso del mascherato, Azhiel corse fuori di casa e andò lì dove percepì quel dolce aroma. Seheiah fece capolino da uno dei maestosi alberi e sgranò gli occhi in preda all'incredulità quando vide il minore con i capelli del color della perdizione, un nero che metteva in risalto ancor di più la sua pelle diafana e gli occhi dell'oceano e del cielo. Si avvicinò lentamente fino a guardarlo negli occhi e posò la mano tremante sulla guancia del più piccolo, come per capacitarsi veramente della sua caduta. Gli occhi divennero lucidi, era tutta colpa sua se il fratello adesso si trovava in quella situazione. 

<< Azhiel... >> disse con voce tremante, corrotta dalle lacrime che stavano per uscire impellenti. 

Il più piccolo abbassò il capo, il viso a coprirgli lo sguardo e i denti a digrignarsi. Un'aurea maligna, dello stesso colore del liquido viscoso contenuto nella boccetta, iniziò a circondarlo. Alzò improvvisamente il viso, le pupille ormai ridotte a due puntini, e gli afferrò la gola, scaraventandolo contro un albero. Gli colpì ripetutamente il viso, fiotti di sangue che colarono sulla pelle candida del maggiore. 

<< Sono stufo di te e delle tue scuse! Volevi questo fin dall'inizio per stare con Ginevra! Sei il peggiore essere che abbia mai conosciuto! E' tutta colpa tua se sono così e se mi hanno strappato le ali! CADI ANCHE TU! >> gli urlò contro mentre continuò a colpirlo senza sosta. Delle lacrime di disperazione a solcargli le guance e il labbro inferiore stretto tra i denti. Spinse Seheiah sul terreno freddo e umido e si asciugò le lacrime col dorso della mano.

<< Ti odio... ti odio profondamente... >> disse a voce bassa.

<< Azhiel... ho tentato il possibile per proteggerti, mi dispiace se non ci sono riuscito ma erano in troppi! Inoltre Ginevra non ti ha dimenticato... non potrebbe... >> rivelò il maggiore, asciugandosi il sangue dal viso con la manica della divisa.

<< Tutte cazzate... tu la ami quanto me, non è così? >> domandò senza realizzare ciò che aveva appena detto e non attese risposta. Una piccola risatina, che poi si trasformò in sadica, ruppe l'aria. << Sai mentire così bene! >> urlò per poi avvicinarsi al maggiore e posargli un piede sullo stomaco. << Devi soffrire anche tu... >> continuò, abbassandosi su di lui e posandogli un bacio di Giuda sulla fronte. 

<< Azhiel! Non sto mentendo! >> replicò il maggiore, spingendolo e facendolo cadere a terra. << Quell'uomo ti sta facendo il lavaggio del cervello. Ti ha fatto ingerire qualcosa?! >> chiese. Il silenzio di Azhiel gli bastò per capire che l'uomo gli aveva somministrato qualcosa che non doveva. << Ascoltami, non ingerire più ciò che ti da, non puoi fidarti! >> urlò. 

<< Lui mi ha salvato... non è come te. >> risposte mentre scrutò il suo sguardo.

<< Azhiel... questa volta ti salverò per davvero. Dammi solo un po' di tempo... >> continuò il maggiore.

<< Non ho bisogno del tuo aiuto! >> tuonò ma l'altro lo ignorò.

<< A presto. >> si pronunciò soltanto Seheiah, prima di sparire in una piccola nebbia bianca. 

L'angelo caduto rientrò in casa, lo sguardo affranto come non mai per aver appena litigato con il fratello maggiore. Avrebbe dovuto ucciderlo, ma qualcosa non gliel'aveva permesso, era più forte della sua forza di volontà. Estrasse dalla tasca dei pantaloni una foto che ritraeva Ginevra, presa dalla casa dell'umana poco prima di scappare nuovamente, e la rigirò tra le dita, osservandola. Le guance si imporporarono leggermente alla vista del sorriso della ragazza, quel sorriso e quella determinazione che la contraddistinguevano e che avevano salvato Azhiel dalla legione, inizialmente. Le parole del fratello gli ripiombarono in mente, se solo fosse stato vero, eppure non voleva fidarsi nuovamente di lui, seppur quegli occhi lucidi covavano un profondo dispiacere. E se invece fosse stato vero? Se mancasse a Ginevra? Doveva saperlo, presto o tardi, dopotutto non era possibile che lo avesse dimenticato così facilmente, vedeva come i suoi occhi si riempivano di gioia ogni qualvolta lo vedeva. I pensieri furono destati dal ritorno del mascherato; si tolse il soprabito e lo raggiunse in salotto, sedendosi al suo fianco. 

<< Ti stai abituando a questa nuova casa? >> chiese, accarezzandogli una guancia con i polpastrelli, quasi avesse paura di fargli male.

<< E' gradevole, se è questo che vuoi sapere. >> rispose Azhiel.

<< Non fare il timido, suvvia... fa come se fossi a casa dell'umana. >> continuò, ridacchiando con gusto e inoltrando la mano nei capelli corvini del giovane. 

<< Potresti... evitare di toccarmi sempre il viso? >> chiese il caduto, una nota di nervosismo nelle sue parole.

<< No, sei troppo morbido per non farlo. >> rispose il mascherato accennando un ghigno. 

Azhiel mormorò infastidito, odiava ricevere quelle effusioni da lui. Il giorno passò in fretta e l'uomo andò a coricarsi, stessa cosa per Azhiel che però venne trasferito nella camera per gli ospiti. Doveva ammetterlo, quel letto era decisamente più comodo del divano e finalmente poteva dormire bene.





Ginevra si sedette sul letto e il gatto bianco salì sulle lenzuola. La giovane gli carezzò le orecchie e accennò un piccolo sorriso. Una luce circondò il gatto che ben presto tornò a mostrare le forme di Seheiah.

<< Sono preoccupato per Azhiel... sai, sono riuscito a trovarlo ma per il momento non puoi vederlo. Non mi fido del mascherato né delle sue finte buone intenzioni di salvare un povero caduto. >> disse Seheiah.

<< L'hai trovato, quindi sta bene?! Azhiel... >> sorrise mentre un enorme peso si liberò dal cuore.

<< L'uomo che lo ha salvato è molto sospetto, dovrò indagare più a fondo perché Azhiel... potrebbe essere in pericolo. >> si pronunciò l'angelo, lo sguardo preoccupato. 





Erano ormai le tre di notte inoltrate quando Azhiel si svegliò, un pensiero a tormentargli la mente. Ora che il mascherato stava sicuramente dormendo, avrebbe potuto toglierli la maschera. Si alzò dal letto e sgattaiolò nella camera dell'uomo. Appena entrò, sentì il suo respiro profondo, segno del fatto che stesse dormendo e perciò, proseguì. Posò i polpastrelli tremanti su un bordo della maschera e tentò di tirarla via ma non ci riuscì. Il mascherato spalancò subito gli occhi che si posarono su quelli di Azhiel. Quest'ultimo indietreggiò e posò le mani sul petto come in segno di resa.

<< Posso... posso spiegare... >> tentò di giustificarsi con voce tremante.

Il mascherato continuò a fissarlo con quel suo sguardo inquietante, non aveva mai avuto paura di un essere umano in quel modo. L'uomo lo afferrò per un braccio e lo tirò a sé, stringendolo e dandogli un forte morso sul collo. Sapeva bene dove mordere perché difatti, dopo aver colpito un nervo, Azhiel svenne tra le sue braccia, senza sensi e completamente alla sua mercè.
 






Angolino autrice: Salve a tutti! Eccoci qui con un nuovo capitolo. Mi scuso per l'enorme ritardo ma a causa di un lutto improvviso non avevo tempo e voglia di scrivere. Detto questo, spero vi piaccia il capitolo! (^w^)/ Commentate se vi va, fa sempre piacere sapere un parere. Al prossimo aggiornamento.
   
 
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