Chi sei?
-
Quando
siete nella stessa stanza si può
letteralmente scrostare la tensione dalle pareti, Snart.
–Dichiarò Sara,
buttando giù un paio di scartine dalla sua mano.
-
Come
sempre sei un’ottima osservatrice. –
rispose Leonard, ironicamente.
-
Farti
pestare a sangue sarà servito a qualcosa,
immagino. -
-
Mi
stai rimproverando o ti preoccupi per me? –
-
Forse
entrambe le cose. – sorrise l’ex assassina
– Cosa pensavi di risolvere? – continuò
più seriamente, tornando con gli occhi
sulle proprie carte.
-
Abbiamo
concordato di chiudere la questione coi
pugni. Ci si addice di più, tutto qui. –
-
E con
“chiudere la questione” parli del disastro
che è la tua faccia e del fatto che tu e Mick vi rivolgiate
a malapena la
parola? –
-
Evidentemente
quello che è successo non si può
risolvere con una scazzottata, ma è una cosa che riguarda me
e Mick, la squadra
è fuori pericolo, quindi perché preoccuparsi?
–
-
Non
è della squadra che mi preoccupo. –
-
Allora
ti preoccupi. – ghignò Leonard.
-
Piantala.
– cantilenò Sara, rimescolandosi le
carte tra le dita. Leonard sospirò, rivolgendo alla compagna
uno sguardo
annoiato.
-
E’
successo qualcos’altro tra voi due. –
-
Può
darsi, ma non voglio discuterne con te o
discuterne affatto, in realtà. –
-
Come
vuoi. – sorrise lei – Ma smettila di
comportarti da agnello sacrificale. –
-
D’accordo.
– soffiò Leonard, facendo per
chiudere la conversazione. Sara annuì lievemente e non
aggiunse nulla, ma
nascose un sorrisetto. Leonard la guardò da sopra le carte e
dopo un paio di
minuti aggiunse -
Dì quello che devi dire.
–esalò arrendendosi.
-
Ho
notato un piccolo cambiamento in Mick. –
parlò lei, compiaciuta.
-
Dovresti
trovarti un hobby, sai? –
-
Quando
abbiamo cominciato la missione c’era
sempre una sorta di reverenza, un distacco impercettibile da parte sua
nei tuoi
confronti. – Sara fece una pausa per guardare
l’altro negli occhi – Ora come
ora non percepisco niente di simile da lui. Sembra più
disinibito. –
-
Buon
per lui. – soffiò Leonard, alzando le
sopracciglia.
-
Non
ho detto che è una cosa positiva, Snart. E
penso lo sappia anche tu. –
Leonard spostò
lo sguardo da lei al pavimento, riportandolo lentamente sulle carte -Mick è
cambiato. Non ho idea di cosa abbia
passato coi Signori del Tempo. Nessuno di noi ce l’ha.
– affermò poi.
-
Per
questo dico che dovresti fare attenzione. La
squadra non sarà più nel suo mirino, ma non sono
sicura che valga lo stesso per
te. –
-
Talvolta
non capisco se fai il tifo per lui o
no. – la interruppe, scuotendo lievemente la testa.
-
Sono
solo un’ottima osservatrice. – sorrise
ancora lei, facendo spallucce.
-
Giusto.
– concordò Leonard – Ad ogni modo, Mick
ha avuto la possibilità di farmi fuori e non l’ha
fatto, questo varrà pur
qualcosa. –
-
Ci
sono cose peggiori della morte. -
asserì lei.
-
O..
– s’interpose Leonard - ..potremmo essere
ottimisti e dire che ha dimostrato di essere recuperabile. – concluse
accompagnando le sue parole con un
gesto della mano.
-
Ottimisti
o ingenui? –
-
Sei
stata tu a dire di dover credere che Mick
potesse essere recuperabile. –
-
Ho
detto di doverlo credere, non di esserne
convinta. –
-
La
fiducia non è il tuo punto forte. –
-
Quello
che penso io non ha importanza. Devi
capire cosa sei disposto a credere tu. –
-
Mi
fido del tuo parere. –
-
Allora
segui il mio consiglio e fai attenzione
con lui. Potrebbe essere
una bomba
inesplosa. –
-
Mi
occupo io di Mick, lasciami fare.
–
-
Perché
l’ultima volta è andata così bene in
effetti. –
Leonard non
aggiunse altro e si appoggiò alla parete dietro di lui,
ragionando attentamente
sul discorso di Sara. Aveva ragione, Mick era cambiato.
Leonard sapeva
che il piromane aveva qualcosa in serbo per lui, o semplicemente voleva
fargli
credere che fosse così per tenerlo costantemente sotto
pressione.
No, Mick non era
mai stato tipo da certi mezzucci, se voleva qualcosa non avrebbe
esitato a
farlo presente.
La sera stessa
(almeno sembrava essere sera, il tempo era sempre relativo sulla Wave
rider )
del ritorno dal vecchio west Mick si fece trovare davanti alla porta
dell’ex
partner – Io e te abbiamo una faccenda in sospeso.
– parlò col suo basso tono di
voce, guardando di sbieco il compagno che si avvicinava più
lentamente alla sua
stanza -
Già. – soffiò piano,
sorpassando l’altro – Ma pensavo avessimo questioni
più impellenti fra le mani.
– aggiunse, accennando al problema della Pellegrina.
-
Ci
saranno sempre questioni più impellenti finché
saremo su questa maledetta nave. – lo corresse Mick,
seguendolo nella camera.
Leonard sentì la
porta chiudersi e pochi secondi dopo l’ex partner gli aveva
afferrato un braccio
per farlo voltare senza tanti complimenti.
Snart
s’irrigidì
a quel contatto brusco.
-
Non
ti sei fatto sistemare la faccia.
– constatò Mick,
osservando il compagno e senza allentare
la presa sul suo braccio.
-
Non
è grave. – sputò Leonard, liberandosi
dalla
stretta dell’altro. Mick lo riafferrò
violentemente e se lo riaccostò più
vicino di prima, stringendogli il mento con l’altra mano.
Leonard grugnì
dolorosamente, serrando gli occhi.
-
Speri
di ottenere la compassione di qualcuno? La
mia? – parlò tranquillamente Mick, ad un respiro
dal viso dell’altro.
-
Ti
sembra che vada in giro piagnucolando?
Toglimi le mani di dosso. – rispose il compagno,
sottolineando rabbiosamente
l’ultima richiesta.
Mick sorrise
impercettibilmente, ma la sua solita espressione scontrosa riapparve
subito
dopo – No. – sussurrò poi quasi in un
grugnito animale.
Leonard aggrottò
di poco le sopracciglia ed espirò forte dal naso, cercando
di tenere testa allo
sguardo imperioso dell’altro .
-
Forse
mi fai un po’ pena, in effetti. Quando hai
proposto di batterci stavo per riderti in faccia. –
cominciò Mick, squadrando
derisoriamente il compagno da capo a piedi – Lo sapevi
benissimo che ti avrei
fatto a pezzi senza battere ciglio. –
-
Hai
capito tutto, eh? – lo derise Leonard,
sistemandosi in modo da non ciondolare come un pupazzo tra le mani
dell’altro.
-
Non
fare lo sbruffone, non sei nella posizione.
–
Leonard non
rispose, distolse solo lo sguardo, innervosito
dall’atteggiamento di Mick.
-
Sono
qui solo per farti capire quanto sei
vulnerabile senza le tue grandiose trovate. –
-
Dammi
un minuto e vedrai che qualcosa m’invento.
–
-
Non
proveresti neanche a scappare, non sei un
codardo. –
-
Su
questo siamo d’accordo, ma bisogna valorizzare
la propria vita, non credi? –
A quelle parole
Mick quasi sogghignò – Ti senti in pericolo?
–
-
Dovrei?
– rispose prontamente Leonard.
Mick si avvicinò
ancora di più al viso dell’altro –
Ancora non lo so. – disse in un tono spaventosamente
minaccioso ma calmo.
Il piromane
lasciò andare il compagno che si massaggiò la
mascella per un istante – E’
questo il tuo piano? Farmi sentire inferiore? –
-
Hai i
tuoi punti forti, Snart, io ho i miei. –
-
Cervello…
- disse Leonard, accennando a sé stesso -
..muscoli. – terminò con un
gesto della mano indirizzato a Rory – Mi sembrava che il
concetto fosse
abbastanza chiaro. –
-
Cristallino.
Ma qui lo svantaggio è tuo, sei
solo contro di me. –
-
Non
esattamente.
–
-
Chiamerai
aiuto? Tu? – lo prese in giro l’altro.
Leonard si
sedette sul letto con un sospiro seccato – Che cosa vuoi,
Mick? –
-
Te
l’ho detto… - parlò avvicinandosi a
passi
lenti al compagno. - ..voglio vedere qual è il tuo limite.
–
concluse,
lisciando
il colletto del completo di Leonard, che ancora non era tornato nei
suoi abiti
del 2016.
Il compagno
rimase impassibile contro quel tocco leggero e capì cosa
implicasse. A quel
punto si alzò con estrema lentezza per fronteggiare il
piromane – Te lo chiedo
ancora, Mick. Che cosa vuoi? – parlò tra i denti.
Gli occhi di
Mick percorsero il petto dell’altro per tutta la sua
lunghezza prima di
rispecchiarsi in quelli del compagno – Sai cosa voglio. Il
punto è quanto sei
disposto a darmi. E perché. –
-
Che
vuol dire “perché”? –
-
Perché
non hai scelta? Perché ti senti in colpa?
Quale delle due? – concluse Mick, spingendo l’altro
sulle coperte. Leonard si
sorprese e inizialmente pensò di reagire, ma prima che
potesse premere contro
le spalle insistenti dell’altro si ritrovò a non
volersi muovere.
Mick posò le
mani ai lati della testa del compagno e lo guardò
dall’alto, esaminando ogni
sua espressione. Leonard aveva il viso rivolto verso la porta.
Il piromane
attese qualche secondo, poi strappò bruscamente il panciotto
e la camicia
dell’altro.
Attese ancora.
Leonard non fece un fiato ma dal suo viso trasudava il tentativo di
auto
controllarsi.
-
Perché
ti comporti così? – parlò il piromane.
L’altro avvertì una profonda frustrazione dal suo
tono di voce – Questo non sei
tu, non mi hai mai permesso di trattarti così. –
disse ancora, ripetendo quella
frase del loro ultimo scontro.
- Ti ho deluso,
Mick. –esordì Leonard in un sussurro, voltandosi
ad incontrare gli occhi del
compagno - Io sono
quello che pianifica,
che bada alle
conseguenze, ma quando ti
ho lasciato in quel posto deserto riuscivo solo a pensare di non
volerti uccidere.
– continuò – Non potevo ucciderti, come
tu non puoi uccidere me. E così ti ho
lasciato lì, non prendendo minimamente in considerazione il
tempo che sarebbe
trascorso e come. –
-
Hai
detto che entrambi abbiamo fatto scelte
sbagliate.. –
-
E’
così. Ma a conti fatti chi ha perso di più? Non
esiste un modo per rimediare a
tanto.
–
-
Quindi la tua mossa migliore è stata immolarti
nella cella. –
concluse Mick, alzando le
sopracciglia.
- Una vita
per
una vita. Sarebbe stato equo. –
- Ma non
è
andata come pensavi. –
-
Già, ma il
fatto che nel profondo sei ancora lo stesso Mick di quella sera di
dieci anni
fa mi ha fatto rivalutare le mie opzioni. A Chronos non potevo offrire
nulla,
ma a te posso dare quello che hai sempre voluto. –
- Un calcolo
piuttosto freddo. Perfino per te. –
- Non ho
altro, Mick. Non ci è rimasto niente. –
Il piromane
stette in silenzio per qualche minuto – Se fossi lo stesso
Mick di dieci anni
fa sarei disgustato da questa offerta. –
- Poco fa
sembravi deciso a prendermi con la forza senza tanti
complimenti.– osservò
Leonard, accennando ai suoi vestiti lacerati.
- Avrei
continuato quel tanto per farti implorare di smettere. Sera dopo sera.
–
- Mai
implorato in vita mia. –
- Vuoi che
continui? – lo sfidò Mick.
- Non
importa
cosa voglio. –
- Sei
più
sadico di me. –
- Preferisco
definirmi “adattabile”. –
Mick si
passò
una mano sulla testa, sospirando. Continuò a guardare il suo
compagno supino
sotto di lui e poi parlò – Non sarò lo
stesso Mick di dieci anni fa, ma se questo
è il massimo che sai inventarti credo che tu abbia perso
colpi, e la tua
offerta è disgustosa.
–terminò,
scendendo dal letto e liberando l’altro dalla sua presenza.
Leonard si
sistemò i vestiti addosso come meglio poteva e
seguì con lo sguardo il compagno
finché non fu alla porta, dove si fermò di
scatto.
Il piromane
si
voltò dopo qualche istante con un sorriso interrogatorio - Era tutta una tattica,
vero? –
- Che vuoi
dire? –
- Hai fatto
in
modo che tutta questa faccenda mi risultasse impossibile da accettare.
Mi hai
rivoltato contro tutto quanto. – sorrise ancora
l’altro.
Leonard
aveva
un’espressione vaga, ma rimase in silenzio.
- Forse non
hai perso colpi, dopotutto. – disse infine, facendo per
uscire – Fatti
sistemare la faccia. – aggiunse dal corridoio subito fuori la
camera.
Leonard
attese
qualche minuto e quando si fu accertato che Mick fosse lontano dai suoi
alloggi
lasciò scorrere i brividi che era riuscito a trattenere fino
a quel momento.
Il solo
pensiero che il piromane avrebbe potuto arrivare fino in fondo lo aveva
terrorizzato.
Conosceva Mick da abbastanza per sapere che anche se era un degenerato
non
avrebbe mai raggiunto quei livelli di bassezza, ricordava le loro
discussioni
sugli stupratori e quanto li considerasse feccia lui stesso.
Ma il Mick
temprato e spezzato dai Signori del Tempo? Leonard non sapeva chi
fosse.
Certo, era
stata una sorta di tattica come aveva detto il compagno, ma
l’esito era stato
un’incognita per entrambi, Leonard aveva messo alla prova il
piromane per
sincerarsi di quanto fosse cambiato realmente.
Nel caso
peggiore avrebbe patito l’inferno nelle mani di Mick per il
resto della sua
vita, e gli sarebbe andato bene ugualmente. Una giusta punizione per le
sue
decisioni.
Ma poi si
era
sentito così sollevato quando aveva percepito la
frustrazione nella voce di
Mick che il resto sarebbe stato facile da dimenticare.
Mick era
ancora sé stesso.
FINE