Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Ash Visconti    05/02/2017    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12 - La battaglia del Regno Dorato - Prima Parte



Kunzite era solo nelle sue stanze private, quando udì qualcuno bussare alla porta.
“Chi è?”
“Son io, Zoisite”.
“Entra”.
Il biondo fece capolino dalla porta.
“Disturbo? Vorrei parlarti di una cosa”.
“Nessun problema”.
Zoisite entrò chiudendo alle spalle la porta.
“Dunque? Dalla tua faccia non è qualcosa di allegro”.
“Mh, no”.
“Nervoso per gli ultimi eventi”.
“Anche, ma… ecco e per una notizia che hanno saputo Jadeite e Nephrite”.
“Cioè?”
“E’ vero che tuo zio ha organizzato un matrimonio tra te e Lucis, la figlia di uno del consiglio?”
Kunzite annuì serio.
“Lo zio è molto deciso. Mi spiace che la cosa ti turbi”.
“E-era inevitabile. L’idillio prima o poi finisce specie per lo scapolo di una famiglia importate”.
Kunzite sospirò, lui e Zoisite agli occhi di tutti erano camerati, amici, guardie del principe ereditario, ma nascosti dagli occhi di tutti erano anche amanti.
Nascosti perché si sarebbe creato uno scandalo non indifferente, ma da un anno i loro sentimenti erano sinceri.
“Amare un uomo od una donna, oggettivamente parlando per me non fa differenza”.
Zoisite abbassò lo sguardo. Per Kunzite non era un problema avere rapporti sessuali con donne od uomini, ma lui non sarebbe riuscito ad andare a letto con persone di sesso opposto al suo.
Sapeva che molte ragazze lo guardavano sognando di averlo come l’amore per la vita, ma, anche se un po’ gli spiaceva per loro, non si sarebbe mai interessato a loro.
Anche perché in pochi in tutto il regno sapevano dei suoi gusti sessuali. Ufficialmente Zoisite era uno per nulla interessato alla sfera sessuale.
Kunzite gli mise la mano destra sulla spalla.
“Sai come vanno queste cose: Gabriel mi ha fatto da tutore da bambino, e ci tiene che la nostra prestigiosa famiglia continui il suo retaggio, quindi…”
“Ti sposi e sforni eredi, certo. Tanto… una volta finito tutto io sarò solo di contorno?”
Avrebbe voluto dire “un piacevole ricordo”.
Kunzite gli si avvicinò.
“Zoisite, temi forse che una volta che sarò bello che maritato, tu finirai da parte?”
“Ecco…”
Un semplice svolazzo della mano destra di Kunzite ed ecco che tra le dita di tale mano era apparsa una rosa. Sorpreso, il biondo alzò gli occhi e vide un sincero sorriso sul volto di Kunzite.
“Mio caro, ti dico in tondo e chiaro che i tuoi timori non hanno senso di esistere. Non potrei mai e poi mai fare a meno di te. Noi, in un modo o nell’altro, resteremo sempre insieme”.
Felice, il biondo gli gettò le braccia al collo e baciò sulle labbra l’uomo che amava.
D’improvviso un suono forte e chiaro li scosse. Era un suono di campana frenetico e regolare.
“Che..?” esclamò Kunzite staccandosi.
“L’allarme?” fece perplesso Zoisite. “Ma… oh no, e adesso cosa c’è?”
Kunzite indurì il volto, pronto a combattere.
“Prendi la tua spada e vieni con me!”
 
 
I varchi di tenebra degli elfi oscuri erano molto efficaci per spostarsi rapidamente da un posto all’altro, ed Imor e Daniel ne avevano approfittato per sbucare direttamente nel palazzo.
“Ti ricordi dov’è?” chiese l’elfo.
“Certamente” rispose l’ex cavaliere d’argento. “Seguimi!”
I due si misero a correre per le sale e di corridoi del palazzo, in cerca della stanza del tesoro onde recuperare la statua che rappresentava Sun Wukong.
Uccisi un paio di soldati, svoltarono l’angolo, ed arrivarono al luogo in cui si apriva la porta della Stanza del Tesoro, ma qualcuno era già lì di guardia.
Erano Zoisite e Kunzite, ed il primo non appena vide l’ex cavaliere d’argento sgranò gli occhi.
“Tu!?”
Daniel scoppiò a ridere.
“Ma guarda chi c’è: il mio amico transessuale!”
Kunzite inarcò un sopracciglio.
“Lui è quello che ha cercato di rubare la statua?”
“Sì” confermò Zoisite con una smorfia.
“E sono tornato a ritentare” ribatté quello allegro. “D’altronde ve l’ho detto che avreste sentito di nuovo parlare di me, no?”
Imor brandì la mazza.
“Basta parlare: non abbiamo tempo da perdere, quindi voi due fuori dai piedi o preparatevi a morire”.
“Morire male, per essere precisi” intervenne Daniel.
“Ecco la nostra risposta!” gridò Kunzite dopo aver scambiato una breve occhiata con Zoisite.
Si lanciò contro Imor, schivando il colpo di mazza e replicando con un fendente, parato però dallo scudo.
Zoisite si concentrò sullo sfregiato, puntandogli contro la spada.
“Bene, ti te mi occupo io!”
“Ma quella spada non te l’avevo distrutta?”
“Ricostruita”.
“E tra poco sarà di nuovo in frantumi!”
Daniel gli si gettò addosso, cercando di colpirlo con un pugno, ma Zoisite lo evitò spostando il capo e tentando un affondo.
Anch’esso non andò a segno, e Daniel, distanziatosi, replicò lanciando altri coltelli, deviati dalla spada di Zoisite.
Lo sfregiato approfittò della breve distrazione per colpirlo con un calcio che fece volar via la spada, conficcandola nel muro, poi mollò al biondo un pugno che lo sbatté contro al parete.
Gli fu di nuovo addosso, ma il successivo pugno fu evitato spostando il capo ed a finire crepato fu il muro.
Zoisite riuscì a colpire l’avversario in faccia con un pugno poi, distanziatosi, emanò un’ondata di energia verde dalla mano, ma lo sfregiato la evitò con un balzo e lo colpì in faccia con un calcio.
“Ritenta e sarai più fortunato!”
“Ma come hai fatto a…”
“Lo stesso attacco non funziona due volte sullo stesso cavaliere!”
Zoisite era finito a terra, e Daniel cercò di colpirlo col piede, ma il biondo rotolo di lato e si rialzò.
Nell’attimo di pausa Daniel né approfitto per fare altre battute.
“Sai ho pensato spesso a te e mi chiedevo se non fossi un novello Tiresia”.
“Un che?”
“Un novello Tiresia, sai l’antico indovino greco che cambiò sesso in non so che circostanze… non è che tu sei una donna trasformata in un uomo? Oppure è il contrario?”
 “Non starò qui ad ascoltarti!”
I due cominciarono a scambiarsi calci e pugni, finché il biondo con una finta sbilanciò l’avversario, ed unite le mani a doppio pugno lo colpì con tutte le forze sul mento.
Un attimo dopo Daniel fu colpito in pieno e cadde all’indietro, sbattendo contro il muro.
“Se lo stesso attacco non funziona due volte sullo stesso cavaliere, eccoti qualcosa di diverso!”
Avvicinando i palmi delle mani, generò tra di esse un globo formato di luce e frammenti di cristalli che si ingrandì rapidamente fino a raggiungere le dimensioni di un cranio umano, poi lo scagliò addosso allo sfregiato.
L’attacco però non fece effetto, non contro il cavaliere d’argento: esso impatto contro una massa di piccoli esseri che si posizionarono davanti allo sfregiato prendendosi il colpo al posto suo.
“Ma che diav…”
“Capperi, meno male che ci sono i miei piccoli amici”.
Dalla finestra sfondata era entrato uno stormo di corvi che si stava piazzando attorno a Daniel, prendendo posto dei loro compagni appena morti per l’attacco di Zoisite. Gracchiarono all’unisono pronti a sostenere il loro padrone.
Per nulla intimorito, Zoisite recuperò la spada e strettala saldamente con due mani, fissò Daniel con uno sguardo più combattivo che mai.
“L’ultima volta mi sei sfuggito, ma stavolta andrà diversamente!”
“Uh… Sto tremando di… paura!”
 
 
Jamal e Tuya stavano nelle stanze a loro assegnate, vicine a quella di Crysos, quando percepirono i cosmi di nemici ostili all’esterno.
Subito uscirono, armature indosso, ed unitisi corsero fuori.
In un piazzale, videro i soldati del Regno Dorato combattere un gruppo di guerrieri dalle armature nere, ma i primi stavano palesemente avendo la peggio.
“Cos’è questo attacco? Chi sono questi guerrieri? Dal cosmo non sembrano umani!” esclamò Tuya.
“Poco importa, quei soldati non ce la faranno!” replicò il cavaliere della freccia
Con un calcio che spezzò il collo al nemico, Jamal salvò un povero soldato del regno che, a terra, stava per essere finito dall’avversario.
“G-graz…”
“Pensa a metterti in salvo!” gridò Jamal, scostandolo.
Tuya, cavaliere di Andromeda, si fece avanti.
“Catena di Andromeda!” gridò.
La catena sbaragliò alcuni nemici, ma altri riuscirono a resistere e caricarono.
Un nemico scagliò una lancia.
“Catena, Difesa!”
La spirale generata dalla catena attorno al cavaliere respinse la lancia.
Mentre i soldati del regno ripiegavano, Jamal partì all’attacco, sbaragliando i nemici assieme a Tuya.
“Qualcun altro vuol farsi avanti?” gridò poi il cavaliere della freccia quando non ne rimase nessuno.
“Perché non vi cimentate con me?”
Un nuovo guerriero si fece avanti, un guerriero umano con indosso un’armatura argentea.
Tuya fece un’espressione di stupore, che si sarebbe notata se non avesse avuto addosso la maschera.
“Tu sei…”
“Georgios della Balena, ragazza. Un tempo Cavaliere d’Argento”.
“Tu e questi guerrieri siete qui per la statua?”
“Sì. Ma non sarò io a recuperarla, saranno altri a farlo io devo solo dare tempo a questi altri. Sarò io il vostro avversario anche se i miei alleati alla lunga riuscirebbero ad annientarvi, cadrete per mano mia. A meno che non preferiate ritirarvi”.
Poco intimorito dalla sicurezza del guerriero, Jamal gli puntò contro l’indice.
“Ti affronteremo, certo! Tu e gli altri rinnegati avete tradito Atena e per questo pagherete!”
Il volto di Georgios non batté ciglio.
“Tradito? Credetemi non abbiamo tradito noi Atena ed il Grande Tempio, è lei che ci ha traditi!”
 
 
Quando iniziò l’attacco, Crysos si trovava con Endymion seduto assieme a lui su una terrazza a chiacchierare.
“Non penso che tu abbia vissuto molte avventure, specie considerando la tua età” stava dicendo il principe al cavaliere.
“In effetti no” spiegò il cavaliere. “Ho solo venti anni, ed ho preso quest’armatura due mesi fa, da allora non ho vissuto avventure o missioni per conto del mio gruppo; questa è la prima praticamente. Stesso discorso vale per mio fratello Acubens”.
“Nervoso?”
“So gestire la cosa. Ma vi confesserò una cosa, principe” il biondo usava un tono di cortesia di fronte ad un membro della famiglia reale “Preferiamo non andare in missione a sventare minacce, anche se è il nostro compito; questo perché noi vogliamo la pace, non la guerra e lottiamo per mantenerla”.
Endymion doveva ammettere di essere affascinato dal mondo di questi Cavalieri di Atena.
“Anche noi cerchiamo la pace e non la guerra, sebbene c’è molta gente tra noi che si crede superiore verso le persone esterne al Regno Dorato ed alcuni anche nei confronti dei loro stessi connazionali”.
Lo sguardo dl principe cadde sul vaso appoggiato sul tavolino tra di loro. In esso erano sistemate un alcune rose prese direttamente dal giardino del palazzo reale.
“Dimmi, come puoi rendere delle rose come queste delle armi micidiali?”
Il biondo prese una rosa rossa dal vaso e la fissò.
“Le mie rose sono molto particolari, di un tipo coltivato con attenzione solo al Grande Tempio da tempi immemori. Questa qui è solo una rosa normale, non otterrei mai e poi mai gli stessi risultati con le mie rose… ma qualcosa posso fare”.
Con un semplice e rapido gioco di polso Crysos lanciò la rosa contro la balaustra della terrazza, ed essa si piantò col gambo nella pietra.
Endymion sussultò alla vista della meraviglia appena compiuta.
“Ma come…”
“Avete presente il lancio dei coltelli? Ecco, stesso principio base, bisogna solo concentrare il proprio cosmo”.
“Il… Cosmo?”
“Tutti gli esseri senzienti siano essi uomini o divinità od oscure creature, hanno dentro di sé un’enorme energia, il cosmo. Essa è un’energia che permane l’intero universo dalla sua creazione e soltanto imparando ad usare quest’energia si possono trascendere i propri limiti. Noi, guerrieri della Dea Atena, abbiamo allenato il nostro cosmo per farlo diventare forte abbastanza da vincere anche gli ostacoli più insormontabili”.
Endymion rifletté un istante.
“Sembra… l’energia spirituale che usiamo noi della famiglia reale e le guardie scelte, anche noi la sfruttiamo per trascendere i limiti fisici umani. Io stesso grazie ad essa potrei essere in grado di sconfiggere un intero esercito, secondo mio padre.”
“Anche un cavaliere d’oro è potenzialmente in grado di sconfiggere da solo un intero esercito di comuni umani. Sì, quella che voi chiamate energia spirituale è sempre il cosmo. Qualcuno dice che sono le costellazioni che simboleggiano le nostre armature a darci la forza. Ogni cavaliere di Atena ha la propria costellazione guida, la mia è Pesci, una della dodici costellazioni dello Zodiaco”.
All’improvviso si udì il suono di una campana che si mise suonare incessantemente, che suscitò attenzione in Crysos ed allarmò Endymion.
“Che vuole dire questo suono?”
“L’allarme!?” gridò il principe.
“C’è un…?”
Si sentì un esplosione e un edificio non molto lontano dal palazzo fu avvolto dalle fiamme.
“Questo è un attacco, siamo assaliti!” gridò Endymion saltando in piedi ed afferrando una spada, mentre all’esterno e dall’interno del palazzo reale si sentivano delle grida.
Il Principe corse all’esterno del palazzo, seguito da un cavaliere d’oro, che benché sorpreso cercava di mantenere il sangue freddo. Quest’ultimo inoltre aveva cominciato a percepire un serie di cosmi ostili ed oscuri apparsi quasi all’improvviso.
Usciti da palazzo, scostando cittadini in fuga e soldati che correvano alle loro postazioni, i due giunsero alla villa in fiamme, dove videro un gruppo, non molto grande, di persone chiuse in corazze nere ed armato fino ai denti di armi bianche stava quasi in attesa del loro arrivo.
“E questi chi sono? Che diamine sta succedendo in questa città?”
Gli avversari si limitarono a sguainare le spade, pronti alla lotta. Il Principe fece lo stesso.
“Non li lascerò impuniti ora…”
Crysos mise il braccio destro in mezzo.
“Questo non è l’unico quartiere della città sotto attacco: sento altri cosmi ostili un po’ ovunque; andate dove c’è più bisogno di voi! Voi siete forte, molto, forse al mio livello, andate dove le truppe sono in difficoltà”.
“Sei sicuro?”
Il biondo tirò fuori delle rose dai petali rossi. “Qui, basto io. Royal Demon Rose!”
Le rose rosse lanciate come pugnali colpirono gli invasori, facendoli stramazzare a terra avvelenati a morte dal letale profumo di quei fiori.
Endymion gettò una breve occhiata al cavaliere mentre costui bruciava un cosmo dorato, rivelandolo alto e maestoso, quasi quanto il suo. Sì, se la sarebbe cavata, specie considerando che era come aveva effettivamente detto lui ed il biondo erano molto simili in fatto di potenza.
“D’accordo, buona fortuna!”
E corse verso un altro punto della Città d’Oro.
Il biondo cavaliere d’oro si concentrò nuovamente sugli avversari, non erano molto numerosi, e non percepiva una grande minaccia da loro. Solo un’oscurità insita nei loro cuori.
Uno di loro, forse un ufficiale, urlò qualcosa in una lingua che Crysos non capì, puntando la spada contro di lui.
Alcuni li si scagliarono addosso, ma per nulla intimorito il biondo urlò: “Che l’oscurità del vostro cosmo sia abbattuta! Piranha Rose!”
Stavolta vennero lanciate rose dai petali neri, che come pugnali colpirono gli invasori, spaccando le armature ed aprendo dolorose ferite che li rallentarono o li fecero stramazzare a terra morenti.
“Fareste meglio a fuggire od arrendervi finché siete in tempo!”
“Giammai!” urlò quello che sembrava l’ufficiale parlando in una lingua che il cavaliere capì. “Noi siamo gli Elfi Oscuri, la resa non è contemplata e non fuggiamo una battaglia!”
“Elfi Oscuri?”
Mentre prese mentalmente nota della razza, continuò a combattere, con calci e pugni, lanciando le rose rosse o quelle nere. I nemici non riuscivano a colpirlo, le lame slittavano sull’armatura d’oro, i guerrieri cadevano morti per il veleno od altri effetti devastanti delle rose, e nessuno pareva riuscire a contrastarlo: il corpo rafforzato dal cosmo generava pugni e calci che spaccavano gli scudi e sfondavano le corazze, che avrebbero resistito se fossero state composte degli stessi materiali di cui erano composte materiali quelle dei cavalieri di Atena.
Il cavaliere emise un’ondata di cosmo che sbilanciò i guerrieri, e poi ne colpì uno con un pugno.
“Per ora non ci sono problemi” si disse “Per quanto forti il loro livello di forza è pari a quello cavalieri di bronzo di bassa lega, alcuni sono appena più forti dei soldati semplici del Grande Tempio”.
Altri due caddero per le rose nere, e a quel punto uno di loro, probabilmente un ufficiale, urlò qualcosa nella loro lingua, guardando si attorno come in cerca di qualcosa.
Un ruggito fu la risposta ed una possente e pelosa creatura umanoide alta due metri buoni avanzò passo di carica cercando di mollargli un zampata con gli artigli, che Crysos evitò con un balzo all’indietro.
“Vedremo come te la caverai contro un Grendel!” urlò l’ufficiale.
Crysos però, non fu troppo impressionato dal nuovo avversario.
“Un avversario forte, ma comunque sforzi inutili. White Rose!”.
Mentre il Grendel cercava di ghermirlo, il cavaliere d’oro lanciò una col braccio destro una rosa dai petali bianchi che si piantò col gambo nel petto della creatura. In poco tempo si colorò di rosso, assorbendo il sangue della possente bestia.
Essa barcollò e si inginocchio a terra, ed un attimo dopo Crysos la finì con un calcio che le spezzò il collo.
Gli ultimi elfi riamasti, per quanto scioccati dalla fine della loro creatura, provarono ad attaccarlo, ma il cavaliere gli sbaragliò senza bisogno delle sue tecniche.
L’ultimo a cadere fu l’ufficiale che si scagliò sul biondo cercando di decapitarlo con le sue due scimitarre.
“Tu sei forte quanto un cavaliere d’argento…”
L’elfo indietreggiò: piantata in un punto scoperto della corazza spiccava una rosa bianca.
“… ma anche tu non sei un problema per me”.
L’ufficiale cadde a terra, la rosa ora diventata rossa.
Quello scontro era concluso, a parte Crysos in quel quartiere vi era solo il crepitio delle fiamme che avvolgevano l’edificio e i cadaveri dei nemici.
“Notevole, nonostante la loro evidente inferiorità non hanno ceduto, coraggio o follia? Ma anche mo fratello per orgoglio non si ritirerebbe, semmai starebbe indietro a coprire la ritirata degli altri” rifletté tra sé e poi ad alta voce, con tono freddo esclamò: “C’è nessun altro?”.
Qualcuno rise.
“Non cambi mai vero? Un pilastro dorato che si erge nella tempesta, fermo sulle sue posizioni”.
Il cavaliere dei pesci sussultò. Quella voce… Per Atena, l’aveva già sentita…
“Chi…?”
“Qui”.
Una figura si fece avanti. Alto e fiero, con alle spalle le fiamme dell’edificio che incorniciavo la sua figura, Crysos vide un uomo molto bello, con lunghi capelli neri mossi dal vento ed un sorriso sulle labbra.
“Salve Crysos, è bello rivederti!”
“M-Megaleìo!?”
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Ash Visconti