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Autore: imtheonekeepingyoualive    01/06/2009    6 recensioni
Max si accigliò, allungando una mano per toccarlo. Le dita scivolarono sulla sua schiena bagnata.
- Ron... - Iniziò, ma si bloccò quando l' altro si alzò di scatto, come una molla.
Lo fissò con gli occhi sbarrati, non capendo.
- Vado in bagno a rinfrescarmi, ok? -
Scappò come una furia, non ebbe nemmeno il tempo materiale per rispondergli. In meno di un secondo, una porta bianca e anonima, aveva preso il posto del ragazzo.
[Max/Ronnie]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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solo quattro piccole boccette marroni Titolo: Solo Quattro Piccole Boccette Marroni
Autore: Me
Disclaimer: Non li conosco, non mi appartengono, non intendo raccontare fatti realmente accaduti, non mi pagano... Lo sapete no? XD
Rating: Giallo
Pairing/Personaggi: Max Green/Ronnie Radke
Avvertimenti: Slash; probabile OOC; accenno di uso di stupefacenti; accenno di rapporti sessuali presi alla larghissima; clima malinconico e triste.
Note: One Shot; scritta per il concorso indetto dalla Aint.
Enjoy!
Grazie a chiunque legga e un ringraziamento enooorme a chi commenterà. Vi adoro! ^^





"Solo quattro piccole boccette marroni"

“L'amore ha più fiele che miele.” Ovidio







Max si svegliò, a causa di alcuni movimenti al suo fianco che lo infastidirono.
Subito aprì gli occhi e si girò a vedere cosa stesse succedendo e, l' unica cosa che vide, fu solo la schiena di Ronnie.
Aggrottò la fronte e si alzò col busto.
- Ehi, cosa succede? - Chiese, a voce bassa.
Era notte, la luce era spenta e dalla finestra entrava una piacevole brezza che non riusciva però a contrastare la cappa estiva che li opprimeva. Max si passò una mano sulla fronte, per scostare la frangia.
Era sudato e lo infastidiva.
Al suono della sua voce, Ronnie si voltò immediatamente, sorridendo. Eppure a Max sembrò così poco convincente...
- Oh, niente. Ho solo caldo. - Rispose, con tono leggero.
Max si accigliò, allungando una mano per toccarlo. Le dita scivolarono sulla sua schiena bagnata.
- Ron... - Iniziò, ma si bloccò quando l' altro si alzò di scatto, come una molla.
Lo fissò con gli occhi sbarrati, non capendo.
- Vado in bagno a rinfrescarmi, ok? -
Scappò come una furia, non ebbe nemmeno il tempo materiale per rispondergli. In meno di un secondo, una porta bianca e anonima, aveva preso il posto del ragazzo.
Max sospirò, passandosi la mano tra i capelli. Era da un pò che Ronnie era strano, che non era più lo stesso.
E soprattutto sembrava preda di non si sa quali problemi, che preoccupavano il più piccolo.
Ascoltò i rumori provenienti dalla stanza adiacente. L' acqua stava scorrendo, probabilmente quella del lavandino. Sembrava che si stesse muovendo, però. Sentiva i passi concitati.
Non era la prima volta che si svegliava di notte e Ronnie non era accanto a lui; che lo scopriva in bagno a fare chissà cosa e lui lì, nudo e sudato, si ritrovava a fissare il soffitto o il cielo nero fuori dalla finestra.
E così, anche quella notte, si girò a pancia in giù e prese a scorrere con lo sguardo sulla volta celeste, che pareva infinita e vellutata.
Non seppe neppure quanto tempo passò, alla fine i rumori che Ronnie faceva in bagno svanirono e lui chiuse gli occhi, cedendo al sonno.



Si baciarono e, ansimando ancora, si sdraiarono meglio. Faceva troppo caldo per stare appiccicati.
Max era supino e fissava negli occhi l' altro ragazzo, che gli sorrideva. Ronnie prese ad accarezzarlo pigramente, solo per il gusto di sentire il sudore bagnargli le dita.
- Ti amo. - Gli disse ad un certo punto.
Max sorrise contento, illuminandosi.
- Anche io. - Rispose, allungandosi per sfiorare le labbra di Ronnie con le sue. Rimase qualche secondo a giocare con lui, che sembrava apprezzare.
Non erano un caso quelle notti insieme, d' altronde.
Mentre tornava al suo posto, lo sguardo gli cadde sul braccio dell' altro.
Subito si accigliò, aggrottando la fronte e prendendo a fissarlo.
Ronnie se ne accorse e si scostò, mettendosi a sedere. Proprio come quella notte.
- Che cazzo significa? - Sbottò il piccolo, sedendosi anche lui.
Vide l' altro abbassare il capo e prenderselo fra le mani, senza dire una sola parola. Il moro gli si fece più vicino, infervorato.
- Fammi vedere il braccio! - Gli urlò proprio nell' orecchio destro, allungando una mano per afferrarlo.
Al solo contatto, l' altro sgusciò via, con foga.
- Non mi toccare! -
Sembrava impazzito. Non era più Ronnie, ma una brutta copia del suo amico, del suo ragazzo, del suo cantante.
- Hai il braccio viola, porca puttana! - Lo additò, alzandosi anche lui.
L' altro lo rifuggiva come la peste.
- N... No! - Fu l' unica cosa che disse, prima di recuperare i boxer sul pavimento ed infilarseli.
Max non poteva credere a quello che stava vedendo.
Non poteva credere che Ronnie si drogasse, non poteva credere che gli mentisse da chissà quanto e non potè credere che non se ne fosse mai accorto prima.
Doveva proprio essere cieco.
- Da quanto tempo ti fai, eh? - Gli chiese, ormai sull' orlo di un pianto nervoso.
Guardò l' altro. Sembrava più pallido e sudato di prima.
Scosse la testa, demoralizzato.
- Io... - Iniziò, ma lasciò sospesa la frase.
Evidentemente era un codardo, pensò.
- Dove la tieni? - Urlò. - Dimmi dove cazzo l' hai nascosta! -
Iniziò a tastare i vestiti, in cerca delle siringhe o qualunque altra cosa potesse essere. Poi, quando non trovò quello che cercava, passò ad aprire i cassetti.
Trafficò tra la biancheria, le calze ed alcune magliette perfettamente piegate. Niente nemmeno lì.
L' altro continuava a guardarlo, con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, seduto sulla poltrona nell' angolo. Quella vicino alla finestra...
Max chiuse gli occhi e singhiozzò, portandosi una mano sulla fronte.
Sentiva il suo mondo che stava crollando, come un castello di carte. Troppo fragile per resistere ad uno scossone.
Si appoggiò al mobile alle sue spalle, improvvisamente prosciugato di ogni forza.
E i singhiozzi di Ronnie che si univano ai suoi non aiutavano...
Poi ebbe un' illuminazione. Certo, come aveva fatto a non pensarci subito?
Aprì la porta del bagno con un colpo della mano, provocando un botto. Accese la luce con impazienza, mentre aveva visto Ronnie con la coda dell' occhio alzarsi per raggiungerlo.
- No! - Gli urlò, preso da un terrore mai provato prima.
Ma non gli diede ascolto, aprì i cassetti, iniziando a frugarci dentro come se il drogato in astinenza fosse lui.
Gli oggetti contenuti all' interno cozzavano e si scontravano tra loro, provocando rumori di plastica e vetro. Una boccetta cadde a terra e si ruppe spargendo un liquido giallo sul pavimento.
All' improvviso Ronnie gli fu accanto. Sentì la presa ferrea introno le sue braccia, mentre cercava di spostarlo.
Max non aveva mai avuto così tanta forza come quella sera. Non avrebbe di certo ceduto.
Aprì il secondo cassetto e, per la forza con cui l' aveva tirato, uscì. Se lo ritrovò in mano, tenuto per il pomello rotondo.
Se ne accorse solo perchè tutto era ormai a terra, dopo aver fatto rumore. Come i pastelli quando ti cadono dalla scatola...
Ci fu un momento di gelo, che fece bloccare i due ragazzi. A Max parve perfino di aver smesso di respirare.
Abbassò lo sguardo con il cuore marcio di paura. E quando vide una scatoletta verde scuro, riversa sulle piastrelle, ebbe come l' impressione che il suo cervello avesse preso ad urlare.
Le dita che stavano ancora stringendo il cassetto, allentarono la presa e lo lasciarono scivolare.
Un respiro tremolante uscì dalle sue labbra, mentre si rendeva conto di averla trovata.
Allungò la mano destra e prese la scatola da terra. Ormai Ronnie sembrava aver perso le forze, era accasciato contro lo stipite della porta.
Rimase a fissare quell' oggetto per qualche secondo, rendendosi conto che era la causa di tutto.
Quando avesse aperto quel coperchio, era sicuro che tutto sarebbe cambiato. Che nulla sarebbe stato come prima.
Però lo fece. Alzò la parte superiore della scatola e ci guardò dentro.
Vide delle piccole boccette marroni. Solo piccole boccette marroni.
Le contò. Quattro.
Solo quattro piccole boccette marroni.
E, vicino, altrettante siringhe. Di quelle monouso, incartate in plastica trasparente. Di quella che, quando la prendi in mano, fruscia.
- Adesso capisco tutto... - Sussurrò, ormai preda della desolazione. - La notte, quando ti chiudi in bagno. E io che rimango lì ad aspettarti... Che scemo... -
Scosse la testa, chiudendo gli occhi per cercare di arginare le lacrime. Inutile dire che non ci riuscì, le piccole goccioline presero lo stesso a scorrergli sulle guance, arrivando al mento.
- Max... - Mormorò Ronnie, con una voce che non avrebbe mai creduto di sentire.
- Sei un pezzo di merda, lo sai? - Gli sputò addosso, rabbioso.
Ormai non sapeva più come comportarsi. L' aveva tradito, tradito la sua fiducia.
Tradito l' amore che provava per lui.
- Scusa... Scusa... - Ripeteva come una nenia. - Scusa... -
Ma non ce la fece, non riusciva a perdonarlo. L' aveva fatta troppo grossa.
- No, Ronnie. Non capisci? Questa è eroina! Droga! Io... Io... - Sospirò, svuotato.
- Io... Cambierò, smetterò e... Credimi, ce la farò. Ti prego... - Lo supplicò.
- Come faccio a sapere che non ti drogherai più, che smetterai e tornerà come prima? - Gli chiese, tra i singhiozzi. - Basta. Io me ne vado. -
Gli lanciò la scatola, che superò la soglia e finì in mezzo alla camera, sparpagliando tutto.
Vide gli occhi dell' altro spalancarsi, terrorizzati.
Quando gli passò accanto, gli prese un polso per fermarlo.
- No, aspetta! Max! -
Strattonò il braccio e si liberò dalla presa, evitando di guardarlo negli occhi.
Raccolse i suoi vestiti senza dire nemmeno una parola, mentre il più grande lo supplicava e cercava in tutti i modi di convincerlo a restare.
Alla fine corse fino alla porta, con una voragine aperta nel petto.
Scese le scale, desiderando quasi di buttarsi giù per fare più alla svelta.
Quando si chiuse l' ingresso alle spalle, gli sembrò che il cielo gli fosse piombato sulle spalle per schiacciarlo.




Finì di bere, poi appoggiò il bicchiere sul tavolo.
Sentiva gli sguardi degli altri su di sè, in attesa di sapere del perchè quella riunione così improvvisa.
Allora si girò e prese un respiro profondo, per prepararsi a dare la notizia.
Lui era il leader e lui decideva. O, almeno, così pensava.
- Ragazzi, è successa una cosa. Brutta. - Li avvertì, prima che gli chiedessero qualsiasi cosa.
- Come? Cosa? - Chiese Robert, confuso.
Max vagò per un secondo con lo sguardo, sentendo il peso ritornare a schiacciargli il cuore.
- Ronnie. - Pausa. - E' fuori. -
Silenzio.
Ci voleva qualche secondo perchè metabolizzassero tutto. E lui non ci aveva girato intorno.
- No, aspetta... -
- Ronnie non fa più parte degli Escape The Fate. E' fuori. - Sbottò, saturo.
Ci aveva pensato talmente tanto in quei giorni che non ne poteva più.
Eppure gli sembrava che fosse la cosa più giusta, quella da fare.
- Non può essere, che cazzo dici? -
Si bloccò in mezzo alla stanza, non si era nemmeno accorto di aver iniziato a camminare, e si voltò a guardare gli altri.
E allora scoppiò, come un fiume in piena.
Si avvicinò al tavolo e sbattè le mani, fissando i ragazzi infuriato.
- Sì, Ronnie si fa di eroina. E l' ho scoperto. Lo sapevo che aveva iniziato a frequentare gente strana... - Frenò un tentativo di Robert di parlare. - Ho trovato siringhe, droga, i buchi sulle braccia, tutto. E lui è fuori. -
Ansimò per lo sforzo e abbassò il viso. Stava per rimettersi a piangere.
- No... -
Allora alzò lo sguardo e lo fissò su di loro, serissimo.
- Adesso bisogna dirlo a Ronnie. -  
 
   
 
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