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Autore: mgrandier    06/02/2017    16 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ombra color cioccolata
 
Non avevano lasciato tempo alle spiegazioni, a qualunque chiarimento che avrebbe potuto certamente essere rimandato a più tardi.
André era balzato dal letto, si era vestito in tutta fretta e poi aveva setacciato il pavimento della camera, con passi concitati, recuperando gli abiti di Oscar perché anche lei potesse prepararsi; Hans, invece, si era irrigidito, evitando di avanzare nella stanza, non appena aveva intuito la presenza di Oscar nel letto, accanto ad André. Aveva evitato qualunque commento … e si era limitato a poche parole.
- Io preparo i cavalli … e vi attendo nella corte, oltre la scuderia, in modo da rimanere nascosto alla vista di Vasse: nel caso dovesse affacciarsi alla finestra della sua camera, non noterà nulla. – aveva mormorato ad André, attento a controllare la propria voce – Voi non perdete tempo e non passate dall’accesso principale, ma piuttosto dalle cucine, percorrendo solo il perimetro settentrionale del cortile, perché così resterete nascosti fino alla scuderia. –
André aveva ascoltato con attenzione, cercando di dominare tensione e preoccupazione; aveva annuito alle parole di Hans, puntando lo sguardo sul suo viso appena visibile nella penombra e cercando di comprendere cosa stesse accadendo. Strappato dal sonno e dal suo giaciglio, André aveva tremato per il freddo dell’aria notturna e per il timore esploso nell’ascoltare le parole che lo avevano gettato con violenza alla realtà più cruda.
- Hans … - aveva appena mormorato, come implorando chiarezza, ma lo svedese gli si era fatto vicino e il suo sorriso rassicurante aveva vinto anche l’ombra della stanza.
- Andrà tutto bene, André. – lo aveva anticipato, puntando lo sguardo nel suo, e poi si era limitato ad un cenno del capo in direzione del letto – Ora occupati di lei. – e in un istante, era scomparso giù per la scala, lasciando il silenzio alle proprie spalle.
Allora André aveva raccolto tutto quanto era rimasto sparpagliato sullo scrittoio, riempiendo la sacca di Oscar come meglio aveva potuto, mentre lei aveva provveduto a vestirsi, appena consapevole di quanto avesse detto il Conte, ma immediatamente reattiva di fronte alle esortazioni dell’uomo che amava.
Afferrate le sacche, insieme si diressero verso la porta della camera, fermandosi sulla soglia per voltarsi a dare un ultimo sguardo all’ambiente scuro, cercando nell’ombra per essere certi di non aver dimenticato nulla.
André riuscì ad avvertire la stretta di Oscar sul proprio braccio e ne cercò lo sguardo; nel buio, gli occhi di lei parvero brillare della luce della notte, accesi e vivi di una sorta di segreto entusiasmo, appena velati dall’ombra della preoccupazione. Rimase per un istante ad osservarla, affondando nel lucido mare del suo sguardo e trovandovi un inspiegabile conforto. Un profondo sospiro sibilò tra le proprie labbra, quasi si stesse preparando per una lunga immersione … poi si chinò sulle sue, lasciandovi un tenero e morbido bacio, prima di sollevarsi, per voltarsi e condurla a sé, insinuandosi nell’ombra della rampa, per discendere al piano terreno.
 
Avevano percorso a passi rapidi e sordi la serie di stanze del piano terra; André si era lasciato condurre dalla memoria di quegli arredi antichi e massicci, dall’ingombro di credenze e tavoli, evitando con attenzione ciascuna di quelle sagome scure e immobili, appena visibili nel veloce sfilare al suo fianco, e trattenendo quasi il respiro, curandosi di ascoltare il silenzio della dimora e di non riconoscervi altro che i passi di Oscar dietro ai propri. Oltre il grande salotto, aveva scorto una luce fioca tremolare al di là dell’accesso alla sala da pranzo, dove sapeva essere la cucina, e così aveva seguito quel filo appena visibile, giungendo fino al grande ambiente ancora odoroso di spezie e di arrosti. In un attimo aveva riconosciuto, caldo della luce di un unico moccolo sciolto, il volto concentrato di Cecile che, rapida come mai l’aveva vista prima, gli aveva porto un cestino di vimini coperto da un telo di lino sfilacciato.
- Grazie. – aveva mormorato la voce di Oscar, appena udibile alle proprie spalle – Grazie, di tutto, Cecile … -
Allora André si era voltato e il sorriso che Oscar rivolgeva a Cecile gli aveva scaldato l’animo della stessa gratitudine che il suo sguardo lucido di notte e speranza gli aveva comunicato. Comprese come lei avesse intrecciato davvero, pur nei pochi giorni di permanenza ad Azay, una sorta di timida amicizia con la giovane cameriera che senza timore si era prestata ad accogliere il loro segreto, o almeno quella parte di esso che era stato possibile raccontare, con curiosità, ma anche con una sorta di empatia; non poté che pensare quanto nuova si fosse rivelata la Oscar che si era confidata con la domestica, che aveva aperto il proprio cuore a lui e che aveva preteso con forza di poter vivere secondo il proprio sentimento …
Sorrise a propria volta alla cameriera, dischiuse le labbra cercando il suo sguardo, nel tentativo di ringraziarla, unendo il proprio sentire a quello di Oscar, ma la giovane non gliene diede il tempo e, con gesti risoluti ed energici, gli strinse il braccio per spingerlo verso l’uscita di servizio della cucina.
- Presto! Andate di là! – li esortò a mezza voce – il vostro attendente vi aspetta dietro le scuderie. Mi occuperò io delle porte e spegnerò le luci rimaste accese. Mi inventerò qualcosa pure per il mio signore … - si arrestò un istante, riflettendo sulle proprie parole, prima di riprendere – Gli dirò di essere rimasta qui in cucina fino a tarda ora e di non aver udito assolutamente nulla: in questo modo crederà che siate partiti più tardi … e forse potrà risultargli più difficile immaginare dove siate per raggiungervi, qualora dovesse sospettare qualcosa … -
Ebbe appena il tempo di annuire alle parole della giovane, prima di lasciare il tepore della cucina, sfilando insieme ad Oscar nel buio della notte di Azay.
 
Seguirono il Conte di Fersen quasi senza fiatare, infilandosi in un sentiero che si insinuava ad oriente nella macchia e lasciando alle proprie spalle il borgo.
A mala pena era riuscito a gettare un ultimo sguardo sulla sagoma candida e silenziosa della dimora, e sulla sua erta copertura scura che gli era parsa quasi un unico lembo di cielo scuro sciolto sopra le forme gentili di pietra; Oscar aveva colto il suo sguardo e, già in sella a Cesar, lo aveva chiamato in un sussurro caldo. Allora il suo sorriso aveva portato per l’ennesima volta un petalo di pace sul cuore … e il buio della boscaglia aveva perso quell’aura tetra da cui era stato accolto, mutando in un’ombra protettiva.
Partiti a passo svelto, cavalcarono a lungo, il Conte un poco più avanti e André insieme ad Oscar, ad una decina di passi, scambiandosi solo sguardi rapidi e cenni del capo, in una continua ricerca l’uno dell’altro, quasi che pur nella tensione del momento, il fatto stesso di essere insieme li potesse tenere al sicuro da qualunque pericolo.
André strinse lo sguardo davanti a sé, affondando nell’aria fredda della notte, attento a seguire al meglio i movimenti del Conte che appariva sicuro anche in quella cavalcata notturna, quasi sapesse esattamente come muoversi in quella selva buia. L’ombra del Conte e del suo cavallo, una sagoma grigia appena colorata della tinta  della giacca che ben conosceva, sfilava agile tra i fusti scuri, evitando cespugli e rami bassi, ritrovando a tratti una sorta di sentiero appena intuibile tra le fronde, e sfuggendo poi ancora dove la vegetazione si faceva più fitta. Impossibilitato a restare a fianco di Oscar, ascoltava alle proprie spalle la presenza di Cesar, il suo passo sicuro e coraggioso, e nell’udirne il galoppo si imponeva di continuare la propria corsa, certo che lo svedese sapesse bene dove guidarli.
Quando la stanchezza era ormai peso nelle gambe e nelle braccia, si accorse di come il Conte di Fersen avesse rallentato il passo del proprio cavallo, fino ad incedere lento tra i fusti oltre i quali André riuscì ad intuire il vuoto aperto sulla valle.
Fersen attese che entrambi lo raggiungessero e poi scese a terra, conducendo il proprio cavallo per le briglie, scrutando a sua volta l’ampio vuoto che la Loira aveva aperto nel territorio scosceso, e André, ormai fermo al suo fianco, non riuscì ad attendere oltre.
- Cosa  accaduto, Hans? Perché questa fuga improvvisa? – chiese allora impaziente.
Il Conte prese fiato, il volto appena velato di stanchezza, i capelli scompigliati dalla cavalcata e la fronte che si poteva indovinare lucida del lungo sforzo fisico – Non so quando con esattezza … ma penso che il Generale sia di ritorno ad Azay. –
André aggrottò la fronte, preoccupato; Oscar gli si affiancò fino a sfiorare il suo braccio con il proprio.
- Sapevamo che avrebbe fatto ritorno … - intervenne allora lei - … ma se ci avete indotti a partire immediatamente, è perché avete molto più che un semplice dubbio in merito. –
Lo svedese annuì a labbra strette – Già ieri nella scuderia avevo notato un movimento strano … - riprese, spiegandosi - … e poi in tarda serata ho udito dei discorsi che mi hanno permesso di comprendere meglio: gli uomini brontolavano per l’arrivo imminente di nuovi ospiti e hanno fatto cenno al “Generale di Parigi”. –
- Ma come possono sapere che il Generale è già di ritorno? – chiese allora André con crescente disagio.
- André … - il Conte gli si fece vicino e lo sguardo chiaro si fece sottile - … la mattina dopo il nostro arrivo ad Azay, Robert Vasse ha lasciato di buon’ora la tenuta, per poi rientrare mostrandosi di ottimo umore[i]. Tu stesso hai detto che Vasse ha più volte fatto cenno ad un ottimo affare! –
André sbarrò lo sguardo, esterrefatto, mentre Oscar si stringeva al suo braccio dando voce alla propria preoccupazione – Credete che mio padre attendesse notizie nascosto nel borgo? Ma allora perché non raggiungerci subito? –
Fersen scosse il capo – Non credo che fosse personalmente in attesa nel borgo: probabilmente ha lasciato Azay perché non era certo che André avrebbe cercato di raggiungervi, Oscar; o forse perché immaginava che, se anche lo avesse fatto, avrebbe impiegato molto più tempo a trovarvi. – ipotizzò poi, muovendo una mano in un gesto vago, per accompagnare le proprie supposizioni – Tuttavia, credo che abbia lasciato un uomo in attesa, una sentinella pronta a raccogliere notizie da Monsieur Vasse per poi raggiungerlo. –
Oscar si irrigidì dando forma ai propri dubbi – Quindi Monsieur Vasse durante il colloquio di oggi si è preso gioco di noi! Stava semplicemente prendendo tempo o forse addirittura stava già … -
- Aspetta, Oscar … - la fermò allora André coprendo con la sua mano con la propria, stretta al proprio braccio - … Per quel poco di conoscenza che ho potuto fare di Robert Vasse, fatico a credere che stesse conducendo deliberatamente una sorta di doppio gioco. – affermò convinto – Penso piuttosto che Vasse non sia abituato a intrighi e sotterfugi … ma si sia trovato coinvolto in questa trama suo malgrado, cercando poi di comportarsi al meglio delle proprie possibilità, anche con una certa ingenuità, forse. –
André scambiò un’occhiata con il Conte, raccogliendone un timido cenno di conferma, poi proseguì – Io ritengo che non volesse ostacolarci, ammesso che abbia compreso il nostro gioco, ma piuttosto … cercare di non esservi coinvolto. –. Rivelando il proprio pensiero, André prese maggiore sicurezza e le sue ipotesi divennero più concrete – Parlando con noi, ricordo che ha acconsentito a lasciarci partire mormorando qualcosa come … ho già compiuto il mio dovere … ho rispettato l’accordo stretto con il Generale Jarjayes[ii]. Il fatto che si sarebbe allontanato di nuovo dalla tenuta, ci avrebbe semplicemente facilitato la partenza, evitando ulteriori confronti … -.
Il silenzio vibrò tra loro per qualche istante; poi André riprese il filo dei propri pensieri - Quindi, se il Generale ha lasciato Azay da almeno tre giorni, potremmo godere di un certo vantaggio. Ad ogni modo, sono certo che tu abbia compiuto la scelta corretta … nell’affrettare la nostra partenza – aggiunse rivolto al Conte - Cecile saprà accomodare il suo racconto e se Vasse non dovesse notare la mancanza dei cavalli, potrebbe accorgersi della nostra assenza solo in tarda mattinata. -
- Probabilmente hai ragione, André … - convenne allora Oscar, sollevando il viso a cercare il suo sguardo, per poi rivolgersi per istante anche al Conte di Fersen - … Noi non possiamo che sperare che sia così … e che Monsieur Vasse non ci ostacoli apertamente.  In ogni caso, comunque, ora dobbiamo riprendere il nostro viaggio, allontanarci da Azay il più possibile e magari … - una leggera esitazione vibrò nella sua voce limpida, prima che lei riuscisse a proseguire - … fare in modo che mio padre non riesca a raggiungerci … - mormorò infine, chinando lo sguardo a terra.
André cercò istintivamente lo sguardo del Conte di Fersen, confidando nella sicurezza che l’amico aveva mostrato durante l’attraversamento della selva, conducendoli al limitare della vegetazione – Tu sai già quale percorso sia meglio seguire, vero? –
Fersen si mostrò deciso, sollevando il braccio verso la conca della valle, rivolto a occidente, e indicando una macchia scura appena intuibile nell’ombra del paesaggio oltre il corso della Loira – Quella laggiù è la città di Langeais. – affermò sicuro – Seguendo la direzione du Mans e poi di Rouen, ma evitando le strade principali, in quattro giorni potrete raggiungere il porto du Havre. –
André annuì, seguendo mentalmente il cammino che avrebbe dovuto percorrere per raggiungere la città portuale, e raccogliendo dalla memoria i dettagli del tragitto che più volte, in un passato ormai lontanissimo, lo aveva condotto in Normandia, nella tenuta della famiglia Jarjayes – Conosco le vie interne della regione: non ci sarà difficile giungere al porto seguendo tracciati secondari … -
- Bene. – convenne risoluto il Conte – Allora fate in modo di trovarvi alla taverna Du vent, al tramonto del sesto giorno a partire da ora: io sarò già lì, con i documenti per un passaggio sicuro verso la Svezia. –
- Non viaggerete con noi, vero? – suppose Oscar, comprendendo la scelta del Conte – Sarà più difficile individuarci, se saremo divisi … -
- Già, - convenne allora André – gli uomini del Generale cercheranno notizie di tre persone in viaggio, perché in tre abbiamo lasciato Azay. –
- Viaggiando da solo, potrò anticiparvi e far preparare i documenti di viaggio … - proseguì allora il Conte - … e comunque io posso seguire la via diretta: difficilmente attirerò l’attenzione di chi ci cerca. –
André faticò a replicare alle parole del Conte, consapevole che la sicurezza con cui l’amico aveva esposto il da farsi fosse risultato di una attenta pianificazione; era certo che Hans avesse messo a frutto tutta la propria esperienza in fatto di viaggi verso la Svezia e di questo non poteva che essergli grato.
- Hans … - riuscì appena a chiamarlo, cercando il modo di ringraziarlo per quanto fatto, ma il Conte scosse energicamente il capo, mentre già muoveva le braccia per sfilarsi la giacca color cioccolata.
- Ci rivedremo presto, molto presto! – lo bloccò il Conte, allungando un braccio verso Oscar, per lasciare tra le sue mani la giacca di André – E allora ci saluteremo con calma, una volta definiti gli ultimi dettagli. – proseguì poi, sfilando i lembi della camicia dalla cintola, per poi indugiare un istante sollevando il proprio sguardo verso di lei.
André, sfilando la giacca del conte dalle proprie spalle, osservò Oscar riscuotersi, per poi abbassare lo sguardo, voltarsi e muovere qualche passo, dando le spalle al Conte di Fersen. Sorrise tra sé, prendendo a togliersi anche la camicia e scambiandola con quella che Hans gli porgeva, e poi si avvicinò a Oscar, rivestendosi e dandole conferma che tutto fosse di nuovo a posto. Si sorprese un poco, nel vederla sollevare le mani per portarle alla sua gola, accomodandogli la chiusura della camicia e poi i lembi della giacca, in un gesto amorevole e insolito che diede nuovo calore al suo animo. Portò d’istinto un palmo alla sua guancia, raccogliendo un sorriso tra le dita e carezzando la sua pelle fresca della notte e del vento, e affondando nel suo sguardo denso e scuro, il cui silenzio sussurrava l’energia e l’entusiasmo accesi dall’inizio del loro viaggio.
Quando emerse dalla bruma ovattata di quella carezza, volgendosi ai cavalli, per apprestarsi a ripartire, dischiuse le labbra, sorpreso nello scorgere, tranquille a poca distanza, solamente le sagome di Alexander e Cesar; scosse appena il capo, ritrovando il sorriso e lo sguardo sottile di Oscar e allora distese il braccio, aprendo le dita e poggiando il palmo sulla sua schiena per sospingerla appena, avvicinandola di più a sé.
- Andiamo … è ora di partire davvero. –
 
[i] Riferimento al capitolo 50.
[ii] André si riferisce al colloquio con Vasse, nel capitolo 55.

Anglo dell'autrice: scusate il ritardo... impegni di lavoro mi hanno impedito di essere puntuale e mattiniera come sono di solito.
Comunque, io ci sono e pure il nostro gruppo di fuggitivi.
Qualcuna di voi aveva intuito qualcosa in merito a Monsieur Vasse e alle sue strane mosse; non so se avessero capito appieno cosa avesse in ballo... forse lo scoprirò dai vostri commenti.
Io rinnovo il mio abbraccio e il mio grazie di cuore a tutte coloro che leggono, seguono, ricordano, preferiscono e mi accompagnano con i loro commenti...
Un bacio grande e a presto!
  
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