Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rumenna    06/02/2017    2 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il tassista mi ha passato un fazzolettino con aria preoccupata: «Hai rotto con la tua fidanzata? Dev’essere dura…»
Ho scosso la testa, non ho voglia di rispondergli in questo momento. Anna è entrata nel taxi e siamo partiti, senza farmi alcuna domanda.
Rose mi ha detto di tenerlo aggiornato, ma non ho voglia di chiamarlo… anche se lui potrebbe fare qualcosa per risollevarmi di morale, non posso disturbarlo per ogni cosa che mi succede. Arrivato a casa ho disfatto i bagagli nella camera che è sempre stata usata da me occasionalmente. L’arredamento è in stile antico, come il resto della casa... riesce comunque ad essere accogliente e caldo.
Rose ha già chiamato tre volte, ma non gli ho risposto. Sto aspettando notizie da casa.
Alla fine le temute notizie sono arrivate: sembra ci sia stata una violenta lite tra i miei genitori, a causa di quello che ho detto a mio padre… è riuscito a risalire al tradimento subito, e hanno discusso per ore. Non so se mia madre lascerà casa, o se sarà papà ad andarsene, so solo che per il momento lei è andata via, probabilmente sarà andata a frignare da Lorenzo. Una grande tristezza e senso di vuoto stanno prendendo il sopravvento su di me. Mi sembra di essere tornato improvvisamente solo. Eppure so che non è così, il mio cellulare non smette di squillare, ma non mi va di parlare con nessuno. Né di vedere qualcuno. Non ho voglia di affacciarmi alla finestra o di uscire di casa. Se ci penso è così strano… ho sempre saputo che questo sarebbe accaduto… che si sarebbe rotto tutto quanto prima o poi, sapevo che sarei andato via di casa per un motivo o l’altro, tuttavia… mi sento così vuoto dentro… come se la mia anima fosse stata risucchiata da tutta questa tristezza, e la mia mente riesca a riportarmi solo ai bei momenti trascorsi con i miei genitori, appositamente per farmi sentire peggio.
Sento Anna parlare al telefono… mi avvicino alla porta per capire con chi sta parlando: è Rose… se Rose sta parlando con Anna saprà che sto bene, quindi posso tornarmene sotto le coperte, al caldo.
 
*
«Ivan, che stai facendo?»
«Sto leggendo.»
«Rose è venuto a trovarti! Lo faccio venire in camera?»
«…Fai come ti pare, è casa tua.»
«Non è soltanto casa mia!»
Nessun posto sarà mai casa mia, per quanto possa sentirmi a mio agio standoci all’interno.
«Posso…?»
«…Sì.»
«Ehi, non mi guardi nemmeno in faccia? Stai così male?»
Mi sono voltato a guardarlo: indossa una camicia bianca e dei pantaloni blu scuro, i capelli sono pettinati leggermente all’indietro. Con un verso di sorpresa, riesce a farmi sobbalzare dal letto dove sono seduto:
«Oh, Ivan! Cos’è quella cosa? Cos’è?»
«Cosa…?»
«La barba! Hai la barba, Ivan!»
Non mi sono più raso la barba da quando sono qui… ovvero una settimana circa.
«Oh… capirai che tragedia.»
«Ivan, guarda cosa ti ho portato!»
Solleva una confezione colorata: sembrano delle tisane. «Tisane?»
«No, è cioccolata! Cioccolata, budino, preparato per torte, tè inglese, caffé al ginseng! È tutta roba buona che ti solleverà di morale!»
«…Non sarà d’aiuto se la mangio da solo.»
«E io che ci sto a fare? Ivan, sono il tuo migliore amico! Perché non mi hai chiamato per confidarti? O anche solo per mandarmi a quel paese, per picchiarmi, qualunque cosa! Ci sono rimasto male, sai?»
… È vero ho sbagliato, ci sarei rimasto male anche io se lui si fosse comportato così nei miei confronti.«S-scusa. Non volevo ferirti. È solo che non volevo vedere nessuno.»
«…Scuse accettate. Beh, dovremmo mangiarci un budino?»
«…Okay.»
Seduti sul letto, in silenzio, abbiamo iniziato ad affondare il cucchiaino nel budino.
«Preparati Ivan, dopo aver mangiato il budino e aver fatto la barba vieni con me in negozio!»
«Perché?»
«Perchè? E me lo chiedi con quella faccia mogia? Oggi è il giorno in cui il mondo sarà ai nostri piedi, Ivan! È l’ultimo giorno dell’anno, dobbiamo uscire a festeggiare!»
«Oh! È vero… io dovevo uscire con Tina!»
«Non “dovevo”! Devi ancora uscire con Tina!»
È vero, ero così contento di uscire con Tina…
«È il tuo primo appuntamento, devi essere bello. Lascia perdere i tuoi genitori, non immischiarti nelle loro questioni di coppia! Tuo padre ti ha telefonato?»
«Non ancora.»
«E allora chiamalo tu! Avanti! Chiama!»
«…Non lo so… forse non è il caso, forse vuole starsene da solo.»
«Tale padre tale figlio? E ci credo che il vostro rapporto non va avanti, dammi quel telefono, lo chiamerò io per te!»
«No, lascialo lì!»
«Sciocchezze! Passamelo!»
«Non ci penso proprio!»
«Allora me lo prendo da solo!»
Appoggiandosi con tutto il peso sulla coscia, Rose riesce ad afferrare il cellulare e a cercare il numero nella rubrica, rimanendo poi tranquillamente sdraiato sulle mie gambe con il cucchiaino tra i denti… io sono rimasto con il bicchiere sollevato e il cucchiaino che quasi mi scappa dalle labbra.
«Ivan, ma tu non rispondi proprio mai al telefono! Guarda quante chiamate perse che hai! Ti hanno chiamato tutti quanti! Giulia, Ashley, i miei genitori… persino il call center!»
Per qualche motivo inizio a sentirmi in imbarazzo nel restare così.
«S-scusa, potresti alzarti? Non è che sei leggero come una piuma…!»
«Scusa!»
Alzandosi c’è stata una collisione tra la sua testa ed il mio mento. «Ahi! Visto? Alzati subito da qui! » Possibilmente prima che entri Anna e si faccia di nuovo strane idee…!
«Sta squillando!»
«C-cosa?» Ho messo subito l’orecchio davanti al ricevitore. «P-pronto? Papà?»
«Ivan…! Come stai?»
Dal tono di voce sembra tranquillo anche se un po’ triste… «B-bene… tu?»
Tenendo ancora il cucchiaino tra i denti, Rose mi si è avvicinato con aria insistente: «SCIOCCHEZZE, IVAN SI SENTE TANTO SOLO!»
«Rose, non gridare! Ti sentirà!»
«È proprio quello che voglio! Devi avere un rapporto con tuo padre!»
«P-papà, ci sei?»
«Oh, sì… Sì, ci sono!»
Rose si è avvicinato al mio orecchio per origliare la telefonata. Questo odore alla vaniglia proviene dal budino o da lui?
«Ivan, stai mangiando come si deve?»
«S-sì! Tu stai mangiando?»
«Certo, mangio benone tutti i giorni… sto andando al ristorante di un mio amico.»
«Oh… capisco.» Perché evito di domandargli qualunque cosa di valore?
«Ivan, io stasera andrò a giocare a biliardo… tu hai degli impegni se non sbaglio, vero?»
«Uh…? C-come fai a saperlo…?»
«Hai lasciato il calendario affisso alla parete e il giorno di oggi è cerchiato… c’è anche un cuore disegnato sopra.»
Rose trattiene a stento una risata, così gli faccio segno di tacere.
«B-b-beh, sì, ho degli impegni con dei compagni di scuola…»
«Scommetto che c’è anche un’amichetta speciale, vero? Vai a divertirti, Ivan. L’importante è che tu mi chiami domani mattina, va bene?»
«Domani? È successo qualcosa?»
«No… niente. È per essere… per…per assicurarmi che tu non abbia bevuto troppo, insomma! Non mi piacciono i ragazzi alcolizzati! E assicurati di non metterti alla guida dopo i festeggiamenti, d’accordo?»
«V-va bene!» Forse papà vuole che io lo chiami per compagnia.. o semplicemente per fargli sapere che sto bene. È bello che si preoccupi per me.
«Hai bisogno di qualcosa? Di soldi? Della macchina?»
«Uhm… no, non credo.»
«Ehi, se tuo padre ha la macchinona dovresti proprio prenderla, faresti subito colpo!»
«Rose!»
«Ivan… sei con qualcuno?»
«Eeehm… sì, il mio amico è venuto a trovarmi…» e si è già adeguato perfettamente all’ambiente.
«Sei da Anna?»
«…Ehm…» Lo saprà? Se lo sa, gliel’ha detto sicuramente Anna… ma se lui sa che sono da Anna non vorrà che resti accanto a lui, piuttosto che vivere con la mia tata? «S-sì…»
«Allora passo a lasciarti automobile e soldi. Ci vediamo più tardi, va bene?»
«S-sì, va bene.» Ho terminato la telefonata. «Rose… sei stato un tantino appiccicoso, lo sai?»
«Ti ha dato fastidio?»
Cos’è quell’espressione triste all’improvviso? Si è sentito sgridato? Ma non lo stavo sgridando con cattive intenzioni... questo ragazzo a volte è proprio strano. «Perché hai quella faccia? Hai sempre detto e fatto quello che volevi!»
«S-scusa…»
È arrossito… si sentirà bene? «Lo sai che oggi sei davvero elettrizzato?» L’ho guardato perplesso.
«So che non erano fatti miei… scusa.»
«…No, non ti scuso. Piuttosto… ti ringrazio. Per aver chiamato.»
Il suo viso si è illuminato all’improvviso, infilandosi tutto contento un enorme boccone di budino tra le guance… è proprio elettrizzato oggi, mi chiedo perché.
«Sai Ivan, credevo che la serata sarebbe andata storta: temevo che non volessi vedermi, inoltre ho anche messo il profumo sbagliato.»
Era odore di vaniglia questo è certo… quindi sta insinuando che non vuole usare il profumo che gli ho regalato? È vero che gliel’ho dato per errore scambiando i pacchi, ma sembrava contento di averlo ricevuto…
«Oh, no! No, cos’hai capito? Non è che non mi piaccia, anzi lo uso tutti i giorni per andare al lavoro! Ma sai com’è, oggi è festa, i locali sono aperti fino a tardi e andare in giro con il profumo alla vaniglia non è proprio il massimo, dopo aver passato ore ed ore a scegliere il completo adatto…»
Quindi lo mette tutti i giorni? Anche per andare al lavoro? «Rose, ma come fai a metterlo…? Non ti rovina l’immagine? Mi vergogno per te… un ragazzo alto, bello e più muscoloso della media che poi ha un dolce odore alla vaniglia addosso…» mi sono imbarazzato al posto suo.
«P-perché, cos’ha che non va? È un buon odore!»
«Dì che lo usi solo per consumare il mio regalo sbagliato il più in fretta possibile, non mi offendo mica…»
«No, no! Solo che stasera proprio non dovevo metterlo, sarà stata la forza dell’abitudine! Accidenti!»
«Scusa se te lo chiedo… sai che non mi sono mai impicciato degli affari tuoi, ma… stasera devi andare a rimorchiare o hai appuntamento con qualcuno in particolare?»
Oh, è arrossito di nuovo.
«È che… insomma, sì! Sì! Devo uscire!»
«L’avevo capito… ma con chi?»
«…»
Non vuole dirmelo? Non vuole dirmelo! «Va bene, scusa per aver fatto domande sgradite…»
«…Con nessuno in particolare.»
Sta bluffando? O semplicemente si vergogna di dirmi che va a rimorchiare? Perché vergognarsi con uno che sta messo peggio di lui? L’ho sempre pensato che Rose fosse un tipo strano…!
«Ti fai la barba adesso? Ti aspetto in cucina con Anna!»
«Ehm…sì.» Bah. Sospetto. Che sia quell’ex di cui mi aveva parlato? Perché andarsi ad incasinare di nuovo con un ex? Se è diventato ex ci sarà un motivo.
Eliminata la barba, ho guardato l’immagine riflessa allo specchio: c’è proprio qualcosa che vorrei fare. Comunque per adesso è meglio raggiungere gli altri. Mi sono avvicinato alla cucina e, sentendo le voci di Anna e Rose, mi sono fermato per origliare: magari salta fuori qualche nome sull’appuntamento di Rose.
«Un bel color crema è l’ideale, Anna! Guarda, fidati di me e andrai sul sicuro! Gennaro avrà gli occhi di fuori e la mandibola sul pavimento!»
«M-ma quale Gennaro? Devo andare in chiesa con le mie amiche della parrocchia…!»
Anna non riesce ad ammettere che è stracotta di Gennaro.
«E tu? Per chi ti sei vestito così elegantemente?»
«…Per nessuno. È un salto nel buio il mio. Non mi guarderà mai nessuno nel modo in cui voglio io… quelli che mi piacciono o sono etero o sono aridi dentro.»
Oh… povero Rose. È un ragazzo bellissimo, perché non riesce a trovare una brava persona che lo ami? Eppure non dev’essere difficile amarlo, io gli ho voluto bene in poco tempo. O forse sta pensando ancora al suo ex? Quello arido e freddo come il marmo? Ma come si fa, dico io? Un ragazzo così allegro e luminoso a farsi piacere gente così vuota?
«E adesso non c’è nessuno…?»
«…Ci sarebbe qualcuno.»
C’è qualcuno? Oh, che novità…! Mi è venuto il batticuore. Non ho mai sentito le storie d’amore di Rose.
«È già fidanzato con una ragazza? O è gay?»
«… Non lo so… non si fa capire… è strano… dice delle cose, ma poi si comporta in maniera completamente differente…»
Di chi sta parlando? Non conosco nessuno così indeciso o così incoerente… piuttosto, credevo che fossimo migliori amici, perché non mi ha mai detto che gli piace qualcuno? Io gli rovescio addosso  tutte le mie preoccupazioni su Tina, eppure sembra che lui non mi consideri quando si tratta delle sue faccende amorose! Che sia perché non ho mai avuto nessuna? Questo però non fa di me uno sprovveduto!
«E Ivan lo sa?»
«…No, è una cosa recente… dell’ultima settimana.»
Ma chi è? Di chi sta parlando? Me lo direbbe se glielo chiedessi? Dovrei farmi vedere adesso? Sono stanco di restarmene in questa posa da idiota immobile, però voglio sapere cos’altro hanno da dirsi…!
«Ivan quanto ci mette per farsi la barba…?»
«Ah, non saprei… è davvero un pigrone…»
«Eccomi, ho fatto la barba!» Forse sono stato troppo tempestivo, sarò risultato sospetto?
«Ci hai messo così tanto che quasi quasi cresceva a me nell’attesa!»
«D-davvero? Scusa!» Ho guardato l’orologio. «S-senti Rose… ma tu conosci qualcuno che fa i buchi alle orecchie?»
«Vuoi farti i buchi alle orecchie?»
«S-solo uno… ne conosci?»
«…No.»
«Oh, io so chi può farteli! Il nostro vicino! È un così bravo ragazzo, mi aiuta sempre con le buste della spesa e ogni tanto mi aggiusta tubi, ripara le tapparelle, mi avvita le lampadine… è davvero un tesoro!»
«Oh… possiamo chiedere a lui allora.»
«È così urgente, Ivan?»
«Perché? Se è perché avevamo deciso di andare in negozio, posso sempre usare i vestiti della sfilata per fare bella figura, ricordi? Quelli che abbiamo pubblicizzato insieme!»
«Sì, certo che mi ricordo!»
«Allora andiamo dal nostro vicino! Sperando di trovarlo, visto che tra poco aprirà il suo locale!»
«Ha un locale di cosa?»
«Fa il barista!»
Abbiamo suonato al campanello del vicino, il cui nome sul campanello cita F. Torres.
Ci ha aperto la porta un ragazzo alto, molto muscoloso, dai capelli neri e occhi scuri, vestito da barista… ehi, è Fernando! «Fernando! Abiti qui?»
«Ciao, ragazzi! Come state? È da un po’ che non ci si vede!»
«Tu e Fernando vicini di casa… questo è il culmine dell’assurdo...!»
«Perché?»
«Fernando caro, puoi fare un orecchino a Ivan?»
«Oh… sì, certo! Vieni dentro! Ah, voi no! La casa è un casino e devo conferire con Ivan in privato!»
«Conferire…?» Sono entrato nel suo appartamento arredato in stile moderno… effettivamente è un po’ un porcile. Mi stupisce che un tipo così trasandato sia un barista.
«Scusa per la casa, è che stasera è una giornata molto impegnativa! Comunque, io ti faccio il buco all’orecchio e tu mi fai un altro favore, va bene?»
«Fammi indovinare… ancora Giulia?» Spero per lui che non sia così, davvero.
«Esatto, Giulia! Ti prego, combinaci un appuntamento, uno solo anche per caso, ti prego! Sono disperato, non so più che fare!» Si è messo in ginocchio a pregarmi. Ma cos’ha che non va quest’altro?
«Beh…n-non lo so… sarei impegnato…» non voglio che venga rifiutato in malo modo, Giulia è una brava ragazza ma fa soffrire inutilmente questo poveraccio…
«Ti prego! Giulia è tutto per me! Il mio sole, la fine del tunnel, l’arcobaleno dopo la pioggia!»
«…Ah…beh…» Accidenti, questo è proprio stracotto… e la cosa assurda è che la prima batosta non gli è servita da lezione… «Allora sì, posso provarci. Ma non ti garantisco niente.»
«Sì! Perfetto, prendo quello che mi serve!»
Con un piccolo pizzico innocuo, Fernando mi ha forato l’orecchio con una pistola per piercing, utilizzando il pendente a forma di sole che ho fatto adattare come orecchino. Ho mosso la testa per controllare la sensazione: è strano avere qualcosa che ti penzola dall’orecchio, dovrò abituarmi.
«Ti sta bene! Ad un viso carino come il tuo sta davvero bene un orecchino pendente!»
«Carino proprio non direi… comunque se lo dici tu…»
«Devi fidarti! Io sono un ragazzo molto onesto!»
Non ci avevo fatto caso precedentemente, ma adesso che lo ascolto con più attenzione sembra che Fernando abbia un accento spagnolo… probabilmente le poche volte in cui ci siamo visti ero troppo in ansia per rendermene conto.
«Adesso scusami se ti caccio, ma devo scappare al lavoro!»
«Oh! C-certo! S-scusami!»
«Ma figurati!»
Uscendo, ci siamo imbattuti nell’auto di mio padre, appena arrivata. Sembra stanco, eppure sembra che si stia facendo forza in qualche modo… o almeno sta provando a fingere. Mi saluta con la mano: mi sento in imbarazzo, mi volto verso gli altri, che mi intimano a raggiungerlo.
«Ivan.»
Mi ha sorriso e mi ha abbracciato per salutarmi. Ha un buon profumo… in questa settimana mi è mancato questo odore. Non penso che sia opportuno chiedergli come sta.
«Ti stai preparando la tisana prima di andare a letto?»
«Certo, certo.» Mi ha sorriso, ma non è stato molto convincente. Spero che non si ubriachi.
«Non ubriacarti.»
«Non preoccuparti, ho buttato tutti gli alcolici dalla finestra.»
«D-dalla finestra??»
«Sì, ma niente di cui preoccuparsi, cambiamo argomento.»
Sembra rilassato, ma… che diamine, chi è che butta le bottiglie dalla finestra? Che le abbia lanciate contro mamma mentre lasciava casa? Un brivido mi ha attraversato la schiena.
«Questi sono per te: dei soldi e le chiavi della macchina, che puoi tenere.»
«…Tenere?»
«Sì, tienila tu. Ho due automobili e non posso usarle contemporaneamente… e poi sei grande abbastanza per guidare… B-beh, naturalmente non ti pagherò le multe!»
Papà mi sta dando questo macchinone lussuoso in custodia? Ma è pazzo? «Oh…s-s-sì… g-grazie! Ma tu come tornerai indietro?»
Mi ha indicato l’altra auto, parcheggiata sul marciapiede davanti: «Sono venuto con Nicola, il mio amico del biliardo.» L’uomo chiamato Nicola è uscito dall’automobile, avvicinandosi. Nicola è un uomo molto alto dall’aspetto comune, dalla tipica faccia italiana con luna e barbetta: non ha nessun segno particolare.
«Nicola, questo qui è mio figlio Ivan. Finalmente te lo presento, sono davvero fiero di lui:  sta studiando molto per diventare un grande artista.» La sua amorevole pacca sulla spalla non evita alle mie lacrime di riempirmi gli occhi: ma non piangerò! Devo resistere! Ma sento il mio cuore piccolo piccolo… è la prima volta che mi dice queste belle parole…
«Oh, sembra un momento delicato. Prendi le chiavi dell’auto, io andrò a fumare una sigaretta laggiù… Francesco, parla con tuo figlio.»
Papà ha borbottato qualcosa di incomprensibile, rimanendo in silenzio. Uno di quei silenzi pesanti ed imbarazzanti, ma non me la sento di dire nulla in questo momento.
«Ho… ho fatto un errore, Ivan. Scusami per averti deluso.» Ho alzato il capo lasciando cadere i lacrimoni: papà mi porge qualcosa sul palmo della mano. «Non è la macchinona che dovevo lasciarti, queste sono le chiavi giuste.»
È davvero sbadato: ecco qualcosa che ci accomuna… ho lasciato andare una piccola risata.
«Divertiti stasera, mi raccomando!»
«S-sì…»
«Adesso devo andare, rischio di farti fare tardi! Chiamami presto!»
«S-sì!»
Mi ha dato una pacca amorevole sulla spalla e se n’è andato.
L’ho guardato andarsene in silenzio, poi sono tornato dagli altri, con i fazzoletti in mano.
«Anna, ho perso l’autobus.»
«Non preoccuparti caro, fatti accompagnare da Ivan…sniff!»
«Rose, dove devi andare? Ti accompagno io.»
Rose è balzato sul posto, visibilmente imbarazzato: «N-no, non serve… non preoccuparti, Ivan!»
Perché non vuole che lo accompagni? Allora è vera la storia che quando ci si innamora si lasciano perdere gli amici? Ma perché? Che gli ho fatto di sbagliato? Non ci siamo chiariti poco fa? Non capisco… forse l’ho trascurato troppo? Dev’essere così… prima ha detto ad Anna che era una cosa recente, quindi durante la settimana deve aver trovato qualcuno con cui rimpiazzarmi di cui è anche sentimentalmente interessato... ma io non voglio che la nostra amicizia finisca così… non voglio che si deteriori in maniera così squallida! Lo so, un giorno probabilmente ognuno farà la propria vita, forse uno dei due andrà via dal Paese, ma anche in quel caso non avrebbe senso troncare i rapporti!
Adesso ti faccio vedere io come ti faccio sputare il rospo. Ho fatto un sorriso smagliante e l’ho preso a braccetto: «E chi si preoccupa? È un piacere per me accompagnarti, dopo tutto quello che fai per me! Che vuoi che siano cinque minuti in auto con il mio migliore amico? Non ho ragione, Anna?»
«Ivan ha ragione, Rosemund caro! Vai pure con Ivan!»
Mantenendo un sorriso di circostanza, sta facendo resistenza alla mia presa, cercando di sfuggirmi: questo non fa altro che farmi dispiacere ed innervosire al contempo.
«M-ma non voglio disturbare…»
L’ho guardato con un leggero cenno di rabbia negli occhi: «Ma quale disturbo? Dobbiamo parlare di cose private da veri uomini, noi! E poi passa Gennaro a prendere Anna, non è così?»
«S-sì…»
«Allora io e Rose iniziamo ad andare, la strada sarà mooolto lunga, visto che dobbiamo andare piano per la sua paura delle automobili!»
«I-ivan, che cos’hai? Mi fai un po’ paura così…»
«Ahahahah! Paura io? Sono l’ultima persona sulla faccia della terra di cui preoccuparsi, di cui avere paura e con cui avere scrupolo di non confidarsi!» L’ho detto. Adesso non potrà ritirarsi indietro, se vuole rimanere una persona coerente.
«…Ho capito. Iniziamo ad andare allora.»
Abbiamo salutato Anna e siamo entrati in auto, in cui è caduto un silenzio piuttosto pesante. «Metto in moto.»
Abbiamo fatto un tragitto in silenzio per un po’, poi ho parcheggiato la macchina davanti al parco che attraversiamo di solito insieme. Ho lasciato andare la presa sul volante e piuttosto seccato ho vuotato il sacco: «Perché non vuoi dirmi con chi devi uscire?»
«… È  per questo che fai tutte queste storie?»
«Tutte queste storie…? Rose, mi avevi detto che eravamo migliori amici e non vuoi confidarti con me sui tuoi piani di stasera! Che bella amicizia del cavolo!»
Si è passato una mano tra i capelli sbuffando nervosamente, con l’aria accigliata di chi sta per dire qualcosa che non mi piacerà ascoltare.
«Ho incontrato una persona che mi ha fatto rivivere delle cose.»
Lo sapevo che era il suo ex. «Chi è? Quel cuore di pietra…? Come hai fatto a caderci di nuovo…?»
«No, non lui! È un’altra persona… c’è…»
Ha sbuffato per darsi la forza di continuare: sarà così difficile da comprendere quello che sta per dirmi?
«C’è una persona che mi piace, Ivan. Una persona che non mi sarei mai aspettato.»
È perché non se lo sarebbe mai aspettato che vuole concentrarsi per conquistarlo a tal punto da gettarmi via così? Senza nemmeno confidarsi? Ho già la famiglia in frantumi, non voglio che la prossima cosa a rompersi sia la mia amicizia con lui! Non posso accettarlo! Con rabbia gli ho urlato contro: «Rose, io non voglio dividermi da te solo perché ti sei trovato il giocattolino con cui sfogare le tue stupide fantasie sessuali!»
«C-che stai dicendo…?»
«Sto dicendo che tu non vuoi dirmi chi è questo tipo! Stai facendo un sacco di giri di parole! Dimmelo e basta, insomma! Dimmelo se sei una di quelle persone che getta via gli amici per la fidanzatina incontrata in vacanza! Così almeno mi metto l’anima in pace anche con te!»
«NON POSSO!!»
L’ho guardato con rabbia, mentre i suoi occhi blu intenso si riempiono di riflessi.
«Non… non posso gettarti via per una cosa così stupida come questa! Come ti è venuto in mente? Tu sei molto più prezioso di un piccolo sentimento di passaggio! Non te lo volevo dire perché non so come tu possa prenderla, solo per questo...»
«È qualcuno che sai non mi piacerà? Che vuoi che me ne importi? Tu mi aiuti anche se ti sta antipatica Tina! Perché pensi che per me sia diverso? Ti aiuterò, qualunque cosa deciderai di fare!»
Ho messo da parte la mia irritazione adesso che so che aveva solo paura che non potesse piacermi il tipo in questione… ma il fatto che lui pensi questo mi fa temere che sia una  persona di cui preoccuparmi… la rabbia ha lasciato il posto a impazienza ed agitazione.
«…A-allora te lo dirò...»
«Voglio nome e cognome, Rose.»
«…No, il cognome no… per favore…»
«Nome e cognome, Rose.»
Ha fatto un sospiro spezzato e si è rivolto lentamente verso di me, con gli occhi blu intenso come un mare in agitazione, come se bastasse un battito un po’ più forte delle sue lunghe ciglia  a far cadere delle pesanti lacrime da un momento all’altro. Il suo rossore arriva fino alle orecchie, la tensione sale sempre di più man mano che osservo le sue labbra dischiudersi, nel tentativo di pronunciare un nome. Il cuore mi batte forte nel petto, ho paura che mi pentirò di averlo costretto a rivelare ciò che sicuramente avrà avuto motivo di voler tenere per sé.
Con un solo respiro, il nome pronunciato da Rose arriva alle mie orecchie come un sussurro, alla mia consapevolezza come un fulmine a ciel sereno, al mio cuore come un fortissimo pugno allo stomaco.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rumenna