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Autore: FunnyYoungMe    06/02/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso per il ritardo; sabato non sono stata a casa e domenica sono stata male tutto il giorno. Spero che il capitolo vi piaccia. Aspetto i vostri commenti ^.^/

 


Pazzo e stravagante

 

Veranda della casa di Kyuhyun

 

In veranda c’era un televisore a schermo piatto con un tavolino di vetro, sul quale c’erano birra e pizza, accerchiato da due divani, uno bianco e l’altro nero; stava per cominciare una partita di calcio.

“Quando arrivano Ryeowook e Donghae?” Domandò Eunhyuk, camminando avanti e indietro per il portico.

“Quando ne hanno voglia. Smettila di fare su e giù, mi stai facendo girare la testa”, disse in tono serio Kyuhyun, sdraiato sul divano.

“Si sta facendo tardi e...”

“E cosa?” Lo interruppe Kyuhyun con tono canzonatorio. “Non puoi stare senza il tuo pesciolino neanche per un minuto?”

Il biondo gli lanciò uno sguardo torvo e poi aggiunse, in tono preoccupato: “La partita sta per cominciare e perderebbe il calcio d’inizio.”

“Come sei dolce”, lo schernì l’amico. “Siediti. Ho sentito abbastanza, quindi è meglio se taci.”

Eunhyuk poteva solo guardare contrariato il suo amico.

 

Cortile della casa di Yesung

 

Yesung rimase fuori nel giardino fino a quando ci fu buio, e nonostante stesse pensando di rientrare, Bunny aveva altre intenzioni; quando il cancello di casa venne aperto dal padre, il coniglietto scappò, spaventando Yesung, che gli corse dietro.

Il suo respirò si fece più regolare quando trovò l’animale che mangiava dell’erba vicino alla casa di fianco; lentamente, per non spaventarlo, il moro si avvicinò e si inginocchiò davanti a lui, accarezzandogli il pelo, ma al minimo tocco, il coniglio scappò. Yesung vide una macchina avvicinarsi rapidamente e non ci pensò due volte: corse verso il coniglio, prendendolo tra le braccia, senza avere il tempo di allontanarsi dal posto. Chiuse gli occhi aspettando lo scontro che, però, non arrivò. Il guidatore scese dall’auto preoccupato e frastornato.

“Stai bene?” Gli chiese, ma Yesung non rispose. Probabilmente è ancora sotto shock, pensò l’uomo. Per cui gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Yesung sobbalzò prima di aprire gli occhi lentamente.

“Ehi”, disse l’uomo e ripeté la sua domanda. “Stai bene? Non ti sei fatto nulla, vero?”

Il moro annuì, non credendo ancora a quello che sarebbe potuto accadere. Sorrise debolmente all’uomo e si girò, correndo verso casa.

“Ragazzo strano. Molto strano”, disse il guidatore grattandosi la nuca.

 

A casa di Kyuhyun

 

“Finalmente siete arrivati”, disse Kyuhyun prima di schernire il biondo. “Eunhyuk era così preoccupato per Donghae.”

“Per te che avresti potuto perdere il calcio d’inizio, cosa che è successa”, si difese il ragazzo con tono annoiato per la battuta continua del suo amico. “Comunque, perché ci avete messo così tanto?”

“Ho quasi investito uno, un pazzo amante degli animali”, disse Ryeowook alzando le spalle prima di sedersi vicino agli altri ragazzi.

 

Nel giardino della casa di Yesung

 

Anche se non era suo il coniglio, Yesung gli si era affezionato, visto che aveva pure quasi rischiato la sua vita per l’animale. Il ragazzo, seduto sotto l’olivo che c’era nel cortile di casa, stava accarezzando Bunny, che stava mangiando beatamente dell’erba fresca. All’improvviso i suoi occhi si chiusero con forza, la testa gli girava a causa del dolore lancinante che lo aveva improvvisamente colpito. Dopo qualche secondo con le vertigini, aprì gli occhi e notò una bottiglia di birra non del tutto vuota vicino alle zampe del coniglio.

“Cavernicoli...”, mormorò pieno di rabbia; la testa gli faceva ancora male.

 

Noi faremmo di tutto per proteggere chi amiamo, anche se dovesse significare passare per uno fuori di testa, perché siamo disposti a perdere tutto solo per tenere in vita chi ci dona momenti di pace...

 

 

La mattina dopo

 

Nonostante non fosse stata una delle sue solite feste spaziali, c’era molto disordine, oltre che mal di testa, e le urla provenienti dalla casa a fianco non aiutavano affatto. La domestica aveva sistemato il suo caos, ma lui non era soddisfatto: la donna non aveva trovato il suo telecomando e lui lo voleva, così avrebbe potuto cominciare il gioco.

“Non ha idea di dove potrebbe essere, o dove lei o i suoi amici lo abbiate lanciato?” Domandò l’anziana a capo chino, spaventata per la sua risposta.

“Se lo sapessi, perché ti starei chiedendo di trovarlo? Fai il tuo lavoro”, ringhiò inalberato Kyuhyun, ma, all’improvviso, gli venne in mente dove poteva trovarsi il telecomando.

 

Stanza di Yesung

 

La notte era stata difficile per Yesung, come al solito, per cui aveva bisogno di un po’ di riposo. Per sua sfortuna, però, Heechul si precipitò dentro la stanza con un largo sorriso sulle labbra, spaventando il fratello.

“Mamma mi ha appena detto che...”, cominciò con il sorrisetto ancora presente e alzando un sopracciglio, dando sui nervi al moro, “andiamo dai nonni.”

“Cosa c’è di eccitante? Hai sempre odiato andare in quel paesino… e comunque, non m’importa. Divertitevi.”

“Ah ah ah… Guarda che vieni anche tu.”

“No, io non vado. Assolutamente.”

“A mamma non piacerà sentirlo.”

“Non mi piacerà sentire cosa?” Entrò nella stanza con dei panni puliti tra le braccia.

“Io non vengo dai tuoi genitori.”

“Perché no? Ci saranno anche le tue zie. Ci divertiremo molto. E poi, gli manchi tanto e vogliono vederti.”

“Certo, così possono parlare di me e riservarmi attenzioni inutili? Tra l’altro, non si sono mai preoccupate per me, ma adesso sì? No grazie. Passo.”

“Non dire così. Sono tutti interessati alla tua salute.”

“E lasciali fare” Lo sai anche tu che è una bugia. Tutto ciò a cui sono interessati è come è successo.”

“Jongwoon, loro ti amano e...”

“È una menzogna!” La interruppe lui, leggermente irritato. “Comunque non vengo. Non importa cosa vogliano; io non voglio andare.”

“Basta così! Fai quello che vuoi. Resta qui con tuo padre. Io vado dai miei genitori”, sua madre disse arrabbiata, perfino sbattendo la porta dietro di sé.

“Mi mancherai”, ammise Heechul mettendo il broncio, ma corse fuori dalla stanza quando Yesung lo fulminò con lo sguardo.

 

Più tardi

 

Quel pomeriggio la casa sarebbe stata vuota. Il padre caricò i bagagli dentro il mini-van, abbracciò i figli e diede un bacio sulla fronte alla moglie. Il moro li salutò con la mano e quando l’auto non fu più in vista, entrò in giardino e chiuse il cancello.

“Staremo insieme queste settimane; giorni da padre-figlio”, l’uomo sorrise per animare l’ambiente, ma Yesung rispose con un mezzo sorriso. Il padre, che provò solo sconforto, entrò in casa, probabilmente a dormire.

Yesung lo seguì, ma quando fu sul punto di chiudere la porta, notò una figura davanti al cancello. C’era qualcuno e per sua sfortuna, quella persona lo aveva visto, per cui doveva andarci a parlare. Trascinando i piedi per l’irritazione, si avvicinò alla persona e quando alzò la testa, lo shock lo pervase tutto, i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e l’orrore. Riuscì a riprendersi in fretta, la sua faccia una maschera di indifferenza come suo solito.

Kyuhyun stava per urlare al moro che lo aveva fatto strillare e aspettare al cancello. Non capiva come osava ignorarlo ancora dopo tutte quelle urla, ma l’espressione che assunse il piccoletto quando lo vide era impagabile. L’orrore genuino nel suo viso era come una medicina per l’ira di Kyuhyun e gli fece la giornata.

“Cosa?” Chiese Yesung, irritato oltremodo, indispettendo ancora una volta l’altro.

“Non dirmi ‘cosa’ in quel modo! Sto aspettando qui da un bel po’, chiamandoti… Che problemi hai?”

“Cosa vuoi?” Disse ancora, per nulla gentile.

“Il telecomando della mia televisione”, rispose il castano.

Yesung sbatté le palpebre più volte, non capendo se il ragazzo alto avesse davvero detto così. “Ti sembro un trova-oggetti o hai scambiato casa mia per l’ufficio degli oggetti smarriti?”

Kyuhyun sogghignò alla domanda del ragazzo, divertendosi al pensiero di ciò che sarebbe accaduto. “So che è nel tuo giardino. Ora, fai il bravo bambino, e portamelo.”

“Certo, perché tutto ciò che perdi si trova in casa mia, tsk.” Yesung stava per girare sui tacchi quando Kyuhyun lo guardò torvo. Sembrava che non avesse ancora finito con lui, per cui il moro non poté fare altro che sbuffare scocciato.

“Questa volta è così. Uno dei miei amici l’ha lanciato, scambiandolo per una bottiglia di birra, quindi...”

“Sei tu quello che ha trasformato il cortile di mia madre in un gigantesco cestino della spazzatura”, disse Yesung frustrato prima di captare il significato dietro le sue stesse parole. La sua voce si abbassò drasticamente, e quasi sussurrando, non ancora credendoci, aggiunse: “… Quindi sei tu il nuovo vicino?”

Kyuhyun provò una gioia immensa nell’istante in cui negli occhi del moro si affacciò del rifiuto; il terrore che esprimevano i lineamenti dello strambo durò poco, ma fu abbastanza da compiacere il bruno. Lui davvero odiava quel tipo di persona, incurante e indifferente, e specialmente, LUI.

“Senza fiato?” Kyuhyun lo schernì, aspettando con trepidazione la sua prossima espressione facciale.

“In realtà no. Solo che non me lo aspettavo. Una curiosa coincidenza, se la è...” Le ultime parole le pronunciò a bassa voce, rendendo difficile al ragazzo alto di captarle.

“Hai qualcosa da condividere?” Deridere il nanerottolo faceva parte del divertimento di Kyuhyun.

“Forse, il tuo telecomando?” Replicò Yesung.

“Esattamente. Come ho già detto, fai il bravo cagnolino e portamelo.”

“Non succederà.” Quello che aveva detto Kyuhyun, chiamandolo bravo cagnolino, fu il primo strike ai nervi del moro.

“Sarà meglio che io abbia il telecomando in mano in un minuto”, Kyuhyun inarcò il sopracciglio, mostrando quanto fosse serio, e ciò fece pensare a Yesung che il miglior modo di disfarsi del vicino irritante era quello di dargli il suo maledetto telecomando.

Non ci mise molto a trovarlo tra le pile di bottiglie, ma non sembrava fosse abbastanza rapido per il ragazzo che lo aspettava fuori dal cancello. Pareva impaziente mentre colpiva con il piede, con leggerezza e velocemente, il cancello.

“Ecco qui”, Yesung allungò la mano oltre le sbarre. “E queste”, disse indicando una delle bottiglie, “non buttarle più qui.”

Kyuhyun lo fissò con un sorrisetto soddisfatto, ignorando le sue parole. “Quindi sei utile quando vuoi...”

“L’ho fatto solo per sbarazzarmi di te”, lo interruppe il moro, facendo perdere la pazienza all’altro perché nessuno voleva allontanarsi da lui. Quella cosa piccola e strana stava giocando col fuoco, non conscio del pericolo che correva.

“Stavo dicendo che dovresti abituarti. Tendo a perdere spesso un sacco di cose e tu sei il perfetto schiavo da usare per trovarle.” Il modo in cui quel ragazzo viziato ed arrogante aveva pronunciato quelle parole fece sì che gli si rivoltasse di disgusto lo stomaco e fumasse di rabbia; quello fu il secondo strike.

“Ah!” Il ragazzo esclamò all’improvviso. “Mancano alcuni tasti; non puoi fare bene neanche un lavoro. Riparalo; vai e trova i tasti.”

“Stai scherzando!” Tutto ciò che riuscì a pensare Yesung fu che il vicino non stava bene.

“No, sono serio.”

Il moro scosse semplicemente la testa e diede le spalle all’altro; gli aveva tenuto compagnia per troppo tempo.

Girando la testa per accertarsi che il ragazzo se ne fosse andato, Yesung vide la sua faccia frustrata, anzi, più quella che avrebbe potuto uccidere chiunque con uno sguardo; le sue labbra tremavano dalla rabbia. Il moro non si era ancora reso conto che il suo atteggiamento aveva fatto uscire dai gangheri quel ragazzo viziato, o semplicemente non gli importava.

“Quello era un ordine, scherzo della natura.” Sì, era un pazzo, perché nessuno sano di mente si sarebbe allontanato dallo stesso dio della bellezza. Ma non sapeva che il più basso era sensibile a quella parola non per la ragione che pensava, ma ferì Yesung più di tutto, e quello fu il terzo strike.

La sua mano si chiuse a pugno mentre l’altra mano, che teneva la bottiglia, tremava. Rabbia e tristezza, non sapeva neanche lui cosa stava provando in quel momento; le lacrime minacciavano di uscire.

“Questo è troppo”, pensò Yesung e strillò con tutta l’aria che aveva nei polmoni, sorprendendo se stesso quando sentì una fitta al petto.

“Questo è troppo, idiota arrogante; ne ho avuto abbastanza di te. Non prendo ordini e l’unico mostro, qui, sei tu, psicopatico!” Strillò Yesung e senza pensarci due volte, il vetro si ruppe entrando in contatto con le sbarre del cancello, i piccoli pezzi tagliarono senza pietà la pelle del castano. Non appena la aveva scagliata, tutta la rabbia che stava provando esplose nello stesso istante in cui lo fece la bottiglia. Le lacrime gli rigarono il volto, bagnandogli le guance.

“Ho perfino alzato la voce con te dopo tanto tempo, e mi fa male”, disse Yesung prima di voltargli le spalle, entrando in casa, lasciando un ragazzo sorpreso dietro.

“È pazzo”, sibilò Kyuhyun. “E cos’è ‘sta storia che non parla da tanto tempo? Ma perché cerco anche di capire quel pazzo.” Strinse i denti, tenendo stretta la mano sinistra, piena di piccoli frammenti di vetro. Il sangue sfigurava la bianca pelle abusata di entrambe le mani. “Fa troppo male.”

“Quello scemo se lo meritava, ma spero di non averlo ferito… tanto”, pensò Yesung sdraiato a letto, asciugando le tracce di lacrime.

 

Noi sappiamo, o presumiamo di sapere, ciò che fa uscire di senno l’altro, e quella è la miglior arma per mandare in frantumi la sua anima, anche se potrebbe essere la più cattiva e la più infima, giusto?

   
 
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