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Autore: DeathOver    06/02/2017    2 recensioni
FNAF fanfiction.
Renèe non è mai stata una donna come tante altre, ha sempre e comunque voluto staccarsi dalla massa, ma la sua vita cambia per sempre quando, per puro divertimento, decide di rispondere all'annuncio del Freddy Fazbear's Pizza, proponendosi come guardia notturna.
"Paura? Was für ein unsinn! Dovresti saperlo: io non ho paura di nulla..~"
|| PICCOLO PS. Ho preferito utilizzare per i personaggi i nomi dati dai fan della serie, so benissimo anche io che sono nomi non originali. Inoltre se vi aspettate una storia esclusivamente romantica non siete nel posto giusto. Grazie per l'attenzione!
Per via del regolamento del sito la storia verrà pubblicata con apposite censure nelle scene ritenute particolarmente delicate o pesanti, possibile innalzamento raiting!
I CAPITOLI SEGUONO UNA PUBBLICAZIONE MENSILE DURANTE IL PERIODO LAVORATIVO-SCOLATICO, E' POSSIBILE CHE NE VENGANO PUBBLICATI MOLTEPLICI LO STESSO MESE DURANTE IL PERIODO ESTIVO.||
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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"Freddy Fazbear's Pizza."
Renèe rimase immobile ad osservare la luminosa insegna posta sul tetto del locale; nulla di particolare, una pizzeria per famiglie che come tante altre aveva attirato particolarmente l'attenzione rispetto ad altre grazie all'avvento delle nuove, ultramoderne tecnologie alle quali faceva ricorso: le mascotte simbolo del locale non erano infatti degli ormai superati pupazzi, stupidi cartoni animati per bambini o puzzolenti costumi indossati da poveracci che cercavano di guadagnare qualche soldo, ma dei veri e propri robot!
Lei la riteneva un'assurdità: "Che sciocchezza, a quale bambino potrebbero mai piacere dei sinistri robottoni rumorosi e mal settati?!" pensava la bionda quando le capitava di accompagnare la sorellina Phoebe, o Pecetta come lei la definiva per il colore rosso intenso dei suoi capelli, a quella che ai tempi era la vecchia sede della pizzeria, ma a quanto pare si sbagliava: sembrava assurdo ma i bambini adoravano quei.. cosi, e anche lei si era sorpresa a mostrare un certo interesse nei loro confronti; li studiava fissandoli da lontano nel buio, stando sempre attenta a rimanere nascosta seguiva ogni loro mossa.
Aveva una sola certezza : qualcosa in quel luogo non tornava. Nonostante i volti degli addetti sempre falsamente cortesi e sorridenti e il clima festoso che regnava in quel luogo l'atmosfera le sembrava..distorta, come se tutta quell'allegra vitalità servisse in realtà a nascondere qualcosa di orribilmente sbagliato, un segreto
Erano passati cinque anni da quei giorni, cinque lunghi, lunghissimi anni, e sua sorella aveva smesso di frequentare quel locale attirata da cose più adatte alla sua età come i trucchi o i ragazzi.
Quel luogo era totalmente sparito dalla sua mente, o almeno così credeva sino a pochi giorni prima, quando, licenziatasi dal suo ultimo impiego lavorativo in quanto da lei ritenuto troppo... "noioso" per una giovane donna in cerca di avventure qual'era aveva trovato, frugando tra le pagine di giornale, un annuncio che aveva richiamato la sua attenzione: "GRANDE RIAPERTURA! Pizzeria vintage a cui è stata data nuova vita! Vieni a far parte del nuovo volto della Freddy Fazbear's Pizza! Cosa potrebbe andare storto?" Con sotto in allegato informazioni come il pagamento eil numero per informazioni. 
Beh, tutto sommato lo stipendio era il più basso che lei avesse mai visto, ma in fondo alla bionda non importava poi granchè dei soldi: lavorava semplicemente per distrarsi dalle problematiche di tutti i giorni, poteva campare benissimo sino alla fine dei suoi giorni utilizzando i benefici che i suoi genitori le avevano lasciato in eredità. 
Alla fine aveva preso la decisione di contattare il numero allegato all'articolo.

Non avrebbe mai immaginato che quella decisione avrebbe cambiato la sua vita sino alla fine dei suoi giorni.

Calò il cappuccio della felpa violastra dal capo, mentre riponeva le cuffie del suo prezioso walkman nella tasca della borsa a tracolla, scelta più piccola apposta per l'occasione.
Aveva scelto un outfit piuttosto sobrio per un colloquio lavorativo: i Lunghissimi capelli biondi erano legati in una stretta coda alta e i boccoli dorati le ricadevano sulla schiena e sulle spalle. Non si era truccata: aveva preferito rimanere semplice, odiava il trucco e lei aveva un così bel visino, non avrebbe certo potuto vantare la sua naturale bellezza per sempre!
Indossava delle lentine a contatto che le rendevano gli occhi vagamente più scuri di quanto in realtà non fossero, di un bel verde luminoso. Si notava subito che non doveva essere di Hurricane: gli abitanti dell'Utah mostravano una pelle di un colorito più olivastro e i capelli di colori per lo più scuri, infatti era originaria della Germania, e viveva lì da soli 15 anni.
Infine, indossava una felpa viola di taglio maschile e pantaloni neri decisamente aderenti, con stivaletti neri abbinati.
Si diede un'ultima sistemata ai capelli, pettinandoli con le mani coperte da guanti neri, prima di entrare nel locale.
Subito la calma di poco prima venne sostituita dal baccano: bambini, bambini ovunque e che facevano di tutto: non potevano stare un minimo più silenziosi?!
Renèe si guardò attorno infastidita mordicchiandosi il labbro inferiore con insistenza; il baccano e i rumori forti l'avevano sempre resa un po' nervosa, dopotutto..
Stava per muoversi dal suo posto, quando alle sue spalle avvertì una voce profonda e rauca allo stesso tempo: -Salve, le serve aiuto per caso?-
Si voltò, trovandosi dinnanzi un uomo alto poco più di lei, non più di dieci centimetri, dalla carnagione scura. Indossava quella che pareva essere la divisa dello staff di sicurezza della pizzeria, o almeno era ciò che le faceva presupporre il distintivo posto sulla sua camicia, insieme ad altre cose che notò lì sul momento: doveva essere un fumatore, date le unghie ingiallite e il rigonfiamento nella tasca destra del pantalone, era leggermente trasandato, probabilmente si avvicinava la fine del suo turno, sebbene i suoi capelli erano di un insolito colore violaceo non sembravano essere tinti, oltretutto i suoi capelli erano un completo disordine e questo la disturbava alquanto, non portava la fede al dito quindi non era sposato, aveva delle leggere macchie d'olio da motore su uno degli orli della camicia, probabilmente si occupava anche di elementi meccanici, aveva uno strano taglio sulla mano, probabilmente il graffio di un gatto e le sorrideva sornione ma non faceva altro che scrutarla dall'alto verso il basso mantenendo un sopracciglio alzato con degli occhi grigi come la nebbia che lei non aveva mai visto prima, doveva sicuramente trovarla strana, o insolita, dal modo il cui continuava ad abbassarsi il nodo della cravatta sembrava anche abbastanza stressato.
-Signora?- Le ripetè, sollevando appena il tono della voce: pareva iniziasse ad innervosirsi..
-Ah, ja, salve ho chiamato ieri per il colloquio, sono- -
-Rinìi, giusto?- la interruppe, con disappunto da parte della donna: odiava venir interrotta e ancor più odiava che il suo nome venisse storpiato in quella maniera orrenda.
-Renèe. Sì, sono io.- lo corresse, tentando di non far trapelare in alcun modo il fastidio che le dava sentire il proprio nome storpiato in quella maniera orrenda.
-Va bene, biondina, vieni con me.- Altro punto a suo sfavore: chi era lui per definirla "biondina"? Non si conoscevano neanche! Annuì lei, spedendogli una fredda occhiata e seguendolo per i corridoi sino ad arrivare dinnanzi alla porta socchiusa di quello che doveva essere l'ufficio di un suo superiore. 
L'uomo bussò un paio di volte, prima di entrare nella stanza, facendo cenno alla donna di seguirlo: era un ufficio decisamente spazioso, a differenza del resto della pizzeria le pareti erano completamente bianche e al centro regnava una scrivania con alcune scartoffie sopra, da un lato vi erano due poltroncine scarlatte mentre dall'altro sedeva quello che doveva essere l'amministratore delegato.
-Oh, salve, le do il benvenuto! Prego, si accomodi pure..-
Egli non si alzò nemmeno dalla sua poltrona: piuttosto scortese da parte sua, in fondo..
La bionda tentò di non fissarlo troppo questa volta, ma non riuscì a resistere alla curiosità dandogli qualche sbirciata svelta: un uomo sulla cinquantina stempiato, con i denti ingialliti probabilmente per la nicotina contenuta nei resti dei sigari gettati nel posacenere, indossava un completo da ufficio ma non tendeva a dargli un'aria seria, anzi, con la schiena incurvata in quel modo pareva quasi stanco. Aveva la manica segnata da diverse strisciate di penna e dei calli da scrittura tra indice e medio della mano destra, sorprendentemente un anello all'anulare sinistro. Non potè notare altro, dato che la voce distaccata dell'uomo la richiamò dai suoi pensieri..
-Allora signorina Zvezda, mi parli un po' di lei: devo essere sincero, non mi aspettavo certo che una donna rispondesse all'annuncio sul giornale!-
La donna sollevò un sopracciglio infastidita: il fatto che fosse una donna non significava certo che potesse essere meno forte di un uomo, anzi! Decise di passare sopra alla questione, rispondendo alla sua domanda.
-Mi chiamo Renèe Wolfram Zvezda, ho venticinque anni e vivo a Hurricane da quindici anni, sono nata a Berlino, in Germania, e ho documenti e cittadinanza americana. Ho già lavorato come guardia di sicurezza diurna in un negozio di vestiario, prima ancora come cameriera in un locale notturno e in una catena di fast food come impiegata. Sto seguendo gli studi universitari negli indirizzi umani e sono attualmente al primo anno, uscita dalle scuole superiori con voti eccellenti...- il colloquio non andò avanti per molto, le bastò dire che era perlopiù interessata al turno notturno per far sì che esso si concludesse con una stretta di mano e diversi contratti da firmare.
Solo quando si alzò ed uscì con aria trionfante dall'ufficio la donna si rese conto che l'uomo dai capelli viola era rimasto a seguire il suo colloquio come testimone, ecco perché si sentiva osservata..
-Pare che inizieremo a chiamarci per nome, biondina..- constatò lui, seguendola sino all'ingresso, per poi aprirle la porta.
-Mi chiamo Renèe, non biondina, tienilo bene a mente, sie..!- Ed uscì così com'era entrata, lanciando un'ultima occhiata all'uomo prima di incamminarsi verso casa.

Era solo l'inizio di quella che sarebbe stata la sua vera vita.

 
   
 
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