Titolo: Track – 00.
Serie: D.Gray-man
Personaggi: Lavi
Genere: Nonsense
Rating: Verde
Avvisi: Alternative Universe, Flashfic
Note: Allora,
qualche premessa. Un senso, a dire
il vero, questa fic lo ha. Ma, a detta di altri, è un po’
nascosto. Un po’ bastardo. Quindi segniamola come nonsense, ‘kay? *della serie: se non
avete capito un cacchio, non prendetevela
con l’autrice* *cof*
Avrei
voluto spiegarlo, a fine pagina, il senso della storia. Ma, duh, non ne ho
voglia. E’ una nonsense. Io so cosa volevo
scrivere, cosa volevo dire, e questo è quanto.
Spero
capiate. Spero capiate lui. Spero che
questa fanfiction vi piaccia, davvero. Tra qualche tempo la odierò, lo
so, succede sempre. Ma per ora la amo (penso che comincerò a scrivere in
pianta stabile su questo personaggio, davvero. Al diavolo gli altri.) e mi sta
bene così.
Comunque.
Ultima nota, importante, o almeno credo. La fic è... un po’ così. Poco curata. Ho provato a
fare il giochino dello scrivere nel giro di una canzone, ma non mi è
riuscito, ecco, ho sfasato di un paio di repeat °-° Non l’ho
aggiustata più di tanto, perché mentre scrivevo era presa dalla
febbre della scrittrice pazza e non mi sembra giusto correggere come se niente fosse.
Quindi, tutto qui.
Di nuovo,
spero che vi piaccia.
Di nuovo,
spero che vi piaccia lui.
(Nel tempo che ci ho messo a sistemare i codici e a trovare il titolo, ho cominciato a odiarla °-°)
Track – 00.
C’era
il sole, alto e freddo sopra la sua testa, e c’era la neve, bianca e
bagnata sotto i suoi scarponi dalle stringhe perennemente slacciate.
C’era
il silenzio, immobile e ovattato, e c’era la musica che gli pulsava
direttamente nel cervello, scorrendogli nelle vene e nelle ossa, facendogli
abbozzare di tanto in tanto un lieve sorriso che sarebbe potuto benissimo
passare per una smorfia annoiata.
Il ragazzo
dai capelli rossi stringeva nella mano sinistra un piccolo aggeggio di plastica
dalla forma rettangolare, dal display lampeggiante e le scritte che scorrevano
lente fino all’esasperazione, mentre teneva gli occhi chiusi, rilassato.
Aveva le nocche bianche, paralizzate dal freddo, ma la giacca che aveva
comprato lo scorso mese era vecchia e aveva le tasche rotte. L’unica cosa
che sembrava trasmettergli un po’ di calore era la sciarpa color arancio
che portava fin da quando era piccolo, dalle punte sbrindellate e i fili di
lana che pendevano un po’ ovunque.
Batteva il
tempo con il piede, anche se non si vedeva per via della neve che gli sfiorava
le caviglie, e attendeva.
Il brano
finì, la musica scemò e lo lasciò per un attimo attonito,
spiazzato, con le orecchie che gli fischiavano e il mondo di nuovo davanti agli
occhi.
Arricciò
le labbra, inspirò dal naso e attese.
Sperava di
avere un po’ più tempo. Lo sperava davvero.
Ma dopo un
po’ sentì la voce del vecchio Bookman chiamarlo, con il solito
tono brusco e secco, e fu costretto a voltarsi. Bookman lo chiamò ancora
una volta, facendogli segno con il capo di raggiungerlo.
La musica
tornò a suonare, isolandolo dal mondo.
Deak
sorrise e scosse la testa, come un bambino capriccioso, e tornò a
chiudere gli occhi.
Track – 00.
End