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Autore: Alyke diAngelo    07/02/2017    1 recensioni
Rosie era cresiuta.
I due sorrisero da quel piccolo appartamento impolverato, godendosi l’uno il calore dell’altro.
*****
una piccola os uscita dal nulla in una serata di noia, spero vi piaccia c:
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rosie si sistemò il vestito. Era in camera sua da un’ora ormai, provando un outfit dietro l’altro, senza sapersi decidere. Gettò un’occhiata veloce all’orologio, erano le 19,30. Aveva solo mezz’ora, poi Ian sarebbe stato sotto casa sua ad aspettarla. Sorrise. Quel ragazzo aveva un cuore d’oro. Si conoscevano da una vita, erano la classica coppia di amici che non faceva bravate, ma aveva il proprio codice segreto, il proprio nascondiglio dove architettare malefici piani di evasione da scuola… erano rimasti insieme fino ad allora, fino a diventare i due sedicenni inseparabili, amanti del dolce, della natura e delle polaroid.
Rosie soffocò una risata mentre si guardava allo specchio, ricordando come lui le aveva chiesto di uscire, goffo e impacciato, rosso come un pomodoro, così diverso da ogni altra volta che lo aveva visto… -senti… io mi chiedevo se… insomma…- e lei, che aveva imparato da Sherlock a riconoscere le azioni di un uomo innamorato, aveva semplicemente detto “Sì”, ottenendo in risposta da Ian  un “Ti passo a prendere venerdì alle 8” balbettato; poi lui l’aveva semplicemente guardata andarsene, aggiustandosi gli occhiali rotondi sul naso, senza vedere le gote di Rosie tingersi di rosso chiaro.
Una sottile linea nera sulle palpebre e un rossetto chiaro sulle labbra sottili, i capelli biondi raccolti in una mezza coda, fermati ai lati da due forcine dorate. Ai piedi aveva le sue adorate e ormai consumate converse bianche, il vestito lungo, rosa e nero; era stato di sua madre, a quanto ne sapeva. Era carino, o forse si era solo stufata di cercarne uno migliore.
Sapeva che John e Sherlock erano seduti sul divano in salotto, pronti a darle il via libera e il loro parere sul suo aspetto. Prese un respiro profondo, percorrendo quei dodici passi che la separavano dal salotto, con la sensazione che qualcosa fosse diverso. Quell’odore di carta vecchia, inchiostro, polvere e pece che le era così familiare, all’improvviso le parve così estraneo,così pungente, mentre una morsa strettissima le attanagliava lo stomaco. Perché si sentiva così, dannazione? Sapeva che era un difetto chimico, che non doveva farsi prendere dal panico e restare razionale… Tuttavia…
Entrò nel salotto, Sherlock e John sul divano, esattamente come aveva programmato. Stette davanti a loro, crogiolandosi nel sorriso appena accennato di Sherlock e negli occhi dolci di John per almeno un minuto.
-beh?- chiese infine Rosie, quasi spaventata di rompere quel magico silenzio adorabile. Solo allora notò gli occhi colmi di lacrime di suo padre; gli si avvicinò, carezzandogli una guancia subito prima che venisse solcata da una lacrima pesante. Sherlock gli prese la mano, stringendola piano. John guardò la figlia, specchiandosi nei suoi stessi occhi, sorridendo innamorato tra le lacrime. –Sei così simile a tua madre… lei… lei ti adorerebbe…- sussurrò. Sherlock perse il sorriso, stringendo più forte la mano del compagno.
Erano ormai passati 15 anni dalla morte di Mary, ma John ancora non l’aveva superato appieno. Era stato in terapia, aveva avuto i suoi momenti di depressione e i suoi miglioramenti, ma il pensiero della defunta moglie ancora lo tormentava. Talvolta si svegliava, urlando, nel cuore della notte, quando l’immagine del cadavere in decomposizione di Mary, divorato dai vermi, fuggiva da un remoto angolo della sua mente e gli faceva visita, gelandogli il sangue. Era allora che John era grato di avere Sherlock, che lo stringeva, strofinandogli il naso sul collo e sussurrandogli parole rassicuranti. Sherlock era il suo miglior antidepressivo.
Rosie sorrise. Non ricordava sua madre, di lei aveva solo le poche fotografie e le storie che Sherlock e John le raccontavano. Storie di una donna coraggiosa, capace di atti tanto crudeli quanto umani. A volte si chiedeva cosa avrebbe fatto con sua madre… avrebbero riso insieme alle storie di suo padre e del suo amico sociopatico? Avrebbero guardato insieme la televisione? Letto libri, girato il mondo? Rosie scacciò quei pensieri dalla sua testa; ora il problema non era lei.
Cercò di consolare John, che  stava ancora singhiozzando. –s..sai…. quel vestito… lo indossava lei… quando… quando le chiesi di sposarci…- a queste parole  John abbozzò un sorriso, mentre Rosie lo stringeva in un abbraccio.
Sherlock si sentì così strano, in quel momento… quante cose potevano  succedere nella testa di quell’uomo in un solo momento…? Era come se lui fosse esterno a quell’abbraccio, a quel rapporto perfetto… negli ultimi quindici anni John aveva fatto di tutto per far sì che Sherlock si sentisse parte della famiglia, ma di tanto in tanto quella certezza vacua abbandonava il detective, lasciandolo fluttuare in un morbido stato di malinconia.
Dopo qualche istante, però, John e Rosie aprirono l’abbraccio a Sherlock, che abbracciò a sua volta l’unico vero amore della sua vita e quella ragazza che per lui era come una figlia… no, di più, una promessa, un voto indissolubile.
Si sorrisero, prima che John esortasse Rosie a uscire, ricordandole tutti i suoi ritardi e lei sorridesse varcando la porta dell’appartamento, con il suo sorriso alla menta.
Sherlock sorrise a John, la mano ancora nella sua, ed entrambi, con un movimento quasi simultaneo, si lanciatono alla finestra, sbirciando la ragazza da sotto le tende. La guardarono sorridere salutando l’amico, mentre si dirigevano insieme verso la stazione della metro.
Sherlock avvolse il proprio braccio attorno alla vita di John, attirandolo più vicino a sé, mentre l’altro appoggiava la testa al suo petto caldo, contando i battiti del suo cuore. Deformazione professionale…
Rosie era cresiuta.
I due sorrisero da quel piccolo appartamento impolverato, godendosi l’uno il calore dell’altro.
 
 
 
 
Note c:
ho scritto questa storia dal nulla, in un momento di noia, spero davvero che vi piaccia perche mi sono davvero impegnata parecchio <3
non mi odiate per aver fatto soffrire John vi prego, also non mi odiate perché non odio Mary… please
comunque davvero non so cosa dire, ringrazio Veronica per gli headcanons su Ian e vi invito a lasciare una recensioncina o a mettere la storia tra le preferite/seguite ecc…
vi voglio tanto bene fagioli miei<3
mama Alyke e le cheesecakes 

 
   
 
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