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Autore: Serith    07/02/2017    4 recensioni
"Hojo poteva essere considerato, seppur con una mentalità aperta, un soggetto positivamente interessante. C’erano da considerare diversi fattori: era maturo, rispettabile, e seppur solo ed esclusivamente nel suo settore, estremamente erudito."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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RITRATTO DI UNO SCIENZIATO
 
 
Elias Hojo non era un uomo atto a fare concessioni. Non agli altri e nemmeno a se stesso; o almeno, in questo caso, non sempre. La sua meticolosità nelle attività che intraprendeva lasciava intuire un impegno, una pretesa incredibile, che lo portava a ridursi talvolta in condizioni disumane. I suoi collaboratori avrebbero giurato con un bisbiglio di teatrale imbarazzo, che quando era impegnato in un progetto particolarmente importante si chiudesse nel laboratorio per giorni, a mescolare intrugli, analizzare dati, calcolare statistiche, sospirare stizzito o emettere Aah!  Soddisfatti quando non riusciva a trattenersi, lanciare gelide frecciatine allo sventurato che versasse due gocce di farmaco al posto di tre, vagare come un fantasma da una parte all’altra del laboratorio. Tutto ciò con quell’aria sempre, perennemente corrucciata, anche quando gli si comunicava una bella notizia, che seccava con un "Interessante", oppure "Ne è certo? Faccia altri accertamenti". Nei giorni buoni. In effetti, sembrava che non ci fossero molti giorni buoni per il Dottor Hojo.

Non era raro in certi periodi vederlo trafficare in laboratorio persino di notte, costringendo i suoi sottoposti a passare la notte in bianco assieme a lui, o addirittura da solo quando volesse tenersi assolutamente per se le sue scoperte. La mattina seguente sarebbe stato trovato già lì, con i suoi becher o il taccuino in mano, le occhiaie scavate ed il volto pallido a causa della mancanza di sonno, più intrattabile del solito, ma instancabilmente pronto per un’altra giornata lavorativa. Chi lo aveva attorno, lo definiva alle sue spalle disumano.

Inevitabile che un uomo così dedito all’amore della sua vita – paradossale che il sentimento irrazionale per eccellenza fosse rivolto alla Scienza, razionale per eccellenza… ma l’amore non è in fondo solo una reazione chimica?- e così poco amabile potesse dare origine a pettegolezzi, leggende, o addirittura soprannomi imbarazzanti.

Ad esempio che non si lavasse mai i capelli, o che non si lavasse proprio. Osservazioni scaturite dalle ciocche di capelli sporchi che si aggiustava di continuo durante le sue nottate in bianco, e dalla sua faccia sfatta ed insonne. Tutto questo, unito alla sua acidità e freddezza, aveva contribuito al soprannominarlo l’Abominevole Bisunto delle provette.

Altra storia mormorata con sconcerto voleva che egli passasse alcune nottate dentro il laboratorio, in solitaria e sbarrando tutto, per iniettarsi in tranquillità gli intrugli su cui lavorava. Ciò gli vantò i soprannomi di Abonevole OGM, o l’OGM bisunto. Presto il termine ‘OGM’ divenne un nome in codice da usare nei dieci minuti di pettegolezzo della pausa caffè, da una bocca occultata ad un orecchio attento: "Sai cosa ha detto stamattina l’OGM?", "Oggi ho chiesto all’OGM Bisunto informazioni sul mio aumento. Tu pensa Marius, quell’uomo non alza mai gli occhi dal suo taccuino, fa di tutto per non calcolarti come se valessi zero, e poi, MAGIA! Quando gli parli di denaro apriti cielo! Mi ha guardato come se fossi un qualunque flebotomo che gli stava dando estremamente fastidio, e mi ha liquidato con un: ‘Vuole un aumento ma non la vedo lavorare. Torni a quello che stava facendo’. Ti giuro Marius, sembrava  che avessi commesso un delitto imperdonabile. Gli era persino venuto un tic ad un occhio. Chissà, magari se avessi insistito avrebbe cominciato a mutare".

I pettegolezzi più succosi tuttavia riguardavano un altro aspetto della vita del Professor Hojo, più personale, per cui qualche spiritoso avrebbe potuto ironicamente affermare: quale aspetto? E poi: vita? Davvero?

Non era un mistero infatti, che tempo prima ci fosse stato qualcosa tra il professore e la Professoressa Crescent, e la cosa aveva suscitato – tristemente- così tanto stupore che era di tendenza parlarne ancora ad anni di distanza.
Curiosamente, quello che la gente non aveva interesse ad intuire –di cosa avrebbe sparlato altrimenti?- era che il professore, così dedito alla scienza da trascurare ogni altro lato di se stesso, riusciva ad attirare un certo tipo di donna. Donne come Lucrecia Crescent ad esempio.

E se avessero potuto o voluto indagare sulla sua vita, per quanto costretta dal lavoro, avrebbero scoperto che Hojo poteva essere considerato, seppur con una mentalità aperta, un soggetto positivamente interessante. C’erano da considerare diversi fattori: era maturo, rispettabile, e seppur solo ed esclusivamente nel suo settore, estremamente erudito. Ed ultimo ma non meno importante, forse fin troppo consapevole e sicuro delle sue conoscenze. Che se ne faceva un uomo dell’aspetto esteriore se aveva già tutte queste cose? Domanda che il professore si era fatto soprattutto in gioventù, usando l’ambizione come arma per sovrastare quei selvaggi dei suoi coetanei. I risultati erano arrivati, grazie anche talvolta alla sua mancanza di scrupoli –una mente logica come la sua non poteva ed aveva l’interesse di non comprendere un concetto umanistico come la morale-.

Inoltre, in uno strano modo poteva essere considerato attraente. Non era mai stato bello, ma da giovane un occhio oggettivo l’avrebbe definito accettabile, se non addirittura un tipo. Poi il tempo e lo stress causato dal lavoro avevano giocato la loro parte: la schiena ricurva, i segni di corrucciamento sul volto, i piccoli di tic sotto l’occhio destro nei periodi frenetici. Ma questi, visti sotto un certo occhio, non erano in fin dei conti segni di dedizione ed erudizione?

Erano tutte queste caratteristiche, in conclusione, ad attrarre donne belle, intelligenti ed ambiziose come Lucrecia Crescent, tutte più o meno con la stessa motivazione: riuscire a far colpo su un uomo così colto, e forse riuscire a fare carriera.

Tutto questo si mormorava di Hojo e della professoressa Crescent, e tanto altro ancora. Ad esempio, che fine aveva fatto Lucrecia? Anni prima lei, Hojo ed il professor Gast, quando quest'ultimo era ancora capo del reparto scientifico, su finanziamento della Shinra avevano abbandonato il continente per un progetto top secret, destinazione: segreta ai più. Al loro ritorno dopo molti mesi non vi era più Gast a capo del progetto, bensì Hojo, e di Lucrecia non si era saputo più nulla. Come dono per la Shinra da parte di un soddisfattissimo Elias, un bambino piccolissimo; ancora in fasce, con uno strano ciuffo di capelli argentei sulla testa.

E tanto si era parlato di quel bambino, e del rapporto tra egli e Hojo. La segretezza del progetto non aveva fatto altro che moltiplicare le ipotesi mormorate. Chi erano i genitori del piccolo? Era nato in modo naturale (già allora circolavano voci sull’etica discutibile di Mister OGM)? Perché aveva quell’aspetto così particolare, non brutto, ma… alieno?

Riguardo alla seconda categoria di voci, un paio di persone avevano ipotizzato che Hojo fosse il… ma tali voci erano state accolte e persino sussurrate con scetticismo. Per cui, dopo poco tempo si spensero da sole.
Inoltre, Hojo non poteva aver concepito un bambino così bello. Perché dopo un po’ di tempo fu chiaro che probabilmente crescendo non sarebbe diventato bello, ma molto bello, nonostante quegli strani capelli argentei, e gli occhi di un innaturale verde luminoso..

Semmai, un’ulteriore voce che si sarebbe diffusa a tempo debito, e cioè che il bambino fosse figlio di Lucrecia. Ed in effetti egli condivideva caratteristiche attraenti in comune con lei: la forma del viso e degli occhi, le ciglia lunghe. E tutto ciò non calzava forse a pennello con l’immagine di Lucrecia che a poco a poco si fa strada nella gerarchia del laboratorio, Lucrecia che tenta e riesce ad apparire brillante agli occhi di Hojo, Hojo che alza gli occhi dal suo taccuino ed afferma: 'Osservazione interessante, Crescent', 'Brillante. Approfondisca il discorso'? No? Talvolta alcune persone hanno fin troppo spirito d’osservazione.

Di tutto quello che si diceva alle sue spalle comunque, Hojo non aveva particolare interesse. Da quando aveva portato il suo piccolo grande progetto alla Shinra, aveva poco tempo perfino per costringersi a mangiare qualcosa quando cominciava ad avere le vertigini, ma eccitato com’era questo non costituiva per lui un problema.

Era riuscito ad incorporare i frutti di una vita ambiziosa in un unico corpo, la massima aspirazione di uno scienziato in quei capelli argentei e quegli occhi verde fluorescenti.
E ci teneva estremamente a quell’essere, perché era la risposta elettrizzante all’aspirazione massima di uno scienziato megalomane, il suo orgoglio, il frutto più bello mai concepito dal suo cervello. Che fosse suo figlio biologico era irrilevante, perché prima di essere concepito mesi addietro dai suoi lombi, era stato generato anni ed anni prima dalla sua mente; chiunque avrebbe potuto donargli un corpo, ma solo ed esclusivamente lui, Elias Hojo, aveva creato Sephiroth.
 
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Ok, eccoci. Qualche spiegazione.
Questa fan fiction (la si può definire tale?) non è assolutamente nuova, ma è anzi stata scritta circa 4, forse anche 5 anni fa. Ricordo che la stesura avvenne di getto, grazie ad una forte ispirazione che stavo sentendo in quel momento, che poi però passò lasciando questa descrizione incompiuta di un personaggio.
Penso non esista personaggio che subisca più bashing di Hojo. In effetti nemmeno io qui ho scherzato.
In ogni caso ho deciso di pubblicare questo piccolo ritratto perché mi è piaciuto molto rileggerlo. Solitamente i lavori che non mi convincono evito di diffonderli, ma questo ha uno stile così particolare che ho il piacere di condividerlo. Oltre al fatto che sto rivivendo dopo tanto tempo un periodo d’ispirazione, e qualche recensione mi sarebbe da stimolo per scrivere altre cose. Non escludo quindi che rivedrete presto altri miei lavori.
   
 
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