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Autore: pamina71    07/02/2017    14 recensioni
Dopo il Lupo, una nuova piccola e curiosa indagine.
La storia d'amore prosegue ed evolve, nella nuova dimora e con nuove consapevolezze, in un equilibrio finalmente diverso (dovuto sia alla promozione di André sia a quanto di doloroso é accaduto ad Oscar).
Il noir si infittisce, prendendo spunto da un caso realmente accaduto in un altro paese ed in un'altra epoca: un caso inquietante ed affascinante, che fece parecchio scalpore e di cui mi sono procurata estratti della sentenza e del processo, per comprendere moventi ed azioni, da cui ho "rubato" vittime e carnefice e dal quale deriveranno tutte le apparenti stranezze che ho estrapolato (le cose più particolari sono proprie del caso originale, non ho così tanta fantasia).
Credits letterari: Camilleri, Malvaldi, Montanari, Vitali.
Credits visivi: "La famiglia omicidi", "Ladri di Cadaveri", "Arsenico e vecchi merletti", "Misterioso omicidio a Manhattan"
Inizierò in stile Agatha Christie, con l'elenco dei personaggi per consultazioni future.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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29. Dal privato al pubblico

 

André ed Oscar erano rientrati la sera di Santo Stefano nella loro casa, accampando la scusa che il mattino seguente avrebbero dovuto essere in Caserma di buon'ora, per accompagnare i soldati a Versailles. In realtà, avrebbero potuto farli condurre da Pellerey, ma, nonostante l'affetto familiare, avevano preferito passare la notte nell'intimità del palazzo di Parigi, ben sapendo che la politica ed il processo alla Bavardisson li avrebbero tenuti parecchio occupati, nei giorni a venire.

Si temevano infatti disordini. La Compagnia B sarebbe stata a Versailles1 per il timore che si scatenassero tafferugli. Era difatti attesa la Riunione del Conseil du Roi per affrontare due questioni spinose: il numero di rappresentanti del Terzo Stato (si chiedeva che fossero in numero pari alla somma dei rappresentanti del Clero e della Nobiltà) e se votazione avrebbe dovuto avvenire per testa o per ordine2.

In quel momento, nell'alba di un gelido sabato mattina, si stavano recando proprio alla Chaussée D'Antin per unirsi ai soldati, e dar loro le ultime indicazioni. Esattamente come i loro uomini, speravano che il re accondiscendesse alle richieste, che ritenevano giuste, del Terzo Stato, cosa che avrebbe evitato disordini e scontri.

L'altra metà della compagnia, agli ordini del Colonnello D'Agôut, avrebbe controllato le vie di Parigi.

Quando giunsero, i soldati stavano ultimando i preparativi per la giornata. I primi, fucili in spalla e aspetto preoccupato, stavano già raggiungendo la piazza d'armi per l'appello. Tra questi, Alain si avvicinò al suo amico, chiedendogli come fossero trascorsi quei giorni di festa.

André che, nonostante la tensione di quei momenti, aveva buoni motivi personali per gioire, gli sorrise:

- Non ci crederai mai. A febbraio ci sposiamo|

- Ah, questa poi! Cosa hai fatto, per convincere il terribile genitore?

- Diciamo che qualcuno lo ha spinto.

- Perché, esiste qualcuno in grado di convincerlo a fare qualcosa che non gli aggrada del tutto?

- Qualcuno esiste. Non ti dico chi, non mi crederesti mai.

- Chiunque fosse, hai ottenuto il tuo scopo! Congratulazioni! Ma…

- Ma?

- Nulla, nulla…- Alain non osò chiedere davvero se avrebbe voluto continuare così, con una moglie che comandava una brigata, che rischiava la pelle più volte l'anno, che aveva perso un figlio per un'indagine. C'erano domande che nemmeno lui avrebbe ardito porre.

I preparativi imminenti posero fine alla conversazione, che non poté essere ripresa né durante il viaggio verso la Reggia, né durante la mattinata, a causa delle ronde attorno alle cancellate dei giardini, mentre la Guardia Reale garantiva la sicurezza all'interno.

Era passata da poco l'ora di pranzo quando il Royal-Suédois diede loro il cambio. Un'ora per rifocillarsi e recuperare un poco di calore nelle furerie, poi avrebbero cominciato la sorveglianza interna al giardino. Oscar, accompagnata da André, incrociò il Conte di Fersen che lo comandava, e si fermò a parlare con lui per dargli notizie sui pattugliamenti del mattino. Dopo il passaggio di consegne, approfittando del fatto che i soldati li avessero superati per andare a riscaldarsi con il meritato pasto, fu lo svedese a chiedere, con aria complice:

- Avete delle novità?

- Di che tipo? - Rispose André, chiedendosi cosa sapesse il Conte

- So che da Versailles, da lei, è partita una lettera che avrebbe dovuto, diciamo, ammorbidire il Generale su certe questioni. Ha sortito l'effetto sperato?

I due interlocutori si guardarono con un sorrisetto.

- Potete confermarle che lo scopo è stato ottenuto.

- Credo che oggi pomeriggio Vi vorrà vedere, Oscar. Potrete dirglielo di persona. E congratulazioni.

Ora devo entrare in servizio, ma verrò volentieri in visita per farmi raccontare i dettagli.

E, accennando un saluto, si voltò e si allontanò rapido, accompagnato dallo svolazzare del mantello azzurro polvere della divisa.

André ed Oscar si allontanarono nella direzione opposta, lungo il corridoio gelato, ormai segnato dal fango di innumerevoli paia di stivali sporchi che vi erano transitati. Camminavano appaiati, e lui protendeva il capo di lato, per udire cosa gli stesse dicendo, con un sorriso birichino sul volto, mentre lei lo guardava di sguincio, attenta anche a cosa le accadeva intorno.

Fu così che li vide arrivare un piccolo gruppo di ufficiali, tra cui alcuni che prestavano servizio nella Guardia Reale, ed erano stati agli ordini di Oscar. Alcune voci erano giunte tra le loro fila, a proposito del trasferimento nella dimora in città, ed alcuni sguardi curiosi li squadrarono con l'intento di cogliere conferma dei pettegolezzi, di scoprire se le dicerie che erano tornate a girare dopo anni fossero vere.

Tra gli ufficiali era presente il Maggiore Girodelle che li osservava con aria critica. Non vedeva Oscar da tempo, e dovette ammettere che, come l'ultima volta che l'aveva incontrata, gli pareva meno rigida, nella postura e nei gesti rispetto ai tempi della Guardia Reale. Non poteva certo dire di esserne innamorato, anche se più di una volta aveva fatto un pensiero (anche più di uno) su quelle gambe lunghe così straordinariamente esposte dalle braghe della divisa. Eppure, per quanto lo infastidisse, si accorgeva di essere irritato dal fatto che tale cambiamento di atteggiamento avesse come causa un qualsiasi roturier. O, meglio, non uno qualsiasi, ma uno che aveva avuto la fortuna di un'educazione migliore di tante altre, di una particolare indulgenza del padrone, della fortuna di essere ammesso nei migliori salotti, persino a Corte. Fortuna, non merito.

Pertanto, dopo qualche convenevole, le chiese, non senza una certa acidità nella voce, come si trovasse a vivere nella confusione della città di Parigi, dopo la pace di Palazzo Jarjayes e delle campagne circostanti.

- Non così male, se si escludono certi vicini.

- Ah, sì, la notizie sono arrivate anche qui. Ma proprio per questo, perché rimanere sull'Ile, un quartiere così poco alla moda, che ormai sta perdendo lo stile?

- Per la vista sulla cattedrale di Notre-Dame. E per la comodità impagabile di abitare nei pressi della Caserma. Quanto alle mode, sapete bene che non mi hanno mai interessata.

Si intromise André: - Per non parlare della praticità di avere la colpevole che viene direttamente in casa con le prove del delitto su un vassoio. In senso letterale.

Il Capitano D'Aubry prese la parola:

- Ah, domani ho intenzione di assistere al processo. Mi pare un caso talmente intrigante!

E prese da parte André, per farsi raccontare maggiori dettagli.

Il gruppetto si sciolse, cosicché il Maggiore Girodelle rimase con Oscar, avendo agio di parlarle senza essere udito dagli altri due, che si erano allontanati di qualche passo.

- Non è mio uso intromettermi, ma dovreste fare prestare maggior attenzione al modo in cui vi esprimete riguardo al fatto di esservi trasferita in città. Da come parlate, dal modo in cui permettete ad André di esprimersi – e qui un sopracciglio di Oscar si alzò, mentre gli occhi le si stringevano di rabbia repressa – alcuni potrebbero intendere che viviate in concubinato.

Oscar lo guardò.

- Intenderebbero esattamente. Dunque, perché preoccuparmi?

- Ma… le voci, la reputazione?

- Credo di avervi già detto una volta che queste cose passano senza toccarmi. E, francamente, in queste vostre parole colgo più una preoccupazione di censo, più che una reale apprensione per me. Come se avessero invaso un territorio di cui non vi importa, ma ritenete sia di diritto legato ai vostri interessi.

E si avvicinò ad André, che ancora stava intrattenendo l'ufficiale, ma vedendola s'interruppe:

- Ma tu devi sederti e mangiare! Senza scuse. Voi avete già desinato, Capitano D'Aubry?

- In realtà no. Mi unirei volentieri a voi, sono davvero curioso di sapere altro su questo caso.

- Ben volentieri. - Rispose Oscar, che lo aveva sempre ritenuto più simpatico di quanto fossero in generale gli ufficiali.

Girodelle si scusò dicendo di avere altri impegni, e non si aggregò al gruppo. Rimase un momento perplesso a quell'uscita riguardo al cibo, come se celasse qualcosa che gli sfuggiva, e fosse più di semplice sollecitudine.

Ma non seppe dare un nome a quella sensazione sfuggente, e con un rapido cenno del capo ed un'alzata di spalle tra sé e sé la catalogò tra i dettagli insignificanti.

Osca, André e D'Aubry erano ancora seduti al tavolo degli ufficiali, davanti ad un caldo spezzatino, quando arrivò trafelato un soldato da fuori.

- Il Re ha acconsentito al raddoppio del terzo Stato!3

Un boato di applausi, piedi pestati e grida accolse la notizia. I soldati della Compagnia B furono felicemente sorpresi. Non ci avrebbero scommesso un soldo delle loro misere paghe, su una simile risultato!

Oscar era felice per loro, e per il sollievo di sapere che quel giorno a Parigi nono ci sarebbero stati scontri4, oltre che per la gioia che vedeva anche negli occhi di André.

Un piccolo passo verso l'eguaglianza, finalmente!

 

 

 

 

 

 

1  Per la ff mi occorrevano i soldati a Versailles. Ho quindi approfittato degli eventi storici del 27 dicembre 1788.

2  Ovvero se ogni stato avrebbe espresso un unico voto o se ogni deputato avrebbe potuto esprimere il proprio parere. Ovviamente per il Terzo Stato le cose sarebbero cambiate radicalmente, nel secondo caso.

3  Ho deciso di far giungere la notizia nel momento a me più consono. Il doublement du Tiers portò il numero dei rappresentanti del Terzo Stato alla pari con la somma degli altri due. Questo fece pensare che ogni deputato avrebbe avuto diritto ad un voto, anche se poi così non fu. 

4  A Parigi giunsero voci che negavano il doublement, quindi scoppiarono comunque dei disordini.

   
 
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