Era strano.
Se non strano, era comunque da considerarsi insolito.
Non era il posto dove ci si sarebbe aspettati di incrociare la sua persona, dopo tutto la sua nomea avrebbe dovuto, già da sola, essere una chiara descrittrice del cammino a cui sarebbe stato destinato.
Come suo fratello maggiore Ramesse; il figlio maggiore di Ramses il Grande si era sempre distinto sui campi di battaglia, sin dalla più giovane età era stato evidente come gli Dei avessero infuso in lui le qualità del grande generale, sarebbe stato il degno erede di suo padre e, quando il tempo sarebbe giunto, avrebbe proseguito il “Cammino verso la Luce” su cui il suo predecessore, e tutti i grandi sovrani prima di lui, avevano guidato l’Egitto.
Con Setna non sembrava di trovarsi dinanzi al secondogenito del “Figlio della Luce”, era completamente diverso dal fratello e a molti sarebbe venuto spontaneo domandarsi se sarebbe stato capace di assurgere ad un ruolo rivelante nella guida del paese.
Perché ad osservarlo, lì, nel suo piccolo studio accanto al tempio di Menfi, intento a trascrivere testi e ricontrollarli con estrema minuziosità per accertarsi di non aver commesso errori, nessuno avrebbe dichiarato di reputarlo degno di ricoprire cariche importanti per consentire il progresso del suo paese.
Nessuno, tranne il Calvo.
L’anziano sacerdote non lo avrebbe mai asserito oralmente, era nota a tutti la severità con cui questi si approcciasse a tutti i giovani scribi (e il fatto che Setna fosse figlio del faraone non gli aveva mai dato accesso a favoritismi; non che quest’ultimo ne avesse bisogno), ma in quel giovane che aveva scelto di buttarsi tra testi di origine divina e testimonianze di saggi del passato piuttosto che nel sangue delle battaglie aveva intravisto qualcosa di particolare.
Lo si leggeva nella luce che brillava nei suoi occhi scuri quando passavano in rassegna le parole di vecchi tomi, nella precisione con cui trascriveva tali opere, nell’assiduità con cui si accertava di non commettere sbagli, malgrado l’abilità da lui ottenuto mediante studi ed esercitazioni gli conferisse la certezza di non commetterne.
Setna era umile, e l’umiltà era una virtù che un leader deve avere.
Era saggio, sapeva riconoscere i suoi limiti e cercava di migliorarsi attraverso il costante impegno.
Era desideroso di conoscenza, aveva scelto di divenire uno scriba e assicurarsi al giudizio di Ptah, perché amava il suo paese e rispettava le divinità che l’avevano portato a emergere, guidando verso la Luce il suo stesso padre; voleva imparare sempre più, e aiutare il suo popolo a migliorarsi.
Era giovane e aveva ancora molto da imparare, ma il sentiero da lui intrapreso lo avrebbe condotto a luminosi traguardi.
Il Calvo sarebbe stato disposto a giurarlo sugli Dei, e che questi lo condannassero all’eternità nel Duat se non era sincero: in maniera del tutto inaspettata, anche se lontano dai campi di battaglia, grazie a quell’arma incredibile nota come “Conoscenza”, quel ragazzo avrebbe scritto un altro importante papiro della storia dell’Egitto!