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Autore: Sakkaku    07/02/2017    3 recensioni
Questa storia è ambientata intorno al Medioevo, la protagonista si ritrova a nascondersi in un villaggio dove pensa di riposarsi solo per qualche giorno e ripartire. Le cose andranno diversamente e una parte del suo passato tornerà a galla.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mythological Creatures'
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Capitolo 4

 

L'inquietudine rimase per tutto il resto del giorno. Falco Nero sapeva di conoscerla, di averla già incontrata in passato. Il punto è che non ricordava.
Sei anni prima, quando era giunto nella fazione, aveva creato grande scompiglio.
Il precedente Master Midolf aveva sempre coperto le sue aggressioni e omicidi, lo scusava dicendo che si trattava di una malattia nervosa. L'anno seguente, nel consueto torneo che svolgevano contro le altre fazioni, Falco Nero cadde da cavallo nella foresta. Trattandosi di una gara, nessuno badò alla sua caduta. L'uomo perse i sensi e quando rinvenne, pensava che fosse giunta la sua ora. La prima cosa che vide furono due grandi occhi neri, un enorme corvo lo fissava, quando ricambiò il suo sguardo, gracchiò.
Quel rumore attirò l'attenzione di un falco che pensando di trovare una facile preda si scagliò contro l'uomo a terra. Incredibilmente dai rami molti corvi si scagliarono su di lui, cacciandolo. L'uomo rimase talmente sorpreso, che non ricordando il suo nome, decise che da quel momento in avanti si sarebbe chiamato Falco Nero.
Il capo della fazione vide un enorme cambiamento in lui, così ordinò di non pronunciare mai più il suo vero. Era un uomo completamente diverso, calmo, tranquillo e razionale, non aveva neanche più il desiderio della caccia. In seguito venne nominato nuovo Master. Il predecessore partì dicendo che sarebbe tornato al suo paese d'origine a trovare i parenti e che un giorno sarebbe tornato.
Erano passati cinque anni e di lui nessuna traccia all'orizzonte.
Magari è perché Midolf non si è fatto più vivo che ora mi sono tornate le crisi?” pensò Falco Nero “Oppure è perché ho punito suo nipote? Denny è diventato mio cugino, perché era desiderio di Midolf che ci fosse sempre un trattamento privilegiato per il suo unico nipote. Forse ho sbagliato ad agire in quel modo? E' una punizione divina per non aver rispettato quel patto?” pensò mentre camminava a grandi falcate nei corridoi, facendo la sua solita ronda mattutina. Quando uscì per passeggiare nel villaggio non voleva credere ai propri occhi. La donna che era giunta lì il giorno precedente, stava montando a cavallo senza il minimo aiuto.
Gli abitanti la stavano salutando.
- Peccato ti sia fermata qui per poco tempo. Faccia attenzione nel suo viaggio. Se ripassa da queste parti, sarà la benvenuta - disse Benjamin.
- Grazie per la vostra ospitalità - lo ringraziò Elisabeth - Dubito che tornerò da queste parti, quelli di Glourcastre mi daranno sempre la caccia per consegnare la mia testa al loro Re.
- Fermatela!! - gridò Falco Nero in tono concitato - E' gravemente malata, non può fare un viaggio in quelle condizioni da sola!
Tutti quelli radunati lì. si voltarono verso di lui. Era rosso in volto, sembrava furioso e nel contempo pareva preoccupato.
- Sono spiacente di comunicarti che non hai nessuna autorità sulla sottoscritta - ribatté freddamente Elisabeth senza voltarsi.
- Se effettivamente non sei in condizioni di salute... - iniziò a dire Benji lievemente preoccupato.
- Oh, ma smettetela con questo falso buonismo - scattò irritata la donna - Solo perché ho perso momentaneamente la vista, non vuol dire che non sia in grado di viaggiare! Ho la mia cavalla e la mia aquila: sono le mie gambe e i miei occhi.
Il capo della fazione fece un cenno alle sentinelle che obbedirono al volo, avvicinandosi alla cavalla per tenerla ferma, in modo da poter far scendere la donna.
- Sei un grande bastardo Falco Nero! - strillò Elisabeth mentre era portata di peso al castello.
Tutti rimasero sbigottiti.
L'uomo scosse le spalle - Parla con questi toni perché è infuriata. Lo stiamo facendo per il suo bene, prima o poi capirà e ci ringrazierà di aver agito in questo modo.
Lo sto facendo davvero per il suo bene?” l'uomo era perplesso riguardo le sue stesse azioni, nei suoi trentacinque anni di vita non gli era mai capitato di dubitare delle sue stesse parole.
Elisabeth scalciava, graffiava e gridava.
- Maledetti bastardi!! Ve la farò pagare!! Lasciatemi andare - le sue erano urla isteriche, dovute al fatto che era stata beccata in flagrante mentre cercava di scappare da quel posto.
Le persone erano tutte gentili, però colui che comandava quel villaggio non era affatto una persona affidabile. Tutt'altro. Quando era arrivata lì, le era sembrato una buona persona, solo che quando si era accorto della sua perdita della vista Falco Nero era completamente cambiato.
Elisabeth rabbrividì. Quell'uomo la spaventava.
Sono quasi fortunata a non aver visto il suo sguardo” pensò mentre veniva lasciata cadere su un letto “Credo che avrei tremato come una foglia, riuscivo a percepire il suo intento omicida.
La donna si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi.
In passato le era capitato di provare la stessa sensazione con un ragazzo del suo villaggio natio che di solito aiutava la curatrice.
Pensavo non esistesse qualcuno simile a Dirk, mi sono proprio sbagliata, però non devo temere. Lui e Falco Nero sono completamente diversi, Dirk aveva gli occhi neri e capelli color cenere, mentre il leader di questa fazione ha i capelli neri e gli occhi verdi. Hanno giusto una caratteristica in comune: il cambiamento della personalità, come se perdessero il senno e poi improvvisamente tornasse. Per di più Dirk è affogato... lui è morto” con quei pensieri che le ronzavano per la testa Elisabeth si addormentò.

 

FLASHBACK
 

I rami dell'albero dondolavano accarezzati da un vento estivo, le foglie coprivano e facevano filtrare i raggi del sole, che andavano a solleticare il viso addormentato di Elisabeth. I passeri cinguettavano quasi volessero farle notare che era il momento di svegliarsi. La ragazza aprì gli occhi sorpresa di tale luce, pensava fosse ancora notte fonda. La sera precedente era scappata dal suo villaggio inseguita dai guerrieri, in coscienza doveva far riposare Rina, aveva tutto il fianco ferito da una lancia scagliata per fermare la sua fuga. Sapeva che sarebbe rimasta per sempre una fuggiasca. La sua permanenza in una cittadina sarebbe sempre durata pochi giorni, non avrebbe più potuto avere una dimora fissa da chiamare casa.
Avere compagni non le serviva. Ne aveva uno dal cielo e uno sulla terraferma, bastavano loro due. Almeno era certa che non l'avrebbero tradita o venduta a chi avrebbe offerto più monete d'oro.
Elisabeth si guardò le mani tremanti, entrambe erano ancora sporche di sangue. Voleva sfogarsi e piangere a dirotto. Cosa che non sarebbe servita a nulla. La ragazza scesa dall'altura e si avvicinò alla riva del fiume. Per prima cosa, si lavò le mani, tirando via il sangue. In seguito riempì la borraccia d'acqua e bagnando un pezzo di stoffa ritornò sulla colline e andò da Rina a pulire la sua ferita. Dopo aver terminato quel processo, le mise un unguento a base di radice di Altea, per fortuna ne aveva sempre una scorta nella bisaccia attaccata alla sella, in modo da aiutare la guarigione della ferita. Le sembrava di cadere da un precipizio che non avrebbe mai avuto fine. La scalata sarebbe stata complicata, ma non aveva intenzione di arrendersi. No, non avrebbe ceduto alla morte. Neanche se l'avessero catturata e mandata al rogo.
Il fiato iniziava a mancarle, i polmoni faticavano a inspirare aria, i sassi che le avevano lanciato probabilmente le avevano incrinato qualche costola e ora che era sveglia, se ne stava accorgendo. Elisabeth ebbe il tempo di finire spalmare la pomata sulla ferita della giumenta che poco dopo qualcuno la afferrò e la alzò da terra.
- Presaaaa!! - gridò vittorioso Dirk.
- Pezzente, lasciami andare!! - gli ordinò la ragazza e subito ebbe nuovamente i piedi sul prato. Lei stava per montare in sella, ma lui la prese per il braccio.
- Non andare - il suo sguardo sembrava veramente dispiaciuto, la fissava negli occhi con un'espressione triste. - Sistemeremo le cose. Mi schiererò dalla tua parte, dirò che è stato un incidente e che la freccia ti è fuggita e in preda al panico hai ferito con il pugnale chi ti ha afferrato.
Elisabeth scosse la testa con vigore - Secondo te, potrei passarla liscia? Tutti sanno che ero contraria a usare mia sorella come dono per l'Echidna della montagna. Mi ero proposta di essere io la prossima offerta! Il capo villaggio ha detto che ero troppo vecchia e che avrei fatto ricadere la sventura sul villaggio se avessi interferito! Dovevo farlo. Dovevo ucciderlo. Per il bene di mia sorella. E' mio compito proteggerla.
- E come farai a proteggerla di nuovo? Dall'istante in cui sei scappata, vuol dire che non hai più intenzione di tornare indietro. Dimmi: in che modo pensi di difendere tua sorella?
Lei sorrise timidamente - Perché so che ci sei tu Dirk. Mi fido di te.
Stava mentendo. In realtà non si fidava affatto, sapeva che la scelta era ricaduta su sua sorella solo perché nessuno al villaggio volevano usare come offerta la ragazza per il quale Dirk aveva una cotta. Tutti lo temevano, era stato ritrovato in fasce all'interno di una grotta e non a caso era stato soprannominato il figlio dell'Echidna. Quella situazione era uno sbaglio. Lui aveva mal interpretato il suo gesto di difenderlo quando anni prima veniva preso a sassate. Lei l'aveva fatto solo per giustizia, mentre il ragazzo l'aveva preso come un gesto d'amore. Elisabeth era diventata sua amica pensando che questo avrebbe tutelato anche la sorellina, cosa che purtroppo non era accaduta. Ora sperava che con quelle parole lui avrebbe capito.
- Credi davvero che ti lascerei andare via per non vederti mai più? - strinse più forte la presa - Se mi aspetti qui, vado a prendere tua sorella e andiamo via tutti e tre insieme.
- E' troppo pericoloso, Dirk - cercò di dissuaderlo lei - Pensaci, se vi vedono uscire insieme dal villaggio, sospetteranno subito qualcosa. Vi seguiranno e verremo tutti uccisi! Se non usati come esempio.
Dopo quelle parole lo sguardo di Dirk mutò. Gli occhi neri sembravano lanciare lampi. Elisabeth si pentì subito di aver usato quelle parole.
- Tu... - Dirk parlò con voce irata - Volevi approfittarti del fatto che sono ritenuto il figlio dell'Echidna, non è vero?!
La ragazza non osò negare l'evidenza, nonostante ciò mantenne alto lo sguardo, mentre un leggero tremore l'accarezzò come la mano di un fantasma. Il ragazzo era più grande di lei di tre anni, la forza dei suoi diciannove anni la sovrastarono. La scaraventò sul prato.
- Credi davvero che sono così stupido?! - il viso era paonazzo - Ho creduto che fossi davvero mia amica! Ho pensato che avremmo potuto fare grandi cose insieme! Tu... hai distrutto tutti i miei progetti, i miei sogni...
Ora non era solo Elisabeth a tremare. Tra i due c'era un'unica differenza: Dirk era furioso mentre lei era impaurita.
Il ragazzo l'afferrò con forza da un braccio, facendola rialzare da terra, mentre con una mano prese dalla tasca dei pantaloni un coltello.
Dirk passò la lama sul collo di Elisabeth, lei tremava pensando che gli avrebbe tagliato la gola. Forse sarebbe stata meglio quell'opzione. Invece il ragazzo continuò a far sfiorare la punta del coltello sul collo sino alla fine della clavicola. A quel punto la trafisse all'altezza della scapola, procurandole un taglio che iniziava da quel punto tornando verso il collo.
In questo modo non potrai vederlo e curarlo” pensò con soddisfazione Dirk.
- Sembra quasi una perfetta linea, non credi? - iniziò a ridere.
Nel vedere lo sguardo dolorante della ragazza, sembrò addolcirsi, pareva quasi dispiaciuto di quel gesto folle appena compiuto.
- Sei stata tu a costringermi a fare questo... - lasciò cadere il coltello per terra.
L'abbracciò. La strinse forte a sé.
Il dolore che Elisabeth sentiva era immenso, straziante, per un attimo aveva pensato che forse era meglio se sarebbe morta subito anziché morire lentamente. La ragazza continuò a tremare. Dirk non sciolse l'abbraccio, temeva che se l'avesse lasciata l'avrebbe persa. Per sempre.
- A volte mi comporto così, non so perché... è come se qualcosa si impadronisse di me... mi fa perdere il controllo... forse ho davvero il sangue dell'Echidna ed è lui a farmi questo.
Sulla spalla scoperta e sanguinante Elisabeth sentì improvvisamente umido. Dirk stava piangendo. Con il braccio sinistro cercò di ricambiare l'abbraccio, lei non l'aveva mai visto piangere. Questo voleva dire che era dispiaciuto sul serio.
- E' tutto a posto, non è niente di grave. Basterà metterci della crema di Mandragora e bendare tutto con un panno pulito.
A quelle parole lui scostò il viso, in modo da poterla vedere bene in volto. Le sopracciglia di Elisabeth erano vicine, contratte in una smorfia e sembrava essere molto più pallida del solito, il tremore era aumentato, le sue ginocchia stavano per cedere, ciò dimostrava che stava perdendo sangue in abbondanza e questo l'avrebbe fatta svenire a breve.
Dirk aveva qualche nozione medica, siccome viveva con la curatrice del villaggio alcuni trucchetti li aveva imparati ed era in grado di riconoscere alcuni sintomi.
- Forza siediti, ci penso io alla tua ferita.
L'aiutò ad adagiarsi sul terreno, era molto premuroso, completamente diverso rispetto a poco prima.
Chissà come mai si comporta così... forse c'è davvero qualcosa di strano, quasi tipo un istinto animalesco in lui che gli fa perdere la ragione e il controllo” pensò Elisabeth mentre provava il sollievo nel sentire la pomata di Mandragora pizzicarle la ferita. Prima di applicargliela Dirk aveva accuratamente pulito il sangue, sebbene la maglietta lacerata si fosse sporcata non importava molto. La cosa essenziale era che il taglio in precedenza fosse stato pulito, con il pezzo di stoffa a coprire la ferita, una volta riabbassata la maglietta lo sporco non rischiava di infettare il taglio.
- Grazie - sussurrò Elisabeth quando la medicazione e bendaggio furono terminati.
- E' il minimo dopo quello che ti ho fatto - Dirk abbassò lo sguardo seriamente dispiaciuto, d'impulso andò a raccogliere il coltello che aveva lasciato dopo aver ferito l'amica. Se lo puntò sul cuore pronto a togliersi la vita.
- Almeno in questo modo non ti recherò più alcun male.
Con uno slanciò la ragazza gli si avvicinò per fermarlo, ma riuscì solo a far cambiare direzione al coltello, facendogli un taglio sul torace.
- Ecco così siamo a pari – commentò lui con un sorriso.
- Stupido!! - lo rimproverò Elisabeth - Avresti potuto semplicemente chiedermi come poter rimediare senza lesionarti! Guarda, tutta la stoffa della maglia ti sta entrando nel taglio, rischi un infezione!
Fece per avviarsi a prendere dell'unguento di Mandragora, purtroppo scivolò all'indietro, Dirk per impedirle di picchiare la testa si protese in avanti.
- Dovresti riposare, sei debole. Tranquilla che mi arrangio a medicarmi.
Con gli occhi che si chiudevano dalla stanchezza Elisabeth seguì il suo consiglio. Il ragazzo la prese in braccio, la adagiò vicino a Rina e la coprì con la sua coperta.
- So che siete lì, perché non uscite allo scoperto, razza di feccia umana?
Il suo sguardo era furente, sapeva che c'era qualcuno che li stava osservando e questo lo faceva innervosire tantissimo. Qualcuno aveva visto la schiena della sua adorata, era una cosa che non poteva perdonare tanto facilmente. Il ghigno sadico si trasformò in una risata.
- Avanti, uscite da lì. Vi sto aspettando.
Dopo quelle parole quattro uomini si avvicinarono brandendo una spada.
- Solo perché siete armati, pensate che mi arrenderò? - rise nuovamente.
Con un balzo all'indietro si avvicinò all'arco di Elisabeth appoggiato per terra, scoccando una sola freccia.
Dirk era molto scarso con l'arco, infatti si trattava solo di uno stratagemma per distrarre gli uomini, che confusi si abbassarono per evitare il dardo, mentre lui correva loro incontro, con due frecce per mano, con l'intenzione di usarle come due piccole lance. A due uomini conficcò la freccia in gola, ad un altro dritto in fronte, mentre all'ultimo trafisse il cuore.
Dirk si ritrovò ad ansimare, il suo sguardo era posato sui quattro corpi esanimi, si sentiva soddisfatto. L'odore del sangue che si confondeva con il suo lo rilassava, riportandolo indietro nel tempo.
Aaaah che bei ricordi” non ne aveva mai abbastanza.
Il suo sguardo cadde su Elisabeth, che per via del trambusto e delle urla degli uomini, si era svegliata. La ragazza era intontita, ma le bastò un occhiata intorno a lei per capire cosa fosse successo.
- Ti prego, spingimi dentro il fiume prima che sia troppo tardi – disse Dirk in un sussurro.
- Come posso farlo? Tu non sai nuotare!
Elisabeth non voleva togliere la vita ad un'altra persona, benché immaginasse cosa sarebbe potuto accadere avere intorno qualcuno con quegli sbalzi comportamentali.
- Se non lo farai, sarai te a perdere la vita ed è una cosa che non voglio fare! Ti prego... aiutami a salvarti!
La stava supplicando e lei in coscienza non poteva di certo non preoccuparsi per la propria incolumità.
- Sii egoista Eli – la incoraggiò Dirk.
- E va bene... lo farò – disse titubante.
Elisabeth si alzò in piedi e insieme scesero dalla piccola collina e raggiunsero la riva del fiume ai suoi piedi. La ragazza guardò Dirk, i suoi occhi neri e profondi erano limpidi privi di nefandezza, la guardavano con gentilezza e i suoi capelli color cenere erano arruffati, per via della lotta contro gli uomini del villaggio.
Elisabeth si sentiva stringere il cuore nel petto e stava cercando di pensare a un'altra soluzione, stava esitando e lui parve capirlo perché la esortò con un sorriso serafico accarezzandole i lunghi capelli biondi.
Dopo un respiro profondo Elisabeth diede una spinta a Dirk e lui non oppose resistenza. Il ragazzo ruzzolò dentro al fiume, proprio nel punto in cui c'era una forte corrente. Gli occhi di Dirk esprimevano terrore mentre affondava, per poi riapparire sulla superficie. La scena durò solo qualche minuto, seguita dalle grida disperate del ragazzo che sapeva che non sarebbe sopravvissuto. Dopo un po' anche quelle cessarono. In seguito il corpo di Dirk venne trascinato via dalla corrente lasciando dietro di sé una scia di sangue.
Si era sporcata nuovamente le mani di sangue. Stavolta non letteralmente, ma sicuramente la sua anima ne era rimata macchiata. Volutamente non aveva prestato soccorso a qualcuno che l'aveva aiutata.
Tutto questo mi si ritorcerà contro un giorno. Pagherò per i miei peccati” pensò Elisabeth mentre metteva via le sue poche cose e prendeva quelle appartenute a Dirk, voleva allontanarsi velocemente da quel fiume di morte.

 

FINE FLASHBACK

  
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