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Autore: ZeldaFitzgerald    07/02/2017    0 recensioni
[Henrik Holm / Tarjei Sandvik Moe]
Fanfiction su Henrik Holm e Tarjei Sandvik Moe attori norvegesi protagonisti della terza stagione di SKAM. La chimica tra i due è talmente forte che non ho potuto fare a meno di immaginare qualcosa fra di loro al di fuori del set...
Ispirata dalle canzoni di Nas e dalla caratterizzazione dei personaggi Isak ed Even nella serie tv.
Il primo capitolo parla della prima volta che si sono incontrati.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senti… volevo proporti una cosa
 
Ti affretti a dire, testa bassa, dopo avergli rivolto una rapida occhiata. Hai accompagnato la portiera senza grazia e ti sei messo la cintura di sicurezza aspettando una risposta che tarda ad arrivare. In realtà il problema è che non sai come ascoltarla, non hai ancora imparato che lui parla con gli occhi, che si esprime inarcando o distendendo le sopracciglia bionde.
 
Hmm…” Capisci che ti sta fissando, senti il blu dei suoi occhi scendere piano sulle linee della mascella e puntare dritto alla tua bocca in attesa che si schiuda in nuovi suoni. Sta aspettando anche lui, ora lo sai. Ciò che non ti è chiaro è cosa stia aspettando tu.
 
Continui a ripeterti di parlare, di far rumore, di provare almeno a sorridere mentre lui è concentrato ad osservare ogni singolo spasmo dei tuoi muscoli facciali con un’intensità tale da farti irrigidire completamente.
 
 
Com-ple-ta-men-te.
 
 
Il cappotto cammello nasconde le tue emozioni, mani serrate in pugni dentro le tasche, il bacino ben coperto. Sei salvo per la seconda volta nel giro di venti minuti. La macchina è ancora ferma nel parcheggio, immobile come il corpo di lui, il busto girato verso di te, unico suono quello del metallo delle chiavi che ritmicamente fa tamburellare sul manubrio di pelle.
Un ticchettio che ti fa ricordare che sta ancora aspettando.
 
 
Ti va di fare un provino?” sbotti provando a sembrare rilassato mentre in realtà un brivido di agitazione ti attraversa il corpo. “Stavo pensando…” continui senza esitare dando per scontato che sappia di cosa stai parlando “sai, parlando con Julie, stiamo cercando un volto per un nuovo personaggio e si.. beh, insomma secondo me dovresti provare”. Non è presunzione la tua o qualche stupido istinto megalomane dovuto alla grande popolarità di cui godi, semplicemente non sei in grado di articolare chiaramente i pensieri. Quando sei davanti a lui perdi lucidità, annaspando quasi fossi un maratoneta a corto di fiato.
 
Senza dargli il tempo di intervenire concludi, mentendo spudoratamente che non sai ancora che ruolo avrà nella storia. Ti giri velocemente a guardarlo, i suoi zigomi rigonfi, i canini sporgenti, gli occhi come fessure da cui entra solo luce, sta sorridendo.
 
 
 
E’ estremamente lusingato, palesemente entusiasta dell’idea eppure senti che ti sfugge qualcosa, sei talmente impegnato ad ammirarne l’armonia dei lineamenti da non essere ancora in grado di leggerne le micro-espressioni, quelle che non sono visibili a tutti, quelle che imparerai ad amare quando lo conoscerai meglio.
 
Nella sua testa migliaia di pensieri, a te oscuri, un turbinio di ansie e paure miste ad eccitazione dovute alla notizia allettante appena udita. Emozioni che traspaiono se si guarda attentamente la fossetta sinistra a ridosso della bocca, quella che divide il sorriso da quell’arcipelago di nei che ne rendono il viso ancora fanciullesco, pulito.
 
Faccio una chiamata” annuncia prima di scendere dalla macchina, socchiudendo con delicatezza la portiera. Un chiaro invito ad ascoltare la telefonata, o almeno è quello che vuoi credere. Provi a non respirare, a non muoverti, a far sbollire l’eccitazione precedentemente provocatati dal leggero fiato di lui a contatto con i tuoi riccioli sulla nuca eppure non riesci a capire con chi stia parlando. Provi a staccare la mente abbandonandoti ad un flusso di pensieri che si interrompe quando la mano di lui poggiata sul tuo ginocchio ti invita ad accendere la radio, mentre un sorriso innocente accompagna il suono del motore che viene messo in moto.
 
 
 
Una volta entrati nell’edificio lo accompagni da Julie, vi incontrate a scuola di solito, serve a farvi prendere familiarità con l’ambiente, specialmente a chi non ne è regolarmente uno studente.  E’ incredibilmente a suo agio, nulla di sorprendente. E’ spavaldo, sicuro mentre le sue lunghe gambe percorrono il corridoio che porta all’aula C. Ne studi le movenze e la rigidità delle spalle aspettando che svanisca dietro la porta vetrata che lo divide dall’ingaggio che reputi fin troppo sicuro. La sua mano calda sulla maniglia di metallo fredda, ne riesci quasi a percepire il divario termico quando improvvisamente lo vedi indietreggiare, un passo impercettibile, un lungo respiro prima di entrare. Ha esitato, si è concesso di essere vulnerabile quando credeva di non essere visto e tu l’hai sentito. Quella connessione che hai disperatamente cercato alle 19.01 negli ultimi dieci giorni si è finalmente verificata, con il sole ancora alto in cielo, con lui a pochi metri di distanza.
 
 
Un interruttore, un click.
E’ lui.
 
 
Non ci sono più dubbi, guardi attraverso il vetro, lo vedi intento ad ascoltare Julie, i tuoi occhi fissi sul suo sguardo, ne cogli un’impercettibile sfumatura. Ti si gela il sangue nelle vene, stai imparando a leggere il volto di bambino di quell’Elvis biondo ma non è questo a farti tremare. Continui a scrutare ma ne sei piuttosto sicuro, le sopracciglia non mentono.
 
Ha rifiutato la parte.
   
 
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