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Autore: Ellery    07/02/2017    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV. L'ennesima colazione

 

Trottarono sino a metà mattino, quando Heinrich dichiarò d'aver bisogno d'una seconda colazione. Ignorare quella richiesta fu ovviamente impossibile.

“Bene, mi sembra un buon posto dove fermarci” Iye smontò da cavallo, consegnando le redini ad un pallido ed anonimo scudiero “Pare pulito, di bell'aspetto e sicuramente troveremo del cibo migliore” sentenziò, affrettandosi ad aprire la porta.

Le sue aspettative furono presto deluse: l'interno della locanda appariva immerso in una penombra inquietante. Alcune figure ammantate ed incappucciate sorseggiavano alcolici al bancone, mentre qualche dama di malaffare [Attendeva compagnia] ai tavoli uniti e malconci.

“Forse non è il posto adat...”

Non riuscì a finire quella frase: Shinji lo superò ad ampie falcate, inoltrandosi nella sala ed annusando l'aria chiusa.

“Lode al Dio Swiffer!” esclamò, rimboccandosi prontamente l'unica manica che gli rimaneva “Qui ci vuole una bella pulizia!” andò a spalancare sistematicamente tutte le imposte, permettendo al sole di filtrare. Non fece caso alle proteste degli altri avventori. Intonò una breve melodia e, nonostante la voce stonata, gli animaletti del bosco accorsero a quel richiamo.

“Forza, ragazzi... diamoci da fare!” aggiunse, appropriandosi di uno straccio e mettendosi a lustrare ogni superficie. I piccioni lo seguirono nell'impresa, spazzando con le code, mentre i ratti corsero a lavare i piatti con le loro zampette ruvide.

“Fa sempre così?” Iye gettò un'occhiata perplessa al mezzo serpente, che si limitò a stringersi nelle spalle.

“In realtà, è comodo. Il covo non è mai stato così pulito, come da quando c'è lui. È una specie di Cenerentola incazzosa. Molto utile, all'occorrenza”

“Io lo trovo adorabile” Heinrich scivolò verso una seggiola, prendendo posto, senza staccare lo sguardo dall'improvvisata domestica.

Anche gli altri seguirono il suo esempio, accomodandosi al tavolo.

Stan picchiò un pugno, seccato:

“Oste! Abbiamo fame!” sbottò, ma nessuno si fece vedere. Attese qualche attimo, prima di ritentare “Allora, oste! Il cibo, la colazione, la...”

Nulla, ancora silenzio.

La compagnia si guardò perplessa: possibile che il locandiere non fosse in servizio? Eppure gli altri clienti erano ben stati serviti.

“Che stranezza è mai questa? Kim, vai a controllare”

“Perché devo andarci io, capo?”

“Perché così ho deciso”

“Ma... i tizi al bancone mi guardano male e...”

“Così impari a vestirti di rosa”

Il confetto scivolò via, in un silenzio compito ed a capo chino. Si sforzò di ignorare i commenti che i buzzurri gli indirizzarono, sgattaiolando sino alla soglia della cucina. Posò l'orecchio sul battente, mettendosi in ascolto: dall'interno provenivano strani rumori, come di un violento percuotere.

Bum, Bum, Bum.

Si chiese se fosse il caso di tornare indietro, di scappare o spingere qualcun altro a controllare. In fondo, non era necessario che morisse proprio lui! Non a quattro capitoli dall'inizio della storia.

Tuttavia... se fosse scappato, Stan non lo avrebbe perdonato: lo avrebbe spedito a chiedere l'elemosina ai bordi della strada, magari vestito da caramella – cosa che, in effetti, non gli sarebbe dispiaciuta. Si decise, dunque, a spiare oltre l'uscio.

Sgranò gli occhi, non appena vide quanto stava accadendo: un giovane dai capelli blu stava in piedi sul tavolo, calpestando ortaggi, dolcetti e pagnotte. Tra le mani reggeva un paiolo rovesciato e lo batteva con l'ausilio di un mestolo di legno.

Il mio cuore batte per te || Bum, bum, bum || Voglio andare a vivere con te || Bum, bum, bum || E vedere il mare || Bum, bum, bum || Per sapere se l'acqua sa di sale!

Il baccano eccessivo obbligò Kim a turarsi le orecchie ed urlare:

“Ohi, siore! Siam viaggiatori ed aspettiamo la colazione! La seconda colazione, per l'esattezza”

Ohibò, non mi scocciare || Bum, bum, bum || Che la mia bella devo salutare || Bum, bum, bum || Ho tanto lavoro da sbrigare

Quello era pazzo, semplicemente. Possibile che i bardi, in quel diamine di reame, fossero tutti fuori di testa?

“Signore, vi prego...”

Dalla sala giunse un pallido lamento:

“Mi sta venendo mal di testa”

Seguito, ovviamente, dal volare di una sedia: lo scranno superò rapidamente la soglia della cucina, centrando in faccia l'improvvisato menestrello. Una manciata di secondi dopo, lo storpio si palesò sull'uscio, le labbra storte in un ringhio sadico:

“La vuoi piantare, avariato cagnotto? Stai turbando le delicate orecchie di Heinrich!”

“L'hai ucciso?” Kim osservò il giovane oste accasciato sul pavimento, con le dita strette attorno al naso sanguinante. Non sembrava avere una bella cera. Però respirava! E si lamentava. Per cui era morto, ma sopravvissuto.

“Lo ucciderò se non la smette!” un altro secco sibilo, mentre il cantante cercava di rimettersi faticosamente in piedi.

“Peddonate sinniori” le narici forzatamente tappate diedero una strana intonazione alla voce “Debbo eselcitalmi pel SanLomolo. Il fettival della cazzone”

“Che tu sia un cazzone era fuori di dubbio! Il mio am...” una pausa incerta, prima di proseguire “...ico è affamato. Portaci la colazione, stupido allocco!”

Kim si intromise, cercando di proteggere il proprietario:

“Credo stesse dicendo che vuole partecipare a Sanromolo. Il festival della canzone, sai?”

“Ah... va beh, cazzi suoi. Io voglio mangia...”

Shinji non riuscì a terminare le parole. Come un tornado, Genji attraversò la soglia, attratto dall'inevitabile richiamo dell'arte:

Siore, v'accompagno pure io || La voce vostra colgo narrare|| sento in me lo grande desio || d'andare sul palco a cantare

Oh, un bardo, che grande allegria || poter condividere l'amore per l'arte || tosto andiamo a casa mia || che a mezzodì insieme si parte

Mi chiamo Genji e son menestrello || E provengo da un paese assai bello || Il vostro nome, stimato collega? || Che siete pur proprietario di bottega!

Matriaco è il mio appellativo || Di questa terra son nativo || Son locandiere di professione || Ma da cantore tengo ragione

“Uno più scemo dell'altro” lo storpio tornò sui propri passi “Kim... pensaci tu qui”

“Che dovrei fare?” la voce lamentosa del confetto lo raggiunse, ma non vi fece troppo caso

“Improvvisa.”

“Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi...”

“Non in quel senso, capra infiocchettata! Improvvisa una colazione. E che sia buona...” afferrò un coltello dal banco di lavoro, rivolgendo la punta verso il petto altrui “O ci sarà il tuo cuore al sangue come piatto principale”

 

***

 

Heinrich si ritenne soddisfatto ed il gruppo si rimise in marcia: Iye viaggiava in testa, lambiccandosi il cervello. C'era qualcosa che non tornava. Ancora quella fastidiosa sensazione di vuoto, d'aver scordato un affare importante. La cosa peggiore, ovviamente, era il non poter chiedere consiglio a Genji: il menestrello si era ufficialmente licenziato, deciso a fondare con Matriaco una band di ben due persone e calcare il palco dell'Ariosto, noto teatro in quel di Sanromolo.

“Ora siamo senza bardo” il principe scoccò una occhiata al resto del gruppetto: rimanevano solo il mezzo serpente, l'uomo-confetto, lo storpio ed il medico con la passione per le colazioni. Nessuno di loro pareva incline al canto.

“Echissenefrega?” Shinji fu l'unico a produrre una risposta; insensata e scortese, ma comunque una risposta.

“Non posso stare senza un bardo. Chi canterà le mie nobili gesta?”

“Kim”

“Mh, non credo sia adatto. Ficcherebbe roba rosa ovunque. Insomma, non posso tornare al castello con una leggenda che parla di draghi lilla e cani a tre teste con i bigodini sulle orecchie”

“Ebbene, se ciò vi turba, principe” Stan si intromise, spronando il cavallo per affiancare quello di sua maestà “Faremo anche noi tappa a Sanromolo e vi troveremo un nuovo bardo”

“Mi sembra una buona idea, in effetti. E sia! Andremo a Sanromolo”.

Tornarono a spronare i cavalli, incuranti del polverone che si alzava dal retro degli zoccoli. Trottarono per una decina di minuti, prima che, da dietro una curva ad angolo, una compagnia di otto persone, tutte in sella a poderosi destrieri, si parò a sbarrare la loro strada:

“Oh, cazzo volete?” Stan apostrofò i nuovi giunti, squadrandoli per bene. Vi erano soltanto tre donne, di cui una con una voluminosa sciarpa che mal si intonava al calore del mattino. Ad un'altra mancava un occhio; la terza, infine, stava divorando uno sfilatino. Il resto del gruppo era composto da un assortito gruppo di giovani: uno dall'aria perennemente incazzata, uno pelato, uno con la faccia da cavallo; alle spalle di questi, vi era ragazzino con un osceno caschetto biondo ed un tipo dall'aria imbronciata e depressa.

“Quello ti somiglia” disse il mezzo pitone, indicando quest'ultimo allo storpio.

“Minchiate. Io sono più intelligente, si nota subito!” Shinji squadrò a propria volta il suo simile, cogliendo gli occhi affilati ricadere sulla figura alla propria destra. Si sporse immediatamente, per intercettare quello sguardo avido “Ehi tu! Te li cavo quegli occhietti da ratto, se non la pianti di fissarlo! Via, aria!” agitò l'unica mano nel nulla “Riprendete la vostra strada e levatevi dai piedi. Soprattutto tu, tizio con l'aria depressa. E smettila di fare pensieri impuri su Heinrich! Li sento, sai? Nella mia testa” si picchiettò una tempia, come a sottolineare il concetto “E si vede, comunque, che stai immaginando zozzerie.”

Fu il ragazzo con il caschetto biondo, tuttavia, a prendere la parola:

“Scusate se vi abbiamo importunato. Volevamo solo sapere... in che direzione è l'oceano?”

“Ah, aspettate. Turisti fai da te? ” Stan si intromise, ricevendo in cambio un assenso “No Alpitour? Ahi, ahi, ahi!” e indicò alle proprie spalle “Un giorno di cammino, più o meno.”

Lasciarono la compagnia degli otto libera di riprendere il cammino, ignorando i commenti ingenui sul grado di salinità dell'acqua marina.

“Di scemi è pieno il mondo” borbottò Murdock, sollevando in aria il pugno “In ogni caso, sembrano più entusiasti di noi. Tsk... non mi farò certo adombrare da quei dilettanti”

Una mano si alzò timidamente:

“Capo,che vuol dire adombrare?”

“Che vuoi che ne sappia? L'ho letto da qualche parte e mi sembrava un buon concetto. Ora piantala di far domande cretine e comportati da confetto!” la voce profonda tornò a tuonare, pronta a spronare i propri fedeli uomini “Animo, signori! Che ora è?”

“L'ora dell'avvent...”

“...di colazione!”

  
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