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Autore: DestinyHopeL    07/02/2017    0 recensioni
Alyssa Sepe è una normalissima adolescente, studia e come tutte le ragazze della sua età ha un sogno. Il suo liceo non è del tutto convenzionale, considerato un istituto, le da molteplici possibilità di far avverare proprio quel sogno: scrivere sceneggiature e nel frattempo fotografare il mondo. La sua vita s'intreccia con quelle di Sam e Sere sue inseparabili amiche, un ragazzo che sembra voler tornare al passato con tutte le sue spiacevoli conseguenze e Ivan, presuntuoso, fastidioso e testardo, legato a lei dalla sua stessa passione: la fotografia. Alyssa si troverà costretta a scegliere tra passato e presente, tra una passione bruciante e un amore consumato ma mai del tutto sopito
Dal testo:" «Che c'è non hai dormito pensando a me 'sta notte?» sul suo viso compare un ghigno ed io vorrei tanto farglielo sparire a suon di pugni. «certo che ne faccio di incubi ma mai di così orribili, non preoccuparti se avessi sognato te a quest'ora sarei come minimo all'inferno altro che notte insonne!»... «beh, avrei altri metodi per farti perdere il sonno, e alla fine sì che finiresti all'inferno» dice in un sussurro ed io rabbrividisco maledicendomi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Prologue:
 
Remorse?

 
 

«La sceneggiatura è la parte letterale del film, cioè la sua parte scritta e fa... » guardo lo schermo del cellulare e sbuffo, manca ancora mezz'ora alla fine della lezione. La professoressa Valeri continua a spiegare in quel modo assurdo "a braccio" -lo definisce lei- io lo definisco semplicemente delirio. Passa da un argomento all'altro senza la minima coerenza e si perde in discorsi al quanto personali dei quali nessuno vuole sapere, perché fondamentalmente a nessuno interessa. Prendo appunti distrattamente, il mio quaderno sembra un campo di battaglia -o peggio il piano malvagio di qualche pazzo che vuole conquistare il mondo- frecce partono da ogni dove. 

Ed eccola che ricomincia, ora sta parlando delle malattie che colpiscono cervello e sistema nervoso. Mi chiedo cosa c'entri con il cinema e con l'argomento precedente, ennesima freccetta e asterisco, tra parentesi scrivo: "CCNCN" Cose che non c'entrano niente. 

Faccio un mezzo sorriso e mi volto verso destra mordicchiando il tappo della Bic blu. La mia irritabile compagna di banco, nonché migliore amica ha la faccia schiacciata sul suo zainetto della "Vans" verde militare, amabilmente regalatole da me e dall'altra pazza alla mia sinistra. 

«Non prendi appunti?», chiedo quasi rassegnata, perché per quanto incomprensibili alla fine finisce per copiare i miei. Lei sbuffa e si rannicchia ancor di più sul banco, incrocia le braccia sul cuscino improvvisato e ci nasconde la faccia, «tanto questa roba non c'entra niente con la sua materia!» biascica ed io devo sforzarmi per sentirla. 

Alzo gli occhi al cielo: prevedibile! «Lo sai che vuole sapere ogni parola, sillaba o lettera esca dalla sua bocca.» bisbiglio per non farmi sentire dalla prof che mi lancia un'occhiata. Non esagero quando lo dico, ma per quanto odiosa, la Valeri è la più preparata dell'istituto e non solo nella sua materia sa praticamente ogni cosa -a volte mi chiedo se non sappia prevedere anche il futuro- e quindi è molto pretenziosa.

Le sfioro la rasatura lasciata scoperta dai capelli portati di lato in punta di dita, lascia andare uno sbuffo d'aria. È triste e questo le da conforto, lo so. Le scompiglio i capelli infilandoci le dita dentro, hanno il colore del grano. Sere alla mia sinistra ci osserva poi scrolla le spalle rassegnata e torna al suo quaderno. 

È così che seguo le lezioni di solito, con una mano prendo appunti e con l'altra cerco di dare un conforto alla mia migliore amica. 

Alza finalmente la testa dal banco e mi guarda, resto con la mano a mezz'aria poi la riposo sul banco. Mi sorride, un sorriso triste che non coinvolge gli occhi e poi si sistema i capelli alla bell'e meglio, sembra ci sia passato un uragano. Guarda il cellulare sul banco ed io assottiglio lo sguardo «è inutile, tanto qui non prende» sbotto acida, più di quanto volessi sembrare. «Aly...» tenta, ma non la lascio finire. «smettila di tormentarti così» inizio brusca «lei non ti scriverà», il mio tono si incupisce e sospiro. So di essere stata troppo diretta, ma è la mia migliore amica e non posso sopportare che soffra così.  

Finge di prestare attenzione alla lezione, "un po' tardi direi, no?".«Lo so, ma è più forte di me», abbassa lo sguardo e con la coda dell'occhio continua ad osservare il cellulare in attesa di un miracolo. Io non le dico niente.

«Non credo di aver mai amato nessuno così tanto...» il mio sguardo si addolcisce e m'intrufolo con il braccio sotto il suo in una specie di mezzo abbraccio, poggia la testa sulla mia. «Manca» dice solo, ed io la stringo più forte. 

Qualcuno ci guarda, c'è chi bisbiglia qualcosa d'incomprensibile, chi ridacchia e chi se ne sta per fatti suoi fingendo di seguire la lezione. Mi ricompongo in fretta perché la Valeri ci sta guardando con disappunto, mentre è impegnata in un discorso che non ha niente a che vedere con il cinema e la sua storia, le sue materie. Non dice niente, smette di guardarci non appena poso la penna sul foglio e fingo di scrivere. Sam riporta la testa sullo zaino e si gira dall'altra parte, la guardo per un secondo di troppo ma poi decido di fare la ragazza matura e torno ai miei appunti.

Dopo quella che sembra un'eternità  la campanella suona la fine dell'ora, ripongo il quaderno dei "piani malvagi" nello zainetto, l'astuccio e il diario. «Ora che abbiamo?» chiede contro voglia, ha ancora la testa sullo zaino. Tende le braccia in aventi per stiracchiarsi poi alza di poco la testa per guardarmi. 

«Educazione fisica» la informo e lei s'illumina alzandosi definitivamente, la guardo scettica. «Partita a Ping pong ?» azzardo,lei fa un mezzo sorriso ed io incrocio le braccia al petto perché so già che vuole dire. « Che sfizio c'è? Con te è troppo facile», mi prende in giro e il suo sorriso si allarga. Mi rilasso un po' e le do una pacca sul braccio fingendomi offesa, «non è vero!», mento spudoratamente, perché a Ping pong faccio proprio schifo. Chiudo lo zaino e lo isso su una spalla, gli altri già per le scale corrono per accaparrarsi le racchette migliori. 

«Non sapete chi mi ha scritto ieri sera...» inizia Sere mentre ci avviamo verso la porta. È su di giri e lo so perché gesticola tanto. «Chi dei tre?» precisa la mia amica con un ghigno mentre scendiamo piano le scale. «Volevi dire quattro, forse?» la correggo io e scoppiamo a ridere. Serena è facile che prenda una cotta per qualcuno, ci mette si e no qualche secondo poi attiva la modalità stalker e spia le sue "vittime." 

«Il tipo del bar sotto casa mia, quello carino». Aggrotto le sopracciglia e lancio un'occhiata a Sam che alza le braccia come a dire "non ne so nulla". Mi porto una mano alla fronte teatrale «siamo a quota cinque, andiamo bene!».

Ridiamo e ci guardiamo attorno oramai nel cortile. C'è un via vai di studenti perché ad ogni ora si cambia classe. «Allora devo raccontarvi tutto!» continua imperterrita la stalker. 

Mi guardo intorno distratta, ci sono gruppetti di ragazzi  impegnati a parlottare sparsi un po' ovunque e so con certezza che lo sto cercando. Sere racconta la sua "avventura" con il ragazzo biondo e bello del bar che scopriamo chiamarsi Mattia ma sono troppo concentrata a cercare qualcuno per darle attenzione. 

La scuola è fin troppo grande per i miei gusti e fin troppo antica, troppe scale, troppi corridoi, troppo tutto. A quanto pare si tratta di un vecchio convento di clausura. Ecco spiegata la piccola cappella- inquietante a parer mio- tra la vicepresidenza e l'aula insegnanti. 

E' divisa in tre palazzine, due collegate tra loro da un lunghissimo e larghissimo corridoio -che fa tanto scuola privata con tanto di dormitori -ed una palestra con annesso bar. Al centro del complesso si estende un enorme cortile con addirittura tre campi da pallavolo all'aperto, circondati da un'alta rete. Tutt'intorno sono piantati alberelli da frutto e qualche piantina da fiori dai colori vivaci.

«Cosa stai cercando? O meglio, chi?» Sam attira la mia attenzione, si è accorta che non stavo seguendo il discorso strampalato della "stalker" che prontamente si porta le mani ai fianchi facendo la finta offesa. «Nessuno?» azzardo mordicchiando il labbro inferiore. Non la convinco per niente perché inarca un sopracciglio assumendo la tipica espressione da "non dire cazzate".

Distolgo lo sguardo da lei e i miei occhi si scontrano con un paio d'iridi verdi come le foglie degli alberi tutt'intorno, un verde intenso, quasi liquido. Potrei affogarci. Il mio corpo si tende in avanti e un brivido mi corre lungo la schiena. Resto impietrita, il ragazzo dagli occhi verdi e i capelli raccolti in una piccola coda sorride soddisfatto prima d'inumidirsi le labbra con la lingua. 

«Stronzo!» sibilo piano e sento il vago ricordo delle sue labbra sulle mie, ne sento la consistenza, la morbidezza. Distolgo lo sguardo e mi accorgo che la mia amica mi sta fissando seriamente con i suoi grandi occhi azzurri. Il suo sguardo è tra il preoccupato e l'arrabbiato. «Lo sai chi» dico dopo un po' alzando gli occhi al cielo esasperata. Lei sposta i capelli che coprono la rasatura e mi prende sotto braccio «Andiamo a prendere un caffè va'?». Sbuffo mentre mi trascina via quasi con la forza.

Serena ci guarda e sorride solidale ed io ascolto la sua storiella sul tipo biondo del bar sotto casa sua che a quanto pare le ha chiesto di uscire, noi la incoraggiamo perché Sere è la tipa che "stalkera" e poi non fa mai nulla di serio.  È un po' sognatrice e a parer mio è innamorata dell'idea dell'amore. 

Dopo aver preso un buon caffè e aver salutato Mauro, il barista della scuola, ci dirigiamo verso la palestra. Quando varchiamo la soglia dell'aula la prof ci studia da sotto in su, un po' perché siamo in ritardo ed un po' per controllare chi ha  tuta e scarpette, anche se non credo siano poi così indispensabili per giocare a ping pong. Incrocia le braccia al petto, nessuna indossa la tuta ma abbiamo tutte le scarpette quindi chiude un occhio e decide di farci giocare comunque.

La palestra è grandissima ed al suo interno vi sono sei tavoli per giocare a tennistavolo , difronte ai quali sono posizionate tre scrivanie. Solitamente la palestra ospita tre classi alla volta, due tavoli per ogni classe. I ragazzi giocano a turno, altre classi organizzano veri e propri tornei. La nostra professoressa ci fa fare un po' come ci pare. Altri ragazzi  invece giocano a dama o altri giochi di logica, io faccio parte di quelli, perché a ping pong faccio davvero schifo.

Lore mi sorride, un sorriso di sfida, l'ultima volta ho perso e mi deve una rivincita. Attraverso la palestra fino a trovarmi davanti a lui «Allora? Questa rivincita?» ha già preso posto dietro la scrivania, mi stava aspettando, le pedine posizionate. Sorrido e corro a recuperare una sedia stipata contro il muro dietro di lui, poggio lo zainetto a terra e appendo il giubbotto all'appendiabiti da parete. Mi siedo e lo fisso con aria di sfida «stavolta non vinci», fa una piccola risata. E' incredibile quel ragazzo, ride con gli occhi, occhi così neri da non distinguerne l'iride dalla pupilla. Ha i capelli scuri come la pece, spettinati in un ciuffo liscio e morbido e la barba fitta ma ben rasata. Ero follemente innamorata di quella barba anni fa.  «Lo dici tutte le volte mi pare?» arriccio le labbra cercando di non sorridere «Questa volta vinco io » insisto, ma poi non ce la faccio e scoppio a ridere. Nel frattempo ha già "mangiato" due pedine in un colpo solo e fatto dama. Mi lancia un'occhiata con il sorriso nascosto dietro la mano che si è portato alla bocca con aria pensierosa. «Mhh, dicevi?».

L'ora passa in un batter d'occhio quando sono con lui perché mi fa ridere, non penso a nulla se non a ridere. Lo aiuto a riporre le pedine nell'apposita scatolina. Ho perso per l'ennesima volta. Ci dirigiamo verso l'uscita della palestra, in direzione del bar «Ti devo un altro caffè» dico sconsolata. 

Sam e Sere ci raggiungono sorridenti. «Perso?» Sere domanda con aria vagamente dolce come se volesse consolarmi, annuisco semplicemente. 

«Dovresti iniziare a scommetterci dei soldi, diventeresti ricco» Sam passa un braccio sulla spalla di Lore e mi scompiglia i capelli con la mano libera, faccio una smorfia. «Non credo che lei sia molto ricca, non guadagnerei poi molto.» ride puntandomi l'indice contro. «Potrei essere una ricca ereditiera e tu non lo sapresti» mi guarda complice «lo saprei» dice solo e quella frase, lasciata in sospeso come se nulla fosse sembra sottintendere molte cose, cose accadute molto tempo prima. Lo fa spesso, tende a ricordare il passato come se volesse farmi sapere che non ha dimenticato nulla di quei periodi, che non ha dimenticato nulla di me.

«Mauro, un caffè schiumato per il tipo qui» mi alzo sulle punte per farmi vedere oltre il bancone, perché quasi mi supera. Mauro ci guarda con fare rassegnato ,oramai abituato a vederci "bisticciare" a quel modo. « E uno macchiato per la bimba  qui»  precisa Lore, mi lancia un'occhiata di sottecchi. Sono fin troppo bassa per controbattere, non ho scuse è così e basta. Questa volta paga lui, "per solidarietà nei confronti delle bambine" dice ma io so che è perché gli fa piacere.

Lo osservo prima di sorseggiare il mio caffè e quello che vedo nei suoi occhi mi sorprende. 

Senso di colpa, rimorso, ricerca di redenzione.

 

Salve Ragazze!
Questa è la prima storia che pubblico qui su efp,era da molto che volevo farlo. Spero vivamente che il prologo vi sia piaciuto e vi abbia quantomeno incuriosito un pochino. Mi farebbe molto piacere ricevere i vostri messaggi con commenti e anche critiche, che saranno ben accette. Spero di aggiornareil prima possibile per darvi la possìbilità di conoscere meglio i personaggi, di stupirvi e rendervi partecipi di quella che è un po' la mia vita.
Lucia.
 
  
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