Idem
Genere: oneshot
A/N: è solo uno sbocco che ho usato per
incanalare della scrittura fluente. Potete decidere chi sono i personaggi. –love- Desireé
E lì lui giaceva
tra il purgatorio e il tormento che
ha tollerato per tanti mesi recenti,
annegando lentamente nella pietà
che gli è stata imposta
E lì stava lei
con capelli come la notte e mani
come la terra e occhi come l’oceano,
tremando incontrollabilmente quando
realizzava che le quelle ore erano limitate
Il dottore
è un uomo alto, non ha più di quarant’anni, con qualche piega nel volto come un
vecchio pezzo di pelle. “Mi scusi,” borbotta in tono professionale. La ragazza
che ha apostrofato gli rivolge un cenno artificialmente riconoscente, mentre in
realtà le piacerebbe molto di più spingerlo giù da una rampa di scale e
guardarlo schiantarsi sul secondo pianerottolo. Illusione, dice silenziosamente.
Ogni stanza come questa
essendo l’habitat di un paziente
molto vicino al nulla,
normalmente avrebbe palloncini e
fiori e bigliettini di pronta guarigione
Ma questa particolare stanza
essendo l’habitat di un paziente
che era nulla
aveva soltanto la fragile piccola
nozione di una ragazza che lui desiderava avrebbe potuto amare per sempre.
Lui è
perfettamente sveglio, totalmente consapevole, completamente pronto. Lei si
inginocchia accanto al letto, che non ha la flebo attaccata, nessun monitor che
fa bip, nessun disturbo alla pace. È grata. Forse il dottore era un totale
somaro, ma le infermiere dell’ospedale sapevano quando smettere di fingere che
avrebbero potuto essere d’aiuto.
Molte ore furono passate
provando e fallendo e poi di nuovo,
per trovare un modo per salvare
questa vita e risparmiare il pensiero della perdita
Poche ore furono passate
dopo aver provato e aver fallito e
poi di nuovo,
per accettare la verità per quella
che era e solo essere felici che non si fosse ancora conclusa
“Hai un
aspetto terribile.” ride rauco lui. La sua gola non è dolorante, o irritata, o
gonfia con infezione. Il motivo della sua voce raspa è, infatti, il suo
tentativo di non piangere davanti a lei.
“Grazie.”
replica lei in tono sarcastico. Lo fa sorridere e lei sente un piccolo moto di
realizzazione dentro di sé. Gli ultimi respiri che lui avrebbe preso non
sarebbero stati invano. Lei voleva assicurarsene.
Certo alcuni suoi parenti
dopo aver riflettuto tra sé
riguardo i loro principi morali,
sarebbero andati a fare visita
perché era la cosa giusta da fare
Inevitabilmente nessuno dei suoi
parenti
dopo aver deciso che lui aveva
tagliato i legami quindi avrebbero fatto lo stesso,
sarebbe andato a fare visita perché
era una cosa sciocca da fare
“Mi
mancherai,” sussurra lei dopo quella che sembra un’ora. Con un’occhiata
all’orologio, scopre che sono solo cinque minuti. Non le è chiaro se fosse o no
una buona cosa. Lui la guarda; lei cerca di trovare il dolore nei suoi occhi,
ma lui fa un buon lavoro a nasconderlo. “Mi mancherai tanto.”
Per un
momento, lei si domanda se ha detto la cosa sbagliata, perché lui volta di
proposito la testa, il collo allungato così che può guardare fuori dalla
finestra. Poi risponde: “Lo so. Anche tu mi mancherai.”
Nell’allegro mese di dicembre
con lo scambio di doni e il
luccichio delle candele e il canto delle canzoni,
le famiglie celebravano orgogliose
le loro religioni
E nell’allegro mese di dicembre
senza nessun dono da dare se non se
stessa, senza nessuna luce da far brillare se non i suoi occhi, nessuna canzone
da fischiettare se non la sua dolce voce,
lei festeggiava un’ultima volta con
questo ragazzo abbandonato che amava
Si
riposano per un po’, la mano di lui che protegge quella di lei, il pollice di
lei stretto attorno al polso di lui in modo protettivo. Il Sole è più basso
quando lei si sveglia, la schiena indolenzita per essersi seduta scomodamente
su uno sgabello ed essere inclinata al capezzale. Alza lo sguardo per vederlo
sorriderle. È un sorriso debole, ma comunque lo è. “Non hai dormito per
niente?” ride mentre si siede dritta, la spina dorsale che schiocca piano.
“No,” risponde
lui insolente “Non progetto di perdermi qualcosa sprecando i miei ultimi giorni
sul sonno.” Lei diventa silenziosa e lui si acciglia “Non intendevo così.”
“Lo so,”
la ragazza sospira dolorante. Si abbassa e gli bacia il palmo con fragile
franchezza perché non c’è forza in lei per gravitare verso di lui e lasciare
che le sue labbra incontrino quelle di lei.
L’orologio
dice che è sera. Lei sa che il dottore tornerà a dirle che l’orario di visita è
finito, ma ormai non importa più. Forse anche lo staff dell’ospedale l’ha
capito, perché ora che il tramonto arriva e se ne va, nessuno ha bussato a
disturbarli.
Per la
prima volta in tanto tempo, lei si sente in pace. E mentre le palpebre di lei
sbattono chiudendosi, lui traccia le parole ‘Ti amo’ sull’avambraccio di lei
con un dito. Le sue labbra si piegano in un sorriso e lei prende un respiro,
qualcosa che lui domani non sarà in grado di fare. “Idem.”
Questa ultima ora passata mentre
lui giaceva lì
dimentico del tormento e dell’agonia
che aveva tollerato con lei,
ora inalando la dolce aria che
aveva dato per scontato in tutti quegli anni
Questa ultima ora passata mentre
lei dormiva lì
ingenua al dolore che avrebbe
presto lanciato sopra al mondo,
invece assaporando per l’ultima
volta la presenza di lui con la parola idem sospesa nella
sua testa.