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Autore: Echocide    08/02/2017    2 recensioni
Dai lombi fatali di questi due nemici
toglie vita una coppia d'amanti avventurati,
nati sotto maligna stella,
le cui pietose vicende seppelliscono,
mediante la lor morte...

Agreste e Dupain sono due famiglie nobili di Paris, una città ricca di mistero e magia.
Una notte, il patriarca degli Agreste condanna i Dupain alla morte e dalla strage della famiglia, una bambina si salva: il suo nome è Marinette.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Inori
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico, drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.462 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo capitolo, la storia ormai ha preso una piega diversa dall'opera di Shakespeare, vero? E anche dall'anime giapponese, andato in onda qualche anno fa. Ma non temete, i richiami alla tragedia di Romeo e Giulietta ci saranno...più in qua. Intanto continuiamo a goderci questi calma, in attesa dei risvolti drammatici.
Detto ciò, come sempre, vi ringrazio tutti per leggere, commentare, inserire questa storia in una delle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!



«Sei antipatica.» sentenziò Alya, mettendo le mani sui fianchi e osservando l’amica: «Perché non hai messo la maschera che ti ho portato?»
«Perché non avevo voglia?» sentenziò Marinette, scuotendo il capo e facendo ondeggiare così le corte ciocche more: «E’ così stupido mascherarsi; in fondo sappiamo benissimo che ci sarà stasera alla festa: le stesse persone che incontriamo tutti i giorni per strada.»
«Sei una guastafeste.»
«Oh, perdonami.» sentenziò Marinette, facendo un inchino e agitando le mani nell’aria: «Non volevo offendervi, Lady Alya.»
«E invece ci siete riuscita.» decretò l’altra ragazza, aprendo con un secco schiocco il ventaglio e alzando il mento con fare altezzoso: «Penso che quest’affronto vi costerà la testa!»
«No! La testa no!» squittì Marinette, portandosi le mani alla gola e facendo finta di boccheggiare: «Abbiate pietà di me, Lady Alya!» continuò, gettandosi addosso all’amica e ridendo allegra con lei, attirando così l’attenzione di alcuni ragazzi lì vicino.
«Mai sentito scherzare, Max?» domandò Alya, scuotendo il capo e osservando il giovane magro e basso: «Ho promesso di ballare con lui.»
«Vai pure.» assentì la mora, mettendosi alle spalle e sospingendo l’altra: «Non piangerò.»
«Io sì. Max è un pessimo ballerino.»
«Colpa tua che fai promesse.» cantilenò allegra Marinette, lanciando l’amica fra le braccia del ragazzo e osservandoli raggiungere la pista: ridacchiò, osservando Alya alzare gli occhi al cielo e mettersi in posizione per il nuovo ballo.
Max l’avrebbe tenuta impegnata per un bel po’, dato che tendeva a sequestrare la sciagurata che aveva l’ardire di ballare con lui, e lei sarebbe rimasta da sola a girovagare per la festa.
La mora sospirò, osservando alcune bancarelle e cercando di far mente locale su quante monete aveva portato con sé: un piccolo regalo avrebbe giocato in suo favore, quando l’amica sarebbe riuscita a sfuggire dal suo aguzzino, dato che l’aveva letteralmente gettata fra le braccia del nemico?
Forse.
Si avvicinò al primo banchetto, osservando i pettinini ben allineati: «Nessuno ti invita a ballare?» domandò una voce maschile stranamente familiare: non poteva riconoscerla così bene, dato che l’aveva sentita per la prima volta solo quel pomeriggio, eppure era così.
Marinette si voltò, incontrando lo sguardo divertito di Chat Noir che, comodamente poggiato contro il palo della bancarella, la fissava allegro: «Monsieur Chat Noir.» mormorò, sorridendo al giovane: «Vedo che le brioches non vi hanno fatto venire il mal di pancia.»
Il giovane sorrise, chinando lieve la testa: «Ne ho mangiata solo una. Anzi no, due.» dichiarò, rialzando lo sguardo e facendole l’occhiolino: «Vorrei tenerle, per quando tornerò nel luogo da cui non posso uscire spesso.»
«Oh, certo. Dimenticavo: voi non uscite.»
«Perché non balli?» le domandò Chat Noir, indicando con un cenno del capo le coppie danzanti poco lontano: «E perché non indossi una maschera? La portano tutti.»
Marinette sospirò, voltandosi verso la pista da ballo improvvisata e scosse il capo: «Succedono le peggio cose, quando ballo.» mormorò, chinando la testa e tornando a studiare i pettinini: «Per questo non ballo. E non indosso la maschera perché penso sia stupido.»
«Le peggio cose?»
«L’anno scorso è inciampata nella gonna…» si mise in mezzo il venditore, ridacchiando al ricordo di ciò che era successo: «E andò a finire addosso a uno dell’orchestra e questo poveraccio si infilzò la gola con la tromba.»
«Davvero?»
«Oh sì, signore! Marinette è una calamità naturale! Dove c’è lei è certo che qualcuno si fa male.»
«Come se lo facessi apposta.» borbottò la ragazza, andandosene velocemente dalla bancarella e raggiungendo quella vicina: mh. Rimedi naturali per la stitichezza. Alya le avrebbe lanciato contro qualsiasi cosa avesse comprato lì, decretò Marinette, continuando il suo giro e fermandosi alla successiva, osservando interessata i gioielli esposti.
«E se io volessi correre il rischio?»
«Vi piace rischiare la vita?» domandò Marinette stizzita, voltandosi verso Chat Noir: «Non avete un po’ di spirito di sopravvivenza?»
«A quanto pare no, altrimenti non sarei qui adesso.» decretò il giovane, voltandosi verso la merce esposta e aggrottando lo sguardo alla vista di un paio di orecchini: «La coccinella…» mormorò, allungando la mano per prendere il gioiello, ma venendo fermato dal commerciante.
«Per-perdonate. Io non…io non…»
«La coccinella era il simbolo dei Du…» iniziò Chat Noir, trovandosi le mani di Marinette alla bocca e lo sguardo celeste che lo fissava impaurito; lui aggrottò il proprio, quasi a domandarle il perché del suo gesto.
«Non va detto quel nome.» borbottò la ragazza, guardandosi attorno: «Si può venire uccisi.»
«Solo per averlo detto?»
«Al nostro sovrano non piace tanto. Non lo sai?»
Chat Noir annuì, ricordando bene come il genitore diventava particolarmente violento quando i suoi consiglieri facevano quel nome: i Dupain erano banditi da tutta Paris, eppure sua nonna gli aveva raccontato di Thomas Dupain e di come governava con saggezza e mano giusta.
Un racconto che cozzava con quello che il padre diceva a sua volta.
«Anche tu credi che il vecchio re fosse un tiranno?»
Marinette sospirò, alzando gli occhi al cielo: «Non avete proprio spirito di sopravvivenza.» dichiarò, sorridendogli leggermente: «Non vi risponderò. Io voglio ancora vivere.» sentenziò, alzando le spalle: «Che sia vecchio o nuovo, sono tutti tiranni. Non credete? E oggi festeggiamo i diciotto anni di quello stupido principe, che non fa niente per il suo popolo. Quando mai l’abbiamo visto a giro per la città che un giro dovrebbe governare?»
«Forse perché, essendo un principe, non può esporsi ai pericoli?»
«Oh. Andiamo. Ha guardie su guardie che lo proteggono. Una passeggiatina non gli farebbe male.»
Il commerciante ridacchiò, facendo voltare stizzito Chat Noir: com’è che tutti trovavano divertente intromettersi nelle loro conversazioni?
«Non fate caso a Marinette.» dichiarò il venditore, voltandosi e recuperando un braccialetto di corda, dandolo poi alla ragazza: «Oggi è anche il suo compleanno e fa sempre così.»
«Perché non mi piace essere nata nello stesso giorno del principe stupido.» borbottò la ragazza, sorridendo poi al dono: «E’ per me, Theo?»
«Ovviamente.» sentenziò l’uomo, facendole l’occhiolino: «Buon compleanno, Marinette.»
La ragazza gli regalò un nuovo sorriso, infilando il braccialetto al polso e guardandolo un attimo: «Grazie, Theo.» mormorò, stringendosi la mano al petto e sorridendo nuovamente: «Grazie, grazie, grazie.»
«Ti è piaciuto. Ho capito.» sentenziò Theo, ricambiando il sorriso e indicando con un cenno del capo la pista: «Va a salvare Alya. Mi sembra che non regga ancora per molto Max.»
«Vado subito.»
Chat osservò la scena, notando poi Marinette allontanarsi da lui: «Mi dia quelli.» sentenziò, indicando gli orecchini della coccinella e gettando sul banchetto il sacchetto pieno di monete; quando si accorse che Theo non si muoveva, sbuffò e afferrò il gioiello da solo, raggiungendo poi la ragazza: «Aspetta.» mormorò, afferrandola per un braccio e impendendole di proseguire. Marinette si fermò, voltandosi e studiandolo serio: «Bu-buon compleanno.» balbettò, maledicendosi per quanto doveva sembrare impacciato e stupido.
«Gr-grazie.»
Chat sorrise, alzando il pugno chiuso: «Oggi è anche il mio compleanno, sai?»
La ragazza ridacchiò, scuotendo la testa: «E’ un giorno affollato o sbaglio?» domandò, mentre Chat annuì, abbozzando una smorfia divertita: «Bene. Siamo nati entrambi lo stesso giorno dello stupido principe.»
«Ti darò il tuo regalo se mi regalerai un bacio.»
«Cosa?»
Chat indicò con un cenno del capo il pugno: «Solo un bacio, Marinette.» sentenziò, facendole l’occhiolino e notando la ragazza adocchiare la sua mano chiusa; poi si avvicinò e poggiò le labbra sulla guancia del biondo: «Cosa?»
«Dovevate specificare dove volevate il bacio, monsieur Chat Noir.»
«Touché.»
Marinette sorrise, allungando la mano e forzando un poco la stretta del ragazzo, ritrovandosi poi in mano gli orecchini a forma di coccinella: «Ma questi…»
«Penso che ti  staranno bene.»
«Non voglio morire.»
«Indossali domani sera e vieni alla Chiesa di Notre Dame.»
«Cosa?»
«Ti aspetterò lì.» sentenziò Chat, facendole l’occhiolino e un passo indietro: «Penso di essermi innamorato di te, Marinette.»


«Penso di essermi innamorato di te.» borbottò Nino, osservando l’amico sdraiato sul letto: «Le hai davvero detto così?»
«Sì.»
«Tu hai dei problemi, amico.»
«E’ bella e ha quello sguardo che ti tiene testa.»
«Tu sei fin troppo abituato a Chloé, lasciatelo dire. Trovare una che non ti cade ai piedi perché sei il principe…»
«Ah. Mi odia.»
«Cosa?»
«Odia il principe Adrien.»
Nino sbatté le palpebre, assimilando quell’informazione: «Beh, è una vera fortuna che non la incontrerai più. Immaginati, cosa succederebbe se scoprisse che Chat…»
«Le ho chiesto di vederci. Domani sera, per la precisione.»
«Cosa?»
«A Notre Dame.» continuò Adrien, balzando in piedi e sorridendo al ragazzo: «E tu mi aiuterai a uscire di nuovo.»
«Hai una minima idea di quello in cui ti stai infilando? Se tuo padre…»
«Per questo ci sarai tu, che mi aiuterai.»
«Tuo padre mi ucciderà; poi rinchiuderà te da qualche parte e getterà la chiave.» borbottò Nino, scuotendo il capo: «Anzi no, la darà a Chloé che ti aprirà solo il giorno in cui tuo padre morirà e tu dovrai diventare re con lei come tua regina.»
«Mi aiuterai?»
«Ovviamente sì.» bofonchiò Nino, scuotendo la testa al viso dell’altro: «Che io sia dannato, ma lo farò.»
«Grazie, amico.»


   
 
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