Film > La Bella e la Bestia
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Autore: VeronicaDauntless    09/02/2017    1 recensioni
Nelle fiabe, a volte, i sogni si avverano. E se sognaste di cadere in un pozzo guardando il vostro riflesso? Fin da bambina la più grande paura di Belle è quella di addormentarsi, quella di sognare. Non immagina che di lì a breve, tentando di salvare suo fratello, si sarebbe ritrovata prigioniera di una bestia.
Dal prologo: "Avrebbe potuto dire di aver perso la sua umanità molti anni addietro, ma la verità era che non l’aveva mai avuta. [..]Questa non è la sua storia. Questa è la storia di come il suo cuore riprese a battere."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam, Belle, Gaston, Lumière, Quasi tutti | Coppie: Adam/Belle
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,

tenace come gli inferi è la passione:

le sue vampe son vampe di fuoco.

                             Cantico dei Cantici




-Christian?-
Frugava nella credenza, le dava le spalle, indossava ancora il pigiama. Si voltò verso di lei, la scatola di cereali in una mano, una tazza nell’ altra.
-Che c’è?-
-Stai facendo colazione?-
Il suo sguardo si fece interrogativo e, dopo un attimo, rise.  –Non devo?-
Si guardò intorno nella cucina illuminata dai primi raggi del mattino, la sveglia della mamma in lontananza, la coperta malamente buttata sul divano, la televisione ancora accesa.
Doveva essere stato un altro dei suoi orrendi incubi.
-Ho fatto un sogno assurdo, non ci crederai mai. La mamma aveva comprato uno specchio e tu l’hai attraversato e c’era una reggia che di giorno era stupenda e di notte diventava la casa degli orrori e poi un pazzo mi ha rinchiuso in un manicomio e diceva che ero io la matta-
Rise di nuovo e lei con lui.  –Magari sei davvero pazza- la punzecchiò, lanciandole addosso una manciata di cereali al cioccolato.
-Ehi- si appoggiò al tavolo, fingendosi offesa.
D’un tratto, però, una stretta improvvisa le mozzò il fiato. Si portò una mano sull’addome, riprendendo fiato, e toccò un corpetto ricamato, allacciato sulla schiena.
-Ma che diavolo è?-
-Cosa?-
-Ma stai scherzando? Il corpetto, Christian!-
-Belle.. stai bene?-
-Non lo vedi..?-
Non lo vedeva? Com’era possibile?
I lacci strinsero ancora. E ancora. Cercò di strapparselo di dosso, tirò i lacci, forzò il tessuto, portò le mani al petto, ansimante.
-Non respiro.. –
-Belle, che ti prende?-  la sua voce era allarmata.
-Non riesco a respirare.. – sussurrò appena, rossa in volto per la mancanza d’aria, i gesti rallentati, la vista annebbiata.
E, in un attimo, suo fratello le dava di nuovo le spalle, lei lo chiamava, e chiamava, ma nessun suono usciva dalle labbra livide. Non aveva voce. Lui non la sentiva.


Il sogno finiva e il successivo iniziava. Senza tregua.
Ogni notte, da quando era arrivato il mago, sogni diversi affollavano il suo sonno. 


Un uomo minuto, dai capelli d’oro, la fronteggiava. Tra loro, a dividerli, una scia di sangue spiccava sul terreno candido.
-Sono impronte?- chiese all’uomo.
Lui annuì.
-Sai di chi sono?-
Annuì ancora.
-Forse ha bisogno di aiuto-
Annuì una terza volta.
-E cosa fai ancora lì? Dobbiamo aiutarla-
-Allora aiutala-
E il fuoco, improvviso e feroce, lambì la scia scarlatta, innalzando un muro oltre cui un uomo minuto, dai capelli d’oro, continuava a guardarla.

Continuamente.


Quando aprì gli occhi, la trovò lì, accanto al letto, lo guardava e sorrideva.
Sbatté più volte le palpebre, strinse gli occhi e poi li spalancò, cercando di mettere a fuoco nell’oscurità. Si sollevò sui gomiti e sbadigliò.
-Ragazzina, sei inquietante-
Lei rise.  –Mi ricordo di te-
Si pietrificò per alcuni secondi, scrutandola come se cercasse di capire se stesse ancora sognando, poi, completamente sveglio, si precipitò ad abbracciarla, continuando a chiederle se lo stesse prendendo in giro.
-Mi ricordo di te e dello specchio e ..– storse il naso, contrariata.  –della casa di cura-
-Beh, bentornata, era ora- si schiarì la voce, guardandosi distrattamente le mani.
-E.. Adam?-
Scosse il capo.  –No, di lui non ricordo ancora nulla-
-Oh, suvvia, non disperare, non puoi mica ricordare tutto in una sola volta. Inoltre, hai ricordato la cosa più importante. Me-


-A cosa pensi, ragazzina?-
Alzò gli occhi, puntandoli in quelli dell’amico seduto accanto a lei, accennò un sorriso, scuotendo piano le spalle. Era l’alba, non era più riuscita a prendere sonno e Maurice l’aveva seguita nella cucina, preparando per entrambi un the caldo. Le lanciava sguardi furtivi, di tanto in tanto, soppesandola, ma non aveva osato fare di nuovo cenno ad Adam.
Riscaldata dalla bevanda fumante, le ginocchia al petto, sospirò, ma ancora non rispose.
-Non tornerai lì, te lo prometto, Delacroix non ti farà più del male-
Sorrise, mentre le lacrime iniziavano a rigarle le guancie e i singhiozzi a scuoterle il corpo, senza che potesse fermarli, spingendo via dalla sua testa il ricordo dei gradini di pietra, del dolore atroce, dell’odore di bruciato, inutilmente. Lasciò che Maurice la stringesse a sé, rilassandosi in quell’abbraccio e abbandonandosi al pianto, terrorizzata che ciò che era successo al manicomio potesse succederle ancora e sollevata perché, alla fine, i ricordi erano tornati. 



Si lasciò cadere sul terreno umido del mattino, sdraiandosi sulla schiena, gli occhi rivolti al cielo chiaro e il respiro pesante. Era partito subito dopo aver parlato con Belle e aveva camminato a lungo, a passo svelto, cercando di mettere più distanza possibile tra lui e la casa che aveva appena lasciato. Quella doveva essere una radura poco visitata dall’uomo, visto lo stato selvaggio della natura e le molte bestie che gli giravano intorno, annusando il suo odore e scrutandolo sospetti. Doveva sembrare loro una creatura molto strana, né uomo né bestia. La trasformazione era già iniziata, sentiva tutto il corpo formicolare, la pelle indurirsi e la mente confondersi. Il suo cuore giaceva ancora nello scrigno coperto di rune, strappato al suo petto, ma lui riusciva a sentirlo, nonostante ciò, batteva più rapido, sempre più frenetico e contemporaneamente il respiro diveniva concitato. Non era riuscito a camminare oltre, il dolore gli attraversava le ossa, i muscoli, fitte appuntite gli spillavano i denti, gli occhi, le punte delle dita. Stremato, chiuse gli occhi, continuando a cullare nella mente il pensiero che adesso lei era salva. Ripescò l’immagine del suo viso rilassato quando leggeva per lui accanto al fuoco, del sorriso che gli aveva rivolto, prendendolo per mano e guidandolo fuori dal castello, alla luce del sole. Si aggrappò a quel sorriso, alla stretta sulla sua mano ruvida, a quell’emozione che non aveva saputo definire, allora, e che gli aveva riempito il petto, strabordando.
Si aggrappò a quei ricordi, sempre più tenacemente, finché non fu solo il buio.
Riaprì gli occhi, inspirando rumorosamente. Due occhi gialli.

  
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